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StrahlNight - Istituto di formazione per vampiri

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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 3/3/2010, 21:46




Chi non è degno di essere nominato? Uhm... *pensa a un essere biondo armato di forbici* è difficile dirlo ù.u
Comunque... io già vagheggio su altri personaggi perché sono avanti coi capitoli XP e mi viene spontaneo basarmi su quello che ho già scritto.
Ma don't worry, ci saranno anche di altri anime/manga, anche se inseriti solo come personaggi di pseudo-contorno (oddio, mi lego pure io con la trama °__° siamo messi bene).
Rispondo a Yue: l'idea per una fic del genere? ^^' Avevo bisogno di scrivere qualcosa dove mettere tutte le mie alter XP
e siccome ora ho il pallino dei vampiri mischiati con Pandora (e Dark Exorcist può confermarlo u-u) ho voluto provare ^^''
Poi ho avuto... o.o boh, tipo flash (alla "m'illumino d'immenso") e mi è venuta la trama.
E a quel punto mi sono decisa definitivamente a farla ^////^''
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 4/3/2010, 09:57




Hai mai letto la saga di Evernight? Perchè la tua fic i ricorda quella! XD
 
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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 9/3/2010, 14:55




No, non l'ho mai letta, però la conosco... O///o davvero la mia fic somiglia a quella?
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 12/3/2010, 10:37




Come impostazione della scuola ed ambientazione, sì. Però la trama è differente...per ora.
 
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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 17/3/2010, 17:31




^///^'' allora spero di riuscire a mantenere diversa almeno la trama...
 
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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 19/3/2010, 18:39




Eccomi finalmente con il quarto capitolo! *hero*
Vi ho fatto aspettare lungamente, però alla fine ce l'ho fatta a finirlo! *-*
E spero di essere riuscita a non scrivere qualcosa di noioso o banale ^^'' (o che rispecchi la trama di Evernight).
Comunque, passo al capitolo (che tanto delle mie ciance non gliene importa niente a nessuno u-u).

