| GUASTI NELLA LINEA DI CONTROLLO DEI CAPTURED BOT
Come probabilmente molti sapranno, e comunque è sempre possibile informarsi attraverso i vari terminal disposti lungo le strade attivi 24 ore su 24, il quartiere residenziale e industriale di Undercity si trova nella parte meridionale di Akakonoha, a poca distanza dal penitenziario di Ishikuduri Yama (montagna di roccia) e dal grande complesso commerciale di proprietà del magnate della finanza, nonché senatore del consiglio di zona e benemerito di grande fama, Kakuzu Yosen. Di tutta la nostra grande e pacifica città, questo quartiere ha, immeritatamente, la fama di essere un luogo pericoloso e denso di criminalità, dove il lungo braccio delle forze dell’ordine non riesce a nascondere tutte le macchie, rappresentate da traffici illeciti, smercio di droga e di armi, bordelli, casinò e nightclub non autorizzati, ma che nonostante ciò continuano indisturbati nelle loro attività criminose. Ma ovviamente, come ogni buon cittadino di Akakonoha sa, queste non sono che voci messe in giro da personaggi male accorti, con il preciso scopo di mettere in cattiva luce questo rispettabile quartiere per esaltare il proprio che, passando di bocca in bocca, sono state ingigantite fino ad arrivare a queste dichiarazioni assolutamente ridicole. La redazione di Akakonoha appoggia senza indugi la diffida del governo a diffondere tali dicerie infondate e senza reale fondamento e invita voi lettori a non credere a bugie del genere. Come nel resto della nostra città, Undercity è un prospero centro di lavoro e onestà, dove lavoratori come noi si impegnano con il sudore della fronte per alimentare lo sviluppo che Akakonoha conosce ininterrottamente da ben 20 anni. Negare questa evidenza risulta ovviamente offensivo e scorretto nei confronti dei suoi abitanti. Comunque sia, se Undercity non è sicuramente il quartiere della criminalità, è sicuramente quello delle stranezze. Infatti stamattina, un evento insolito ha meravigliato tutti i cittadini che per un motivo o per l’altro si sono diretti verso la via Az41 del quartiere. La strada, usata dagli abitanti per recarsi al lavoro, era bloccata da nientemeno che un enorme ammasso di metallo dalla vaga forma di una piramide rovesciata e dalla punta schiacciata, o, stando a sentire le parole del bambino che hanno strappato un sorriso al nostro inviato, di un grosso cono gelato. Benchè le carcasse che lo formavano fossero spezzate e lacerate in più punti, non è stato troppo difficile riconoscerle come parti delle corazze e dei circuiti interni che compongono i Captured Bot, che, come ricordiamo, sono i Bot solitamente preposti alla sorveglianza delle strade. “ Si è trattato di un guasto nella linea di controllo” ha spiegato al nostro inviato, Raido Jiuteni, uno dei sorveglianti addetti alla stazione che controlla le azioni dei Bot della zona “ Un contatto nella rete elettrice ha cambiato gli ordini dei Bot, in pratica, è come se gli avessimo ordinato di smontarsi e di ammonticchiarsi in quel modo e loro hanno obbedito” Purtroppo, come per ogni evento fuori dall’ordinario, notizie senza fondamento sono circolate fin da subito, come quella secondo cui uno dei testimoni oculari avrebbe visto chiare tracce di pugni e calci sulle corazze d’acciaio dei Bot, voci prontamente smentite dal sorvegliante Jiuteni che ha tranquillizzato, affermando che si trattavano solo di difetti di fabbrica probabilmente sfuggiti al controllo. E in ogni caso, se pensiamo anche solo a rigor di logica, non esiste un essere umano in grado di spaccare l’acciaio temperato a mani nude, come è ridicolo anche solo pensarlo. Insomma, un evento bizzarro e divertente che ha reso più allegra la giornata ai nostri concittadini. Non sono mancate le critiche da parte delle autorità alla poca attenzione riservata alle strutture. Come ha sottolineato saggiamente il senatore Kakuzu, invece che una distrazione divertente sarebbe potuto accadere qualcosa di più grave se gli ordini dati accidentalmente ai Bot fossero stati di natura più violenta. Su sua sollecitazione, è in attuazione un vasto programma di controllo di tutte le reti elettriche della città per evitare la degenerazione di tali eventi. Sono già in azione i reparti della polizia preposti alle incombenze tecniche, a cui noi dell’Akakonoha Times diamo tutto il nostro sostegno e appoggio. Per quanto riguarda Undercity, la simpatica attrazione di ferro ha attratto un gran numero di curiosi che si sono radunati per scattare foto o anche solo per vedere, finchè non è stata rimossa e riciclata da una squadra di Demolisher Bot inviata sul posto. Perché come ha affermato in numerose occasioni il nostro grande leader Danzou. “ Possono esserci momenti di svago e di piacevoli distrazioni, ma prima o poi la vita continua” E noi non possiamo che essere d’accordo.
