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StrahlNight - Istituto di formazione per vampiri

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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 10/10/2010, 18:25




CAPITOLO 15 - Just like the Devil's mind





Fiamma stava ancora percorrendo la biblioteca, cercando una qualche sezione dedicata ai poteri speciali dei vampiri, o alle comunicazioni con l’aldilà... insomma, qualcosa che era definibile paranormale persino per loro.
Per ora non era stata molto fortunata, ma non demordeva: non poteva demordere, dato che la questione la riguardava in prima persona. Forse neppure solo lei, bensì la salvezza del corpo studentesco dell’intero istituto.
- Un bel peso da portare sulle spalle... - commentò distrattamente tra sé, fermandosi un istante ad osservare uno scaffale, per poi scoprire che non c’era niente che la interessava e proseguire.
Dopo altri dieci minuti di ricerca, si fermò e mandò un sospiro carico d’afflizione: possibile che non ci fosse seriamente niente sull’argomento? Era una biblioteca così vasta...
- Non ci credo. Deve esserci qualcosa -.
Infine, i suoi occhi si posarono su un angolo della biblioteca dove l’illuminazione scarseggiava e gli scaffali parevano sistemati in modo diverso.
- Una sezione a parte? - si domandò, perplessa, avviandosi verso di essa, presa da un’istantanea speranza.
Quando si addentrò in essa, notò che c’erano solo due scaffali, immensi, ma erano solo due, segno che, qualsiasi argomento accomunasse quei libri, ce n’erano pochi a riguardo.
Notò, a lato di una delle due scaffalature, una targa coperta da uno spesso strato di polvere. Sicuramente vi era scritto il genere di testi che contenevano quei ripiani.
Si mosse rapidamente verso di essa e vi posò la mano delicatamente, ripulendola alla meglio. Appena ebbe finito, si allontanò un poco per leggere l’iscrizione e il suo cuore sobbalzò: “Poteri vampirici”.
L’aveva trovata! Aveva trovato la sezione che le interessava!
- Lo sapevo che c’era! Doveva esserci! - esclamò tra sé, felice.
Un pensiero improvviso, però, fece sprofondare la sua gioia in fondo alla sua anima, sostituita da una certa ansia: il suo potere era particolare, troppo particolare. L’avrebbe trovato in quei libri?
Non c’era modo migliore per scoprirlo che iniziare a cercare, e così fece.
Iniziò a camminare avanti e indietro tra quegli scaffali, togliere libri dal titolo interessante, far su e giù tra un tavolo poco distante e le scaffalature, finché non fu del tutto certa di aver trovato tutto quello che poteva esserle utile, e in verità non era poco: c’erano ben tre pile di libri di una certa altezza ad ingombrarle il tavolo. Per fortuna era un’accanita lettrice, e non si fece affatto intimorire dall’esorbitante quantità di testi che aveva davanti.
Sedette e, diligentemente, iniziò a sfogliarli tutti, uno per uno, in cerca di qualcosa che facesse al caso suo.
C’era una lampada da lettura nell’angolo più lontano da lei, e dopo quasi un’ora e mezza passata a leggere al buio iniziavano a dolerle gli occhi, così si sporse oltre i libri e l’accese. Tuttavia, nel ritirare la mano, fece cadere in parte una pila. Alcuni tomi rovinarono alla rinfusa sopra quello che stava leggendo.
- Accidenti...! - mormorò a mezza voce, alzandosi e iniziando a sistemarli.
Uno le scivolò di mano e cadde a terra.
Quando si piegò a raccoglierlo, il suo sguardo si fece sbarrato e allibito. Lentamente lo prese e lo avvicinò agli occhi, come se quello che vi era scritto sulla copertina non fosse stato altro che un’allucinazione.
No, c’era scritto davvero. Iniziò a sudare e tremare per l’eccitazione e l’euforia del momento: sulla copertina di quel libro nero c’era scritto proprio “Guida ai poteri pericolosi - psichici e di contatto”.
Non riusciva a credere che potesse esserci un libro del genere, là dentro. Quando l’aveva tirato giù dallo scaffale non aveva di certo visto il titolo, altrimenti l’avrebbe letto per primo.
Spostò gli altri, senza curarsi di risistemarli, quindi aprì quel libro all’indice e iniziò a scorrere i vari capitoli, sofferandosi sull’ultimo: “Pag. 451 Capitolo 21° - Contattare i morti”.
Sembrava fatto su misura per lei, così corse alla pagina indicata, trovando in alto, in mezzo alla pagina, il titolo del capitolo, scritto con una grafia alquanto lugubre e raffinata, ovviamente in inchiostro nero.
Iniziò così a leggere, avida di sapere:
«Di tutti i poteri vampirici, quello di poter entrare in contatto con i morti è senza dubbio il più pericoloso e al contempo il più interessante.
Solo pochissimi sono i “prescelti” da questo potere. La maggior parte di essi, nel passato, ha preferito togliersi la vita piuttosto che continuare a vivere in possesso di quel potere. Alcuni addirittura impazzirono per il prolungato contatto con persone defunte di morte dolorosa.
Quel dono era ed è tuttora ritenuto e chiamato, da alcuni, il potere del Diavolo.
Ma come funziona?
Il vampiro o la vampira che ne è in possesso riesce a percepire sia visivamente che interiormente la presenza dello spirito del defunto, che solitamente si manifesta quando il possessore del potere è da solo, anche se eventuali terzi non sarebbero in grado di vederlo.
Il primo contatto tra un vampiro e un defunto è sempre il più violento. Viene preceduto da forte nausea ed emicrania, in quanto la parte del cervello adibita alla recezione della presenza dello spirito deve “risvegliarsi” dal torpore in cui era rimasta fino a quel momento. Solitamente, l’età in cui il potere inizia a manifestarsi apertamente è attorno ai sedici/diciassette anni, e perdura per il resto della vita.
Nei contatti successivi si verifica solo mal di testa che non raggiunge mai picchi vertiginosi, tuttavia svanisce non appena lo spirito si materializza.
Il contatto con i morti, tuttavia, funziona solo con spiriti deceduti di morte violenta che hanno più di cento anni.
Inoltre, il potere non può essere utilizzato per richiamare a sé alcuno spirito. Solo questi ultimi possono decidere se rivelarsi o meno. Coloro che tenteranno di forzarli ad apparire, potrebbero andare incontro alla pazzia o, nei casi peggiori, alla morte stessa.»

Fiamma rimase ad osservare il trafiletto che aveva appena letto senza riuscire a non provare paura.
Paura per cosa era e per quello che possedeva.
Scosse la testa.
- Non devo pensarci! È un potere che ho e rimuginarci sopra non servirà certo a cancellarlo da dentro di me! - si disse, decisa.
Doveva trovare qualcosa di utile.
Lo rilesse un paio di volte, giusto per esser certa di non confondersi, poi iniziò a stilare una sorta di lista mentale di ciò che poteva e non poteva fare grazie a quel potere.
I punti negativi erano:
1) il suo potere aveva già condotto più d’uno al suicidio;
2) era considerato “il potere del Diavolo”;
3) ogni volta che uno spirito avesse deciso di manifestarsi si sarebbe sentita male;
4) il suo potere l’avrebbe perseguitata per tutto il resto della sua vita;
5) ultimo, ma non per importanza, non avrebbe potuto evocare mai e per nessun motivo uno spirito. Pena la pazzia o peggio.
I positivi erano:
1) non era una pazza perché vedeva una donna che altri non vedevano;
2) non avrebbe più avuto nausee ed emicranie come quelle che aveva avuto in corridoio;
3) non sarebbe stata “aggredita” né da Envy né da Greed.
Decisamente, i punti a suo sfavore superavano quelli a suo favore, ma doveva farsene una ragione, dato che aveva cose più importanti di cui occuparsi: secondo il libro, e l’autore aveva pure avuto premura di sottolinearlo, non avrebbe mai dovuto nemmeno provare a chiamare a sé uno spirito.
Ma come avrebbe fatto a trovarla, se era lei che doveva decidere quando e se apparire?
Doveva rivederla quanto prima, ma se non fosse stata lei a fare la prima mossa, ogni suo buon proposito andava a farsi friggere.
- Perché deve esserci proprio questo cavolo di limite?! - sbottò tra sé la vampira, mettendosi le mani nei capelli - Possibile che non me ne vada liscia una? -.
Sbuffò, quindi si addossò contro lo schienale della sedia, alzando gli occhi al soffitto: tutto quello che doveva fare era rimanere da sola.
Da sola...
“... e nessuno deve andare in giro da solo”.
Sgranò gli occhi, mentre una folgorazione divina la coglieva, sconvolgendola: che Barma avesse detto quella cosa per...?
No, lo escludeva. Voleva escluderlo.
In caso contrario...
- Anche lui sarebbe coinvolto in questo casino... - commentò tra sé.
Non voleva nemmeno prendere in considerazione un’idea simile: non voleva pensare alle conseguenze che una tale ipotesi potesse avere.
Sapeva che, indipendentemente da quali fossero, sarebbero inevitabilmente state tragiche.
Si alzò e andò a riporre tutti i libri: aveva trovato quel che cercava, perciò rimanere lì era del tutto inutile.
Appena ebbe finito, uscì dalla biblioteca.
Non fece nemmeno due passi fuori dell’uscio che incrociò Oz, accucciato contro la parete, il viso chinato verso il basso, gli occhi coperti in parte dalla frangia.
- Ehi, che ti succede? - chiese la vampira, chinandosi vicino a lui.
Quest’ultimo serrò i pugni con forza, conficcandosi le unghie nei palmi, come per punirsi di qualcosa. La rossa notò sottili righe di sangue affiorare dalla sua pelle.
- Oz...? - lo chiamò, preoccupata.
- Sono un idiota. Ho rovinato tutto... con Emily -.
 