CAPITOLO 4 - Prima cena insieme



- Seduti -.
Una voce fredda e imperiosa gelò l’atmosfera nella stanza ancor meglio di come era riuscita a fare Amethyst solo due ore addietro.
Lungo la schiena di Oz si propagò un brivido, lo stesso che scosse Edward, anche se con meno violenza: il Professore-Incubo-Vivente era arrivato.
Come al suo solito, indossava una versione piuttosto elegante dell’uniforme del corpo docenti, che evidentemente era troppo volgare per la sua persona.
I capelli carminio erano come sempre sciolti e gli cadevano ordinatamente sulle spalle, con l’unica eccezione di un ciuffo che stava dritto sul capo; un ciuffo gli circondava l’occhio sinistro.
Rufus Barma non era un vampiro con il quale si potesse scherzare: dietro quell’aspetto freddo e controllato c’era qualcosa di talmente pericoloso che era meglio per tutti che rimanesse celato.
Il docente prese posto dietro la cattedra, iniziando quindi a fare l’appello, soffermandosi appena pochi istanti in più sui tre nuovi nomi, innegabilmente femminili, presenti nell’elenco, alzando infine gli occhi color nocciola sulle tre vampire sedute in fondo alla classe, tutte e tre perfettamente in silenzio e composte, simili a statue marmoree.
Fiamma e Amethyst sostennero coraggiosamente e come mai nessun’altro aveva fatto lo sguardo inquisitorio del professore, al contrario di Emily, che ne venne intimorita quasi all’istante.
- Avete mai studiato Filosofia...? - chiese Barma, inarcando un sopracciglio in modo eloquente, quasi minaccioso.
- Sì - replicò glacialmente Amethyst, l’oramai consueto sguardo di ghiaccio fisso in quello di Barma, impassibile ma non altrettanto freddo.
Il vampiro non si scompose minimamente né fece ulteriori domande: aprì il libro di testo e iniziò a fare lezione.
Spiegava in tono piatto, monotono, tuttavia, nonostante sortisse un effetto quasi soporifero sugli studenti, non uno solo osava andare in catalessi, anzi, se ne guardavano bene: le conseguenze avrebbero potuto essere assai gravi.
Alla fine dell’ora, quando Barma fu finalmente fuori della porta, Edward si abbandonò contro lo schienale della sedia, mandando un sospiro di sollievo: - È finita... -.
- Sì... - concordò Oz - ... ma adesso c’è Chimica... -.
Edward lanciò un’occhiata al compagno, cogliendone un brivido di evidente paura.
- Dai! Vedrai che il prof sarà magnanimo! - cercò di rincuorarlo.
- Ma io non so niente!! - piagnucolò Oz, disperato.
Edward fece spallucce.
- Non credo che il professore ti mangi... -
- Tutto è possibile qui dentro... -
- Buonasera ragazzi! -.
La squillante voce del docente colse Oz di sorpresa, facendolo sobbalzare dallo spavento.
- Calmati... - gli ringhiò Edward.
Il professore di Chimica era bassino, pallido, coi capelli nerissimi e ben pettinati e fissava la classe allegramente coi suoi vispi occhi smeraldo, ben visibili oltre le lenti squadrate degli occhiali da vista.
Il professore non aveva un cognome, come si era premurato di riferire durante la prima lezione: si era presentato semplicemente col nome, Marcel.
Al contrario di Barma, Marcel era più permissivo e divertente, pur mantenendo quel clima di rispetto che è solito vigere in un’aula.
Oz, al fianco di Edward, si stava lentamente struggendo per la preoccupazione come cera al sole: l’interrogazione si avvicinava secondo dopo secondo, sempre più.
Edward, vedendolo sul punto di collassare, gli sferrò un calcio allo stinco.
- Sta’ calmo! - gli sibilò di nuovo.
- Bene! Allora... Oz, vieni? - lo invitò gentilmente il professore.
Quello sgranò gli occhi, spaventato e atterrito.
Gli sguardi del resto della classe si concentrarono tutti sul piccolo Bezarius, in attesa.
Edward, vedendolo immobile, gli sferrò un altro calcio, che lo fece sobbalzare.
- Vai! -.
Oz si alzò di scatto, come fosse seduto su una sedia di spine, quindi avanzò lentamente verso la cattedra, con un’espressione che pareva dire: “ecco, è giunto il Giudizio Universale”.
Effettivamente, la sua interrogazione fu un totale ed ineguagliabile disastro, tanto che Edward si chiese seriamente se avesse sbagliato a passare una giornata in bianco a ripetere e ripetere nomenclature, molarità e concentrazioni varie, che tutto ciò fosse stato completamente inutile.
Anche l’ipotesi che il suo compagno avesse la capacità d’apprendimento di un criceto gli sfiorò la mente.
Quando Oz tornò al posto, alla fine dell’ora, sembrava che gli fosse appena crollato il mondo addosso.
Edward, nonostante provasse un forte desiderio di fargli una sfuriata esemplare, pensò bene di rimandarla alla cena: per l’ultima ora di lezione era meglio lasciarlo in pace.
L’ultima lezione fu Fisica, tenuta dal professor Gabriel.
Il docente era alto, capelli corti e castani, occhi celesti, occhiali dalle lenti riquadrate e la montatura metallica sottile; corporatura robusta e carnagione ineluttabilmente pallida.
Anche lui, esattamente come Marcel, non aveva nessun cognome, e ciò faceva in qualche modo pensare che ci fosse una qualche parentela o relazione tra i due insegnanti, ma nessuno si era mai preoccupato di appurarlo.
A fine lezione, Emily e Fiamma, seguite dall’altra, si avvicinarono a Edward, Oz e Alphonse.
- Vi spiace se mangiamo con voi stasera...? - chiese gentilmente Emily, le guance pallide tinte d’un vago accenno di rossore.
- No, anzi... volevamo chiedervelo - rispose Alphonse, sorridendo alla vampira, che distolse lo sguardo, a disagio.
- Pride, vieni con noi? - chiese Edward.
Il vampiro rivolse loro un’occhiata, quindi scosse appena il capo.
- Envy mi aspetta... - si limitò ad aggiungere, quindi si dileguò oltre la soglia.
- Be’... andiamo? - domandò Fiamma.
Il gruppetto si mosse.
- Ehi, Oz... - mormorò Edward ad un tratto, mentre percorrevano il corridoio, cercando di non farsi sentire dagli altri.
Il minore gli rivolse uno sguardo interrogativo e triste, al che Edward gli affibbiò un colpo sulla testa.
- Ahio! - esclamò Oz, massaggiandosi il punto colpito.
- Cosa devo fare con te?! Neanche a stare in piedi tutto il giorno sono riuscito a farti capire qualcosa! - gli sibilò in risposta l’altro.
