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Vampire, dead or alive

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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 25/1/2010, 21:47




SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Beh, anche nel manga Naruto ha "incontrato" suo padre, anche se non si capisce come...e l'ha pure menato! XD

Effettivamente...è una delle poche scene che mi è davvero piaciuta,ed effettivamente l avrei tirato anche io un pugno se fossi stata nei suoi panni...xD
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 28/1/2010, 15:36




Panchiiii! Voglio un aggiornamento!!!
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 28/1/2010, 15:53




Galma, galma, eptcùù! *si mette in testa una borsa dell'acqua calda* Abbena bi bassa un bà il bal di desda e il raffreddore bi betto a scrivere, eptùù!
Dooo, non la voglio la fare la bundura!
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 2/2/2010, 23:48




GUASTI NELLA LINEA DI CONTROLLO DEI CAPTURED BOT

Come probabilmente molti sapranno, e comunque è sempre possibile informarsi attraverso i vari terminal disposti lungo le strade attivi 24 ore su 24, il quartiere residenziale e industriale di Undercity si trova nella parte meridionale di Akakonoha, a poca distanza dal penitenziario di Ishikuduri Yama (montagna di roccia) e dal grande complesso commerciale di proprietà del magnate della finanza, nonché senatore del consiglio di zona e benemerito di grande fama, Kakuzu Yosen.
Di tutta la nostra grande e pacifica città, questo quartiere ha, immeritatamente, la fama di essere un luogo pericoloso e denso di criminalità, dove il lungo braccio delle forze dell’ordine non riesce a nascondere tutte le macchie, rappresentate da traffici illeciti, smercio di droga e di armi, bordelli, casinò e nightclub non autorizzati, ma che nonostante ciò continuano indisturbati nelle loro attività criminose.
Ma ovviamente, come ogni buon cittadino di Akakonoha sa, queste non sono che voci messe in giro da personaggi male accorti, con il preciso scopo di mettere in cattiva luce questo rispettabile quartiere per esaltare il proprio che, passando di bocca in bocca, sono state ingigantite fino ad arrivare a queste dichiarazioni assolutamente ridicole.
La redazione di Akakonoha appoggia senza indugi la diffida del governo a diffondere tali dicerie infondate e senza reale fondamento e invita voi lettori a non credere a bugie del genere.
Come nel resto della nostra città, Undercity è un prospero centro di lavoro e onestà, dove lavoratori come noi si impegnano con il sudore della fronte per alimentare lo sviluppo che Akakonoha conosce ininterrottamente da ben 20 anni.
Negare questa evidenza risulta ovviamente offensivo e scorretto nei confronti dei suoi abitanti.
Comunque sia, se Undercity non è sicuramente il quartiere della criminalità, è sicuramente quello delle stranezze.
Infatti stamattina, un evento insolito ha meravigliato tutti i cittadini che per un motivo o per l’altro si sono diretti verso la via Az41 del quartiere.
La strada, usata dagli abitanti per recarsi al lavoro, era bloccata da nientemeno che un enorme ammasso di metallo dalla vaga forma di una piramide rovesciata e dalla punta schiacciata, o, stando a sentire le parole del bambino che hanno strappato un sorriso al nostro inviato, di un grosso cono gelato.
Benchè le carcasse che lo formavano fossero spezzate e lacerate in più punti, non è stato troppo difficile riconoscerle come parti delle corazze e dei circuiti interni che compongono i Captured Bot, che, come ricordiamo, sono i Bot solitamente preposti alla sorveglianza delle strade.
“ Si è trattato di un guasto nella linea di controllo” ha spiegato al nostro inviato, Raido Jiuteni, uno dei sorveglianti addetti alla stazione che controlla le azioni dei Bot della zona “ Un contatto nella rete elettrice ha cambiato gli ordini dei Bot, in pratica, è come se gli avessimo ordinato di smontarsi e di ammonticchiarsi in quel modo e loro hanno obbedito”
Purtroppo, come per ogni evento fuori dall’ordinario, notizie senza fondamento sono circolate fin da subito, come quella secondo cui uno dei testimoni oculari avrebbe visto chiare tracce di pugni e calci sulle corazze d’acciaio dei Bot, voci prontamente smentite dal sorvegliante Jiuteni che ha tranquillizzato, affermando che si trattavano solo di difetti di fabbrica probabilmente sfuggiti al controllo.
E in ogni caso, se pensiamo anche solo a rigor di logica, non esiste un essere umano in grado di spaccare l’acciaio temperato a mani nude, come è ridicolo anche solo pensarlo.
Insomma, un evento bizzarro e divertente che ha reso più allegra la giornata ai nostri concittadini.
Non sono mancate le critiche da parte delle autorità alla poca attenzione riservata alle strutture.
Come ha sottolineato saggiamente il senatore Kakuzu, invece che una distrazione divertente sarebbe potuto accadere qualcosa di più grave se gli ordini dati accidentalmente ai Bot fossero stati di natura più violenta.
Su sua sollecitazione, è in attuazione un vasto programma di controllo di tutte le reti elettriche della città per evitare la degenerazione di tali eventi. Sono già in azione i reparti della polizia preposti alle incombenze tecniche, a cui noi dell’Akakonoha Times diamo tutto il nostro sostegno e appoggio.
Per quanto riguarda Undercity, la simpatica attrazione di ferro ha attratto un gran numero di curiosi che si sono radunati per scattare foto o anche solo per vedere, finchè non è stata rimossa e riciclata da una squadra di Demolisher Bot inviata sul posto.
Perché come ha affermato in numerose occasioni il nostro grande leader Danzou.
“ Possono esserci momenti di svago e di piacevoli distrazioni, ma prima o poi la vita continua”
E noi non possiamo che essere d’accordo.

Un articolo di
Ebisu Yamaki

(articolo dell’edizione delle 12.30 dell‘Akakonoha Times)