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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 1/11/2010, 09:20




CAPITOLO 16 - Consulente per cuori infranti




- Sono un idiota. Ho rovinato tutto... con Emily -.
Fiamma lo fissò, accigliata.
- Cosa è successo? - domandò, posandogli una mano sulla spalla.
Lui tacque e la vampira pensò che non volesse parlarne con lei, così si alzò, ma lui allungò una mano e le afferrò la gonna, tirando appena, come un bambino che stesse disperatamente cercando di attirare su di sé l’attenzione di qualcuno.
Lei si volse a guardarlo: non aveva alzato il viso, ma pareva comunque intenzionato a non lasciarla andare.
Doveva soffrire tanto, perché volesse il suo conforto.
Così si appoggiò contro la parete e incrociò le braccia sul petto, fissandolo.
- Vuoi parlarmene? - chiese, cercando di mantenere un tono di voce basso e gentile.
- Lei... non vorrà più vedermi, dopo la scenata con Eliot Nightray... - disse, semplicemente.
- Eliot Nightray? - chiese la ragazza, perplessa.
- È il terzo fratello di Gilbert e Vincent. Non ci siamo mai piaciuti. Anche lui vuole Emily, ma... -
- Senti, Oz. Mia cugina è estremamente delicata, quando si tratta di queste cose. Non vuole ferire nessuno, ma è inevitabile che qualcuno rimanga sempre ferito. Era già successo, una volta, quando eravamo alle elementari. Due ragazzi si litigavano il suo interesse, a volte anche in modo molto violento. Alla fine, lei ne scelse uno, cercando così di porre fine alla cosa, ma si pentì quasi subito della sua scelta, quando venne a sapere che il compagno rifiutato... era stato investito da un camion. Non si è mai completamente ripresa dallo shock di quell’incidente, che pensava fosse stato causato da lei. Ha continuato ad avere incubi per anni. Quando alla fine ha deciso di mettersi il cuore in pace, si è ripromessa di non far accadere mai più una cosa simile... -.
Oz alzò lo sguardo per portarlo su quello della compagna, stupito: Emily era stata davvero vittima di una simile sciagura?
Quella storia spiegava senz’altro il modo brusco in cui aveva chiesto loro di finire di litigare, prima di fuggire via in lacrime.
- Senti... hai voglia di fare una passeggiata? - chiese d’un tratto la ragazza.
Non avrebbe potuto aggirarsi per l’istituto da sola, ma con Oz sì. Peccato che la donna-fantasma, con ogni probabilità, non si sarebbe fatta vedere.
Be’, attualmente doveva risanare un cuore spezzato.
Se la sua doveva essere un’azione passiva, tanto valeva impegnare la mente in questioni più reali e meno paranormali.
- Mmmmh... - mormorò il biondo, atterrito.
Quell’atteggiamento la innervosiva.
- Allora, mi rispondi? -
- Mmmmh... -.
Stufa di parlare al muro, lo afferrò e lo tirò su come se fosse un manichino di gommapiuma, leggerissimo, quindi l’avvicinò a sé, in modo che il suo viso fosse sollevato e i suoi occhi puntati nei propri.
- Senti, smettila di fare lo smidollato e di abbatterti in questo modo, chiaro?! Fare il depresso con tendenze masochiste non gioverà per niente alla tua situazione, capito?! Vuoi conquistare il cuore di Emily? Intanto inizia col rimettere insieme il tuo e darti un contegno!!! -.
Il ragazzo la fissò con occhi sbarrati.
- O-okay... - disse infine, afferrandole le mani e cercando di allentare la sua presa.
Fiamma lo lasciò andare e lui atterrò con un tonfo sul pavimento, addossandosi alla parete.
Mandò un sospiro.
- Ehi, che ne dici se passiamo a prendere un paio di bottigliette in mensa? Hai un aspetto orribile, Oz... - commentò la vampira, sfoderando un mezzo sorriso splendente.
- Sarà possibile andarci? Insomma, dopo stasera... - il biondo s’interruppe e si strinse nelle spalle, a disagio.
L’altra, per tutta risposta, scrollò le spalle.
- Non è un problema: mi infiltro nella saletta adiacente alla mensa e rubo un paio di bottigliette dal frigo. Hai un bisogno esagerato di bere, credimi. Sembra che tu abbia perso in mezza nottata tre giorni di sonno - commentò.
Il Bezarius abbassò gli occhi, scoraggiato.
- Ehi, non volevo offenderti! Dai, coraggio andiamo! -.
Lo prese per un polso e iniziò a correre, trascinandoselo dietro.
Arrivarono alla mensa pochi minuti dopo. Al contrario di quanto ipotizzato dal ragazzo, la sala era accessibile.
Fiamma andò a recuperare un paio di bottigliette di vino-sangue e gliele porse.
Solo in quel momento il vampiro realizzò quanta sete avesse effettivamente. In modo estremamente rude, strappò letteralmente il tappo della prima bottiglia e ne tracannò il contenuto in un solo sorso.
- Wow... - commentò Fiamma, osservandolo mentre si puliva la bocca sul dorso della mano e accartocciava la bottiglia per gettarla con un solo, abile lancio nella pattumiera.
- Grazie - disse, prendendo a camminare al fianco della rossa, diretta in giardino.
- Figurati. Solo che non pensavo avessi sete fino a questo punto... - disse semplicemente la vampira, occhieggiando l’altra bottiglietta.
Il vampiro notò la cosa, perché si affrettò ad aggiungere: - Sono a posto così, grazie. Bevila tu, se vuoi -.
Con eleganza e forza, Fiamma stappò la bottiglietta e ne bevve un sorso, mentre varcavano l’ingresso.
- Allora, che intendi fare per riappropriarti di Emily? - domandò, spostando lo sguardo sul compagno.
Le guance di quest’ultimo si tinsero di un rosso abbastanza vivido.
- N-non ne ho idea... - rispose infine, distogliendo gli occhi.
Fiamma sospirò.
- Ma perché voi maschi riuscite a realizzare il concetto di “possesso di una donna” senza pensare a “come entrarne in possesso”? Siete sconcertanti! - commentò la vampira.
Poi, proseguì: - Prova ad impressionarla con la tua dote canora, no? -.
- Che?! - esclamò lui, esterrefatto.
Mentre Fiamma stava per rispondergli, notò un improvviso cambio d’espressione sul suo viso.
D’istinto, allora, si volse, incontrando un altro studente, immobile dietro di lei.