Un articolo di Ebisu Yamaki
(articolo dell’edizione delle 12.30 dell‘Akakonoha Times)
CAPITOLO III
Naruto terminò di leggere l’articolo con studiata lentezza, una brioche ancora calda di forno se ne stava infagottata e fumante nella sua mano destra in attesa di essere addentata. Fece scorrere rapidamente lo sguardo sui nomi dei vari giornalisti e operatori che avevano collaborato alla sua realizzazione a fondo pagina senza soffermarsi su nessuno in particolare. Prese il bordo del giornale tra le dita e fece scorrere le pagine una dopo l’altra per assicurarsi che non ci fossero altri articoli che accennassero allo stesso evento. Non ne trovò altri, perciò tornò alla prima pagina su cui campeggiava una specie di gigantografia della buffa opera in metallo vagamente simile a una delle coppette usate dai gelatai per i gelati più grandi. La circondava da entrambi i lati e anche sotto la minuta e ordinata scrittura scura della stampa. Un ampio ghigno gli si allargò sul volto abbronzato. Di solito i giornali più importanti non pubblicavano mai sulla propria prima pagina una notizia assolutamente vera, il più delle volte venivano aggiunti fatti, testimonianze o anche solo dettagli inventati di sana pianta, ma comunque fattibili, che potessero rendere in qualche modo l’argomento più “romanzesco“ di quanto non fosse veramente. Una punta di mistero, una probabile colpa, un pettegolezzo scabroso, tutto faceva buon brodo per svuotare gli scaffali delle edicole, l’importante era che i lettori si sentissero attratti dalla notizia. La perenne voracità di particolari sempre nuovi del pubblico completava l’opera, dando un impennata alle vendite e facendo cosi la felicità degli editori. Però, Naruto non credeva che un rispettabile, o come diceva di essere, quotidiano come l’Akakonoha Times arrivasse a inventarsi una storia assurda come quella che stava leggendo in quel momento. “ Un guasto tra le file dei protected Bot” pensò divertito, rileggendo il titolo a caratteri cubitali della pagina. Sembrava quasi che l’autore temesse di essere frainteso e solo quella dimensione esagerata potesse assicurargli un unico significato inequivocabile. Se non altro, aveva raggiunto il suo scopo, nessun uomo sano di mente avrebbe pensato a un vampiro biondo con manie di protagonismo come colpevole del misfatto. Anche se probabilmente qualcuno lo aveva già capito, ma preferiva non dirlo. Naruto diede un morso alla brioche e masticò avidamente. La crema gli macchiò le guance e la felpa già macchiata, ma non ci fece neppure caso. E pensare che lui ci si era anche messo d’impegno per vedere la sua foto sulla prima pagina, ammucchiare tutti i pezzi dei robot gli aveva portato via almeno metà della nottata, per non parlare del freddo che aveva preso. Come a volerglielo ricordare, un pizzicore lo aggredì violentemente al naso. Starnutì fragorosamente, accartocciando il giornale per lo scatto delle mani. Con le lacrime agli occhi, si asciugò il moccolo che scendeva con la manica della felpa e riprese a leggere, risucchiando con il naso. Eppure, nell’articolo non si parlava proprio di lui, nemmeno un accenno, anzi, si erano preoccupati persino di cancellate tutte le tracce dei suoi colpi sulle corazze dei bot e i tag con cui aveva riempito tutta la strada, prima di scattare la foto. Pure le lamiere con cui aveva scritto il suo nome erano sparite. La polizia aveva fatto davvero un lavoro impeccabile per modificare l’intera faccenda, non c‘era niente da dire. Sbuffò, deluso. Che gusto c’era ad essere un ricercato se poi non ti conosceva nessuno? Perché ormai un ricercato lui lo era di sicuro. Non capiva bene come, ma appena aveva distrutto il primo Bot, tutti gli altri si erano subito messi in marcia per venire a fargli la pelle. Forse c’era un allarme o qualcosa del genere che avvertiva la centrale. Anche se questo non spiegava come avessero fatto a riconoscerlo subito. Conoscendolo, suo padre non sarebbe stato molto contento di sapere che si era messo nei guai cosi presto, ma tanto era solo una questione di tempo. Le autorità della città gli avrebbero comunque dato la caccia anche se avesse cercato di passare inosservato. Chiuse il giornale con un gesto secco e lo gettò di malagrazia sul tavolo.. Prima o dopo, non faceva differenza, e poi non gli andava di nascondersi come un vigliacco. Portò le gambe sul tavolo sporco di briciole e iniziò a dondolare lentamente con la sedia, lo sguardo puntato sul soffitto lucido e perso in vecchi ricordi. Solo i vigliacchi si nascondevano. Diede un altro morso alla brioche. “ Mmh, questa roba è vecchia di almeno tre giorni” commentò a bocca piena, assaporandone il sapore