CAPITOLO III

Naruto terminò di leggere l’articolo con studiata lentezza, una brioche ancora calda di forno se ne stava infagottata e fumante nella sua mano destra in attesa di essere addentata. Fece scorrere rapidamente lo sguardo sui nomi dei vari giornalisti e operatori che avevano collaborato alla sua realizzazione a fondo pagina senza soffermarsi su nessuno in particolare.
Prese il bordo del giornale tra le dita e fece scorrere le pagine una dopo l’altra per assicurarsi che non ci fossero altri articoli che accennassero allo stesso evento. Non ne trovò altri, perciò tornò alla prima pagina su cui campeggiava una specie di gigantografia della buffa opera in metallo vagamente simile a una delle coppette usate dai gelatai per i gelati più grandi. La circondava da entrambi i lati e anche sotto la minuta e ordinata scrittura scura della stampa.
Un ampio ghigno gli si allargò sul volto abbronzato.
Di solito i giornali più importanti non pubblicavano mai sulla propria prima pagina una notizia assolutamente vera, il più delle volte venivano aggiunti fatti, testimonianze o anche solo dettagli inventati di sana pianta, ma comunque fattibili, che potessero rendere in qualche modo l’argomento più “romanzesco“ di quanto non fosse veramente. Una punta di mistero, una probabile colpa, un pettegolezzo scabroso, tutto faceva buon brodo per svuotare gli scaffali delle edicole, l’importante era che i lettori si sentissero attratti dalla notizia. La perenne voracità di particolari sempre nuovi del pubblico completava l’opera, dando un impennata alle vendite e facendo cosi la felicità degli editori.
Però, Naruto non credeva che un rispettabile, o come diceva di essere, quotidiano come l’Akakonoha Times arrivasse a inventarsi una storia assurda come quella che stava leggendo in quel momento.
“ Un guasto tra le file dei protected Bot” pensò divertito, rileggendo il titolo a caratteri cubitali della pagina.
Sembrava quasi che l’autore temesse di essere frainteso e solo quella dimensione esagerata potesse assicurargli un unico significato inequivocabile. Se non altro, aveva raggiunto il suo scopo, nessun uomo sano di mente avrebbe pensato a un vampiro biondo con manie di protagonismo come colpevole del misfatto.
Anche se probabilmente qualcuno lo aveva già capito, ma preferiva non dirlo.
Naruto diede un morso alla brioche e masticò avidamente. La crema gli macchiò le guance e la felpa già macchiata, ma non ci fece neppure caso.
E pensare che lui ci si era anche messo d’impegno per vedere la sua foto sulla prima pagina, ammucchiare tutti i pezzi dei robot gli aveva portato via almeno metà della nottata, per non parlare del freddo che aveva preso.
Come a volerglielo ricordare, un pizzicore lo aggredì violentemente al naso. Starnutì fragorosamente, accartocciando il giornale per lo scatto delle mani. Con le lacrime agli occhi, si asciugò il moccolo che scendeva con la manica della felpa e riprese a leggere, risucchiando con il naso.
Eppure, nell’articolo non si parlava proprio di lui, nemmeno un accenno, anzi, si erano preoccupati persino di cancellate tutte le tracce dei suoi colpi sulle corazze dei bot e i tag con cui aveva riempito tutta la strada, prima di scattare la foto.
Pure le lamiere con cui aveva scritto il suo nome erano sparite.
La polizia aveva fatto davvero un lavoro impeccabile per modificare l’intera faccenda, non c‘era niente da dire.
Sbuffò, deluso.
Che gusto c’era ad essere un ricercato se poi non ti conosceva nessuno?
Perché ormai un ricercato lui lo era di sicuro. Non capiva bene come, ma appena aveva distrutto il primo Bot, tutti gli altri si erano subito messi in marcia per venire a fargli la pelle.
Forse c’era un allarme o qualcosa del genere che avvertiva la centrale. Anche se questo non spiegava come avessero fatto a riconoscerlo subito.
Conoscendolo, suo padre non sarebbe stato molto contento di sapere che si era messo nei guai cosi presto, ma tanto era solo una questione di tempo. Le autorità della città gli avrebbero comunque dato la caccia anche se avesse cercato di passare inosservato.
Chiuse il giornale con un gesto secco e lo gettò di malagrazia sul tavolo..
Prima o dopo, non faceva differenza, e poi non gli andava di nascondersi come un vigliacco.
Portò le gambe sul tavolo sporco di briciole e iniziò a dondolare lentamente con la sedia, lo sguardo puntato sul soffitto lucido e perso in vecchi ricordi.
Solo i vigliacchi si nascondevano.
Diede un altro morso alla brioche.
“ Mmh, questa roba è vecchia di almeno tre giorni” commentò a bocca piena, assaporandone il sapore lievemente raffermo celato appena dal generoso ripieno di crema pasticcera e attirando con la sua voce squilante l’attenzione di tutti i clienti del bar.
Erano soprattutto lavoratori e operai ad affollare l’ampia sala occupata da tavoli rotondi, tutti lì per riempire lo stomaco con qualcosa di caldo, sfruttando il limitato tempo concesso dai datori di lavoro per il pranzo. Non che ci fosse molta scelta tra caffè, tramezzini e le innumerevoli porcherie confezionate che affollavano il largo bancone, ma erano sempre meglio di un pranzo portato da casa e spiaccicato nella borsa.
I vari avventori lanciarono occhiate infastidite a quel biondino dall‘aspetto malmesso e trasandato che, con mirabile maleducazione e bellamente spaparanzato al tavolo più isolato del locale, si permetteva di rovinare loro la sacra e sospirata pausa pranzo. Alcuni, con i cornetti e le brioche già davanti alla bocca, ci ripensarono e li allontanarono da sé con smorfie lievemente disgustate.
Naruto ridacchiò, se era fortunato prima di andarsene avrebbe fatto un po’ di scorta di viveri per il futuro. Tanto non era schizzinoso, anche perché mangiava quella roba fatta dagli umani solo per assaporarne il sapore dolce e vellutato.
Non lo saziava, per lui sarebbe stato lo stesso cercare di riempirsi solo con l’aria, ma almeno le papille gustative erano contente.
La sua risata si interruppe appena notò una ragazza che marciava minacciosamente verso di lui, dopo che il gestore del bar lo aveva indicato con un paio di gesti discreti.
Il grembiule rosso fuoco che portava sopra i jeans e la maglietta dello stesso colore con su scritto il nome del bar “Ichiraku” la identificavano come una delle tante cameriere che facevano la spola tra il bancone e i tavoli, portando le ordinazioni ai numerosi clienti. Sul viso piacente e dai lineamenti leggermente appuntiti un espressione di stizza totale faceva da padrona, mentre con violenti movimenti delle braccia spostava bruscamente tutto ciò che le ingombrava la strada, oggetti inanimati o esseri umani che fossero.
Con la grazia di un elefante, Tenten Kisaragi si fece largo tra la selva di tavoli e sedie che occupava l’atrio del locale di cui era dipendente, facendo bene attenzione a distribuire contrariate occhiate di fuoco a tutte le consumazioni abbandonate e sopratutto a tutti i clienti, che da parte loro si immergevano velocemente nella lettura di giornali e riviste o di colpo trovavano incredibilmente interessanti le proprie ordinazioni.
Non era per caso che si era guadagnata la fama di cameriera più tosta e abile nel karate di tutto il circondario.
Quando, tre anni prima, vi aveva trovato un lavoro part-time per mettere da parte qualche spicciolo, l’Ichiraku era sull’orlo del fallimento.
L’allora piccolo bar era una delle pochissime in tutto il quartiere a non essere sotto il controllo della criminalità organizzata che, a dispetto di quello che proclamava il governo, imperversava liberamente in tutta Undercity.
Il signor Ichiraku era una testa dura, il prototipo di brava persona che crede fermamente nel proprio lavoro e pensa che il mondo sia pieno di lavoratori onesti come lui. Non si era mai fatto impressionare dalle intimidazioni e aveva sempre rifiutato seccamente tutti gli inviti non propriamente amichevoli a “donare”, come veniva vellutatamente chiamato il pizzo, una parte dei suoi guadagni alla mafia. Cosi alla fine i grandi capi si erano stancati di lui e avevano cominciato a inviare i loro ragazzi, bande di teppisti affiliate proprio per lo scopo, a boicottare gli affari del bar con minacce e atti vandalici.
Una strategia sempre efficace che, ben presto, aveva messo il locale davanti alla terribile prospettiva della bancarotta. Spaventati e temendo ritorsioni da parte delle gang che avevano preso a girare nella zona come tante mosche mai insonni, i clienti evitavano l’Ichiraku come la peste.
In preda alla disperazione, il signor Ichiraku si era rivolto alla polizia, ma tutto quello che aveva ottenuto erano stati inviti alla pazienza e a non divulgare il suo caso, poi nient‘altro. Insomma, da quegli uomini che si arrogavano il nome di tutori dell’ordine gli era stata sbattuta in faccia e ormai non gli rimaneva praticamente via di uscita.
Tutto questo era cambiato con l’arrivo di Tenten.
Il signor Ichiraku aveva accettato la sua richiesta di lavoro come cameriera part-time con un misto di tristezza e noncuranza. In pratica i compiti della ragazza sarebbero stati solo aiutare sua figlia Ayame a smerciare, anche se sarebbe stato meglio dire, regalare, le poche merci rimaste e a sgombrare il locale per i commercianti che lo avevano già contattato per la vendita.
Tutto qui.
E invece, Tenten aveva rivelato molto di più di quello che il suo aspetto da ventiduenne volenterosa lasciava intendere.
In poco tempo tutte le facce dei teppisti che impedivano dell’Ichiraku fecero una traumatica le suole delle sue scarpe e le nocche delle sue mani allenate. Già di suo Tenten aveva un carattere da maschiaccio, si arrabbiava facilmente, era testarda e qualche volta le frasi che usava si addicevano più a uno scaricatore di porto con l‘ernia, ma quando si trovava davanti degli avversari pericolosi, diventava una furia. Il suo sogno era sempre stato quello di aprire una palestra di karate e per questo non trascurava mai l’allenamento, tanto che poteva tranquillamente affermare di essere almeno al livello di quinto Dan, se non più alto.
Decisamente qualche ragazzone troppo cresciuto non bastava per impensierire una forza della natura come lei.
Vedendosi tornare tutti gli scagnozzi malconci e volendo evitare di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, i boss che tenevano sotto torchio il bar preferirono scendere a patti. Non valeva la pena alzare un putiferio per un misero localino di quarta categoria come quello e cosi offrirono di interrompere il loro boicottaggio in cambio di una fetta, una larga fetta, degli incassi e della promesse di poter avere a disposizione il locale per i propri traffici.
Il signor Ichiraku non se lo fece ripetere due volte. Per quanto lo riguardava aveva penato a sufficienza, aveva imparato la lezione, e, anche se un po’ a malincuore, accettò.
Da quel momento iniziò la fortuna dell’Ichiraku.
Il servizio gentile di Ayame, unito alla cucina insuperabile del signor Ichiraku, oltre al fatto che l’Ichiraku si trovava proprio all’imbocco della parte industriale di Undercity, resero il bar uno dei posti più frequentati del quartiere, sempre pieno di clienti volenterosi a svuotare le tasche per qualche manicaretto e a lasciare laute mance alle belle cameriere.
Insomma la sorte dell’Ichiraku, che sembrava ormai segnata, da un giorno all’altro si era completamente ribaltata e quella felice fase di sviluppo durava da ben due anni senza interruzioni.
E in tutto quel successo, Tenten aveva mantenuto il suo posto da cameriera, schermendosi sempre davanti alla gratitudine del signor Ichiraku, che sapeva di dover ringraziare solo lei per non ritrovarsi in mezzo alla strada, e mantenendo il suo ruolo di “protettrice” di quella che era ormai diventata una modesta attività. Certo, che fosse invischiata in affari non proprio leciti non garantiva la sicurezza, ma bene o male la vita andava avanti.
Non che le piacesse molto il ruolo di poliziotta, la metteva troppo al centro dell’attenzione e delle fantasie della gente. Una volta aveva persino sentito due uomini mormorare che lei in realtà era una ex-campionessa di boxe caduta nel tunnel della droga e venuta ad Undercity per rifarsi una vita.
Non aveva mai capito perché parlassero di lei in quel modo, come se picchiasse tutti gli uomini che incontrava per la strada, eppure cercava sempre di essere gentile con tutti.
Comunque alla fine neanche le interessava, il salario superiore che le portava quel lavoretto aggiuntivo bastava e avanzava per sopportare qualsiasi sciocchezza.
Però questo valeva solo quando era di buon umore.
La situazione cambiava del tutto quando aveva la luna storta e mentre, era lì, a squadrare il biondino che con tutta la tranquillità del mondo aveva urlato ai quattro venti che le loro brioche erano vecchie, anche se forse era vero, si trovava proprio in uno di quei momenti.
E questo lo sapevano bene tutti i presenti, che, origliando cercando di non farsi notare, facevano già scommesse su come sarebbe atterrato il biondino appena Tenten lo avesse fatto volare fuori dalla porta.
“ Signor cliente, devo chiederle di togliere i piedi dal tavolo” disse acida, con un tono più adatto a un ordine perentorio che a una richiesta.
“ E perché dovrei?” chiese Naruto, buttando giù l’ultimo pezzo della brioche e guardandola interrogativo.
“ Perché qui non è permesso mettere i piedi sui tavoli” cantilenò la cameriera, con l’aria annoiata di chi ripete per l’ennesima volta lo stesso concetto.
Naruto si grattò la rada peluria che gli cresceva sul mento, sorridendo.
“ Davvero?” chiese dubbioso.
Una venetta pulsante apparve sulla fronte della ragazza. Ma la stava prendendo in giro o cosa?
“ Si” confermò, sforzandosi di apparire calma “ E inoltre le chiederei di non denigrare i nostri prodotti ad alta voce, gli altri clienti potrebbero non apprezzare” aggiunse, gettando un rapido sguardo infuocato dietro di sé, verso tutti gli avventori che stavano origliando la discussione. Tutti i curiosi fecero finta di pensare ad altro, ma drizzarono di nuovo le orecchie, appena la ragazza si voltò verso il biondino.
“ Chiaro?”
Naruto assunse un aria addolorata.
“ Mi piacerebbe tanto accontentarla, ma vede, signorina, il fatto è che sono un invalido”
“ Davvero?” chiese Tenten, per un attimo sinceramente sorpresa. Quelli che stavano ascoltando si sporsero dalle sedie curiosi.
Naruto annuì con rassegnata calma.
“ Sa, da bambino ho avuto un incidente alle gambe e adesso devo tenerle dritte almeno tre ore al giorno o mi potrebbero andare in cancrena”
Un unico pensiero attraversò simultaneamente le teste di tutti i presenti: quel biondino si era condannato a morte. Doveva aver battuto la testa, altro che gambe.
Tenten sorrise, angelica.
“ Mi sta per caso prendendo in giro?”
“ Ma non mi permetterei mai” Naruto le concesse il suo sorriso più abbagliante. “ Perché non si rilassa con una bella brioche stagionata?” propose, offrendole la seconda merendina che aveva comprato.
Tenten la osservò per un stante in silenzio, un lieve tic che le faceva tremare la palpebra dell’occhio sinistro. Era stata una giornata pessima per lei, Ayame, che la aiutava a servire i clienti, si era ammalata, perciò non solo si era dovuta accollare anche la sua parte, lavorando il doppio, ma come se non bastasse anche il ragazzo che lavorava come lavapiatti si era preso un giorno di ferie e non c’era nessuno per sostituirlo.
A parte lei, ovviamente.
E come dire di no alle preghiere martellanti del signor Ichiraku?
E cosi si era ritrovata tra pile di piatti e montagne di posate sporche, il tutto affogato in un oleoso mare di detersivo.
Le tre ore più lunghe della sua vita.
Decisamente quel biondino aveva scelto il momento peggiore per venire a stuzzicarla.
Sbattè le mani sul tavolo a un centimetro dalle gambe di Naruto, che da parte sua sbuffò.
“ Senti, tu…” iniziò, ma la sua voce venne interrotta da una serie di schiamazzi provenienti dall’esterno.
Pochi istanti dopo la porta a vetri del locale si spalancò di colpo e un folto gruppo di ragazzi sciamò nel locale, urlando e spintonandosi. Erano un miscuglio eterogeneo, formato da bambini di tredici anni appena entrati nell’adolescenza con il viso pieno di lentiggini fino a ragazzi più grandi, di almeno 25 anni, dall’aria scontrosa e minacciosa. Tutti esibivano sorrisetti supponenti e arroganti che non lasciavano presagire nulla di buono e portavano un abbigliamento parecchio simile in cui facevano da padroni capelli a visiera messi di traverso, grosse catenelle che pendevano dai colli e lucidi abiti griffati. I clienti abbassarono gli sguardi cupi sulle proprie ordinazioni, cercando di rimanere fuori dalla faccenda. Alcuni dei nuovi arrivati si buttarono sugli scaffali pieni di merendine e pacchetti di patatine e cominciarono a far man bassa, senza che nessuno li fermasse. Dalla sua postazione dietro il bancone il signor Ichiraku serrò gli occhi, ma non disse nulla e continuò nel suo lavoro.
Tenten aggrottò la fronte.
Ecco uno degli inevitabili inconvenienti della “collaborazione” del signor Ichiraku con i boss della zona.
Benchè le tenessero tutte al proprio servizio, i criminali più importanti non potevano vietare alle bande di teppisti di riversarsi nei vari locali del quartiere per compiere le loro prepotenze. Sapevano bene che per mantenerle sotto il loro controllo dovevano lasciarli in totale libertà di agire quando non avevano bisogno delle loro prestazioni. Cosi come ne erano consapevoli i vari proprietari, costretti a subire le loro angherie senza alcuna possibilità di reagire
Mentre parecchi dei suoi compagni si riempivano le tasche con le cose del bar, uno dei nuovi arrivati, un ragazzo dai corti capelli castani e una guancia attraversata da una piccola cicatrice venne verso Tenten. Teneva le mani nelle tasche dei pantaloni troppo larghi e sorrideva strafottente. Un paio di grossi occhiali da sole firmati gli coprivano gli occhi.
“ Ehilà, Tenten, come butta?” la salutò, allargando le braccia con fare amichevole.
Tenten sbuffò infastidita. Avrebbe preferito prendere quel bellimbusto a calci all’istante, ma il signor Ichiraku si era raccomandato di trattarli bene.
“ Ciao, Matthew” disse, volgendo lo sguardo da un lato.
Il ragazzo sembrò soddisfatto da quella reazione.
“ Ma come?” chiese, però, ostentando delusione “ Io vengo a trovarti dopo tanto tempo e tu mi accogli cosi? Voi che ne dite, ragazzi?” disse, rivolgendosi alla piccola folla di suoi compari che lo spalleggiava.
“ Non si tratta cosi il fidanzato, Tenten” gridò qualcuno, subito appoggiato da un coro di fischi e urla.
Tenten strinse i pugni.
“ Di chi sarei la fidanzata io?” sibilò tra i denti, facendo un passo avanti. I ragazzi più vicini finsero di aver paura con degli urletti striduli e indietreggiarono, le mani davanti alle bocche o a ridicola protezione del volto, mentre i loro compari si sbellicavano dalle risate.
Tenten si morse il labbro per impedirsi di lanciarsi nel mucchio e fare una strage. Sapeva che se lo avesse fatto, poi se ne sarebbe pentita amaramente. Quei mocciosi avevano persone potenti a coprir loro le spalle.
Matthew si beò delle urla di acclamazione, muovendo la testa su e giù.
“ Sentito? Anche i ragazzi sono delusi e a dire il vero l’idea della fidanzata non è cosi male” commentò, abbassandosi gli occhiali sulla punta del naso e squadrandola da capo a piedi in un modo che le fece venire la nausea.
“ Perché non vieni a fare un giretto con noi?” le chiese, dopo aver terminato la sua ispezione. “ Mi sono procurato della roba che è la fine del mondo”
“ No, grazie”
Tenten si voltò per tornare al bancone, per quanto la riguardava quell’idiota e la sua roba avrebbero anche potuto andare a farsi friggere. Non era cosi scema o depressa da cadere nel tranello della droga.
Purtroppo le sue intenzioni vennero bloccate dalla mano di Matthew che la afferrò per il polso, costringendola a guardarlo.
“ Eddai, non fare l’asociale, vieni a divertirti” la incitò con un ghigno, stringendole forte il braccio.
“ Lasciami” disse Tenten fredda, ma quello non sembrò averla sentita. Dai teppisti dietro di loro, alcuni dei più grandi si avvicinarono di qualche passo, pronti a intervenire nel caso che la ragazza si fosse ribellata. Tenten vide chiaramente le loro mani affondate nelle tasche dei larghi jeans stringere i manici di coltelli volutamente mal nascosti.
Matthew gli fece cenno di rimanere lontani. Per il momento.
“ Dai, non c’è bisogno di fare la schizzinosa” disse, cercando di apparire accomodante “ Se fai la brava, posso anche pagarti, quanto vuoi per venire con me?”
Per Tenten quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Sollevò il braccio di scatto e indirizzò un violento pugno dritto contro il viso strafottente di Matthew. I teppisti scattarono per proteggere il loro capo, ma si bloccarono subito, vedendo che non c’era bisogno del loro intervento.
Tenten si era fermata, le nocche della sua mano a pochi centimetri di distanza dal naso sormontato di occhiali scuri di Matthew. La ragazza digrignò i denti, fissando l’altro con uno sguardo assassino, poi con un sospiro fece ricadere il braccio sul corpo.
In quel momento ogni fibra del suo corpo le gridava che doveva massacrare quel bastardo, doveva ridurlo cosi male che all‘ospedale i medici si sarebbero messi le mani tra i capelli al vederlo, che era l’unico modo per conservare un briciolo di dignità, ma la consapevolezza di quello che sarebbe accaduto, la stessa che aveva fermato la sua mano dallo spaccare il naso al ragazzo, era di ben altra opinione.
Personalità potenti proteggevano quei teppisti da quattro soldi. Pezzi anche grossi che non sarebbero stati contenti nel vedere i propri “ragazzi” aggrediti e sarebbero intervenuti duramente per punire i colpevoli.