- Non è colpa mia! Io ci provo! -
- E fallisci... inevitabilmente fallisci... -
- Io ci ho provato! -.
Edward emise un sospiro.
- Mi fai passare la voglia di aiutarti... - gli rivolse un’occhiata - Però poi a vederti quell’espressione da vittima mi fai quasi pena... -.
- Quindi mi aiuterai? - chiese Oz, speranzoso.
- Se non mi addormento sì... -
- Ehi, voi due! Che state facendo? -.
La domanda di Fiamma li distrasse dal loro discorso, facendoli voltare verso il resto del gruppo, pochi passi più avanti.
Con la coda dell’occhio, Edward colse un sorrisino del fratello minore, che si affrettò a dargli di nuovo le spalle.
La cosa gli parve strana, o quantomeno sospetta: conosceva quel sorrisino.
Era il classico sorriso che gli appariva in viso quando prevedeva qualcosa.
Senza dare a vedere che ne fosse intenzionato, il biondo gli si affiancò.
- Che hai visto...? - gli sussurrò all’orecchio.
- Cosa ti fa credere che abbia visto qualcosa, fratellone...? - domandò Alphonse, l’aria e il tono candidamente innocenti.
- Quel sorrisino... - replicò Edward e, prima che l’altro potesse ribattere, aggiunse: - Oz prenderà un buon voto a Chimica? -.
Le labbra di Alphonse si incresparono ancora.
- Può darsi... -.
Be’, già un “può darsi” era abbastanza per convincerlo a passare un’altra giornata insonne.
Arrivarono in sala mensa, dove già quasi tutto il corpo studentesco era riunito.
Mentre passavano, Edward, Alphonse e Oz non mancarono di notare gli occhi di molti saettare alle ragazze, osservarle, studiarle: c’era chi le guardava con disgusto, chi con sorpresa, chi con sguardo ebete da classico pervertito.
Non era affatto educato da parte loro fissarle a quella maniera, tuttavia i tre notarono che le vampire parevano non curarsene, o almeno, Fiamma e Amethyst: Emily camminava a sguardo chino, ma era chiaro che era a disagio per tutta l’attenzione che attiravano.
Arrivarono all’altro capo della mensa, dove presero le loro bottigliette di vino e sangue, quindi si volsero a cercare un tavolo libero.
Quando gli occhi di Amethyst si posarono sulla folla, gran parte le diede le spalle, inquietata.
Trovarono un tavolo vuoto in un angolo piuttosto appartato della sala e si affrettarono a raggiungerlo, onde evitare di mangiare in piedi o, peggio, insieme ad altri, che certamente avrebbero colto l’occasione per fare scherzi e dispetti alle nuove venute.
Arrivati nei pressi del tavolo, incrociarono Gilbert e Vincent, anche loro diretti allo stesso tavolo.
I due gruppetti si guardarono.
- Vi diamo fastidio se mangiamo con voi? - chiese Gilbert, mentre suo fratello era tutto preso dall’osservare Amethyst, i cui occhi di ghiaccio ricambiavano le sue attenzioni, ma con uno sguardo che voleva dire “toccami e ti spezzo le braccia”.
- No, affatto - rispose immediatamente Fiamma, prendendo posto al tavolo.
Gilbert si sistemò davanti a lei, mentre gli altri li imitavano.
Come era facile da prevedere, Vincent insistette per sedersi tra Gilbert ed Amethyst, in modo da poter prestare a quest’ultima tutte le attenzioni che voleva e che, soprattutto, lei scansava o ignorava.
Se avesse voluto essere veramente estrema e risoluta, avrebbe potuto mutilarlo con il pugnale nascosto.
- Come vi trovate? - chiese Gilbert, ignorando palesemente il biondo seduto accanto a lui, che aveva tirato fuori il suo amato paio di forbici di metallo.
- Bene - replicò Fiamma, sorridendo all’indirizzo del moro - Credevo che non vi insegnassero le buone maniere con le signore in questo pseudo-collegio maschile... - aggiunse in tono sarcastico.
- La maggior parte non sa trattare con elementi dell’altro sesso... - ammise Gilbert.
- Te ne sei escluso, vero? -.
Il giovane Nightray si strinse nelle spalle.
- Faccio quel che posso per restarne fuori -
- Si vede -.
Fiamma e Gilbert si fissarono alcuni istanti.
Intanto, lì accanto, Edward, Alphonse e Oz si stavano intrattenendo a parlare con Emily: per una fortuita serie di discorsi, erano arrivati a parlare di musica.
- Ma davvero sai suonare dieci strumenti? - domandò Oz, meravigliato.
Emily annuì timidamente.
- Ho imparato durante l’infanzia: mio padre è un direttore d’orchestra e mia madre ha aperto un negozio di musica... - rispose la vampira.
- Wooow! - esclamò Oz, scioccato.
- E li sai suonare bene tutti? - s’intromise Edward.
Emily annuì di nuovo.
- Wow! Sei geniale! - osservò il piccolo Bezarius.
Infine, Amethyst era alle prese con il suo problema peggiore.
- Amethyst, più tardi sei libera? -
- Per stare con te, no -
- Perché no? -
- Lasciami in pace -.
Lo allontanò un poco, ma lui le si appiccicò addosso in modo, se possibile, ancora più insistente.
- Sei bellissima... - le sussurrò Vincent all’orecchio, in tono suadente.
- Tu no - ribatté freddamente lei.
Il biondo si piegò sul suo collo e allora la mano della vampira saettò alla cavigliera, dalla quale estrasse prontamente il suo pugnaletto, che puntò alla giugulare del Nightray, il quale sorrise.
- Proibita, eh? - mormorò.
Portò il paio di forbici a contatto con la pelle scoperta del collo di lei.
Quest’ultima gli tagliò di striscio la guancia, dalla quale iniziò a fuoriuscire sangue rosso scuro, molto più intenso della tonalità del sangue umano.
Lui leccò un rivolo che gli era sceso vicino alle labbra.
- Vattene... - sibilò la vampira, glaciale, voltandosi da tutt’altra parte, prendendo la sua bottiglietta e bevendo un lungo sorso di vino/sangue.
Vincent sorseggiò a sua volta, senza staccarle gli occhi di dosso: certe volte il sadismo aveva modi di manifestarsi così attraenti da essere irresistibili.
Era impossibile trovare un modo per descriverla: semplicemente, sentiva di esserle legato in qualche profonda e oscura maniera.
Non riuscì a resistere perciò all’impulso di strisciarle di nuovo vicino e strusciare la guancia contro la sua, provocando in lei un ringhio sommesso e il repentino scatto della sua sottile lama fino alla gola di lui.
- Vincent! -.
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 21/3/2010, 13:07