lievemente raffermo celato appena dal generoso ripieno di crema pasticcera e attirando con la sua voce squilante l’attenzione di tutti i clienti del bar. Erano soprattutto lavoratori e operai ad affollare l’ampia sala occupata da tavoli rotondi, tutti lì per riempire lo stomaco con qualcosa di caldo, sfruttando il limitato tempo concesso dai datori di lavoro per il pranzo. Non che ci fosse molta scelta tra caffè, tramezzini e le innumerevoli porcherie confezionate che affollavano il largo bancone, ma erano sempre meglio di un pranzo portato da casa e spiaccicato nella borsa. I vari avventori lanciarono occhiate infastidite a quel biondino dall‘aspetto malmesso e trasandato che, con mirabile maleducazione e bellamente spaparanzato al tavolo più isolato del locale, si permetteva di rovinare loro la sacra e sospirata pausa pranzo. Alcuni, con i cornetti e le brioche già davanti alla bocca, ci ripensarono e li allontanarono da sé con smorfie lievemente disgustate. Naruto ridacchiò, se era fortunato prima di andarsene avrebbe fatto un po’ di scorta di viveri per il futuro. Tanto non era schizzinoso, anche perché mangiava quella roba fatta dagli umani solo per assaporarne il sapore dolce e vellutato. Non lo saziava, per lui sarebbe stato lo stesso cercare di riempirsi solo con l’aria, ma almeno le papille gustative erano contente. La sua risata si interruppe appena notò una ragazza che marciava minacciosamente verso di lui, dopo che il gestore del bar lo aveva indicato con un paio di gesti discreti. Il grembiule rosso fuoco che portava sopra i jeans e la maglietta dello stesso colore con su scritto il nome del bar “Ichiraku” la identificavano come una delle tante cameriere che facevano la spola tra il bancone e i tavoli, portando le ordinazioni ai numerosi clienti. Sul viso piacente e dai lineamenti leggermente appuntiti un espressione di stizza totale faceva da padrona, mentre con violenti movimenti delle braccia spostava bruscamente tutto ciò che le ingombrava la strada, oggetti inanimati o esseri umani che fossero. Con la grazia di un elefante, Tenten Kisaragi si fece largo tra la selva di tavoli e sedie che occupava l’atrio del locale di cui era dipendente, facendo bene attenzione a distribuire contrariate occhiate di fuoco a tutte le consumazioni abbandonate e sopratutto a tutti i clienti, che da parte loro si immergevano velocemente nella lettura di giornali e riviste o di colpo trovavano incredibilmente interessanti le proprie ordinazioni. Non era per caso che si era guadagnata la fama di cameriera più tosta e abile nel karate di tutto il circondario. Quando, tre anni prima, vi aveva trovato un lavoro part-time per mettere da parte qualche spicciolo, l’Ichiraku era sull’orlo del fallimento. L’allora piccolo bar era una delle pochissime in tutto il quartiere a non essere sotto il controllo della criminalità organizzata che, a dispetto di quello che proclamava il governo, imperversava liberamente in tutta Undercity. Il signor Ichiraku era una testa dura, il prototipo di brava persona che crede fermamente nel proprio lavoro e pensa che il mondo sia pieno di lavoratori onesti come lui. Non si era mai fatto impressionare dalle intimidazioni e aveva sempre rifiutato seccamente tutti gli inviti non propriamente amichevoli a “donare”, come veniva vellutatamente chiamato il pizzo, una parte dei suoi guadagni alla mafia. Cosi alla fine i grandi capi si erano stancati di lui e avevano cominciato a inviare i loro ragazzi, bande di teppisti affiliate proprio per lo scopo, a boicottare gli affari del bar con minacce e atti vandalici. Una strategia sempre efficace che, ben presto, aveva messo il locale davanti alla terribile prospettiva della bancarotta. Spaventati e temendo ritorsioni da parte delle gang che avevano preso a girare nella zona come tante mosche mai insonni, i clienti evitavano l’Ichiraku come la peste. In preda alla disperazione, il signor Ichiraku si era rivolto alla polizia, ma tutto quello che aveva ottenuto erano stati inviti alla pazienza e a non divulgare il suo caso, poi nient‘altro. Insomma, da quegli uomini che si arrogavano il nome di tutori dell’ordine gli era stata sbattuta in faccia e ormai non gli rimaneva praticamente via di uscita. Tutto questo era cambiato con l’arrivo di Tenten. Il signor Ichiraku aveva accettato la sua richiesta di lavoro come cameriera part-time con un misto di tristezza e noncuranza. In pratica i compiti della ragazza sarebbero stati solo aiutare sua figlia Ayame a smerciare, anche se sarebbe stato meglio dire, regalare, le poche merci rimaste e a sgombrare il locale per i commercianti che lo avevano già contattato per la vendita. Tutto