Non perché li amassero particolarmente, bensì perché una qualunque offesa fatta anche agli scagnozzi di cosi infimo livello significava mettere in forse la loro stessa autorità e questo le personalità che tiravano i fili non potevano permetterlo.
Semplicemente Matthew e i suoi compari erano intoccabili.
Era calato un silenzio di tomba all’interno del bar e l’attenzione di tutti i presenti era concentrata su quello che Tenten era stata a un passo dal fare. Lo stesso signor Ichiraku stringeva convulsamente tra le mani callose la macchinetta che usava per fare il caffè, un espressione di assoluta preoccupazione in volto.
Dopo qualche istante, quando capì quello che era successo, il solito sorriso arrogante tornò a allargarsi sul viso di Matthew, sostituendo l’espressione spaventata che era apparsa appena aveva visto il pugno di Tenten avventarsi contro di lui.
“ Brava, hai capito con chi hai a che fare” commentò beandosi dell’impotenza della ragazza. I suoi compari sogghignarono e abbandonarono la presa sulle armi “ Kakuzu-sama non sarebbe molto contento dal sapere che una ragazza come te ha provato a tirarmi un pugno, sono uno dei suoi principali compratori, sai” un luccichio malvagio brillò per un attimo negli occhi del ragazzo.
“ Potrei raccontargli tutto”
Tenten sgranò gli occhi. L’aveva fregata.
“ Sei un vigliacco” sibilò.
Matthew rise e allungò la mano per prenderle la mano.
“ Però se vieni potrei sempre chiudere un occhio, vedrai dove ti porta il vecchio Matthew”
La sfumaturasupponente che sentì nella sua voce fece accapponare la pelle a Tenten, ma sapeva ormai di non aver via di scampo. Se si fosse rifiutata, quel bastardo avrebbe raccontato chissà quali atrocità al suo capo e la sua reazione avrebbe fatto chiudere definitivamente l’Ichiraku.
Tenten guardò di sottecchi il signor Ichiraku. Il suo datore di lavoro sembrava volerla incoraggiare a reagire, senza preoccuparsi delle conseguennze per il locale, ma lei non se la sentiva di rovinare tutto.
D’altronde solo un suicida si sarebbe opposto a quei prepotenti, con tutti i pericoli e i potenti che c’erano i mezzo.
Anzi, solo un povero idiota.
Le dita di una mano si strinsero attorno al braccio di Matthew, bloccandolo con forza.
“ Ehi, tu” disse Naruto, che aveva ascoltato tutta la discussione, rimanendo in disparte seduto al suo posto. “ Lasciala stare” mormorò, il cappuccio calato che gettava una lieve ombra sul volto.
Con uno scrollone Matthew si liberò dalla presa del biondino, che si alzò lentamente in piedi.
“ E tu chi cavolo sei?” chiese irritato da quel interruzione, massaggiandosi il polso. I suoi compari si fecero avanti, affiancandolo a semicerchio.
Senza dire una parola, Naruto si frappose tra loro e Tenten, tenendo sempre le mani nelle tasche.
“ Ehi, ma che stai combinando?” gridò Tenten, allarmata. Non voleva davvero mettersi a proteggerla?
“ Ma ti sto togliendo dai guai, no?” fece Naruto ironico.
Se avesse avuto un muro a disposizione Tenten ci avrebbe tirato una testata. Era proprio come pensava. Il biondino non sapeva a cosa andava incontro.
Fece per avvertirlo di non mettersi in mezzo, ma la voce irata di Matthew la bruciò sul tempo.
“ Mi hai fatto male! Ma lo sai con chi hai a che fare?” sbottò il teppista, tenendosi il polso dolorante.
“ Con un idiota?’” tirò a indovinare Naruto, esibendo un ghigno sicuro.
Senza farsi notare tutti i clienti dei tavoli circostanti si allontanarono alla chetichella.
La battuta fece bruciare di rabbia Matthew. Quel biondino aveva detto la sua ultima spacconata.
“ Prendetelo, ragazzi!” sbraitò ai suoi compari “ Insegnategli chi è che comanda in questo quartiere”
I teppisti non se lo fecero ripetere due volte. Sorrisero, sicuri della propria superiorità e iniziarono a girare attorno al ragazzo come tanti lupi attorno alla preda, pronti a fargliela pagare per l’affornto fatto al loro capo.
“ Hai visto cosa hai fatto” mormorò Tenten, fissando gli avversari che il biondo si era fatto per una semplice idiozia “Non avresti dovuto metterti in mezzo”
Naruto la guardò con la coda dell’occhio.
A Tenten sembrò di vedere un baluginio rossastro inquinare per un istante la limpidezza dei suoi occhi. Sbattè le palpebre e l’azzurro tornò incontaminato.
“ Stà indietro” comandò Naruto, dandole di nuovo le spalle.
Turbata, si fece da parte. Sorpassò i teppisti, che non la degnarono di uno sguardo e arrivò al bancone. Subito le si affiancò il signor Ichiraku. Sentì che le stava dicendo qualcosa, ma non ci badò.
Pensò di essersi immaginata tutto, ma dentro di sé sentì accendersi una minuscola stilla di sospetto. Un sospetto che impauriva anche una dura come lei.
“ Hai fatto l’errore più grande della tua vita, biondino” ringhiò Matthew.
Naruto sorrise.
“ Siete degli stronzi antipatici”
Si abbassò di scatto. Una sedia gli volò sopra, sfiorandogli la zazzerra dorata. Colto di sorpresa uno dei teppisti non riuscì a spostarsi dalla linea di lancio e fu colpito in pieno al volto. Cadde rovinosamente su uno dei tavoli, spaccandolo con il suo peso, e non si mosse più, privo di sensi. Matthew sgranò gli occhi.
“ E attaccate anche a tradimento” commentò Naruto piegato sulle ginocchia.
Un attimo dopo era in movimento.
Fu addosso al teppista che aveva cercato di colpirlo con la sedia prima che questo potesse anche solo tentare di reagire. Lo colpì allo stomaco con le dita, facendolo accasciare con un mugolio. Girando appena la testa dietro di sé, si piegò da un lato per schivare l’affondo di un coltello.
Afferrò con una mano il braccio che lo brandiva e lo torse, costringendolo a mollare la presa, poi con un ampio movimento delle braccia scagliò il teppista in avanti contro i tavoli, che vennero travolti uno dopo l’altro fino a formare un grottesco mucchio su cui stava sdraiato il ragazzo semi svenuto.
Naruto sorrise, e quel attimo di distrazione rischiò di costargli caro. Un coltello a farfalla gli graffiò alla faccia. Alcune goccie di sangue scuro sprizzarono dalla piccola ferita e a quella vista Naruto non potè trattenere un piccolo sorriso.
Si allontanò con uno scatto e si voltò per fronteggiare gli avversari rimanenti.
Erano in tre, tutti grossi e armati di coltelli. Avevano un espressione spavalda, ma Naruto capì che erano impressionati dalla facilità con cui aveva mandato al tappeto i loro compari.
Si passò il dorso della mano sulla guancia, ghignando. Doveva fare attenzione a come colpirli, altrimenti avrebbe potutto anche ucciderli.
Uno dei teppisti gridò e gli scagliò contro la sua arma. Fu facile per Naruto abbassarsi e schivarlo, ma era proprio ciò che gli altri due aspettavano. Brandendo i coltelli con le punte rivolte all’ingiù gli si gettarono addosso per colpirlo da due lati contemporaneamente.
Naruto appoggiò una mano a terra. Per un attimo si fermò a pensare che quei teppistelli dovevano aver avuto qualche tipo di addestramento per attaccarlo in schemi cosi coordinati tra loro.
A parte la sedia, certo.
Si sollevò sulle mani e roteò su sé stesso, disarmando entrambi i suoi aggressori con un paio di calci ben assestati. I due teppisti fecero ancora qualche passo spinti dallo stupore e dalla loro stessa irruenza, prima che i piedi di Naruto li colpissero con violenza, mandandoli entrambi al tappeto.
L’ulitmo rimasto tentò di cogliere Naruto alla sprovvista, mentre era sbilanciato, ma un doppio calcio sotto il mento spezzò le sue speranze e lo spedì a fare compagnia ai suoi compari.
Naruto si rimise in piedi tranquillamente, sotto gli sguardi stupiti e sconvolit di tutti i presenti e di quello terrorizzato di Matthew.
Il capobanda rimase come pietrificato, mentre Naruto avanzava verso di lui, un ghigno bellicoso in volto. Gli si parò davanti, piantandogli gli occhi azzurri nei suoi spaventati oltre ogni limite.
“ Buh”
Matthew rimase in piedi per un istante, irrigidito, poi gli si rovesciaorno gli occhi all’indietro e crolò a terra, svenuto, mentre una grossa macchia scura gli si allargava sul cavallo dei pantaloni.
Il resto della banda fu pronta a capire che aria girava ormai per loro e, appena Naruto gli grugnì di sparire, non se lo fecero ripetere due volte e se la diedero a gambe, uscendo dal locale di gran carriera allo stesso modo con cui erano entrati.
Naruto li tenne sotto controllo, finchè anche l’ultimo fu uscito, poi si diresse al bancone, sotto lo sguardo stralunato Signor Ichiraku, che sembrava stesse cercando di strangolare la macchinetta del caffè per quanto la stringeva tra le mani e di Tenten, che cercava di formulare una frase coerente senza però riuscirci.
“ Scusate per i danni” disse, interrompendo i suoi balbettii confusi. “ Ho cercato di non esagerare, ma a quanto pare non ci sono riuscito”
Ridacchiò imbarazzato, avendo come sfondo il locale completamente ingombro di tavoli distrutti e teppisti svenuti.
Il primo a riprendersi dallo sbigottimento fu il signor Ichiraku.
“ Ma ti rendi conto di quello che hai fatto, ragazzo?” chiese, perplesso.
“ No, perché?” Naruto sbattè le palpebre. Non capiva.
“ Quelli erano gli uomini di Kakuzu, uno dei più importanti possidenti della città”
“ Davvero?”chiese Naruto con noncuranza, vagando con lo sguardo tra le varie merendine presenti sul bancone “ Posso prenderne un paio?”
“ Ma certo, prendine pure quante ne vuoi” acconsentì Ichiraku confuso da quel cambio di conversazione “ Ma hai capito cosa hai fatto?”
Naruto fece un gesto noncurante con la mano, mentre con l’altra si riempiva le tasche.
“ Si, me ne farò una ragione”
“ U-uao, li hai stesi tutti con un attimo” balbettò Tenten, riprendendo finalmente il dono della parola. Secondo la sua filosofia di vita, chiunque fosse forte nelle arti marziali era da ammirare a prescindere.
" Bah, non erano questo granchè" si schermì Naruto, riuempiendosi la bocca di brioche. Sollevò un muscolo " Io voglio ben altri avversari"
" E' il mio eroe" pensò Tenten con due stelline al posto degli occhi.
Con un salto Naruto scese dal bancone.
" E adesso dove vai?" chiese Ichiraku, temendo chissà qualce altro scatto di testa.
" Devo trovarmi una casa" rispose Naruto semplicemente " Ah, a proposito, sapete per caso, dove posso trovarne una da affittare o qualcosa del genere"
Ichiraku scosse la testa, ancora mezzo sconvolto.
" No, mi dispiace"
" Vabbè, fa niente, vorrà dire che mi metterò a cercare" Naruto alzò le spalle e si incamminò verso l'uscita.
" Attento!" gli urlò dietro Ichiraku, quando era già sulla strada " Da adesso ti saranno tutti addosso"
Naruto si fermò e ghignò, un sorriso selvaggio.
" Lo so già"
Poi senza dire altro si incamminò alla ricerca di un posto dove poter trascorrere il suo soggiorno ad Akakonoha.
Non sapeva che quello che cercava, camminava in un altro settore del quartiere, la mente rivolta a una lista di regali e due occhi bianchi e splendenti colmi di dolcezza.