CITAZIONE
- Bene! Allora... Oz, vieni? - lo invitò gentilmente il professore.
Quello sgranò gli occhi, spaventato e atterrito.
Gli sguardi del resto della classe si concentrarono tutti sul piccolo Bezarius, in attesa.
Edward, vedendolo immobile, gli sferrò un altro calcio, che lo fece sobbalzare.
- Vai! -.
Oz si alzò di scatto, come fosse seduto su una sedia di spine, quindi avanzò lentamente verso la cattedra, con un’espressione che pareva dire: “ecco, è giunto il Giudizio Universale”.
Effettivamente, la sua interrogazione fu un totale ed ineguagliabile disastro, tanto che Edward si chiese seriamente se avesse sbagliato a passare una giornata in bianco a ripetere e ripetere nomenclature, molarità e concentrazioni varie, che tutto ciò fosse stato completamente inutile.
Anche l’ipotesi che il suo compagno avesse la capacità d’apprendimento di un criceto gli sfiorò la mente.
Quando Oz tornò al posto, alla fine dell’ora, sembrava che gli fosse appena crollato il mondo addosso.

UAHHH!! Ti capisco, Oz! L'ho passata anche io! ç_____ç Identica, uguale, situazione...

Vincent che ci prova con qualcuno che non sia suo fratello? XD Incredibile, ma vero! XP
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 21/3/2010, 13:25




Ma Vincent è il nemico N1 delle donne, Amethyst farà meglio a sbarrare la porta con tutto il reperibile e l'utilizzabile che ha in camera!
E ste discussioni in mkensa,mmm...tira aria di inciuccio...xD
Chi sono Gabriel e Marcel?
 
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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 21/3/2010, 22:17




Già o////o chiedo venia, all'inizio della fic avrei dovuto mettercelo... me ne sono dimenticata... ^^'' comunque, rimedio: oltre ai personaggi di alcuni anime/manga, ci saranno anche delle new entry di mia invenzione.
Tra quelle ci sono anche Gabriel e Marcel (il resto penso saranno solo studenti...).
 