qui. E invece, Tenten aveva rivelato molto di più di quello che il suo aspetto da ventiduenne volenterosa lasciava intendere. In poco tempo tutte le facce dei teppisti che impedivano dell’Ichiraku fecero una traumatica le suole delle sue scarpe e le nocche delle sue mani allenate. Già di suo Tenten aveva un carattere da maschiaccio, si arrabbiava facilmente, era testarda e qualche volta le frasi che usava si addicevano più a uno scaricatore di porto con l‘ernia, ma quando si trovava davanti degli avversari pericolosi, diventava una furia. Il suo sogno era sempre stato quello di aprire una palestra di karate e per questo non trascurava mai l’allenamento, tanto che poteva tranquillamente affermare di essere almeno al livello di quinto Dan, se non più alto. Decisamente qualche ragazzone troppo cresciuto non bastava per impensierire una forza della natura come lei. Vedendosi tornare tutti gli scagnozzi malconci e volendo evitare di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, i boss che tenevano sotto torchio il bar preferirono scendere a patti. Non valeva la pena alzare un putiferio per un misero localino di quarta categoria come quello e cosi offrirono di interrompere il loro boicottaggio in cambio di una fetta, una larga fetta, degli incassi e della promesse di poter avere a disposizione il locale per i propri traffici. Il signor Ichiraku non se lo fece ripetere due volte. Per quanto lo riguardava aveva penato a sufficienza, aveva imparato la lezione, e, anche se un po’ a malincuore, accettò. Da quel momento iniziò la fortuna dell’Ichiraku. Il servizio gentile di Ayame, unito alla cucina insuperabile del signor Ichiraku, oltre al fatto che l’Ichiraku si trovava proprio all’imbocco della parte industriale di Undercity, resero il bar uno dei posti più frequentati del quartiere, sempre pieno di clienti volenterosi a svuotare le tasche per qualche manicaretto e a lasciare laute mance alle belle cameriere. Insomma la sorte dell’Ichiraku, che sembrava ormai segnata, da un giorno all’altro si era completamente ribaltata e quella felice fase di sviluppo durava da ben due anni senza interruzioni. E in tutto quel successo, Tenten aveva mantenuto il suo posto da cameriera, schermendosi sempre davanti alla gratitudine del signor Ichiraku, che sapeva di dover ringraziare solo lei per non ritrovarsi in mezzo alla strada, e mantenendo il suo ruolo di “protettrice” di quella che era ormai diventata una modesta attività. Certo, che fosse invischiata in affari non proprio leciti non garantiva la sicurezza, ma bene o male la vita andava avanti. Non che le piacesse molto il ruolo di poliziotta, la metteva troppo al centro dell’attenzione e delle fantasie della gente. Una volta aveva persino sentito due uomini mormorare che lei in realtà era una ex-campionessa di boxe caduta nel tunnel della droga e venuta ad Undercity per rifarsi una vita. Non aveva mai capito perché parlassero di lei in quel modo, come se picchiasse tutti gli uomini che incontrava per la strada, eppure cercava sempre di essere gentile con tutti. Comunque alla fine neanche le interessava, il salario superiore che le portava quel lavoretto aggiuntivo bastava e avanzava per sopportare qualsiasi sciocchezza. Però questo valeva solo quando era di buon umore. La situazione cambiava del tutto quando aveva la luna storta e mentre, era lì, a squadrare il biondino che con tutta la tranquillità del mondo aveva urlato ai quattro venti che le loro brioche erano vecchie, anche se forse era vero, si trovava proprio in uno di quei momenti. E questo lo sapevano bene tutti i presenti, che, origliando cercando di non farsi notare, facevano già scommesse su come sarebbe atterrato il biondino appena Tenten lo avesse fatto volare fuori dalla porta. “ Signor cliente, devo chiederle di togliere i piedi dal tavolo” disse acida, con un tono più adatto a un ordine perentorio che a una richiesta. “ E perché dovrei?” chiese Naruto, buttando giù l’ultimo pezzo della brioche e guardandola interrogativo. “ Perché qui non è permesso mettere i piedi sui tavoli” cantilenò la cameriera, con l’aria annoiata di chi ripete per l’ennesima volta lo stesso concetto. Naruto si grattò la rada peluria che gli cresceva sul mento, sorridendo. “ Davvero?” chiese dubbioso. Una venetta pulsante apparve sulla fronte della ragazza. Ma la stava prendendo in giro o cosa? “ Si” confermò, sforzandosi di apparire calma “ E inoltre le chiederei di non denigrare i nostri prodotti ad alta voce, gli altri clienti potrebbero non apprezzare” aggiunse, gettando un rapido sguardo infuocato dietro di sé, verso tutti gli avventori che stavano origliando la discussione. Tutti