Ho finito!
Evviva.
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 3/2/2010, 21:27




A parte che il titolo non mi convince, troppo lungo...MI è PIACIUTO UN SACCO!!! XD
Seriamente, è resa benissimo l'ipocrisia che caratterizza questo universo, attraverso formule che purtroppo c'è da dire che noi italiani conisciamo fin troppo bene...
Ma passiamo ai commenti:

CITAZIONE
grande complesso commerciale di proprietà del magnate della finanza, nonché senatore del consiglio di zona e benemerito di grande fama, Kakuzu Yosen.

MUAHAHAH! Kakuzu magnate della finanza ci sta a palla! XDD

CITAZIONE
Il capobanda rimase come pietrificato, mentre Naruto avanzava verso di lui, un ghigno bellicoso in volto. Gli si parò davanti, piantandogli gli occhi azzurri nei suoi spaventati oltre ogni limite.
“ Buh”
Matthew rimase in piedi per un istante, irrigidito, poi gli si rovesciaorno gli occhi all’indietro e crolò a terra, svenuto, mentre una grossa macchia scura gli si allargava sul cavallo dei pantaloni.

Non ho parole...XDDD

CITAZIONE
“ U-uao, li hai stesi tutti con un attimo” balbettò Tenten, riprendendo finalmente il dono della parola. Secondo la sua filosofia di vita, chiunque fosse forte nelle arti marziali era da ammirare a prescindere.
" Bah, non erano questo granchè" si schermì Naruto, riuempiendosi la bocca di brioche. Sollevò un muscolo " Io voglio ben altri avversari"
" E' il mio eroe" pensò Tenten con due stelline al posto degli occhi.

Oddio, anche Tenten ci si mette ora??? XD



 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 3/2/2010, 22:05




CITAZIONE
MUAHAHAH! Kakuzu magnate della finanza ci sta a palla! XDD

Pwerdonate la mia totale inabilità ad associare nomi a faccie...chi è Kakuzu degli spostati dell'akastuki?non ricordo...
CITAZIONE
Un guasto tra le file dei protected Bot” pensò divertito, rileggendo il titolo a caratteri cubitali della pagina.
Sembrava quasi che l’autore temesse di essere frainteso e solo quella dimensione esagerata potesse assicurargli un unico significato inequivocabile. Se non altro, aveva raggiunto il suo scopo, nessun uomo sano di mente avrebbe pensato a un vampiro biondo con manie di protagonismo come colpevole del misfatto.
Anche se probabilmente qualcuno lo aveva già capito, ma preferiva non dirlo.
Naruto diede un morso alla brioche e masticò avidamente. La crema gli macchiò le guance e la felpa già macchiata, ma non ci fece neppure caso.
E pensare che lui ci si era anche messo d’impegno per vedere la sua foto sulla prima pagina, ammucchiare tutti i pezzi dei robot gli aveva portato via almeno metà della nottata, per non parlare del freddo che aveva preso.
Come a volerglielo ricordare, un pizzicore lo aggredì violentemente al naso. Starnutì fragorosamente, accartocciando il giornale per lo scatto delle mani. Con le lacrime agli occhi, si asciugò il moccolo che scendeva con la manica della felpa e riprese a leggere, risucchiando con il naso.
Eppure, nell’articolo non si parlava proprio di lui, nemmeno un accenno, anzi, si erano preoccupati persino di cancellate tutte le tracce dei suoi colpi sulle corazze dei bot e i tag con cui aveva riempito tutta la strada, prima di scattare la foto.
Pure le lamiere con cui aveva scritto il suo nome erano sparite.
La polizia aveva fatto davvero un lavoro impeccabile per modificare l’intera faccenda, non c‘era niente da dire.
Sbuffò, deluso.
Che gusto c’era ad essere un ricercato se poi non ti conosceva nessuno?

Questo fa priopio NarutoNaruto...xD
CITAZIONE
“ Signor cliente, devo chiederle di togliere i piedi dal tavolo” disse acida, con un tono più adatto a un ordine perentorio che a una richiesta.
“ E perché dovrei?” chiese Naruto, buttando giù l’ultimo pezzo della brioche e guardandola interrogativo.
“ Perché qui non è permesso mettere i piedi sui tavoli” cantilenò la cameriera, con l’aria annoiata di chi ripete per l’ennesima volta lo stesso concetto.
Naruto si grattò la rada peluria che gli cresceva sul mento, sorridendo.
“ Davvero?” chiese dubbioso.
Una venetta pulsante apparve sulla fronte della ragazza. Ma la stava prendendo in giro o cosa?
“ Si” confermò, sforzandosi di apparire calma “ E inoltre le chiederei di non denigrare i nostri prodotti ad alta voce, gli altri clienti potrebbero non apprezzare” aggiunse, gettando un rapido sguardo infuocato dietro di sé, verso tutti gli avventori che stavano origliando la discussione. Tutti i curiosi fecero finta di pensare ad altro, ma drizzarono di nuovo le orecchie, appena la ragazza si voltò verso il biondino.
“ Chiaro?”
Naruto assunse un aria addolorata.
“ Mi piacerebbe tanto accontentarla, ma vede, signorina, il fatto è che sono un invalido”
“ Davvero?” chiese Tenten, per un attimo sinceramente sorpresa. Quelli che stavano ascoltando si sporsero dalle sedie curiosi.
Naruto annuì con rassegnata calma.
“ Sa, da bambino ho avuto un incidente alle gambe e adesso devo tenerle dritte almeno tre ore al giorno o mi potrebbero andare in cancrena”
Un unico pensiero attraversò simultaneamente le teste di tutti i presenti: quel biondino si era condannato a morte. Doveva aver battuto la testa, altro che gambe.
Tenten sorrise, angelica.
“ Mi sta per caso prendendo in giro?”
“ Ma non mi permetterei mai” Naruto le concesse il suo sorriso più abbagliante. “ Perché non si rilassa con una bella brioche stagionata?” propose, offrendole la seconda merendina che aveva comprato.
Tenten la osservò per un stante in silenzio, un lieve tic che le faceva tremare la palpebra dell’occhio sinistro.