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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 30/3/2010, 13:50




Ecco a lode e gloria (speriamo) il 5° capitolo ^^'
U-U dopo numerose ore di lotte all'ultimo sangue con il mio pc e la dea Ispirazione che andava e veniva quando le pareva, finalmente ce l'ho fatta! *esulta*

CAPITOLO 5 - Prima mattina



Una voce maschile piena di stupore attirò l’attenzione non solo del biondo, ma di tutto il tavolo, su un vampiro immobile lì vicino, gli occhi sgranati a fissare il più giovane dei Nightray.
Ribelli e folti capelli neri che gli arrivavano appena fino alla nuca, occhi blu oltremare al di là di un paio di lenti da vista squadrate, bassino e gracile di corporatura, dava esattamente l’impressione di un bravo ragazzo, uno che si dedicava anima e corpo allo studio.
Vincent alzò perplesso gli occhi su di lui.
- Matthew! - esclamò, il tono pieno d’innocenza e perplessità.
- Dovevamo cenare assieme stasera! - protestò il nuovo venuto.
- Davvero? Non mi sembrava... - affermò il biondo, assorto.
Il vampiro parve atterrito da quell’esclamazione, quindi spostò il suo sguardo su Amethyst.
- Te ne approfitti subito perché sei nuova, vero?! Ma ti avverto, non la passerai liscia! Osa solo sfiorarlo e te la farò vedere io! -.
Mentre Matthew parlava era visibile un certo shock, sottolineato soprattutto dal fatto che stava tremando e che i muscoli delle spalle e del collo erano contratti, rigidi.
Lanciò un ultimo sguardo a Vincent, che ostentava una perplessità così innocente da essere addirittura oscena, quindi, con un ulteriore sguardo di sfida e odio ad Amethyst, si girò e se ne andò a grandi passi, gli occhi di tutto il tavolo meno quelli della suddetta puntati addosso.
Non appena si fu allontanato, Fiamma si volse di nuovo verso Gilbert: - Scusa, ma chi era quello? -.
- Ah, era Matthew Thenard, uno della Seconda, oltre che una delle tante vittime dei giochini sessuali di mio fratello - spiegò sinteticamente il moro, lanciando un’occhiata di traverso al fratello minore, che a quanto pareva era troppo occupato con Amethyst per prestargli la benché minima attenzione.
- Effettivamente l’ho visto molto... - Fiamma si interruppe un attimo, cercando il termine adatto.
- ... rancoroso? - le venne gentilmente in aiuto Emily, che aveva prestato silenziosamente attenzione allo scambio di battute degli altri due, assieme a Edward, Alphonse e Oz.
- Sì, esatto - concordò la rossa.
Gilbert increspò le labbra in un leggero sorriso.
- Matthew sembra provare qualche cosa di davvero profondo per Vince, cosa che lui non ricambia, come non ha mai fatto con nessun altro. Per lui esiste solo il sesso. Il fatto che abbia iniziato ad interessarsi ad Amethyst deve averlo fatto sentire tradito... e Matthew non è esattamente il tipo di persona che perdona facilmente... - spiegò il moro.
Fiamma sorrise a sua volta.
- Com’è che sai tante cose su di lui...? - chiese, una punta di malizia nella voce, inarcando un sopracciglio con fare assai eloquente.
Lui non si scompose minimamente: si limitò a stringersi nelle spalle con fare innocente, quasi rassegnato.
- Se avessi passato tutte le giornate che ho passato io sentendoli battibeccare e fare sesso nella mia stessa camera sapresti più cose di quante vorresti su di lui... - replicò semplicemente.
Emily emise un sommesso mormorio di disgusto.
- Non c’è un briciolo di decenza qui dentro? - domandò Fiamma, disgustata.
Gilbert scosse la testa: - Le camere sono a coppie e non tutti hanno lo stesso livello di pudore nel fare certe cose... -.
Detto ciò, prese a sorseggiare tranquillamente dalla bottiglietta, rimasta fino ad allora intoccata.
- Già... - sottolineò Edward e Oz al suo fianco aggiunse: - C’è chi pomicia pure in mensa o nei corridoi, prima delle lezioni o anche nei bagni. Certe persone non capiscono proprio il significato della parola “pudore” -.
- Per alcuni non esiste nemmeno quel vocabolo - sentenziò Alphonse.
- Che maleducati...! - esclamò debolmente Emily.
- Non tutti hanno ricevuto un’educazione sufficientemente adeguata... - riprese Gilbert, quindi si alzò, la bottiglietta vuota in mano.
- Dove vai? - gli chiese Fiamma.
Il moro le rivolse un’occhiata allegra.
- È quasi l’alba, quindi è meglio avviarsi in dormitorio... - spiegò.
- Come fai a saperlo? - chiese la rossa.
Gilbert accennò un po’ di imbarazzo.
- Iniziano a farmi male i muscoli del collo quando si avvicina l’alba... è una strana sensazione, ma ci ha sempre azzeccato... -.
Si volse a quel punto verso suo fratello.
- Ehi, Vince, dobbiamo andare - esclamò, dando un colpetto sulla spalla del minore, che alzò lo sguardo verso di lui quasi dispiaciuto.
- Sì, vengo... - replicò - A presto, Amethyst... - aggiunse in ultimo rivolto alla vampira, alzandosi nel frattempo.
- Speriamo di no... - mormorò lei a mezza voce, distogliendo gli occhi, puntandoli sulla sua bottiglietta, ancora mezza piena.
Fiamma si alzò e andò a fianco di Gilbert, la bottiglietta vuota e accartocciata stretta in mano.
- Veniamo anche noi, così magari puoi aiutarci a trovare il dormitorio femminile... - esclamò la vampira.
Emily si alzò a sua volta, imitata da Amethyst e Vincent.
Edward, Alphonse e Oz si scambiarono un rapido sguardo.
- Meglio se andiamo anche noi: io e te, Oz, abbiamo del lavoro da fare! - esclamò Edward, cone se stesse per affrontare una delle prove più difficili della sua esistenza, ed effettivamente in parte era così.
Oz assunse un’espressione abbattuta.
- Già, è vero... - esclamò.
- Vi accompagniamo - disse Alphonse, rivolto alle ragazze.
- Però non credo che ci siano dormitori femminili... - affermò Oz, assorto, rivolgendosi ad Emily.
- Come? E noi dove dormiremo? Non possiamo stare nel dormitorio maschile...! - mormorò la bionda, già disperata, mentre le lacrime minacciavano di fuoriuscire ancora.
- A-aspetta, non piangere! Se vi hanno preso vorrà dire che avete un posto dove stare! - si affrettò a rassicurarla il giovane Bezarius.
- Sì, certo. C’è un dormitorio femminile a poca distanza da quello maschile, solo che dagli studenti è creduto un edificio abbandonato e pericolante, di conseguenza non ci si è mai avvicinato nessuno... - spiegò Vincent, rivolto più ad Amethyst che agli altri.
Gilbert gli rivolse uno sguardo stranito, poi scosse il capo: - Non voglio sapere come fai a saperlo. Ci sai arrivare? -.
- Certo -
- Okay, allora conduci... -.
Con un gesto spiccio, Gilbert lo invitò a precederli.
- Vieni, Amethyst... - mormorò il biondo, cingendole gentilmente un polso.
Lei gli rivolse un’occhiataccia, quindi si sottrasse alla sua presa con un gesto stizzoso.
Vincent le sorrise, quindi si avviò.
A breve distanza dietro di lui camminava lei, muta e impassibile; al loro seguito gli altri.
Oz, ultimo del gruppetto insieme a Edward, osservava di soppiatto Emily, che gli camminava dinanzi, chiacchierando con Alphonse.
Al vederla sorridere arrossiva, al vederla arrossire e abbassare gli occhi per l’imbarazzo si sentiva scuotere nel profondo.
Era una strana sensazione, bella sì, ma ugualmente strana.
A Edward, tuttavia, non sfuggivano i suoi sguardi estasiati e quel suo continuo passare da imbarazzo a disagio a gioia, il tutto repentinamente, nell’arco di pochi attimi.
Al più grande veniva quasi da ridere nel vederlo così interessato ad Emily.
Gli faceva quasi tenerezza.
Il gruppetto uscì nel cortile, incamminandosi sulla via che portava al dormitorio maschile.
All’orizzonte il cielo iniziava ad essere rischiarato dai primi chiarori dell’alba.
Gilbert e Fiamma si parlavano a mezza voce e con fare intimo, come se si conoscessero da anni.
Le occhiate che si scambiavano erano molto significative: spesso e volentieri esprimevano in modo molto più incisivo e immediato ciò che provavano.
In breve arrivarono al dormitorio maschile e dinanzi ad esso si fermarono.
- Il dormitorio femminile è a dritto, il primo edificio che trovate, anche perché è l’unico - esclamò Vincent, sorridendo ad Amethyst, la quale gli restituì lo sguardo, ma glacialmente.
- Okay, grazie - rispose Fiamma in tono spiccio, quindi si rivolse di nuovo a Gilbert: - Allora... ci si vede domani - esclamò, increspando le labbra in un sorriso che lasciava intravedere i canini acuminati.
- Certo - replicò il moro, mostrando a sua volta i canini.
- A domani - salutò Emily.
Amethyst si era giò silenziosamente incamminata e attendeva le cugine ad una decina di metri di distanza.
Fiamma ed Emily si congedarono dai ragazzi e la raggiunsero.
I cinque, rimasti soli, si avviarono verso il dormitorio; appena giunti nella sala comune, salirono le scale, quindi si divisero ed ognuno si diresse verso la propria camera.
Edward e Oz, non appena arrivati, iniziarono a prepararsi: mentre il primo sistemava l’occorrente per lo studio, l’altro si metteva il pigiama.
Quando anche Edward fu a posto, raggiunse l’altro biondo alla scrivania e iniziò a spiegare.