La vampira passò lo sguardo dall’uno all’altro, cercando di capire il tipo di rapporto che intercorreva tra loro.
Infine, cogliendo gli occhi dello sconosciuto assottigliarsi in un’espressione minacciosa, si frappose tra i due a braccia conserte.
Sorrise di sghembo e con fare vagamente arrogante, un modo di apparire che aveva lasciato da un po’ e che le venne naturale far riaffiorare in quel momento.
- Tu devi essere Eliot Nightray... giusto? - chiese.
- Certo. E tu chi saresti? - sbottò quello in risposta, rivolgendole solo un’esigua parte della sua attenzione, completamente concentrata sul suo biondo avversario.
- Io sono Fiamma Drakon. Sono la cugina di Emily -.
Nessuna reazione: si limitò a fissare il giovane Bezarius.
- Bene, si direbbe che siete giunti alla cosiddetta “resa dei conti”. Forse anche troppo in fretta - esordì la vampira, camminando su e giù tra loro, guardando distrattamente il suolo sotto i suoi piedi - Be’, se dovete picchiarvi, fatelo qui, ora - continuò, fermandosi e guardandoli.
Si sedette a terra a gambe incrociate e si portò la bottiglietta alla bocca con innocenza, tracannando un lungo sorso di sangue mentre i due vampiri scattavano l’uno verso l’altro digrignando i denti come bestie inferocite.
Vide i corpi cozzare con violenza inaudita, in un groviglio di mani che si stringevano e si agitavano in aria, cercando di strappare e graffiare, le espressioni distorte dall’ira.
Era uno spettacolo come pochi se ne potevano vedere, soprattutto lì.
Oz tentò di azzannare al collo Eliot, ma questo lo respinse con un pugno sullo zigomo destro, catapultandolo a qualche metro di distanza.
Il biondo attutì la caduta con le gambe, quindi scattò nuovamente avanti.
Erano a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, quando Fiamma, nel riportare lo sguardo al centro del campo di battaglia, notò una sagoma in lontananza.
Rimase impietrita ad osservarla: era una donna, ed era bellissima, esotica.
Aveva i capelli di un rosso intenso, raccolti dietro il capo da un elaborato chignon composto da una lunghissima treccia che spariva in un fiocco per capelli, oltre il quale la chioma ricadeva libera sulla schiena e sulla spalla.
Gli occhi erano affusolati, color nocciola, socchiusi in un’espressione piena d’infinita regalità. Le ricordavano molto quelli di un certo professore di Filosofia di sua conoscenza.
Il vestito era lungo, nero, molto semplice, e scendeva in morbide pieghe fino a terra.
Che ci faceva un’altra donna nella scuola?
Era semigirata verso di lei e la fissava con freddezza e compostezza tali da darle i brividi.
Inoltre, era eccessivamente pallida, quasi cerea.
Rimase a contemplarla per quelle che le parvero ore, prima che un cambiamento, subitaneo ma radicale, si verificasse nel suo viso: le sue iridi assunsero un inquietante colore rosso sanguigno e brillarono come braci ardenti, mentre un sorriso malvagio le increspava le labbra.
La ragazza avvertì qualcosa dentro di sé muoversi, contorcersi e, infine, emergere dalle profondità del suo organismo.
Era ormai in piedi, quando una fitta al ventre la fece cadere in ginocchio. Si piegò in avanti e diede violentemente di stomaco, rigettando una quantità di sangue allucinante, tanto da richiamare anche l’attenzione dei due studenti.
- Fiamma?! - chiamò Oz, orripilato.
Eliot si limitò a fissarla, in silenzio, anche se sul suo viso era apparsa un’ombra di preoccupazione.
La ragazza continuò a rigettare sangue, inondando l’erba.
Poi alzò il viso al cielo, portandosi le mani alla gola, sbarrando gli occhi.
Emise rantolii pieni di sofferenza, gorgoglii strozzati mentre cercava di parlare, invocare aiuto, ma non ci riusciva: c’era qualcosa nella sua gola, qualcosa di liquido e vischioso.
Sangue.
La sua vista si appannò, velandosi di rosso, mentre sentiva del liquido bruciarle negli occhi e caderle dalle palpebre.
Sentiva il sapore del sangue in bocca e il suo odore nel naso. Abbandonata la bottiglietta sul prato, si portò la mano al viso e impallidì: stava perdendo sangue anche dal naso e dalla bocca.
- Cosa mi sta succedendo? Cosa succede?!?! - pensò, allarmata.
Riportò brevemente gli occhi sulla donna: la sua vista era confusa, ma riuscì a distinguere vagamente il bagliore di un sorriso tra le sue labbra.
Era un vampiro anche lei?!
Protese una mano verso di lei, stringendo gli occhi in un’espressione che sapeva di rabbia e dolore.
Poi, iniziò a tossire e sputare sangue, quel liquido che sentiva ricolmarle perfino i polmoni.
Sarebbe morta soffocata, affogata nel suo stesso sangue.
Non poteva. Non voleva.
Cercò di nuovo di invocare aiuto, ma la sua stessa linfa le impediva di parlare.
- Fiamma!!!! FIAMMA! -.
Oz si inginocchiò accanto a lei, così come Eliot. Lo guardò: il biondino era in preda al panico, gli si leggeva negli occhi.
- Stai sanguinando, Fiamma! Sanguini dalla bocca, dal naso... dagli occhi! Fiamma, che cosa sta succedendo? Cosa ti sta succedendo?!?! - gridò.
La rossa non riusciva quasi più a respirare e sentiva le forze abbandonarla.
- No, non voglio andarmene così! Non ora, non qui! Voglio continuare a combattere, lottare fino all’ultimo respiro! Non posso permettere che Gilbert... e Oz... e le mie cugine... muoiano qui. Non voglio. NON VOGLIO!!! - pensò, disperata.
- Fiamma...! Fiamma! -.
Gli occhi iniziarono a chiudersi e il buio ad inghiottirla.
Voleva piangere, ma la difficoltà respiratoria non glielo permetteva: era troppo dolorosa.
Ricadde all’indietro e iniziò a dibattersi silenziosamente, come un leone in gabbia, contro il sangue che le stava travolgendo gli organi, che la stava uccidendo lentamente e inesorabilmente.
Voglio combattere per il mio ultimo respiro!!! Non voglio arrendermi e abbracciare la morte così!
E inspirò profondamente, inarcando la schiena.
Poi fu tutto buio, e il suo corpo ricadde con un tonfo sordo sul prato, in mezzo al sangue e alle grida isteriche di Oz.
 