i curiosi fecero finta di pensare ad altro, ma drizzarono di nuovo le orecchie, appena la ragazza si voltò verso il biondino. “ Chiaro?” Naruto assunse un aria addolorata. “ Mi piacerebbe tanto accontentarla, ma vede, signorina, il fatto è che sono un invalido” “ Davvero?” chiese Tenten, per un attimo sinceramente sorpresa. Quelli che stavano ascoltando si sporsero dalle sedie curiosi. Naruto annuì con rassegnata calma. “ Sa, da bambino ho avuto un incidente alle gambe e adesso devo tenerle dritte almeno tre ore al giorno o mi potrebbero andare in cancrena” Un unico pensiero attraversò simultaneamente le teste di tutti i presenti: quel biondino si era condannato a morte. Doveva aver battuto la testa, altro che gambe. Tenten sorrise, angelica. “ Mi sta per caso prendendo in giro?” “ Ma non mi permetterei mai” Naruto le concesse il suo sorriso più abbagliante. “ Perché non si rilassa con una bella brioche stagionata?” propose, offrendole la seconda merendina che aveva comprato. Tenten la osservò per un stante in silenzio, un lieve tic che le faceva tremare la palpebra dell’occhio sinistro. Era stata una giornata pessima per lei, Ayame, che la aiutava a servire i clienti, si era ammalata, perciò non solo si era dovuta accollare anche la sua parte, lavorando il doppio, ma come se non bastasse anche il ragazzo che lavorava come lavapiatti si era preso un giorno di ferie e non c’era nessuno per sostituirlo. A parte lei, ovviamente. E come dire di no alle preghiere martellanti del signor Ichiraku? E cosi si era ritrovata tra pile di piatti e montagne di posate sporche, il tutto affogato in un oleoso mare di detersivo. Le tre ore più lunghe della sua vita. Decisamente quel biondino aveva scelto il momento peggiore per venire a stuzzicarla. Sbattè le mani sul tavolo a un centimetro dalle gambe di Naruto, che da parte sua sbuffò. “ Senti, tu…” iniziò, ma la sua voce venne interrotta da una serie di schiamazzi provenienti dall’esterno. Pochi istanti dopo la porta a vetri del locale si spalancò di colpo e un folto gruppo di ragazzi sciamò nel locale, urlando e spintonandosi. Erano un miscuglio eterogeneo, formato da bambini di tredici anni appena entrati nell’adolescenza con il viso pieno di lentiggini fino a ragazzi più grandi, di almeno 25 anni, dall’aria scontrosa e minacciosa. Tutti esibivano sorrisetti supponenti e arroganti che non lasciavano presagire nulla di buono e portavano un abbigliamento parecchio simile in cui facevano da padroni capelli a visiera messi di traverso, grosse catenelle che pendevano dai colli e lucidi abiti griffati. I clienti abbassarono gli sguardi cupi sulle proprie ordinazioni, cercando di rimanere fuori dalla faccenda. Alcuni dei nuovi arrivati si buttarono sugli scaffali pieni di merendine e pacchetti di patatine e cominciarono a far man bassa, senza che nessuno li fermasse. Dalla sua postazione dietro il bancone il signor Ichiraku serrò gli occhi, ma non disse nulla e continuò nel suo lavoro. Tenten aggrottò la fronte. Ecco uno degli inevitabili inconvenienti della “collaborazione” del signor Ichiraku con i boss della zona. Benchè le tenessero tutte al proprio servizio, i criminali più importanti non potevano vietare alle bande di teppisti di riversarsi nei vari locali del quartiere per compiere le loro prepotenze. Sapevano bene che per mantenerle sotto il loro controllo dovevano lasciarli in totale libertà di agire quando non avevano bisogno delle loro prestazioni. Cosi come ne erano consapevoli i vari proprietari, costretti a subire le loro angherie senza alcuna possibilità di reagire Mentre parecchi dei suoi compagni si riempivano le tasche con le cose del bar, uno dei nuovi arrivati, un ragazzo dai corti capelli castani e una guancia attraversata da una piccola cicatrice venne verso Tenten. Teneva le mani nelle tasche dei pantaloni troppo larghi e sorrideva strafottente. Un paio di grossi occhiali da sole firmati gli coprivano gli occhi. “ Ehilà, Tenten, come butta?” la salutò, allargando le braccia con fare amichevole. Tenten sbuffò infastidita. Avrebbe preferito prendere quel bellimbusto a calci all’istante, ma il signor Ichiraku si era raccomandato di trattarli bene. “ Ciao, Matthew” disse, volgendo lo sguardo da un lato. Il ragazzo sembrò soddisfatto da quella reazione. “ Ma come?” chiese, però, ostentando delusione “ Io vengo a trovarti dopo tanto tempo e tu mi accogli cosi? Voi che ne dite, ragazzi?” disse, rivolgendosi alla piccola folla di suoi compari che lo spalleggiava. “ Non si tratta cosi il fidanzato, Tenten” gridò qualcuno, subito appoggiato da un coro di fischi e urla. Tenten strinse i pugni. “ Di chi sarei la fidanzata