Intanto, le tre vampire erano arrivate al loro dormitorio, un edificio che, a vederlo, dava esattamente l’impressione di una costruzione dalla quale girare a largo.
Vincendo il timore iniziale, cosa di cui Amethyst non dovette preoccuparsi, erano entrate, trovando un arredamento interno praticamente perfetto e gradevolissimo alla vista, in netto contrasto con l’aspetto esteriore dell’edificio e che le aveva non poco confortate.
Salite al secondo piano, avevano trovato le loro cose addossate contro una porta, che con ogni probabilità era quella della loro camera.
- Avrebbero anche potuto prendersi la briga di portarle dentro, le valigie! - esclamò Fiamma, indignata, afferrando i propri bagagli e aprendo la porta con una spallata.
- Sì, ma altrimenti come avremmo potuto riconoscere la stanza? - domandò timidamente Emily, issandosi in spalla la custodia del suo carissimo violino.
- Avrebbero potuto comunicarcelo a inizio serata, oppure un biglietto... oppure avrebbero potuto incaricare un insegnante di... no, Amethyst, il letto sotto le mensole lo prendo io! -.
Amethyst appoggiò allora le sue cose vicino al letto posto sulla parete della porta, mentre Emily andava ad occupare quello diametralmente opposto a quello di Fiamma.
- I vestiti di ricambio penso che andranno tenuti nelle valigie: l’armadio mi sembra un po’ troppo piccolo per tenerci dentro tutto - osservò la rossa, tirando fuori da una borsa a parte una cinquantina se non più di volumi dai colori e le dimensioni più diverse, che andò a sistemare con cura quasi maniacale sugli scaffali.
Le altre due, invece, stavano sistemando nel comò i libri di testo, che vi entravano perfettamente, dato che ognuno dei due cassetti era piuttosto grosso e profondo.
- Sempre te la prerogativa degli scaffali... - mormorò Emily, ridacchiando, rivolgendo uno sguardo divertito alla cugina.
- Ho bisogno dei miei spazi... secondo voi c’è una biblioteca qui dentro? - replicò Fiamma, sistemando gli ultimi libri.
- Penso che Gilbert ti accompagnerebbe volentieri... -.
- Emily! - esclamò la rossa, indispettita.
La biondina entrò in bagno con il pigiama, ridacchiando, chiudendo la porta.
- Scusami, ma la tentazione era troppa! - si giustificò dall’interno del bagno.
Fiamma abbandonò i suoi intenti vendicativi e si accostì al letto, quindi iniziò a spogliarsi.
Ripose l’uniforme nell’armadio e s’infilò un pigiama bianco con fiocchi di neve neri.
Amethyst, innocentemente seduta sul suo letto a gambe incrociate, indossava una camicia da notte nera sulla quale era disegnato un teschio con le orbite orlate di sangue, nelle quali scintillavano due pailette; sotto ad esso era riportata la scritta: “I LOVE DEATH”.
Macabra senz’altro, ma coerente con il suo modo di essere, senza alcun dubbio.
Emily uscì dal bagno con un pigiama azzurro cielo di una taglia più grande e i capelli legati in un piccolo codino alla base della testa.
Andò a sedersi sul suo letto e Fiamma spostò gli occhi su di lei.
- Emily, quello scriccioletto biondo non ti attira affatto? - esclamò all’improvviso, sorridendo.
L’altra arrossì.
- Di chi parli? -
- Oz Bezarius - spiegò Amethyst, atona.
La biondina si raccolse le gambe al petto.
- No... - replicò, incerta.
- Se lo dici te... comunque, sembra che tu a lui piaccia... - la informò la rossa e a quell’affermazione Emily avvampò.
- Come? -
- Be’, è solo un’impressione... invece il fratello di Gilbert sembra più convinto, eh Amethyst? -.
Fiamma si sistemò sul letto, in modo da poter osservare bene ambedue le cugine.
Amethyst le rivolse un’istantanea occhiata carica di quella che pareva ira, suscitando nella rossa una lieve risata.
- Dai, non te la sarai presa? -
- È solo uno scocciatore... -
- Già, uno scocciatore dannatamente ossessivo... - puntualizzò Fiamma, senza riuscire a smettere di ridere.
- Già - confermò Amethyst.
- Comunque, quel Matthew dite che faccia sul serio? Mi è sembrato... arrabbiato per l’infatuazione di Vincent per te, Amethyst, e non vorrei che ti facesse qualcosa di male... - esclamò Emily, il tono lievemente venato di timida preoccupazione.
- Ahahah! Ti preoccupi per lei? Io piuttosto mi preoccuperei per quel poveretto! - commentò Fiamma - Amethyst non è certo tipo da lasciarsi cogliere impreparata! Lo lincia vivo se solo prova a guardarla storto! Ahahah! - soggiunse.
La diretta interessata tacque, ma in cuor suo effettivamente progettava di togliersi dai piedi quella seccatura appena se ne fosse presentata l’occasione.
Se poi tutto quello che voleva era semplicemente “riappropriarsi” di Vincent, lei era più che d’accordo che se lo riprendesse: non era altro che una gran rottura quel ragazzo.
- Meglio dormire: a momenti sorgerà il sole... - intervenne Emily, andando a tirare le tende delle finestre.
- Sì, meglio... - convenne Amethyst, rintanandosi sotto le coperte.
Fiamma imitò le cugine, quindi si volse su un fianco, dando le spalle alle altre.
- Notte! - esclamò.
- Notte - replicò Emily.
- Buonanotte... - aggiunse Amethyst.
Dopodiché, soggiunse il silenzio.
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 30/3/2010, 15:08