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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 13/11/2010, 20:58




CAPITOLO 17 - Is this the way it's gonna be?



Il sole era appena calato oltre l’orizzonte e la volta celeste iniziava a scurirsi, per lasciare il posto alla vera notte, quella dei vampiri.
L’infermeria era illuminata debolmente solo attorno ad un letto, sul quale giaceva inerte il corpo di una vampira, cerea e dall’uniforme coperta di sangue.
Accanto a lei sedeva uno studente, il viso affondato nei palmi delle mani, le dita strette e affondate nei capelli.
Le spalle di Gilbert furono scosse da un violento tremito, un altro, mentre le lacrime riprendevano a scorrere tra i singhiozzi.
Non riusciva a credere che Fiamma... che Fiamma...
Non poteva neppure formulare quel pensiero: il suo cervello non riusciva neanche lontanamente a concepirlo.
Perché? Perché, di tutti, proprio lei?
Perché a distanza di così poco tempo dall’ultimo omicidio?
Quando Oz era andato a chiamarlo, sbraitando sul sangue e Fiamma priva di sensi in giardino, lui si era precipitato. Quando era arrivato sul luogo, suo fratello Eliot gli aveva detto che l’aveva portata in infermeria.
Quando era arrivato là, aveva trovato l’infermiere chino su di lei, intento ad aspirarle qualcosa dal viso, con una mascherina, qualcosa che aveva tutta l’aria di essere sangue.
In quel momento, era stato scacciato.
La notte dopo aveva avuto il permesso di entrare, ma l’infermiere l’aveva avvertito subito che ormai, anche se aveva aspirato tutto il sangue che le ostruiva i polmoni e la gola, non c’era più pulsazione.
Il giovane Nightray alzò gli occhi e li portò sul viso di Fiamma: era così serena, le labbra semiaperte, l’espressione appena sofferente.
Era bellissima, ma era immobile come una statua e fredda come il ghiaccio. Più fredda di qualsiasi vampiro.
Nell’osservarla in quello stato, nella rigida freddezza della morte, una morsa d’acciaio gli si chiuse attorno al cuore, minacciando di spappolarglielo nonostante gli fosse ancora in petto. Il dolore sarebbe certamente stato minore di quello che provava sapendola lì, a così poca distanza da lui, completamente immobile.
Morta.
Gli occhi gli si riempirono di nuovo di lacrime e affondò nuovamente il viso nelle mani, cercando di placare i singhiozzi.
- Ehi, Gilbert -.
Una voce flebile ma sicura, amichevole e confortante attirò la sua attenzione, facendogli alzare il capo: Oz stava in piedi vicino a lui, nello sguardo uno spettro di sofferenza.
In mano reggeva una bottiglietta dal contenuto vermiglio.
- Oh, Oz sei tu... - commentò tristemente il moro, cercando di asciugarsi il viso e rendersi presentabile, almeno un po’.
Non che gliene importasse più di tanto, ormai.
- Che cosa ci fai... qui? - chiese.
Il biondino si sedette sulla sedia accanto alla sua, lasciata libera qualche ora prima da Emily, che se ne era andata piangendo disperata.
- Tieni, ti ho portato da bere. Hai un aspetto terribile... - disse, porgendogli la bottiglietta, che l’altro prese di buon grado.
- Sono giorni che non mangi. Non dovresti buttarti giù in questo modo... - esclamò Oz, guardandolo mentre beveva avidamente: aveva sete ed era fortemente disidratato.
Una bottiglietta sola riuscì solo in piccola parte a saziare il suo bisogno di sangue.
- Non ha senso continuare senza lei... -
- Sono certo che non vorrebbe che tu ti trascurassi in questa maniera. E lo sai anche tu -.
Gilbert tacque un istante.
- È così da una settimana, ormai... - disse infine, come se ciò lo giustificasse.
- L’infermiere ha detto che non ha più pulsazione, però continua a tenerla qui... - esclamò Oz.
- Domani ci sarà il funerale. La seppelliranno in giardino - lo informò cupamente Gilbert, distogliendo lo sguardo: gli faceva immensamente male dirlo. Era come una pugnalata al cuore, con l’unica differenza che se la stava consapevolmente autoinfliggendo.
Oz gli posò una mano su una spalla.
- Forse è meglio se vai. Devi riposarti -
- No, non voglio... -
- Allora posso rimanere a farti compagnia? -
- Se vuoi... -.

Fiamma... svegliati cara.
Si scosse, scoprendo che non era in piedi, come pensava, ma sollevata nel niente: i suoi piedi non poggiavano su alcuna superficie.
Sentiva le palpebre immensamente pesanti, ma con un adeguato sforzo di volontà riuscì ad aprirle.
Si guardò intorno e addosso: si trovava sospesa in uno spazio completamente nero, con il pavimento ricoperto di un liquido nero, probabilmente acqua. In più, era completamente nuda.
Fiamma...
Di nuovo quella voce.
Davanti a lei apparve un globo di luce bianca dalla quale prese forma la donna sconosciuta che aveva già avuto modo di incontrare per ben due volte.
Quella terza, però, i suoi occhi esprimevano tranquillità e serenità. Non c’era la minima traccia di dolore.
La sua voce era calda e affettuosa, rasserenante in un certo senso.
- Cosa ci faccio io qui? Sono... morta? -.
No, non è ancora arrivata: la tua scuola ha bisogno di te.
- Allora... perché sono qui? -
Perché... devo metterti in guardia.
Il suo tono di voce si era fatto leggermente più serio.
Quella donna che hai visto... è come me, in parte. Devi guardarti da lei... e dal tuo insegnante.
- Cosa? Quale insegnante? -
Tutto a suo tempo, mia cara. Adesso devi tornare.
Fiamma si sporse verso di lei, come per correre, ritrovandosi semplicemente ad annaspare nell’aria, protendendosi e basta.
- Aspetta! Come posso ritrovarti?! - gridò.
La sconosciuta sorrise.
Sarò io a cercarti, presto.
Sentiva che stava per scomparire: era la stessa sensazione che aveva provato quando era stata risucchiata dalle tenebre, nel giardino.
Ma quella non era l’impressione di stare andando incontro all’ignoto, bensì di star per fare ritorno alla luce.
Mentre stava per svanire, un’ultima domanda le balenò nella mente.
- Come ti chiami...? - domandò, l’attimo prima di scomparire.
anne...
La risposta le riecheggiò nella testa mentre apriva lentissimamente le palpebre e le spostava di lato, incrociando immediatamente il profilo di due studenti a lei ben noti.
- Gil... bert? - chiamò labilmente.
Il moro alzò di scatto la testa, gli occhi esageratamente grandi, cerchiati in modo spaventoso, le guance solcate di lacrime.
- F-Fiamma...? - sussurrò, incredulo - FIAMMA! - gridò l’istante dopo.
- Sei sveglia! Si è svegliata, si è svegliata!!! - urlò Oz, saltando in piedi e iniziando a saltellare qua e là per la stanza, battendo le mani.
Il giovane Nightray le allungò una mano, che lei strinse.
- Sei così... stanco. Cosa ti è successo, Gilbert? - chiese la ragazza con voce fioca.
- Devo dirlo all’infermiere! - la interruppe Oz, defilandosi.
I due lo ignorarono e il moro si chinò sulla vampira.
- Credevo fossi morta... -
- Anch’io... però ora sono di nuovo qui -.
Gli rivolse un pallido sorriso, al quale lui rispose con un altrettanto orribile sorriso carico di stanchezza.
Lei lo attirò verso il suo petto e lo costrinse a poggiarvi sopra la testa, che prese a carezzare con dolcezza infinita, passando di tanto in tanto le dita tra i suoi capelli corvini, mentre lui le stringeva convulsamente l’altra mano.
- Quanto sono rimasta così? - chiese all’improvviso la vampira.
- Una settimana - rispose lui.
- Una settimana... - ripeté tra sé la rossa, socchiudendo le palpebre.
Si passò la lingua sulle labbra secche, sfiorandosi le punte dei canini quasi con nostalgia.
- Ecco, guardi! -.
Oz e l’infermiere si avvicinarono a passi rapidi e quest’ultimo si fermò al vedere la vampira sveglia.
- Come ti senti? - chiese, chinandosi su di lei, strappandole la mano impigliata nei capelli di Gilbert e tastandole il polso.
Era regolare, incredibilmente.
- Bene - rispose lei semplicemente, mettendosi seduta.
Il vampiro rimase ad osservarla, accigliato: fino al giorno prima era stesa, fredda e immobile, su quel letto, completamente priva di pulsazioni, e adesso era lì che carezzava i capelli del suo compagno, sorridendogli calorosamente e con delle pulsazioni regolari.
Tutto ciò non era assolutamente normale.
- Ne sei sicura? -
- Sicurissima - confermò.
- In questo caso... sei libera di andare -.
- Aaah, Fiamma! Presto, dobbiamo andare a dirlo agli altri! Emily sarà così contenta, e anche Amethyst, e Edward e...! - esclamò Oz, ma s’interruppe ad un cenno della mano di lei.
- Oz... perché non ci incontriamo in mensa tra poco? Così intanto vai a chiamarli... e noi potremo mangiare qualcosa -.
- Sì, certo! Ci si vede dopo! -.
Il biondo si dileguò a velocità supersonica.
Fiamma si sedette sul bordo del letto e scese, quindi si avviò mano nella mano con il Nightray verso la porta.
- Ohoh, signorina Dra~kon! Dunque, dunque... è resuscitata! -.
La delicatezza di Xerxes Break, in certi momenti, raggiungeva apici talmente elevati da suggerirle fortemente una rigida presa di posizione, come poteva esserlo il prenderlo a schiaffi. Purtroppo, la sua condizione di studentessa glielo vietava.
Il docente era in piedi in mezzo alla porta e la osservava con l’occhio visibile mezzo coperto dalla palpebra, che gli conferiva un’espressione ilare, ma anche vagamente minacciosa.
- Sì. Mi sento benissimo, adesso! - esclamò lei, rivolgendogli un sorriso palesemente fasullo.
- Ne sono più che sicuro! - commentò l’albino, poi spostò lo sguardo sul moro - Lei, piuttosto, signor Nightray... mi pare stanco -.
- Ha solo bisogno di mangiare. Niente di che, non si preoccupi - intervenne la vampira.
- Ah~ah, certo, certo! Be’, signorina... - replicò Xerxes, quindi le si avvicinò e si inchinò, prendendole la mano libera e baciandola in modo molto galante - ... che ne dice di venire a parlare con me, più tardi, nelle mie stanze? Primo piano, in fondo a sinistra. L’aspetto... -.
Quel sussurro aveva ben poco di rassicurante, tuttavia Fiamma si lasciò sfuggire in un soffio un “sì”.
- Bene, allora divertitevi! - li salutò Break, d’un tratto allegro, prima di andarsene.
- Quel professore diventa sempre più strano... - commentò Gilbert in tono allegramente scettico.
A quanto sembrava aveva recuperato il buonumore.
- Già... - si limitò ad osservare lei - Andiamo -.
La comparsa improvvisa di un professore le fece ritornare in mente quella frase detta da Lilianne: “Devi guardarti da lei... e dal tuo insegnante”.
No, in quel momento non voleva pensarci: si era appena risvegliata. Si sarebbe concessa a quelle tetre elucubrazioni più tardi.
Con Break o dopo.
 