Signori e signori,ecco a voi Mr.Iocercoguaieanchegiganteschi....xD
Poteva evitarselo...xD
CITAZIONE
" Vabbè, fa niente, vorrà dire che mi metterò a cercare" Naruto alzò le spalle e si incamminò verso l'uscita.
" Attento!" gli urlò dietro Ichiraku, quando era già sulla strada " Da adesso ti saranno tutti addosso"
Naruto si fermò e ghignò, un sorriso selvaggio.
" Lo so già"

Sotttoscrtitto:"e ci spero"...xDDD
CITAZIONE
Non sapeva che quello che cercava, camminava in un altro settore del quartiere, la mente rivolta a una lista di regali e due occhi bianchi e splendenti colmi di dolcezza.

Qualcosa mi dice che sei un NaruHina...xD
CITAZIONE
Oddio, anche Tenten ci si mette ora??? XD

Quoto,e basta,insomma!xD Konohamaru passi...ma TenTen!
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 4/2/2010, 15:56




E già, purtroppo è facile rivedere parecchi dei problemi presenti in questa storia anche nel nostro paese. Non per niente mi sono ispirato a parecchi articoli di cronaca nera per decidere quali cattivi inserire e lasciatemi dire che non basterebbe un mese pe elencare tutte le porcherie che combina la mafia.
Matthew e la sua squadretta sono solo la punta dell'Iceberg, sono i "fanti", i teppistelli che vengono usati per vendere la droga, per le intimidazioni e per tutti quei lavoretti che espongono all'opinione pubblica, troppo pericolosi per i veri mafiosi, che preferiscono stare nell'ombra, tirare i fili e sopratutto incassare i soldi.
Se volete sapere qualcosa di più approfondito sulla mafia, vi consiglio di vedere "Gomorra", lo abbaidmo visto in classe e le cose che fa vedere sono allucinanti, eppure tutte vere, come lo smaltimento abusivo dei rifiuti tossici. Per guidare i camion con i bidoni i mafiosi usavano addirittura bambini ingaggiati con quattro spiccioli nei bar e nelle sale giochi, con uomini pagati apposta, tutti bambini che entro qualche anno si ritrovano tutti con tumori ai polmoni e alla pelle.
Tuttifatti che lasciano senza parole e che penso di introdurre.
Interrompendo una scorribanda della mafia, Naruto si è fatto nemici potenti, che oltre alla mera violenza usano metodi più sottili per abbattere gli avversari, tutto grazie ai vari agganci che hanno con le autorità.
Insomma, per il caro biondino i problemi non tarderanno ad arrivare.
Ultima cosa e sparisco.
Non penso di inserire le smielate di "Twilight" vampiro/ragazza. Io odio quel libro, l'ho usato come proiettile per abbattere un rompiscatole. Il romanticismo ci sarà, ma in un modo un po' più vivace.
Beh, direi che ho detto tutto. Au revoir. *scompare*
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 4/2/2010, 21:12




Queste tue frasi fanno proprio vedere dietro al nickname sciocco, le riflessioni di una persona matura e di spirito critico: non nego che mi piacerebbe conoscerti di persona, Panchi!!!
A parte gli scherzi...esiste il film di Gomorra? Perchè al momento mio padre sta leggendo il libro, che penso di prendere in mano quando l'avrà finito.
Un altro film sulla mafia che consiglio di vedere è "I cento passi", a cui il gruppo Modena City Ramblers ha dedicato l'omonima canzone.
Volendo stare in tema Naruto-Mafia consiglio questo! XD


Per quando riguarda il romanticismo...fai bene a renderlo un po' più vivace, per me la Meyer si sofferma un po' troppo sugli addominali di Edward...per il resto non odio Twilight, diciamo che lo leggo con un po' di scetticismo, ma l'idea non è male, anche se trita e ritrita...
Sono proprio curiosa di vedere come tratterai questo argomento in una fanfiction critica come questa...XD
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 4/2/2010, 21:39




CITAZIONE
Per quando riguarda il romanticismo...fai bene a renderlo un po' più vivace, per me la Meyer si sofferma un po' troppo sugli addominali di Edward...per il resto non odio Twilight, diciamo che lo leggo con un po' di scetticismo, ma l'idea non è male, anche se trita e ritrita...
Sono proprio curiosa di vedere come tratterai questo argomento in una fanfiction critica come questa...XD

Concordo in tutto e per tutto!
In quanto a gomorra,mai avuto tempo di leggerlo(anche perhè mio padre sta facendo fare il giro del mondo a quel libro...) però ho visto il film I cento passi con la scuola(benchè ce lo abbiano brutalmente piantato a metà...d'oh!>_<) e in viaggio studio 2 anni fa quella canzone la mettevano tutte le sere,l'abbbiamo pure messa nel video di fine vacanza!


 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 4/2/2010, 22:07




CITAZIONE
Queste tue frasi fanno proprio vedere dietro al nickname sciocco, le riflessioni di una persona matura e di spirito critico: non nego che mi piacerebbe conoscerti di persona, Panchi!!!

Nickname sciocco? Perchè?!?!? Buuuuh, sono afflitto, triste, depresso e sulla via del suicidio sob, sob.
Chissà, magari un giorno l'illustre sottoscritto potrebbe coronare il suo grande sogno di venire a qualche manifestazione di anime e cosplay vari e lì ci si potrebbe trovare tutti insieme.
Magari quando prenderò la macchina.
Chissà....
Si, il film di Gomorra esiste, l'ho abbiamo visto a scuola in questi giorni e devo dire che è assolutamente allucinante, io al massimo conosco spacciatori di fumo e erba, ma quei livelli, in cui ogni legame non ha nessun valore, fanno rabbrividire.

CITAZIONE
Per quando riguarda il romanticismo...fai bene a renderlo un po' più vivace, per me la Meyer si sofferma un po' troppo sugli addominali di Edward...per il resto non odio Twilight, diciamo che lo leggo con un po' di scetticismo, ma l'idea non è male, anche se trita e ritrita...
Sono proprio curiosa di vedere come tratterai questo argomento in una fanfiction critica come questa...XD

Twilight, bella tutta la storia dei vampiri e blablabla, k'autrice è una forza nei dialoghi e blablabla, ma che noia. 456453246523 pagine per descrivere metà pomeriggio, quanto diventa Swarowski Edward sotto il sole, quanto è scema Bella e quanto i vampiri siano invincibili.
Penso che quelli che farò io saranno anche più forti, ma in compenso lo saranno anche i cattivi, cosi bilanciamo un po'.

CITAZIONE
e in viaggio studio 2 anni fa quella canzone la mettevano tutte le sere,l'abbbiamo pure messa nel video di fine vacanza!

Non l'ho mai sentita, è il caso di rimediare
Come al desolante solito, a parte quella di un mio amico, non ho avuto nemmeno una recensione, la cosa mi intristisce un poco, ma forse ho capito dove sbaglio.
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 10/2/2010, 20:44




CITAZIONE
Come al desolante solito, a parte quella di un mio amico, non ho avuto nemmeno una recensione, la cosa mi intristisce un poco, ma forse ho capito dove sbaglio.

E a noi non ci conti??? ò__ò
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 10/2/2010, 21:04




CITAZIONE (Dark Exorcist @ 10/2/2010, 20:44)
CITAZIONE
Come al desolante solito, a parte quella di un mio amico, non ho avuto nemmeno una recensione, la cosa mi intristisce un poco, ma forse ho capito dove sbaglio.

E a noi non ci conti??? ò__ò

Sigh,Panchi tu ci spezzi il cuore...ç___ç
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 10/2/2010, 21:08




Dehihioh, intendo su Efp, anche se alla fine una ragazza ha recensito.
E comunque, NO! A voi non vi conto! Gnegnegnegne!
Xd, scherzo, sarete sempre e comunque le mie prime commentatrici e questo è un grande onore, per me ovvio, eh.
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 10/2/2010, 21:55




Dehihohoh...cascato!
*tira fuori una teiera dalla manica e gliela sventola sotto il naso*
'azzie comunque!^^
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 13/2/2010, 15:35




Per questioni relative all’ordine pubblico e su direttiva del ministero della Sicurezza si consiglia di non ospitare in casa né di dare riparo individui sconosciuti di cui non si conosca la provenienza, la residenza precisa e l‘occupazione attuale.
In caso si presentino eventi del genere si prega di contattare il prima possibile e senza indugio la più vicina stazione di polizia, dove verranno avviati tutti gli accertamenti necessari.
Eventuali mancanze verso questa ordinanza verranno ritenute senza eccezioni atti ostili e verranno immediatamente punite dalle squadre addette con sanzioni adeguate al caso.
Distinti saluti.

Firmato
Kakuzu Yosen, Presidente del Comitato di Salute Pubblica
Sasuke Uchiha, Commissario Capo della Sezione B delle Forze di Sicurezza

(Circolare emessa ad Undercity)