Carino...ma a parte la scenata di Matthew non è che succede qualcosa di così particolare...vabbè! XD
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 3/4/2010, 13:50




Un po OOC Gilbert qui...xD

Carino ma un po povero di avvenimenti,speriamo che sia in preparazione a qualcosa di piu consisitente.^^
 
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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 15/4/2010, 15:24




Dopo lungo tempo, ecco finalmente il capitolo 6, che spero sia di vostro gradimento ^^'

CAPITOLO 6 - Bianco e rosso




Il tramonto tingeva delle sue meravigliose tonalità il cielo, striando l’orizzonte d’arancio, rosso e giallo, i quali andavano poi a mischiarsi e sovrapporsi, colorando anche gli stralci di nubi nelle vicinanze.
Il crepuscolo era ormai alle porte: avanzava, minuto dopo minuto, senza tregua.
Nell’istituto già iniziavano ad esserci i primi movimenti: gli studenti particolarmente “mattinieri” iniziavano già a prepararsi in vista della notte di studi, mentre altri ancora erano nel bel mezzo dei loro sogni.
Oz e Edward erano tra questi ultimi: avevano studiato fino a ora tarda, almeno dal punto di vista di un vampiro, finché, esausti, si erano addormentati sulla scrivania, dove tutt’ora erano appisolati, beatamente immersi nel sonno.
Il Bezarius stava con il capo appoggiato sulle pagine del libro, stropicciate in basso dalla postura in cui il vampiro si era addormentato; di fianco dormiva Edward, scompostamente appoggiato sulla spalla del compagno, le labbra semidischiuse a rivelare parte dei canini.
Un leggero picchiettio sull’uscio non disturbò affatto il loro sonno, e neppure quando colui che aveva bussato si fece avanti domandando permesso, i due si mossero.
Alphonse li osservò, distendendo le labbra in un amorevole sorriso: ambedue apparivano molto, decisamente più innocenti di quando erano svegli, ma forse era una mera e soggettiva constatazione.
Era palese, dalla posizione in cui si erano addormentati, che avessero studiato fino a tardi, a tal punto da assopirsi senza neppure andare a letto.
Però, che avessero dormito o meno, dovevano comunque svegliarsi per le lezioni.
Si accostò loro e li scosse lievemente per le spalle.
- Fratellone! Oz! Dovete svegliarvi! -.
Un mugolio indistinto da parte di ambedue, ma nessun segnale che avessero inteso.
Li scosse allora con più forza.
- Dovete svegliarvi! - ripeté a voce più alta.
Oz sbatté confusamente le palpebre e Edward alzò la testa.
- Che...? - domandò il Bezarius.
- È già sera? - chiese l’altro.
- Già! - replicò allegramente Alphonse - Forza, pigroni, meglio se iniziate a vestirvi: il crepuscolo sta per cedere il passo alla notte! -.
Quelli allora si misero seduti di scatto, guardandosi, per poi guardare Al.
- Di già?! - esclamarono all’unisono.
Il minore degli Elric annuì.
Oz e Edward scattarono improvvisamente in piedi e corsero verso l’armadio, dove tenevano riposte le divise.
Alphonse si sedette tranquillamente alla scrivania e prese a sfogliare con nonchalance il libro, mentre gli altri due velocemente si spogliavano e altrettanto velocemente indossavano l’uniforme.
Infine, si lasciarono crollare sui loro letti.
- Già stanchi? - chiese Al, sorridendo.
- Non sei spiritoso. Siamo stati svegli fino a tardi... e francamente dormire ancora un po’ non mi dispiacerebbe - esclamò Edward, esibendosi in un gran sbadiglio.
- Sì... - convenne Oz, sdraiandosi sulla coperta.
- Spiacente per voi, ma dobbiamo andare. Dovremmo già esser scesi da cinque minuti: Gilbert e Vincent saranno giù ad aspettare le ragazze... -.
Alphonse si alzò dalla sedia e si accostò all’uscio.
- Venite o preferite fare tardi? Alla prima ora abbiamo Barma... -.
- Veniamo!! - risposero all’unisono gli altri due, correndo fuori della stanza.
Edward la chiuse a chiave, quindi seguì il fratellino e il compagno di stanza lungo il corridoio, superando le varie coppie di studenti intenti a discutere, a salutarsi, scambiarsi consigli per compiti o interrogazioni e, come poteva non essere, pomiciare.
A passo svelto, il trio raggiunse la sala comune e da lì il giardino, dove la notte ancora si stava infittendo.
Spirava, tra le fronde degli alberi che orlavano il cortile, una brezzolina fresca e leggera, che contribuì senz’altro a svegliare ulteriormente Oz e Edward.
In mezzo al vialetto, a qualche decina di metri dall’ingresso, due figure stavano immobili nelle semitenebre.
Dal contrasto biondo-moro dei loro capelli li riconobbero per i fratelli Nightray, perciò si avvicinarono a loro.
- Salve! - li salutò allegramente Alphonse.
- Salve... Alphonse, giusto? - lo salutò a sua volta Gilbert, sorridendo all’indirizzo dei tre.
- Le ragazze sono arrivate? - chiese Oz.
- No, non ancora - rispose garbatamente il moro, scrutando il fondo del sentiero dinanzi a loro.
Vincent fremeva: era chiaramente impaziente. Per cosa, era intuibile.
Fissava costantemente ed insistentemente, quasi senza batter ciglia, il punto dal quale, prima o poi, sarebbero spuntate le tre sagome delle ragazze, fra le quali c’era quella che più desiderava vedere.
Si sfiorò nostalgicamente il taglietto che aveva sul viso, ormai cicatrizzato, e una nuova ondata di impazienza lo travolse.
Dietro di loro passarono Aidoh e suo cugino Kain, accompagnati dal capodormitorio Kuran, il quale si fermò a rivolgere due parole al gruppetto in attesa.
- Mi hanno detto che sono arrivate delle studentesse... le state aspettando? - chiese: era uno dei pochissimi, insieme a Vincent, a sapere del dormitorio femminile.
- Sì - rispose Edward.
- Bene, spero che le tratterete con riguardo -.
Nel tono di Kaname Kuran fu percepita da tutti una nota di lieve minaccia, ben mascherata.
- Certo, capodormitorio - replicò pacatamente Oz.
Kaname annuì.
- Capodormitoriooo! -.
La squillante voce di Aidoh interruppe il discorso, mentre il vampiro appariva dapprima alle spalle di Kaname, poi al suo fianco, un braccio stretto attorno al suo.
Kuran fece assolutamente finta di niente.
Si volse senza aggiungere altro e s’incamminò, con Aidoh aggrappato al suo braccio.
Somigliavano ad una strana e inquietante imitazione di una coppietta diretta a lezione.
Kain, rimasto indietro, si limitò a scuotere il capo e a seguirli mandando uno sbuffo rassegnato, dal quale era comprensibile che non era poi molto contento del comportamento piuttosto femminile di suo cugino.