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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 27/11/2010, 14:19




CAPITOLO 18 - Allegro ritrovo



- Cavolo, Gilbert, ne hai già svuotate tre! -
- Gil, avresti dovuto bere di più in questi giorni! -.
Il moro ignorò palesemente i commenti di Alphonse e Edward e stappò la quarta bottiglietta di vino-sangue, tracannandone il contenuto con noncuranza.
Fiamma sorrise e gli sfiorò un braccio: la sua presenza così solida e concreta, al suo fianco, la faceva sentire al sicuro.
Emily stava seduta vicino ad Oz e gli teneva una mano sull’avambraccio, la testa appoggiata sulla sua spalla.
- A quanto pare ci sono stati sviluppi durante la mia pseudo-morte... - commentò tra sé la giovane Drakon, stirando le labbra in un sorriso, mentre portava una bottiglietta alla bocca e ne sorseggiava un po’ del contenuto.
Amethyst, dalla sua postazione un po’ in disparte con Vincent, le rivolse un inaspettato accenno di sorriso, evidente segno che era mancata anche a lei.
Gilbert vuotò la quinta bottiglia, quindi rilassò i muscoli e allungò una mano a stringere quella di Fiamma a lui più vicina.
Lei ricambiò la stretta.
- Come siete carini! - commentò Edward, ridacchiando - Un po’ come i nostri Romeo e Giulietta qui accanto - continuò, accennando vagamente a Oz ed Emily.
- Ehi! - protestò il Bezarius.
- Non arrabbiarti, Oz, non stasera. È tutto okay... - lo riprese con un fil di voce la biondina.
Il biondo assentì, in imbarazzo.
- Eddai, Ed! Lasciali in pace! - esclamò Alphonse, dando di gomito al fratello.
- Com’è che ora voi due siete insieme? - chiese la rossa, guardando Oz ed Emily.
- Quando sei... svenuta... - era percepibile la difficoltà di Oz a pronunciare quella parola che iniziava con la “m” - ... io sono uscita perché avevo sentito dei rumori provenire dal giardino... - continuò Emily - ... e ho trovato Oz, Eliot e te... - s’interruppe - Eliot ti ha portata in infermeria ed Oz è rimasto con me... - rivolse un’occhiata al biondo, che arrossì vagamente.
- Oh, quanto la fate difficile! - sbottò Edward - Lui l’ha consolata e nel farlo si è lasciato “scappare” che le piaceva... il resto è stato abbastanza rapido e consequenziale -.
Oz gli rivolse un’occhiata infastidita.
Fiamma li passò tutti in rassegna con gli occhi, mordendosi un labbro mentre rifletteva se porre l’atroce domanda che le ronzava nella mente da mezz’ora a quella parte oppure ritardarla, riproporla più tardi, così da non rovinare l’atmosfera.
Tuttavia, il dubbio persisteva nella sua mente. Doveva sapere.
Prese coraggiosamente fiato e, finalmente, si pronunciò: - Mentre ero... priva di sensi... - si guardò bene dal dire “morta” - ... c’è stata qualche altra... aggressione...? -.
Come da lei previsto, cadde un silenzio nervoso, agitato, e l’aria attorno a loro si fece di colpo cupa e triste. Si maledisse per l’aver rovinato tutto con una domanda che avrebbe potuto attendere, al contrario della sua sete di sapere.
Edward roteò gli occhi, a disagio, prima di prendere la parola: - Sì... ce n’è stata un’altra... -.
Il cuore della ragazza precipitò in un abisso nero e pieno di tensione. Si diede dell’idiota: aveva posto quella domanda ipotizzando una risposta del genere. Perché allora era tanto sgomenta?
- Perché avevo sperato fino all’ultimo che non fosse vero... - si rispose da sola, mentre i suoi occhi s’inchiodavano sul viso di Edward, sondandolo in modo ossessivo, quasi da esso avesse potuto estrapolare il nome della sfortunata vittima.
Poi, arrivò la tanto temuta risposta, ma non dal biondo, bensì da Gilbert: - Matthew... -.
Matthew...?
Ricordava vagamente quel nome, ma poi la scena della loro prima cena assieme le riaffiorò alla mente, soccorrendola nel ricordare lo studente.
- Oh, no... - mormorò, voltandosi verso il moro.
- L’hanno trovato vicino alla sua classe, senza occhi e con un palo conficcato nel cranio, trapassato da parte a parte... - spiegò Alphonse tristemente.
- I professori hanno detto che inizieranno a fare dei turni di guardia, ma non credo che qualsiasi cosa stia facendo tutto questo si farà fermare da qualche insegnante, per quanto siano forti o determinati... - commentò Oz, serio.
- C’è solo da sperare che lo trovino... prima che uccida qualcun altro... - disse Edward.
- C’è solo da sperare che io lo trovi prima che uccida qualcun altro... - lo corresse tra sé e sé Fiamma, nascondendo le mani sotto il tavolo, dove strinse le nocche al punto da farle sbiancare.
Lilianne le aveva detto che presto sarebbe venuta a cercarla, ma quanto presto? Prima di un’altra aggressione? Dopo?
Non riusciva a sopportare quell’attesa: lei doveva fare qualcosa e al più presto.
Se ci fosse stata un’altra vittima, non avrebbe potuto starsene in silenzio e continuare ad aspettare. Sarebbe andata a cercare...
“Devi guardarti da lei... e dal tuo insegnante”.
Le parole dello spirito le riecheggiarono nella mente, assieme al soffuso ricordo della misteriosa donna da Lilianne definita “pericolosa”.
Poi, le venne in mente il paragone che immediatamente aveva fatto tra la donna e...
- ... Barma! Ma allora... - rifletté, sconcertata, giungendo alla più banale delle risposte: era lui il pericolo, quello da cui doveva guardarsi.
- No, non devo fare conclusioni affrettate, perché potrei comunque sbagliarmi. Lilianne non mi ha dato un nome preciso, per cui devo solo stare in guardia. Però, il primo indiziato è senza dubbio Rufus Barma, per la sua incredibile somiglianza con quella donna... - concluse mentalmente.
Sentì un braccio di Gilbert scivolarle dietro la schiena e cingerla, stringendola a sé. La vampira alzò gli occhi e li puntò nei suoi, sereni e rassicuranti.
Lo abbracciò a sua volta.
- Devo impegnarmi: non posso permettere che facciano del male ai miei amici! - pensò, quindi si alzò.
- Devo andare. Ho un impegno - si scusò, quindi si piegò a posare un fugace bacio sulle labbra del Nightray, prima di allontanarsi.
Lui rimase interdetto ad osservarla mentre se ne andava.
Ricordandosi poi dell’avvertimento di Barma di non girare da soli per l’istituto, si affrettò ad alzarsi e correre via.
- Fiamma, aspetta! -.
 