io?” sibilò tra i denti, facendo un passo avanti. I ragazzi più vicini finsero di aver paura con degli urletti striduli e indietreggiarono, le mani davanti alle bocche o a ridicola protezione del volto, mentre i loro compari si sbellicavano dalle risate. Tenten si morse il labbro per impedirsi di lanciarsi nel mucchio e fare una strage. Sapeva che se lo avesse fatto, poi se ne sarebbe pentita amaramente. Quei mocciosi avevano persone potenti a coprir loro le spalle. Matthew si beò delle urla di acclamazione, muovendo la testa su e giù. “ Sentito? Anche i ragazzi sono delusi e a dire il vero l’idea della fidanzata non è cosi male” commentò, abbassandosi gli occhiali sulla punta del naso e squadrandola da capo a piedi in un modo che le fece venire la nausea. “ Perché non vieni a fare un giretto con noi?” le chiese, dopo aver terminato la sua ispezione. “ Mi sono procurato della roba che è la fine del mondo” “ No, grazie” Tenten si voltò per tornare al bancone, per quanto la riguardava quell’idiota e la sua roba avrebbero anche potuto andare a farsi friggere. Non era cosi scema o depressa da cadere nel tranello della droga. Purtroppo le sue intenzioni vennero bloccate dalla mano di Matthew che la afferrò per il polso, costringendola a guardarlo. “ Eddai, non fare l’asociale, vieni a divertirti” la incitò con un ghigno, stringendole forte il braccio. “ Lasciami” disse Tenten fredda, ma quello non sembrò averla sentita. Dai teppisti dietro di loro, alcuni dei più grandi si avvicinarono di qualche passo, pronti a intervenire nel caso che la ragazza si fosse ribellata. Tenten vide chiaramente le loro mani affondate nelle tasche dei larghi jeans stringere i manici di coltelli volutamente mal nascosti. Matthew gli fece cenno di rimanere lontani. Per il momento. “ Dai, non c’è bisogno di fare la schizzinosa” disse, cercando di apparire accomodante “ Se fai la brava, posso anche pagarti, quanto vuoi per venire con me?” Per Tenten quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Sollevò il braccio di scatto e indirizzò un violento pugno dritto contro il viso strafottente di Matthew. I teppisti scattarono per proteggere il loro capo, ma si bloccarono subito, vedendo che non c’era bisogno del loro intervento. Tenten si era fermata, le nocche della sua mano a pochi centimetri di distanza dal naso sormontato di occhiali scuri di Matthew. La ragazza digrignò i denti, fissando l’altro con uno sguardo assassino, poi con un sospiro fece ricadere il braccio sul corpo. In quel momento ogni fibra del suo corpo le gridava che doveva massacrare quel bastardo, doveva ridurlo cosi male che all‘ospedale i medici si sarebbero messi le mani tra i capelli al vederlo, che era l’unico modo per conservare un briciolo di dignità, ma la consapevolezza di quello che sarebbe accaduto, la stessa che aveva fermato la sua mano dallo spaccare il naso al ragazzo, era di ben altra opinione. Personalità potenti proteggevano quei teppisti da quattro soldi. Pezzi anche grossi che non sarebbero stati contenti nel vedere i propri “ragazzi” aggrediti e sarebbero intervenuti duramente per punire i colpevoli.
Non perché li amassero particolarmente, bensì perché una qualunque offesa fatta anche agli scagnozzi di cosi infimo livello significava mettere in forse la loro stessa autorità e questo le personalità che tiravano i fili non potevano permetterlo. Semplicemente Matthew e i suoi compari erano intoccabili. Era calato un silenzio di tomba all’interno del bar e l’attenzione di tutti i presenti era concentrata su quello che Tenten era stata a un passo dal fare. Lo stesso signor Ichiraku stringeva convulsamente tra le mani callose la macchinetta che usava per fare il caffè, un espressione di assoluta preoccupazione in volto. Dopo qualche istante, quando capì quello che era successo, il solito sorriso arrogante tornò a allargarsi sul viso di Matthew, sostituendo l’espressione spaventata che era apparsa appena aveva visto il pugno di Tenten avventarsi contro di lui. “ Brava, hai capito con chi hai a che fare” commentò beandosi dell’impotenza della ragazza. I suoi compari sogghignarono e abbandonarono la presa sulle armi “ Kakuzu-sama non sarebbe molto contento dal sapere che una ragazza come te ha provato a tirarmi un pugno, sono uno dei suoi principali compratori, sai” un luccichio malvagio brillò per un attimo negli occhi del ragazzo. “ Potrei raccontargli tutto” Tenten sgranò gli occhi. L’aveva fregata. “ Sei un vigliacco” sibilò. Matthew rise e allungò la mano per prenderle la mano. “ Però se vieni potrei sempre chiudere un occhio, vedrai dove ti porta il vecchio Matthew” La sfumaturasupponente che sentì nella