Hinata lesse con attenzione il disadorno documento imbrattato a piè pagina da grossi timbri colorati. Squadrò con fare leggermente critico i ghirigori delle firme quasi illeggibili, poi con delicatezza lo piegò un paio di volte e, infilatolo nella piccola busta in cui era sigillato, lo appoggiò sul tavolo che occupava il centro della cucina linda e immacolata. Dall’unica finestra la luce mattutina illuminava la stanza, dando una sfumatura di tenue giallo alle stoviglie accuratamente allineate sul lavello lucido e ai vasetti di piante posti sul davanzale.
Non c’era niente da dire, l‘appartamento di Hinata era un vero gioiello. Piccolo, come tutti gli altri del condominio dove abitava, però tirato a lucido come uno specchio e senza neanche un capello fuori posto. Dal bagno al salotto, al piccolo balconcino che dava sulla strada; ogni cosa dava l’idea di un buon gusto e di un attenzione all’ordine fuori dal comune che risultava sempre gradevole a qualunque sguardo vi si posasse sopra.
Sicuramente Hinata Hyuga non poteva essere catalogata come una ragazza disordinata.
E questa cura dei dettagli si rispecchiava anche nel suo aspetto.
I lunghi capelli corvini le ricadevano gentilmente sulla schiena e sulla fronte in una corta frangetta sempre impeccabilmente lucenti e ordinati, cosi come erano senza una piega la gonna lunga e la camicetta che indossava, insolito vestiario per una ragazza della sua età, ma che comunque a lei piaceva molto.
Però ciò che attirava maggiormente l’attenzione non erano questi aspetti del suo carattere, che, anzi spesso e volentieri passavano in secondo piano. Ciò che attirava gli sguardi della gente che la ragazza frequentava era il suo viso maturo e gentile, di un bianco quasi pallido sempre pronto a tingersi di un rosso acceso se qualcuno vi posava lo sguardo per troppo tempo.
Si, perché Hinata era di una timidezza a dir poco assurda. Bastava che qualcuno la guardasse per quattro secondi di fila o magari che la sfiorasse inavvertitamente che gli occhi bianchi come la neve le si abbassavano a terra, le guance le diventavano di un rosso cosi intenso da sembrare sul punto di esplodere e cominciava a torturarsi gli indici delle mani a più non posso senza più riuscire a pronunciare una frase di senso compiuto.
La gente diceva che questa sua caratteristica la rendeva noiosa e per questo aveva molti pochi amici, ma a Hinata quei pochi bastavano.
Le iridi color latte ripercorsero ancora una volta la minuta scrittura del documento per essere sicura di aver capito tutto, poi la ragazza sospirò stancamente. Le arrivava un po’ difficile vedere certe zampe di gallina su documenti ufficiali, ma che ne poteva sapere lei dei modi di fare delle autorità?
Gettò uno sguardo distratto all’orologio a cucù appeso alla parete.
Meglio cominciare ad avviarsi. Non voleva che qualcuno dovesse rimanere al freddo solo per un suo ritardo.
Prese il borsone che aveva appoggiato su una delle sedie e, controllato che ci fosse tutto, uscì dall’appartamento e si richiuse la porta alle spalle.
La tromba delle scale le si presentò in tutto il suo angusto e macabro splendore pieno di ombre soffuse, ma lei, abituata a percorrerla ogni giorno, non ci fece troppo caso.
Oltrepassò in tutta fretta il pianerottolo su cui davano anche altre due porte di appartamenti uguali al suo.
Con una vaga speranza guardò la porta dell’ascensore, ma venne subito delusa da un cartello giallognolo sostenuto per miracolo da un paio di chiodi arrugginiti che sembrava gridare al mondo la parola che portava scritta “Guasto”.
Hinata sospirò; si chiese per quanto sarebbero andati ancora avanti i lavori di ristrutturazione. Se non ricordava male erano iniziati almeno sei mesi prima e ancora non erano terminati.
A lei non dava fastidio dover scendere sei rampe ogni giorno, ma nel palazzo c‘erano anche persone sulla sedia a rotelle che non potevano farlo e avevano bisogno dell‘ascensore, possibile che ci volesse cosi tanto per riparare l’impianto?
Si pentì di quel pensiero un attimo dopo averlo formulato. Gli operai lavoravano e si spaccavano la schiena per loro, magari a contatto anche con qualche guasto pericoloso e lei anche il coraggio di lamentarsi.
Si diede della meschina.
Avrebbero terminato il più presto possibile; c’era solo d’aspettare un altro po’.
Ne era sicura.
Risolta la questione si sistemò meglio la borsa sulle spalle e andò verso l’inizio della rampa di scale. La mancanza di luce rendeva i buchi e le infossature che deformavano i gradini ormai sbreccati difficili da vedere con il rischio di inciampare e rompersi l‘osso del collo e se possibile questo avrebbe preferito evitarlo.
Già si immaginava, mentre volava di sotto per poi atterrare di testa davanti alla portineria.
Deglutì e iniziò a scendere lentamente, mettendo un passo dietro l’altro e guardando per bene dove metteva i piedi. Un paio di volte fu costretta a fermarsi o a tornare indietro per far passare degli uomini anziani che le lanciavano degli sguardi di scusa e cercavano di superarla al massimo della velocità che le loro gambe tremolanti gli consentivano. Un altro paio di volte rischiò di volare di sotto per colpa di una grossa e scivolosa macchia d’umido che aveva visto all’ultimo momento e per una sbeccatura in un gradino subdolamente nascosta nell’ombra.
Cosi, quando arrivò al pianterreno, Hinata si fermò un attimo a riprendere fiato e a pulirsi il sudore dalla fronte con un fazzoletto, poi si sistemò la borsa sulla spalla e, cercando di darsi un contegno, nonostante il cuore ancora le martellasse, si avviò lungo l‘ampio ingresso.
A differenza del resto del palazzo da un grosso lampadario di plastica attaccato al soffitto una forte luce si diffondeva a illuminare a giorno l’ambiente e il pavimento in mattonelle di marmo era liscio e pulito.
A destra dell’entrata un grosso gabbiotto sorvegliava chiunque entrava o usciva. Al suo interno, seduta a una scrivania ingombra di documenti e cianfrusaglie varie, una donna bionda e molto prosperosa guardava una televisione portatile in cui una presentatrice stava elencando dei numeri, gettando di tanto in tanto occhiate morbose a un biglietto della lotteria che teneva stretto tra le mani.
“ Ciao, Tsunade” la salutò Hinata gioviale, accostandosi alla grossa fessura usata per comunicare con chi era all’interno del gabbiotto.
Con evidente malavoglia, la donna distolse l’attenzione dallo schermo e si voltò. I suoi occhi di un vivido color oro sembravano mandare bagliori per il fastidio di essere stata interrotta durante il suo programma preferito.
Hinata si fece piccola piccola. Decisamente Tsunade non era tipa da nascondere le impressioni, ma per sua fortuna la giovane Hyuga le era molto simpatica. Se fosse venuto qualcun altro a disturbarla gli avrebbe tirato uno sgabello senza pensarci due volte.
“ Oh, Hinata, qual buon vento?” chiese scocciata, appoggiando la guancia sul pungo chiuso e guardandola storto.
“ Ehm, dovrei uscire” disse Hinata timidamente.
Tsunade la squadrò, mentre la corvina non trovava niente di meglio che guardarsi la punta delle scarpe.
Sempre a disagio quella benedetta ragazza, certo lei non l’aiutava con i suoi modi bruschi, però mai una volta che l’avesse vista chiacchierare con qualcuno o anche solo andare a divertirsi. Le uniche volte che la vedeva fuori dal suo appartamento era per andare a lavoro e al ritorno, per il resto della giornata svaniva nel nulla.
“ Va bene” sospirò. Prima sbrigava tutte le formalità, prima tornava all’estrazione del lotto.
Aprì un cassetto della scrivania e, dopo qualche istante e rimestare nell’ammasso di documenti che lo riempiva fino all‘orlo, tirò fuori una scheda magnetica simile alle carte di credito che si usano per fare la spesa.
“ Tieni” disse, facendola passare nella fessura. “ Quando hai finito lasciala inserita, che poi la riprendo io”
Hinata la prese goffamente tra le mani, rischiando quasi di farla cadere.
“ G-grazie” rispose intimidita.
Si morse la lingua. Non c’era proprio niente da fare. Non riusciva a sostenere una discussione che fosse una senza balbettare. Sembrava quasi che questa caratteristica che tanto odiava l’avesse impiantata nel cervello.
Tsunade le sorrise.
“ Perché invece di ringraziarmi per una sciocchezza, non ti fai vedere con qualche ragazzo per una volta? Allora si che sarei contenta”
Hinata avvampò. Ecco un altro aspetto della sua vita che il suo carattere non le permetteva di affrontare: le relazioni sentimentali.
“ M-ma…T-Tsunade…” cercò di ribattere.
“ Si, si certo” La donna la liquidò con un sorriso divertito. “ Vai, va, prima che ti rimproverino per il ritardo, stammi bene” disse e senza aggiungere altro, tornò a guardare la televisione.
Hinata si allontanò dal gabbiotto con le guance che andavano a fuoco. Si sentiva presa in giro.
Ma perché tutti quelli che conosceva, le dicevano di trovarsi un ragazzo? Cominciava a pensare che si trattasse di un complotto. Non che non le fosse piaciuto, anche se era troppo timida per ammetterlo anche a sé stessa, ma semplicemente non aveva ancora trovato qualcuno adatto a lei.
Si avvicinò al grosso pannello metallico che occupava una piccola porzione della parete a destra della porta.
Non era niente di cosi esageratamente tecnologico o appariscente. Solo una lastra di metallo grigio interrotta da una fessura dove introdurre le carte e una parte bucherellata, simile a quella usata nei citofoni per comunicare con l’altro capo.
Ormai abituata a quella procedura, Hinta infilò la carta magnetica nella fessura. Una serie di rumori elettronici si udì dall’interno del marchingegno, poi con un sonoro clang, due sportelletti si spalancarono al centro della lastra. Nello scomparto cosi creato lo sguardo alieno e freddo di un lucido occhio rosso si abbassò lentamente a scrutare Hinata.
La ragazza sentì un brivido risalirle dietro la schiena. Non sarebbe mai riuscita ad abituarsi ai Memory Bot, le guardie meccaniche che registravano ogni movimento che avveniva in tutti i palazzi e condomini.
“ Nome?”
La voce metallica e priva di emozione del Bot proveniente dall’altoparlante la riscosse bruscamente dai suoi pensieri.
“ H-Hinata Hyuga” balbettò. Quella macchina la metteva più in soggezione di qualsiasi altra persona sulla faccia della terra, ma almeno per questa sua reazione poteva consolarsi, dato che era condivisa da tutti gli altri abitanti del condominio.
L’iride cremisi si staccò dal suo supporto in ferro e, sostenuta da un cavo d’acciaio che si contorceva come un tentacolo grigio, si avvicinò alla ragazza, fluttuandole davanti al viso con esasperante lentezza.
“ Motivo dell’uscita?” chiese, scrutandola da più lati, come se volesse prenderle le misure.
“ L-lavoro” rispose Hinata. Dovette farsi forza per non arretrare davanti a quel inquietante diavoleria tecnologica.
“ Tempo di permanenza all’esterno?” chiese ancora la perentoria voce metallica.
Hinata prese fiato. Ancora un secondo e sarebbe svenuta per la tensione.
“ D-dalle 8.00 a-alle 17.00” disse, quasi tutto di un fiato.
Il sottile tentacolo d’acciaio si bloccò. L’iride scarlatta che lo sormontava si strinse per un istante, come se stesse meditando sulla veridicità delle parole della ragazza, arrivando pericolosamente ad assomigliare alla pupilla di un serpente, poi cominciò a ritirarsi.
“ Permesso d’uscita accordato” dichiarò, reinserendosi nel suo supporto. Contemporaneamente la serratura che teneva bloccato l’ingresso scattò e spinta da un meccanismo elettrico telecomandato la porta si aprì di uno spiraglio e rimase socchiusa.
Hinata stava già per correre ad attraversarla, quando la voce del Bot la richiamò.
“ Si prega di rispettare l’orario” disse, con un tono neutro, ma che alla ragazza sembrò risuonare di mille minacce di morte. Detto questo gli sportelletti si richiusero di scatto.