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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 30/12/2010, 14:02




CAPITOLO 19 - Colloquio alunno-insegnante



- Fiamma, aspetta! -.
La vampira si volse al sentirsi richiamare dalla familiare voce di Gilbert, vedendolo comparire all’improvviso sulla porta della mensa.
- S-sì? Che c’è? - chiese, stupita.
- N-non puoi andare... in giro... da sola - boccheggiò il moro, appoggiandosi allo stipite.
Fu lei a rimanere interdetta, mentre ricordava l’avvertimento di Barma.
- Già, è vero! Che idiota! - mormorò tra sé - Mi vuoi accompagnare? - chiese ad alta voce.
Senza rispondere direttamente, Gilbert le si affiancò e prese a camminare con lei, guardandola.
- Dove devi andare? - domandò.
- Il professor Break vuole vedermi - disse semplicemente l’altra, stringendosi nelle spalle.
- Oh... -
- Perché? C’è qualche problema? - chiese la rossa, inarcando un sopracciglio con perplessità.
- Be’... - esordì Gilbert, e il suo sguardo si fece all’improvviso più scuro.
- Cosa? - chiese Fiamma.
- In questo tempo che sei stata... be’... - si guardò bene dal dire “morta” - Svenuta... Break ha iniziato a comportarsi in modo bizzarro. Sembrava ansioso, decisamente più irritabile e strano... cioè, più del solito... - spiegò brevemente il Nightray, guadagnandosi un’occhiata perplessa da parte della ragazza.
Che cosa poteva mai significare un comportamento simile da parte dell’albino? Che ci fosse lui dietro tutte le aggressioni?
- No, lo escludo. Sembra troppo... premuroso, con me, perché ne sia capace... - rifletté - ... però può essere che stia nascondendo i suoi veri propositi sotto quel suo comportamento premuroso... - aggiunse un istante dopo.
Con tutto quel pensare, iniziava a farle male la testa.
- Fiamma, tutto okay? Mi sembri... strana - confessò Gilbert, guardandola di sottecchi.
- Eh? No, non è niente! Sono solo un po’ stanca. Tutto qui - mentì, cercando di apparire il più naturale possibile.
Il Nightray parve crederle, perché non insistette oltre.
Procedettero in silenzio attraverso l’edificio, fino a raggiungere la porta d’ingresso.
La varcarono ed uscirono in giardino, dove il vento iniziava già ad essere meno freddo a causa del progressivo avvicendarsi dell’alba, anche se mancavano ancora un paio d’ore al sorgere del sole.
La strada per gli appartamenti dei docenti era quella opposta a quella per i dormitori; inoltre, l’edificio non era neppure troppo lontano, anzi, decisamente meno rispetto ai dormitori.
Gilbert e Fiamma si fermarono davanti alla porta, come di tacito accordo.
- Be’, immagino che da qui in poi andrai da sola... - esclamò il vampiro, abbassando lo sguardo.
- Già - confermò lei - Grazie per avermi accompagnata - aggiunse, posandogli un bacio sfuggente sulla guancia.
Lui si toccò la pelle, guardandola mentre apriva la porta.
- Ci vediamo domani - lo salutò, sorridendogli.
Poi richiuse la porta dietro di sé, lasciandolo fuori nel freddo della notte, da solo.
Rimpianse d’averla lasciata non appena ebbe fatto una decina di metri in direzione del dormitorio: aveva desiderato per una settimana di averla di nuovo vicina e di poter nuovamente udire la sua voce che quella separazione così inaspettata l’aveva lasciato decisamente deluso e triste.
- Sarà meglio che mi sbrighi ad andare in dormitorio: non vorrei che l’aggressore cercasse d’accopparmi proprio ora che sono solo... - mormorò tra sé, accelerando l’andatura.

All’interno della struttura degli insegnanti, dopo un’iniziale soggezione dovuta alla spropositata grandezza del solo atrio d’ingresso, Fiamma si era decisa ad attraversare le grosse mattonelle di marmo, diretta verso l’immensa scalinata posta sull’altro lato della sala.
Be’, non si poteva certo dire che i docenti stessero male, là dentro. La carta da parati era così sfarzosa che al confronto le aule parevano squallide e la moquette tappezzava ogni centimetro quadrato di superficie dal primo scalino in su.
- Okay, Break stava in fondo al primo piano? - si disse, sforzandosi di ricordare, mentre si fermava al centro del corridoio del suddetto piano.
Si guardò intorno: non c’era nessuno, per fortuna. Si avviò allora verso l’estremità opposta a quella da cui era venuta. Non le ci volle molto ad individuare la porta giusta, forse perché non solo era socchiusa, ma anche perché su di essa, quasi alla medesima altezza dei suoi occhi, c’era una targhetta d’argento con su scritto, in grafia raffinata e obliqua: “Xerxes Break”.
La vampira si fermò un attimo davanti ad essa, esitando, poi decise di bussare, anche se l’uscio era già aperto.
- Entri, entri, signorina Dra~kon! - la invitò cantilenante il professore, al che lei ubbidì.
L’interno era dipinto di un bel color lavanda e le pareti erano intervallate regolarmente da colonne di marmo bianco; il pavimento era coperto da una moquette argentata.
Alla destra della studentessa, all’altro capo della stanza, c’era un grosso letto a baldacchino; lungo la parete alla sua sinistra, invece, c’era una scrivania e una libreria, il tutto rigorosamente in legno scuro.
Al centro della stanza erano sistemati due piccoli divani rivestiti dello stesso colore delle pareti, tra i quali era situato un tavolino d’elegante fattura, su cui era appoggiato un set da thé.
Fiamma rimase ad osservare la stanza, sorpresa da quel gusto nell’arredo, semplice e raffinato ad un tempo.
- Prego, prego... si sieda! - la invitò Break, prendendo posto al centro di uno dei due divani, appoggiandosi allo schienale con fare lezioso e disinvolto.
La ragazza avanzò, un po’ a disagio, quindi prese posto davanti a lui.
Il docente versò il contenuto della teiera in due tazzine di porcellana e ne porse una alla sua ospite, che la prese esaminandone il contenuto.
- È solo del thé corretto con un poco di sangue... - si affrettò a spiegarle il vampiro, bevendone un sorso.
Lei lo imitò, e trovò la mistura davvero buona.
- Professore, di cosa voleva parlarmi? - chiese lei, diretta: non aveva voglia di girare intorno alla questione. Oltretutto era stanca e non aveva intenzione di protrarre all’infinito quella visita.
L’albino sorseggiò lentamente il suo thé al sangue chiudendo l’occhio visibile. Quando lo riaprì, la studentessa riuscì a notarvi qualcosa di radicalmente diverso: il suo sguardo adesso era serio, minaccioso... ed inquietante.
Era lì da poco e aveva avuto modo di assistere ad una sua sola lezione, eppure aveva la netta sensazione che non fosse usuale un comportamento simile da parte sua.
Le sue labbra s’incresparono in uno sghembo sorriso scaltro.
- Non hai voglia di stare alzata fino a tardi, ne? - chiese.
- No, non stanotte -
- Perfetto, allora sarò diretto: ho ragione di credere che tu sia la “prescelta” per salvare questa scuola dallo sfacelo... -.
L’affermazione aveva colto la ragazza totalmente di sorpresa.
- Che cosa glielo fa pensare? - domandò la rossa, cercando di apparire turbata, ma naturale.
- Sono a conoscenza del tuo piccolo “dono” - disse semplicemente - Questo ti rende già una sorta di prescelta. Inoltre, c’è qualcuno che sta cercando di aiutarti... e qualcuno che ha già tentato di farti fuori -.
E va bene, sapeva troppo. Era inutile fingere.
- Come fa a sapere del mio potere? - chiese Fiamma, seria, senza mezzi termini.
Xerxes si strinse semplicemente nelle spalle.
- Riesco a percepire le aure... e la tua è fin da subito spiccata di gran lunga su tutte le altre... persino quelle delle tue cugine. Possiedi il Potere del Diavolo, vero? -.
Fiamma strinse il pugno che aveva adagiato in grembo.
- Sì - rispose, in modo coinciso - E sono già al corrente che qui sta accadendo qualcosa di anomalo. Sto indagando... -
- Non hai le possibilità materiali di scoprire tutto... - replicò immediatamente l’insegnante - ... per questo ti ho invitata qui -.
- Cosa vuole esattamente? -
- Voglio aiutarti -
- E lei cosa ne ricava, se riesco a scoprire cosa...? -.
Fu interrotta dal docente, che scosse un dito in segno di diniego.
- Non solo scoprire, ma fermare cosa sta accadendo. Troppi studenti ci hanno già rimesso la vita... -.
Un brivido scivolò lungo la schiena della vampira, mentre il suo interlocutore parlava: sentirsi riferire i suoi propositi da qualcun altro le faceva un certo effetto.
- Certo che voglio fermarlo! Non voglio che altre persone muoiano! - sbottò, irritata, fulminando l’uomo con uno sguardo.
A quel punto Xerxes rise, alzando in parte il velo minaccioso assunto poco prima.
- Non urlare. Non vorrai che gli altri ti sentano, neee? -
- Mi scusi - disse lei semplicemente.
- Naaa, nessun problema ~! -.
Seguì qualche istante di silenzio, in cui ambedue i vampiri bevvero dalle loro tazzine.
- Professore... -.
Lo sguardo di Fiamma si era improvvisamente fatto scuro, triste, e ciò mise in allarme l’albino.
- Sì? - chiese quest’ultimo, attento.
Lei abbassò il capo, in modo che i ciuffi di capelli le coprissero gli occhi.
- Una settimana fa ho perso i sensi... ma dovevo morire... - s’interruppe un istante, quindi prese un gran respiro e, rialzando la testa di scatto, riprese - ... ma quella volta, io ho visto qualcuno! E penso che sia stato proprio quel qualcuno a tentare di uccidermi! -.
Break sgranò l’occhio, notando l’aggressività e la determinazione che animavano lo sguardo della studentessa.
- Ricordi com’era? -
- Sì, certo! Era una donna... vestita elegantemente, coi capelli rossi e gli occhi chiari -
- Mmmh... - commentò semplicemente il vampiro, aggrottando le sopracciglia - Sei sicura? - chiese, in un secondo momento.
La ragazza annuì.
- Va bene - decretò l’altro, alzandosi.
- Professore! - lo chiamò ancora lei, con voce ferma stavolta - Se vuole davvero aiutarmi, accetto di collaborare, ma deve promettermi che nessun altro morirà! - aggiunse.
Rimase immobile a guardarla, poi le sorrise in quel suo solito modo un po’ affettato e lezioso.
- Non posso promettere una cosa del genere, però m’impegnerò nella mia parte! Che ne dici di incontrarci di nuovo venerdì prossimo, dopo le lezioni? - propose.
La rossa sgranò gli occhi, perplessa: era domenica, e nel frattempo poteva accadere qualcosa.
- Perché così lontano? - chiese, fissandolo accigliata.
Lui alzò un dito e le sorrise di nuovo, inclinando di lato la testa.
- Che domande! Perché mercoledì ci sarà il primo colloquio con i genitori ed io sono impegnato con le valutazioni! -.
 