sua voce fece accapponare la pelle a Tenten, ma sapeva ormai di non aver via di scampo. Se si fosse rifiutata, quel bastardo avrebbe raccontato chissà quali atrocità al suo capo e la sua reazione avrebbe fatto chiudere definitivamente l’Ichiraku. Tenten guardò di sottecchi il signor Ichiraku. Il suo datore di lavoro sembrava volerla incoraggiare a reagire, senza preoccuparsi delle conseguennze per il locale, ma lei non se la sentiva di rovinare tutto. D’altronde solo un suicida si sarebbe opposto a quei prepotenti, con tutti i pericoli e i potenti che c’erano i mezzo. Anzi, solo un povero idiota. Le dita di una mano si strinsero attorno al braccio di Matthew, bloccandolo con forza. “ Ehi, tu” disse Naruto, che aveva ascoltato tutta la discussione, rimanendo in disparte seduto al suo posto. “ Lasciala stare” mormorò, il cappuccio calato che gettava una lieve ombra sul volto. Con uno scrollone Matthew si liberò dalla presa del biondino, che si alzò lentamente in piedi. “ E tu chi cavolo sei?” chiese irritato da quel interruzione, massaggiandosi il polso. I suoi compari si fecero avanti, affiancandolo a semicerchio. Senza dire una parola, Naruto si frappose tra loro e Tenten, tenendo sempre le mani nelle tasche. “ Ehi, ma che stai combinando?” gridò Tenten, allarmata. Non voleva davvero mettersi a proteggerla? “ Ma ti sto togliendo dai guai, no?” fece Naruto ironico. Se avesse avuto un muro a disposizione Tenten ci avrebbe tirato una testata. Era proprio come pensava. Il biondino non sapeva a cosa andava incontro. Fece per avvertirlo di non mettersi in mezzo, ma la voce irata di Matthew la bruciò sul tempo. “ Mi hai fatto male! Ma lo sai con chi hai a che fare?” sbottò il teppista, tenendosi il polso dolorante. “ Con un idiota?’” tirò a indovinare Naruto, esibendo un ghigno sicuro. Senza farsi notare tutti i clienti dei tavoli circostanti si allontanarono alla chetichella. La battuta fece bruciare di rabbia Matthew. Quel biondino aveva detto la sua ultima spacconata. “ Prendetelo, ragazzi!” sbraitò ai suoi compari “ Insegnategli chi è che comanda in questo quartiere” I teppisti non se lo fecero ripetere due volte. Sorrisero, sicuri della propria superiorità e iniziarono a girare attorno al ragazzo come tanti lupi attorno alla preda, pronti a fargliela pagare per l’affornto fatto al loro capo. “ Hai visto cosa hai fatto” mormorò Tenten, fissando gli avversari che il biondo si era fatto per una semplice idiozia “Non avresti dovuto metterti in mezzo” Naruto la guardò con la coda dell’occhio. A Tenten sembrò di vedere un baluginio rossastro inquinare per un istante la limpidezza dei suoi occhi. Sbattè le palpebre e l’azzurro tornò incontaminato. “ Stà indietro” comandò Naruto, dandole di nuovo le spalle. Turbata, si fece da parte. Sorpassò i teppisti, che non la degnarono di uno sguardo e arrivò al bancone. Subito le si affiancò il signor Ichiraku. Sentì che le stava dicendo qualcosa, ma non ci badò. Pensò di essersi immaginata tutto, ma dentro di sé sentì accendersi una minuscola stilla di sospetto. Un sospetto che impauriva anche una dura come lei. “ Hai fatto l’errore più grande della tua vita, biondino” ringhiò Matthew. Naruto sorrise. “ Siete degli stronzi antipatici” Si abbassò di scatto. Una sedia gli volò sopra, sfiorandogli la zazzerra dorata. Colto di sorpresa uno dei teppisti non riuscì a spostarsi dalla linea di lancio e fu colpito in pieno al volto. Cadde rovinosamente su uno dei tavoli, spaccandolo con il suo peso, e non si mosse più, privo di sensi. Matthew sgranò gli occhi. “ E attaccate anche a tradimento” commentò Naruto piegato sulle ginocchia. Un attimo dopo era in movimento. Fu addosso al teppista che aveva cercato di colpirlo con la sedia prima che questo potesse anche solo tentare di reagire. Lo colpì allo stomaco con le dita, facendolo accasciare con un mugolio. Girando appena la testa dietro di sé, si piegò da un lato per schivare l’affondo di un coltello. Afferrò con una mano il braccio che lo brandiva e lo torse, costringendolo a mollare la presa, poi con un ampio movimento delle braccia scagliò il teppista in avanti contro i tavoli, che vennero travolti uno dopo l’altro fino a formare un grottesco mucchio su cui stava sdraiato il ragazzo semi svenuto. Naruto sorrise, e quel attimo di distrazione rischiò di costargli caro. Un coltello a farfalla gli graffiò alla faccia. Alcune goccie di sangue scuro sprizzarono dalla piccola ferita e a quella vista Naruto non potè trattenere un piccolo sorriso. Si allontanò con uno scatto e si voltò per fronteggiare gli avversari rimanenti. Erano in tre, tutti grossi e armati di coltelli. Avevano un espressione