Gli altri rimasero indietro, in attesa.
I minuti iniziarono a scorrere, scivolando via ad un ritmo impossibile, e ancora delle ragazze nessuna traccia.
Infine, quando stavano per desistere e andarsene, eccole apparire in fondo al sentiero, incedendo a passo sicuro e calmo.
Gli occhi di Vincent si puntarono allora sulla ragazza dai capelli dorato-argentei che fiancheggiava la rossa, in posizione centrale.
- Amethyst... - sussurrò, adorante.
- Oddio, Vince... aspetta che sia arrivata... -.
Oz aveva occhi solo per Emily, che avanzava con quel suo candido portamento innocente e puro, castissimo.
Edward e Alphonse osservavano in silenzio.
Quando furono dinanzi ai vampiri, le tre si fermarono.
Fiamma andò da Gilbert e Vincent da Amethyst, la quale prontamente estrasse il suo fidato pugnale per puntarglielo contro; Emily fu avvicinata da Alphonse, Oz e Edward.
- Andiamo? Altrimenti facciamo tardi per l’inizio delle lezioni - esclamò Alphonse, affermazione alla quale tutti si mossero.
Entrarono nell’edificio principale e si diressero in mensa, dove consumarono velocemente la loro colazione, tra reiterate minacce di Amethyst indirizzate a Vincent, il quale immancabilmente le prendeva come velate allusioni sessuali, che gli altri preferirono ignorare: ci tenevano a conservare un certo grado di pudore psicologico.
Gilbert e Vincent furono i primi ad allontanarsi.
A breve, anche il resto si mosse, diretti in classe.
Tuttavia, ad un tratto, Fiamma iniziò a sentir male alla testa e si fermò.
- Fiamma, tutto okay? - chiese Edward, voltandosi non appena si accorse che era rimasta indietro.
Lei annuì lievemente.
- È solo un po’ di mal di testa, non preoccuparti. Avviatevi... - esclamò.
- Sei sicura? - intervenne Emily, preoccupata.
- Sì... andate -.
La biondina rimase ferma ad osservare la cugina alcuni istanti, prima che Amethyst le cingesse le spalle e l’accompagnasse via.
Fiamma si appoggiò contro una parete del corridoio, respirando profondamente: le era presa una strana nausea e il mal di testa si era accentuato ancor di più.
A che cosa fosse dovuto, non ne aveva la minima idea: non le era mai capitata una cosa simile.
Era forte, inusuale.
Mai provato un malore del genere.
Appoggiandosi alla parete, proseguì lungo il corridoio, continuando a respirare forte.
La testa le pulsava sempre più forte, tanto che ad un certo punto temette esplodesse.
Si staccò dalla parete per il poco tempo necessario a superare l’imboccatura di un corridoio secondario, ma mentre era a metà una fitta più acuta delle altre le trapassò il cranio, strappandole un gemito.
Fu a quel punto che sentì come un refolo di vento provenire dal corridoio dinanzi al quale stava passando e il suo primo istinto fu di voltarsi a guardare.
Rimase immobile dov’era: c'era una donna in fondo al corridoio o almeno, era quello che a lei pareva.
Era china sul pavimento, i lunghi capelli argentei che fluttuavano nell'aria, come smossi da un vento invisibile, ed indossava un vestito bianco, immacolato.
Un pensiero le attraversò, fugace, la mente: ma lei e le sue cugine non dovevano essere le uniche femmine in tutto il collegio...?
Eppure, oltre a ciò, c'era qualcos’altro di quella sconosciuta che non la convinceva affatto, qualcosa che ancora le sfuggiva.
Fece un passo verso di lei, decisa a parlarle.
Tuttavia, a quel movimento, la donna si alzò a fissarla.
Fu a quel punto che capì cosa c'era di sbagliato in lei: la sua pelle era mortalmente pallida, le sue pupille rosse come il sangue e il suo vestito, che all'apparenza le era parso immacolato, insozzato proprio di quella dolce linfa rossa.
Scioccata e terrorizzata, la vampira represse a fatica un grido: chi o cosa era quell’essere?
Di certo, quella non era né una vampira, né tantomeno un’umana.
- F-Fiammaaaa... - esalò, come in punto di morte.
La vampira arretrò: come faceva a conoscere il suo nome?!
- F-Fiammaaaa...! - la chiamò, a voce più alta, ma di poco.
- C-chi sei?! - domandò la rossa, arretrando ancora.
La nausea era sparita, sostituita totalmente da un’emicrania lancinante, che le stava spaccando in due la testa.
La sconosciuta si avvicinava ancora e la vampira arretrava.
Infine, giunse a ridosso della parete, e ormai l’altra le era quasi addosso.
La donna piegò il viso sul suo, tanto che Fiamma poté notare le venature più scure delle pupille vermiglie.
Poi, inaspettatamente, lacrime di sangue presero a scenderle lungo le guance diafane.
- Fiammaa... -.
- FIAMMA!!! -.
La rossa volse di scatto la testa, staccando gli occhi dalla donna ignota dinanzi a sé: Emily e Oz le stavano correndo incontro lungo il corridoio.
La vampira li osservò alcuni istanti, rimanendo immobile dov’era.
- Fiamma! Come ti senti? - chiese la bionda, apprensiva, accostandosi alla cugina.
Oz le cinse le spalle, aiutandola a rimettersi in piedi, ma lei si sottrasse alla sua presa: il mal di testa era improvvisamente cessato e adesso riusciva a rimanere in piedi anche da sola.
- L-l’avete vista? - domandò, scioccata.
Emily e l’altro si scambiarono un’occhiata.
- Chi? - chiesero, perplessi.
- Quella donna... - continuò Fiamma, stravolta.
La cugina le pose una mano su una spalla con fare preoccupato.
- Fiamma... non c’è nessuna donna qui - disse.
La rossa si volse allora verso il corridoio nel quale l’aveva intravista: vuoto, deserto.
Non c’era traccia di lei da nessuna parte.
- C-come può essere? Era... qui -.
Non riusciva a capire: perché loro, arrivando, non l’avevano vista? Le era davanti!
- Forse l’hai immaginata... - intervenne Oz, cercando di rassicurarla.
Infine, Fiamma desisté: non poteva costringerli a crederle.
Inoltre, desiderava dimenticare quell’incontro, fingere che non fosse mai avvenuto.
- Sì... forse hai ragione... - convenne, nonostante fosse fermamente convinta del contrario.
- Come ti senti? Ce la fai a venire in classe? - chiese Emily.
L’altra annuì e, tutti e tre assieme, si diressero verso l’aula dove li attendeva la prima lezione della notte, la “tanto amata” Filosofia.
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 18/4/2010, 12:41




Inquietante...ma intriga assai! *___*
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 18/4/2010, 19:26




Oddio iniziano le apparizzioni inquietanti!xDDD
Curiosaaaa!*_*
 
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50 replies since 29/1/2010, 17:18   280 views
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