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Fiamma Drakon
CAT_IMG Posted on 20/1/2011, 16:33




CAPITOLO 20 - L'ombra nell'angolo della sapienza




- Non posso crederci che tra poco meno di un’ora arriveranno i nostri genitori!! - esclamò Edward, scocciato.
- Dai, fratellone! Dici sempre così, ma poi rivedere la mamma ti fa piacere! - lo contraddisse Alphonse in tono di gentile rimprovero, riuscendo a far apparire un grazioso e labile rossore sulle guance del maggiore, che distolse subito lo sguardo.
Emily rise.
- Io ce l’ho fatta a recuperare Chimica! Yuppiee! - esclamò Oz, allegro.
- Sono felice per te! - disse la giovane Blaze, sorridendogli dolcemente.
- Già, ora che ci penso... - intervenne Gilbert, sovrappensiero - ... questo è il vostro primo colloquio genitori-insegnanti qui... - disse, rivolto a Fiamma.
- Esatto - confermò la rossa.
- Quindi avremmo occasione di vedere i vostri genitori! - intervenne il giovane Bezarius, eccitato al solo pensiero.
- No, non credo... - s’intromise Amethyst, pacata.
- Sì, penso che Amethyst abbia ragione... - convenne la Drakon.
L’espressione sul viso di Oz si spense, lasciando il posto ad una forte delusione.
- Come sarebbe a dire, scusa? I vostri genitori verranno a parlare con gli insegnanti, no? O anche solo per rivedervi... -
- Non siamo qui da così tanto... - affermò Emily.
- E poi... - intervenne Fiamma in tono greve, attirando su di sé l’attenzione di tutti gli altri - ... i nostri genitori non vengono mai -.
Seguì un silenzio carico di disagio, decisamente poco allegro.
- C-come...? - chiese Alphonse.
Amethyst aveva gli occhi puntati sulla cugina più grande, ed Emily li aveva incollati al pavimento. La rossa, invece, manteneva saldo il proprio sul suo interlocutore.
- Esatto. I nostri genitori non sono mai venuti a nessun incontro con i nostri insegnanti -
- Siamo state cresciute ed educate da una tutrice - intervenne la giovane De Moon, come sempre indifferente.
- È come una madre per noi... - soggiunse Emily.
- Oh... - commentò semplicemente Oz.
- Mi dispiace - aggiunse Gilbert.
Fiamma scrollò le spalle.
- Non preoccupatevi, non è importante. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. E poi... - sorrise, fingendosi contenta - ... Vivianne è simpatica! -.
Nonostante quelle parole, Edward, Alphonse e Gilbert non riuscirono a non pensare a quanto avessero sofferto le tre vampire nell’essere abbandonate dai loro stessi genitori.
Doveva essere stato estremamente triste.
Per il resto del tragitto fino alla sala dove venivano accolti i genitori, il gruppetto continuò a chiacchierare, tutti tranne Fiamma. La vampira aveva ben altri pensieri per la testa: doveva risolvere il macabro mistero che si celava tra quelle mura prima che qualche altro studente venisse ammazzato.
Prima Envy, poi Greed e Matthew... chi sarebbe stata la prossima vittima, se lei non avesse agito?
Non riusciva a capire perché Break volesse attendere fino a venerdì per parlarle di nuovo. Non aveva calcolato che il killer poteva colpire di nuovo in quell’arco di tempo? Cinque giorni erano sufficienti ad ammazzarne almeno un altro paio, eppure in quei tre giorni non c’era stata alcuna aggressione.
Che Xerxes avesse previsto una cosa del genere...? Che sapesse, o sospettasse, che l’aggressore non si sarebbe fatto vivo fino a venerdì?
Non poteva saperlo: leggere o prevedere Xerxes Break, aveva scoperto, era un’impresa impossibile.
Aveva frequentato altre due ore di lezione con lui, durante le quali aveva avuto modo di sperimentare in prima persona l’assurdità della mente di quel professore, che si comportava da bambino e da minaccioso adulto a tratti.
Era una persona veramente singolare, probabilmente unica nel suo genere.
Seguendo quel filo di pensieri, la sua attenzione cadde naturalmente anche sulla donna-fantasma, Lilianne, che in quei giorni non le si era più presentata.
- Chissà, magari anche lei crede che non ci saranno altre aggressioni in questi giorni... - pensò la giovane Drakon.
Era probabile, ma ciò non contribuiva certo a farla stare più tranquilla, anzi, la innervosiva e basta. Finché quell’assurdità orribile e scabrosa non avesse avuto fine, lei non avrebbe potuto mettersi l’animo in pace.
- Eccoci, siamo arrivati -.
All’affermazione di Gilbert, il filo mentale seguito silenziosamente dalla vampira si spezzò.
Sbatté le palpebre e guardò cos’aveva dinanzi: un’ampia porta a due ante spalancata e una stanza che, da quel che poteva vedere, era altrettanto grande.
- W-wow... è questa? - chiese, perplessa.
- Aspetta di vederla dentro... - rise il moro, prendendola per mano e conducendola all’interno.
Be’, Gilbert aveva ragione: se le appariva incredibile vista da fuori, da dentro era ancora più spettacolare.
Il soffitto era decorato da un intricato e complesso motivo arabescato di un bel color legno scuro, che spiccava vivido sull’ambra di cui erano dipinte le pareti.
In un angolo, e in vari altri punti della stanza, erano sistemati divanetti e poltrone rivestiti di stoffa di un elegante rosso sanguigno. Accompagnati ad alcuni di questi mini soggiorni c’erano dei piccoli tavolini di legno.
Era incredibilmente elegante, Fiamma dovette riconoscerlo, ma mai quanto l’edificio degli insegnanti: nessun’altra ala della scuola poteva reggere il paragone con quello.
- Caspita! - commentò Emily, piacevolmente sorpresa, ammirando il locale.
- È come una sala insegnanti di lusso... - disse Edward.
- Extra lusso - lo corresse Amethyst senza alcuna particolare inflessione vocale.
- La usano solo per i colloqui - intervenne Vincent, stringendo la mano della sua amata.
- Per cui ci saranno tutti gli insegnanti? - chiese Emily.
Alphonse annuì.
- Ma vi assicuro che non sono un numero così spropositato - aggiunse in tono ironico.
- Se non altro riuscirò a tener d’occhio tutti i docenti e forse potrò scoprire a chi si riferiva Lilianne quella volta... - pensò Fiamma, guardandosi intorno: per il momento, all’interno c’era solo il loro insegnante di lingue, Elle Lawliet.
- Oh~oh, buonasera! -.
- Okay, ora ce ne sono due - commentò tra sé la rossa, voltandosi assieme agli altri: Xerxes Break aveva appena fatto il suo ingresso nella sala, con uno dei suoi soliti sorrisini leziosi.
Per l’occasione aveva addirittura cambiato look: nessuna traccia dell’uniforme del corpo insegnanti. In sua vece indossava una lunga camicia viola aderente al torace, un paio di pantaloni neri a mezza gamba e un paio di grossi e buffi stivali bianchi con uno spacco al centro della parte che doveva fasciare la caviglia. In una mano reggeva un lungo bastone da passeggio nero estremamente elegante, che muoveva in continuazione.