spavalda, ma Naruto capì che erano impressionati dalla facilità con cui aveva mandato al tappeto i loro compari. Si passò il dorso della mano sulla guancia, ghignando. Doveva fare attenzione a come colpirli, altrimenti avrebbe potutto anche ucciderli. Uno dei teppisti gridò e gli scagliò contro la sua arma. Fu facile per Naruto abbassarsi e schivarlo, ma era proprio ciò che gli altri due aspettavano. Brandendo i coltelli con le punte rivolte all’ingiù gli si gettarono addosso per colpirlo da due lati contemporaneamente. Naruto appoggiò una mano a terra. Per un attimo si fermò a pensare che quei teppistelli dovevano aver avuto qualche tipo di addestramento per attaccarlo in schemi cosi coordinati tra loro. A parte la sedia, certo. Si sollevò sulle mani e roteò su sé stesso, disarmando entrambi i suoi aggressori con un paio di calci ben assestati. I due teppisti fecero ancora qualche passo spinti dallo stupore e dalla loro stessa irruenza, prima che i piedi di Naruto li colpissero con violenza, mandandoli entrambi al tappeto. L’ulitmo rimasto tentò di cogliere Naruto alla sprovvista, mentre era sbilanciato, ma un doppio calcio sotto il mento spezzò le sue speranze e lo spedì a fare compagnia ai suoi compari. Naruto si rimise in piedi tranquillamente, sotto gli sguardi stupiti e sconvolit di tutti i presenti e di quello terrorizzato di Matthew. Il capobanda rimase come pietrificato, mentre Naruto avanzava verso di lui, un ghigno bellicoso in volto. Gli si parò davanti, piantandogli gli occhi azzurri nei suoi spaventati oltre ogni limite. “ Buh” Matthew rimase in piedi per un istante, irrigidito, poi gli si rovesciaorno gli occhi all’indietro e crolò a terra, svenuto, mentre una grossa macchia scura gli si allargava sul cavallo dei pantaloni. Il resto della banda fu pronta a capire che aria girava ormai per loro e, appena Naruto gli grugnì di sparire, non se lo fecero ripetere due volte e se la diedero a gambe, uscendo dal locale di gran carriera allo stesso modo con cui erano entrati. Naruto li tenne sotto controllo, finchè anche l’ultimo fu uscito, poi si diresse al bancone, sotto lo sguardo stralunato Signor Ichiraku, che sembrava stesse cercando di strangolare la macchinetta del caffè per quanto la stringeva tra le mani e di Tenten, che cercava di formulare una frase coerente senza però riuscirci. “ Scusate per i danni” disse, interrompendo i suoi balbettii confusi. “ Ho cercato di non esagerare, ma a quanto pare non ci sono riuscito” Ridacchiò imbarazzato, avendo come sfondo il locale completamente ingombro di tavoli distrutti e teppisti svenuti. Il primo a riprendersi dallo sbigottimento fu il signor Ichiraku. “ Ma ti rendi conto di quello che hai fatto, ragazzo?” chiese, perplesso. “ No, perché?” Naruto sbattè le palpebre. Non capiva. “ Quelli erano gli uomini di Kakuzu, uno dei più importanti possidenti della città” “ Davvero?”chiese Naruto con noncuranza, vagando con lo sguardo tra le varie merendine presenti sul bancone “ Posso prenderne un paio?” “ Ma certo, prendine pure quante ne vuoi” acconsentì Ichiraku confuso da quel cambio di conversazione “ Ma hai capito cosa hai fatto?” Naruto fece un gesto noncurante con la mano, mentre con l’altra si riempiva le tasche. “ Si, me ne farò una ragione” “ U-uao, li hai stesi tutti con un attimo” balbettò Tenten, riprendendo finalmente il dono della parola. Secondo la sua filosofia di vita, chiunque fosse forte nelle arti marziali era da ammirare a prescindere. " Bah, non erano questo granchè" si schermì Naruto, riuempiendosi la bocca di brioche. Sollevò un muscolo " Io voglio ben altri avversari" " E' il mio eroe" pensò Tenten con due stelline al posto degli occhi. Con un salto Naruto scese dal bancone. " E adesso dove vai?" chiese Ichiraku, temendo chissà qualce altro scatto di testa. " Devo trovarmi una casa" rispose Naruto semplicemente " Ah, a proposito, sapete per caso, dove posso trovarne una da affittare o qualcosa del genere" Ichiraku scosse la testa, ancora mezzo sconvolto. " No, mi dispiace" " Vabbè, fa niente, vorrà dire che mi metterò a cercare" Naruto alzò le spalle e si incamminò verso l'uscita. " Attento!" gli urlò dietro Ichiraku, quando era già sulla strada " Da adesso ti saranno tutti addosso" Naruto si fermò e ghignò, un sorriso selvaggio. " Lo so già" Poi senza dire altro si incamminò alla ricerca di un posto dove poter trascorrere il suo soggiorno ad Akakonoha. Non sapeva che quello che cercava, camminava in un altro settore del quartiere, la mente rivolta a una lista di regali e due occhi bianchi e splendenti colmi di dolcezza.
Ho finito! Evviva.
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