Hinata si lasciò andare a un profondo sospiro di sollievo. Avrebbe preferito passare i prossimi sette mesi in casa che ripetere un esperienza del genere.
A quel punto il suo unico pensiero era di mettere più distanza tra sé e il Bot, cosi inforcò rapidamente la porta e uscì all’esterno.
La accolse la luce del sole mattutino attenuata dalle nuvolone nere di smog che coprivano perennemente UnderCity; comunque sufficiente da farle alzare una mano davanti alla fronte per ripararsi gli occhi ancora abituati al buio della notte.
Hinata osservò la minacciosa coltre di fumo nero e grigio con una lieve sensazione di tristezza a palpitarle nel cuore.
Chissà com’è il sole, si ritrovò a chiedersi, deve essere davvero luminoso per riuscire a illuminare tutto anche se è cosi coperto.
A scuola le avevano insegnato che il sole era semplicemente un enorme palla di fuoco e gas che bruciava da tempo immemorabile e che prima o poi avrebbe esaurito il suo carburante e si sarebbe spenta.
Insomma, niente di cosi eccezionale, secondo i professori.
L’importante era sapere i suoi effetti, conoscere la sua composizione e,soprattutto, scoprire i modi per sfruttarlo; a cosa serviva alzare ancora il naso all’insù per guardare una cosa cosi lontana da noi, se la terra abbondava da sé di scoperte e cose molto più interessanti e fantastici.
Ci voleva moderazione alla curiosità e alla fantasia, le avevano sempre ripetuto, mai strafare e restare sempre al proprio posto con la coscienza dei propri limiti sempre davanti.
Cos’era se non inutile e dannoso affannarsi anche solo con il pensiero verso inarrivabili lidi sconosciuti?
Sicuramente era molto meglio occuparsi dei doveri che la vita ci mette davanti e affrontarli nel modo più razionale possibile, passando al vaglio i pro e i contro, gli svantaggi e i vantaggi e agire di conseguenza.
Questo era il solo metodo per mantenere la pace e l’ordine nella società ed era accettato da ogni abitante di Akakonoha.
Eppure Hinata non la pensava cosi.
Quando si sentiva stanca e depressa amava passare un po’ di tempo, anche poco, a pensare di come sarebbe stata la sua vita se non fosse nata ad Akakonoha e vivesse ad Undercity. Le piaceva guardare le altre persone e immaginare come era la loro vita, cosa facessero quando lei non c’era o, quando era troppo stanca dal lavoro per mettersi a pensare, anche soltanto lasciare sciolta la briglia della fantasia.
Era un naufragare lento e dolce, che stemperava i momenti tristi e la aiutava a rendere più leggeri i fardelli della sua vita monotona e priva di emozioni. Certo, anche lei aveva avuto i suoi momenti bui e non poteva certo dire di rimpiangerli, ma certi momenti trovava che il periodo che stava attraversando fosse anche troppo tranquillo.
Diede un rapido sguardo all’orologio da polso. Alla fine i suoi timori si rivelavano immotivati; era ancora abbastanza presto, se non altro poteva permettersi una passeggiata per arrivare a lavoro.
Si avviò lungo il marciapiede con un andatura abbastanza rilassata, assaporando il vento fresco che le accarezzava il volto. A un lato della strada costellata di piccole buche, la massiccia sagoma di un Demolisher Bot stava compiendo il suo dovere quotidiano. Le enormi mani del Bot grande quanto un camion dalle fattezze lievemente umanoidi si chiusero sui lati di un grosso contenitore per la spazzatura e, sollevatolo in alto con una disinvoltura disarmante, rovesciarono il suo contenuto sporco e unto all’interno della grossa apertura che occupava il punto in cui si sarebbe dovuta trovare la testa. Due getti di vapore uscirono dalle braccia e dalla schiena del colosso, mentre il petto sembrava ritirarsi e i rifiuti venivano schiacciati dalla pressa al suo interno. Adempiuto il suo lavoro, il Demolisher si allontanò a passi pesanti che fecero tremare l’intera strada.
Hinata lo guardò allontanarsi con un misto di paura e timore reverenziale. Anche se solitamente addetti alla nettezza urbana, aveva sentito che esistevano dei modelli di Demolisher che venivano impiegati nella repressione dei disordini.
Sentì un brivido risalirle lungo la schiena al pensiero di quali danni avrebbe potuto fare un simile mastodonte se provocato, ma si rilassò subito, ricordando che i Bot avevano il compito di proteggere le persone come lei.
Se avesse combattuto, sarebbe stato per difendere e non attaccare.
Una coppietta di ragazzi in tuta e le cuffie alle orecchie le passò accanto, correndo e lanciandole degli sguardi interessati.
Hinata abbassò il viso in fiamme e accelerò il passo, lasciandoseli rapidamente alle spalle. Si era ripromessa di non attaccare più bottone con gente che sembrava simpatica, però la guardava con troppa audacia per i suoi gusti.
Almeno durante la mattina gli odori puzzolenti delle fogne non si sentivano troppo forte e cosi parecchie cittadini ne approfittavano per andare a fare jogging o a per prendere un po’ d’aria relativamente pulita prima di iniziare la giornata lavorativa.
Comunque non è un buon motivo per andare a infastidire gli altri, pensò, con un misto di irritazione e imbarazzo.
Rimuginando tra sé, voltò l’angolo.
Purtroppo non guardava dove stava andando e cosi non vide che all’ultimo momento la figura che correva verso di lei.
Cercò di spostarsi un attimo prima dello scontro. Ma un attimo fu troppo tempo.
Hinata vide il mondo capovolgersi all’improvviso, mentre cadeva rovinosamente a terra, evitando per un pelo una pozzanghera di acqua melmosa che aveva appena superato. Una miriade di stelline luminose le esplose davanti agli occhi e ci mise qualche istante a capire cosa fosse successo.
Quando la testa smise di girarle e riuscì a mettere di nuovo a fuoco, si accorse con angoscia che la sua borsa non era stata fortunata quanto lei ed era finita precisamente al centro della pozzanghera.
“ Scusa, non ti avevo visto” disse una voce leggermente affannata sopra di lei, distraendola dalla disperazione che cominciava già ad invaderla.
“ Va bene, va bene..” rispose solamente e alzò lo sguardo per vedere chi l’avesse investita.
Rimase irrimediabilmente paralizzata.
Assolutamente senza parole.
E completamente rossa.
Vide il ragazzo che aveva davanti guardarla un po’ stupito, con un sorriso divertito stampato sulle labbra.
“ Ehi? Tutto bene?”
Hinata si riscosse e abbassò lo sguardo imbarazzatissima, rendendosi conto di essere rimasta almeno mezzo minuto a guardarlo imbambolata.
“ S-si, t-tutto b-bene” riuscì appena a balbettare in risposta. Alzò gli occhi per gettare uno sguardo fugace al suo interlocutore. Aveva una folta zazzerra bionda che sparava in tutte le direzioni e sulle guance portava tre strane righe che gli davano un aspetto vagamente felino.
I suoi occhi azzurri incrociarono quelli color latte di Hinata e la ragazza abbassò precipitosamente lo sguardo di nuovo a terra. Non aveva mai visto un azzurro cosi limpido; le era sembrato quasi di potersici specchiare.
“ Sicura?” chiese il ragazzo, grattandosi la nuca perplesso “ Non hai una bella cera, sicura di non aver battuto la testa, cadendo?”
A quella domanda Hinata sentì un moto di stizza. Già non sopportava all’imbarazzo di non riuscire a spiccicare mezza parola, non permetteva che qualcuno si mettesse anche a dubitare delle sue facoltà mentali.
“ Ho detto che sto bene” disse di scatto, superando lo shock del primo sguardo “ E comunque potresti anche scusarti, dato che mi hai fatto anche bagnare la borsa”
Il ragazzo posò il suo sguardo sulla sacca di tela che galleggiava mollemente nella pozza d’acqua scura. Senza dire una parola, si avvicinò e la prese tra le mani. Una cascata di goccioline nere cadde dalla borsa appena la sollevò in aria. Con gesti un po’ impacciati tentò di ripulirla, togliendo i liquami che gli erano rimasti attaccati addosso e scrollandola con non troppa delicatezza.
Mentre cercava di riparare alla sua distrazione, Hinata lo osservava attentamente.
Ora che lo vedeva meglio, indossava dei vestiti un po’ troppo lisi e sporchi per essere un normale lavoratore o semplicemente un ragazzo che faceva una passeggiata.
Che fosse un malintenzionato?
Istintivamente fece un passo indietro, portandosi le braccia al petto in un piccolo, quanto inutile, gesto di difesa. E ora che faceva?
Si diede della sciocca per non aver mai voluto frequentare corsi di autodifesa.
Intanto il ragazzo, ripulita la borsa alla bell’e meglio, le arrivò davanti con una tale rapidità che Hinata non fece neanche in tempo a terminare di respirare, spezzando bruscamente il filo dei suoi pensieri.
Hinata trattenne il respiro. Quel ragazzo la sovrastava di almeno una spanna e a giudicare dalla stazza non aveva molta possibilità di batterlo in una corsa veloce. L’avrebbe raggiunta e agguantata in due passi scarsi.
Sentì la paura cominciare ad attanagliarla. Aveva sentito solo alcune voci sui pochi criminali che si aggiravano ancora ad UnderCity ed erano tutte cosi orribili che il solo ricordarle le fece accapponare la pelle.
Stava ancora riflettendo su come poter fuggire il più velocemente possibile, quando il ragazzo le porse la borsa e gliela fece cadere tra le braccia.
“ Ecco qua, scusami tanto” disse molto semplicemente.
Hinata ci mise qualche istante a capire cosa era successo. Sbattè le palpebre. Spostò un paio di volte lo sguardo dalla borsa al ragazzo e viceversa e alla fine espresse i suoi dubbi.
“ Tutto qui?” chiese spaesata. La situazione in cui si trovava era cosi diversa da come se l’era immaginata che faticava a crederci.
“ In che senso, tutto qui?” chiese il ragazzo diffidente. Ci pensò su un attimo, poi battè il pugno sulla mano aperta, come se avesse ricevuto un illuminazione “ Ah, certo, devo ripagarti anche i danni” disse convinto.
Sotto gli occhi increduli di Hinata cominciò a rovistarsi nelle ampie tasche della felpa.
“ Non ho molto” si scusò, tirando fuori un borsellino tristemente floscio a forma di ranocchio. Lo scrollò e una manciata di monete gli piovve sul palmo della mano.
“ Tieni, spero che bastino” disse, porgendole alla ragazza.
Hinata non sapeva cosa dire. Forse lo aveva malgiudicato. O forse, meno probabile, esistevano davvero i Robin Hood dei libri che leggeva ogni tanto.
“ No, no, davvero non devi ripagarmela“ si schermì, agitando le mani davanti al volto.
Il biondino fece una faccia poco convinta, le prese delicatamente la mano e le posò i soldi sul palmo.
“ Poche storie, Naruto Uzumaki ripaga sempre i suoi debiti” affermò, puntandosi il petto con il pollice. Davanti a un cipiglio cosi deciso Hinata ricacciò le proteste prontamente in gola. Anche se avesse insistito dubitava che sarebbe cambiato qualcosa.
“ E adesso scusa, ma devo proprio andare, ho una faccenda importante da sbrigare” prese commiato il ragazzo, aggiustandosi il cappuccio sulla testa.
Le sorrise e, senza aggiungere altro, la sorpassò rapidamente, proseguendo per la sua strada.
Hinata lo seguì con lo sguardo, mentre si allontanava sempre più con un misto di indecisione e riluttanza.
Scosse la testa. Doveva essere diventata matta anche solo per pensare una cosa del genere. Sarebbe stato a dir poco temerario e poi l’ordinanza del parlava chiaro.
L’occhio le cadde sulle monetine che teneva ancora sulla mano. La tenue luce del mattino le faceva rilucere, illuminando lievemente le strane fogge che le decoravano.
Alzò di nuovo lo sguardo sul ragazzo, che ormai era quasi arrivato all’angolo della strada.
Sospirò. Forse doveva prendersi una pausa dal lavoro, la Hinata timida e chiusa che tutti conoscevano non avrebbe mai fatto quello che stava per fare.
Cominciò a correre dietro al ragazzo.
“ Ehi, tu, a-aspetta” gridò “ N-Naruto, aspetta”
Sentendosi chiamare, il biondino fermò la sua camminata e si voltò.

“ Però non serviva offrirmi un caffè, mica sei stata tu a farmi cadere”
Naruto camminava svogliatamente, le mani intrecciate dietro la nuca e uno sguardo a metà tra il perplesso e l’annoiato. Accanto a lui un Hinata imbarazzata oltre ogni limite, avrebbe voluto come mai prima di quel momento sprofondare in un buco e non uscirne più.
“ E’ c-che mi d-dispiaceva a-accettare quei s-soldi” balbettò con un tono più adatto a una scusa che a una spiegazione.
“ Uff, eppure te l’ho detto che non fa nulla, ne troverò altri di soldi”
Hinata rimase leggermente sconvolta dalla bizzarra logica di quel ultima frase. Prr quanto ne sapesse il denaro non cresceva sugli alberi.
Non che quelle precedenti fossero più sensate, pensò.
Appena, tra mille balbettii e arrossamenti facciali, aveva invitato Naruto a prendere un caffè insieme con la scusa di voler usare i soldi che le aveva dato per risolvere amichevolmente quel brutto incidente, il ragazzo aveva tirato fuori una loquacità sorprendente. Un secondo dopo aver saputo il suo nome, aveva cominciato subito a darle del tu e aveva cominciato a bombardarla con una miriade di chiacchiere a ruota libera, dal tempo a cosa pensava di UnderCity, passando per tutti i tipi di cibi conosciuti e sconosciuti, in una lista infinita di battute, risate e proverbi che non aveva mai sentito, in cui lei aveva solo il compito di arrossire e annuire timidamente.
E anche volendo non avrebbe potuto fare altro, dato che di tutti gli argomenti in cui Naruto cercava di coinvolgerla non conosceva quasi niente.
Insomma, che diavolo era il ramen?
Solo quando aveva detto di non sapere cosa fosse il fiume di parole di Naruto si era arrestato di botto, lasciando il posto a un silenzio quasi indignato. .
Da quel momento il biondino si era limitato solo a borbottare parole incomprensibile e a storcere il naso di tanto in tanto. Hinata gli gettava degli radi sguardi di sottecchi.
Stranamente non aveva detto una sola parola su di sé.
Strano comportamento per qualcuno che prova ad attaccare bottone, pensò
Cominciava già a pentirsi di quella pazzia. Insomma, neanche lo conosceva, che cavolo gli era saltato in mente?
“ Dove stiamo andando?” chiese ad un tratto Naruto, infrangendo, con grande sollievo di Hinata, la cappa di tensione che si era creata.
“ Q-qua vicino c-c’è un bar, p-pensavo di a-andare lì” disse la ragazza, felice di prendere la parola per la prima volta.
Naruto ci pensò un attimo su.
“ Ah, si, ci sono stato questa mattina, però è meglio non andarci, è chiuso per restauri e le brioche che ci vendono sono schifose” disse con noncuranza.
“ M-ma, ieri e-era aperto, n-non ne s-sapevo niente” protestò Hinata incerta.
“ Fidati, Hinata, è come dico io” assicurò Naruto. Le rivolse un sorriso a trentadue denti, facendola arrossire come un pomodoro “ Possiamo andare da un’altra parte, no? Non conosci qualche altro posto?”
“ Ehm, f-forse s-si” rispose Hinata.
Naruto inarcò un sopracciglio.
“ Come sarebbe forse?”
“ I-il fatto è c-che è a-abbastanza l-lontano da q-qui” si spiegò Hinata mortificata “ F-forse non è il c-caso di a-andare…”
Non finì la frase che Naruto l’aveva già afferrata per mano e la stava tirando per farla andare più veloce.
“ E che aspetti, allora? Andiamo!” la incoraggiò allegro.
Hinata dovette farsi forza per non svenire come una scema. Non era abituata a certe confidenze.
Balbettò un “Si” stentato e, afferrata più o meno saldamente la tracolla della borsa, lo seguì, cercando di stare al suo passo.
“ Dobbiamo a-andare da questa parte” avvertì, appena arrivarono a un incrocio, indicando la strada di destra. Tre macchine stavano in fila una dietro l’altra davanti alla luce rossa del semaforo. Incassato in un grosso rettangolo agganciato a un fianco dell’apparecchio stradale, il sempre vigile occhio rosso di un Memory Bot sorvegliava il traffico.
Naruto gli gettò un occhiata di sottecchi da sotto il cappuccio. L’iride rossa si muoveva lentamente, proiettando un cono di luce rossa su ogni passante.
Si avvicinò pericolosamente a Naruto, indugiò nei suoi pressi come un cane che fiuta una pista, scandagliando lentamente ogni minimo particolare. La luce verde del semaforo scattò e le automobili cominciarono a sfilare lentamente sotto la muta sentinella.
L’occhio meccanico si allontanò e riportò la sua attenzione sulla strada.
Naruto sospirò di sollievo. C’era mancato poco.
“ Ehi, mi stai ascoltando?”
La voce di Hinata lo riportò con i piedi per terra. Si voltò verso la ragazza con un gran sorriso.
“ Ehi, ce l’hai fatta” disse sollevato.
“ A fare cosa?” chiese la ragazza, confusa.
“ A dire una frase senza balbettare, è un bel risultato” la prese in giro con un aria saputa.
Hinata arrossì di nuovo, stavolta per la rabbia oltre che per l’imbarazzo.
“ P-piantala” ingiunse, evitando il suo sguardo ceruleo.
Naruto rise.
Erano arrivati a un piccolo campo da calcio, circondato da un basso muretto di mattoni pieno di graffiti e scarabocchi colorati e da un muro più alto sormontato da una rete rotta in più punti in corrispondenza delle due porte.
“ Ehi, qua ci sono già stato” disse Naruto a voce alta, riconoscendo il posto in cui aveva salvato lo strambo trio di ragazzini formato da Udon, Moegi e Konohamaru dalle grinfie di un Bot.
“ D-davvero? Qui?” chiese Hinata sorpresa. In quella parte del quartiere conosceva parecchie persone. Forse qualcuno avrebbe potuto dirle chi era in realtà Naruto. Non poteva negare di nutrire un po’ di curiosità.
All’improvviso Naruto si fermò, gli occhi cerulei fissi su qualcosa in lontananza.
Colta di sorpresa, Hinata lo imitò incuriosita. Seguì la linea del suo sguardo e trasalì.
Una parte del muretto era stato abbattuto e un ventaglio di schegge e calcinacci giacevano calpestati all‘interno del campo, chiaro segno che il colpo che lo aveva sfondato era giunto dall’esterno. Due lunghi solchi ancora freschi lasciati da cingoli attraversavano il buco.
Hinata sentì un moto di preoccupazione. Gli unici che giocavano a quel ora in quel campetto da calcio erano…
I suoi sospetti trovarono conferma sotto forma di tre voci ben note che gridavano al soccorso e un’altra ben più possente, ma priva di sfumature.
“ Non ci posso credere” sentì dire da Naruto al suo fianco. Il biondino sbuffò, sembrava esasperato. Con un aria rassegnata la prese da parte e le disse: “ Hinata, devo chiederti un favore, per caso non è che hai un cacciavite nella borsa o qualche attrezzo? Uno qualunque va bene”
Hinata non sapeva cosa dire. Sinceramente non le sembrava il momento più adatto per fare domande del genere.
“ N-no, però h-ho un t-taglierino se v-vuoi” propose con la voce ancora più stentata del solito per la tensione del momento. Gli porse un coltellino, di quelli che si usano per tagliare la carta. Naruto lo prese e lo brandì come se fosse una spada.
“ Aspettami qui, torno tra cinque secondi” affermò e schizzò via veloce come un treno, alzando una nuvola di polvere al suo passaggio.
Hinata rimase immobile, con la mano ancora alzata per chiedere spiegazioni.
Dall’interno del campetto iniziarono a provenire strani rumori, come imprecazioni, colpi, schiocchi di viti che saltavano e, su tutto, la voce metallica che continuava a ripetere “Violazione, Violazione”
Anche se il muro le copriva la visuale, un grosso gocciolone scese dalla nuca di Hinata. Ma che diavolo stava succedendo?
Quando poi scese di nuovo il silenzio e Naruto venne fuori , fischiettando e facendo piroettare il temperino tra le dita, ebbe quasi paura di chiedere cosa avesse fatto.
“ M-ma c-che cosa è s-successo?” chiese, dopo immensi sforzi.
“ Niente, rinsaldavo le file del mio fan club” rispose Naruto, restituendole il coltellino.
“ Allora, andiamo? Mi sa di questo passo arriva il pranzo e la colazione ce la scordiamo e io ho bisogno di energie”
Hinata ridacchiò, quando Naruto si strinse le guance, cercando di imitare un anoressico. Sempre ridendo, guardò l’ora sull’orologio.
In effetti si stava facendo tardi, erano quasi le…..
La bocca le si spalancò talmente tanto che la mascella sarebbe caduta a terra se non l’avesse avuta attaccata. Era in ritardissimo! Tutta quella faccenda l’aveva distratta al punto da farle dimenticare che stava andando al lavoro.
“ Che c’è?” Qualcosa non va?” chiese Naruto preoccupato.
Hinata riprese il controllo.
Niente panico, si impose, posso ancora prendere l’autobus e arrivare quasi in orario.
Rimaneva solo un piccolo problema.
“ Ehm, ecco” tentò di spiegare a Naruto “ A-adesso d-dovrei proprio a-andare, mi a-aspettano al lavoro”
Con sua grande sorpresa vide un lampo di tristezza passare per un istante sul volto di Naruto. Venne subito sostituito da un sorriso abbagliante, ma Hinata era certa di averlo visto. Era troppo simile a quello che aveva provato lei infinite volte. Non poteva sbagliarsi.
“ Beh, va bene se hai da fare non ti trattengo, tanto non avevo neanche fame” disse Naruto, mettendosi una mano sulla nuca e ridendo.
Hinata lo osservò con un immensa tristezza. Non voleva lasciarlo cosi. Sentiva di non poterlo davvero fare o si sarebbe sentita un mostro.
Un’altra idea ancora più folle delle precedenti le balenò in mente e stavolta la colse senza esitazioni.
“ Senti, ma tu hai un posto dove stare?” chiese, stranamente calma.
Naruto interruppe la sua risata e la guardò dubbioso.
“ Veramente no, stavo giusto cercando un appartamento da affittare o qualcosa del genere”
Hinata arrossì. Quasi non ci credeva a quello che stava per dire.
Per la seconda volta.
In un giorno solo.
“ S-se v-vuoi p-puoi v-venire a s-stare da m-me” propose con una raffica di balbetti simili a una mitragliatrice.
Un sorriso quasi incredulo si allargò sul volto di Naruto e al vederlo Hinata arrossì ancora di più.
“ Grazie, Hinata, graziegraziegrazie” ripetè il ragazzo a raffica, abbracciandola e sollevandola da terra con la delicatezza di un elefante. Fece qualche volteggio e avrebbe continuato, se non si fosse accorto che Hinata gli era svenuta tra le braccia.
“ Ops, deve essere per colpa del giramento di testa”
Dopo qualche minuto con suo grande sollievo Hinata rinvenne.
“ D-deve essere s-stato un c-calo di z-zuccheri” si giustificò, tenendosi la testa con una mano.
Naruto assentì.
“ Cerca di mangiare di più” si raccomandò serio.
“ C-certo, c-comunque ecco la c-chiave”
Estrasse da una tasca interna della borsa una piccola chiave di ferro e la consegnò a Naruto.
“ L’appartamento è a d-due isolati d-da qui, p-palazzo B-12, Terzo piano” Se non altro il ripetere una cosa detta e ridetta l’aiutava a balbettare di meno.
Naruto guardò prima l’oggetto che aveva tra le mani, poi lei.
“ E tu non vieni?” chiese dispiaciuto.
A Hinata sembrò un bambino sperduto che ha paura di andare senza una mano ad accompagnarlo. Non seppe se mettersi a ridere per gli occhioni da cucciolo che faceva o a piangere per la possibilità di ritrovare il suo appartamento in macerie.
“ N-no, io d-devo andare a l-lavoro, ma tu f-fai come se f-fossi a casa tua” si premurò affabile.
“ Ok, non preoccuparti Hinata, finchè ci sarà Naruto Uzumaki nessun altro entrerà in casa tua” disse Naruto, battendosi una mano sul petto e facendo sorridere Hinata.
“ O-ok, allora io v-vado, ci v-vediamo stasera” disse e fece per andarsene, ma Naruto la prese per un braccio.
“ Un ultima cosa” disse il biondino. I suoi occhi cerulei pieni di vita si incrociarono con le iridi color panna di Hinata “ Grazie” le sussurrò.
Hinata sorrise stentatamente e senza aggiungere altri corse via, lasciandosi dietro quel misterioso ragazzo che avrebbe ritrovato la sera nel suo appartamento. A quel pensiero non potè fare a meno arrossire furiosamente, ma scacciò subito quei pensieri.
Non sapeva ancora che aveva appena aperto le porte all’essere più ricercato di tutta Undercity.

Sono riuscito a postare.
Sia lodata la Santissima Trinità!
Per favore, fate una colletta e regalatemi l'ADSL.
Sono piccolo e nero.
 
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39 replies since 15/1/2010, 15:32   3818 views
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