- Buonasera professore - replicò garbatamente Gilbert.
L’albino gli tamburellò leggermente la punta del bastone sulla spalla, quindi sfiorò la mano intrecciata a quella di Fiamma.
- Vedo che avete fatto conoscenza, neee? - esclamò con un tono che pareva evidenziare in modo particolarmente efficace il suo intento di prenderli per i fondelli.
- Non dovresti impicciarti delle relazioni interpersonali tra studenti... -.
Una voce fredda e calcolata li raggiunse e Fiamma avvertì una sequela di brividi risalirle lungo la spina dorsale.
Poi, alle spalle di Xerxes, comparve Rufus Barma.
Anche lui, per l’incontro, aveva messo da parte la sua personalissima uniforme e aveva rispolverato un completo così elegante che al confronto quello del collega appariva sciatto.
La sua espressione, al contrario di quella dell’altro, era fredda, distaccata e soprattutto severa.
Quando gli occhi scarlatti di Fiamma incrociarono quelli color nocciola dell’insegnante, un terrore profondo prese a strisciarle sottopelle, mentre il suo cervello rievocava alla memoria la sua quasi assassina. Un vuoto le si aprì nello stomaco quando constatò che... sembravano gocce d’acqua.
Lui era la versione al maschile della sconosciuta e lei viceversa. Era un paragone inquietante, e quello sguardo... era identico, non c’era che dire: regale, arrogante.
Fu a quel punto che non ebbe più dubbi, e i suoi pugni si serrarono: era da lui che doveva guardarsi.
Lui era l’insegnante da cui l’aveva messa in guardia Lilianne.
- Signorina Drakon, c’è qualche problema? - chiese il docente di Filosofia, squadrandola serio.
La vampira si trattenne a stento dall’inveirgli contro a pieni polmoni.
Contraendo in modo quasi doloroso i muscoli, replicò in tono secco ed algido: - No, professore -.
Barma la esaminò ancora qualche attimo, prima di andare a prendere elegantemente posto all’altro capo della sala.
- Ehi, Fiamma, tutto okay? - le domandò Gilbert, posandole una mano sulla spalla.
La ragazza rilassò istantaneamente i muscoli e si voltò.
- Sì, tutto okay! - esclamò, sorridendogli, poi spostò gli occhi su Break, il quale la stava scrutando in modo alquanto enigmatico.
- Gli spiegherò le mie supposizioni al nostro prossimo incontro... - si risolse mentalmente.
A quel punto entrò il professore dai capelli corvini che aveva avuto modo di incontrare di sfuggita diverso tempo addietro, nella mensa dove avevano rinvenuto il corpo martoriato di Greed.
Anche lui era elegante, vestito con un completo nero simile ad uno smoking, e le rivolse un’occhiata sfuggente, per poi superarla. Dall’espressione, o era serio o estremamente arrabbiato, difficile decidere quale delle due.
Allora si rivolse a Gilbert: - Ehi, Gil... ma chi è quel professore? -.
- Chi, quello coi capelli neri sempre serio? - domandò il Nightray in un soffio.
- Sì -
- È Alucard, un insegnante di ginnastica... -.
Be’, cavolo, se quello insegnava educazione fisica, non voleva neppure pensare a come trattava i suoi alunni: due volte su due l’aveva incontrato con un’espressione severa, per cui non le risultava affatto difficile immaginare che genere d’espressione potesse avere durante le lezioni.
- Perché, signorina Dra~kon? - domandò Xerxes Break, in viso un cipiglio accigliato e interessato.
- Niente... semplice curiosità - disse, ma sapeva bene che l’albino non ci avrebbe creduto, infatti quest’ultimo replicò con un allegro: - Non preoccuparti, sembra cattivo, ma è innocuo -.
Il tono con cui le aveva risposto, oltre ad essere gioioso, nascondeva anche un qualcosa che, a primo impatto, la rossa riuscì a cogliere solo distrattamente, ma poi le apparve più chiaro: Xerxes le stava comunicando che Alucard non era incluso nella “lista dei cattivi”.
- Chissà perché ne è tanto convinto... - si chiese la vampira, lanciando una furtiva occhiata al vampiro in questione, che se ne stava appoggiato alla parete in un angolo.
- Be’, ragazzi... devo lasciarvi! A presto! - si congedò l’albino, quindi andò a prender posto su una poltrona poco distante.
- Allora... che facciamo? Aspettiamo i nostri genitori qui? - chiese Alphonse.
- Noi dobbiamo andare nell’atrio: è la prima volta che Vivianne viene e non saprà certamente orientarsi... - disse Emily, trovando consenso anche presso le altre due.
- Okay, allora andate. Ci si vede più tardi! - le salutò Oz, sorridente.
- A più tardi! -.

- Awww, Alphonse...! Come sono orgogliosa di te! -
- Mamma, per favore... -.
Edward distolse lo sguardo, un po’ infastidito: non era giusto che solo suo fratello fosse elogiato dalla madre. Anche lui era un po’ migliorato.
- Trisha, considera un poco anche Edward... si è impegnato tanto anche lui... - intervenne il padre, a favore del maggiore.
- Ah, sì! - esclamò la vampira, quindi si chinò sul biondo e gli schioccò un bacio sulla guancia, abbracciandolo.
- Sono contenta di tutti e due! -.
Okay, un po’ di considerazione la voleva, ma non di certo così tanta.
Edward si guardò intorno in cerca di aiuto. Notò un Oz abbastanza felice che galoppava dietro suo padre, intento a fare il giro di tutti gli insegnanti, e Pride, poco più in là, assieme a sua madre.
Magari se fosse riuscito ad attirare l’attenzione di uno di loro, avrebbero potuto sgusciar via insieme ed andare a cercare Fiamma, Amethyst ed Emily: era davvero curioso di vedere la loro tutrice.
- Ho sentito che adesso ci sono anche delle ragazze in questo istituto... - commentò sua madre all’improvviso.
- Sì, sono nostre compagne di classe... -
- Ehi, ragazzi! Ragazzi! -.
Oz corse loro incontro, seguito a breve distanza da suo padre, che iniziò a discorrere con i coniugi Elric.
- Che c’è? - chiese Alphonse, allarmato - C’è stata un’altra aggressione? - chiese poi a bassa voce, per non farsi sentire dagli adulti.
- Macchè! - replicò il biondino - Sono le ragazze! Sono appena arrivate... -.
I tre sgusciarono via tra la folla, abbandonando i genitori a loro stessi, certi che avrebbero saputo cavarsela anche in loro assenza. S’infilarono tra adulti e docenti, attraversando la stanza, diretti verso la porta.
- Ehi, dove andate voi? -.
Gilbert fermò la loro fuga, interponendo un braccio.
- Dove credi che stiamo andando? - chiese Oz, retorico.
- Le ragazze sono appena tornate! - rispose Al con un filo d’eccitazione nella voce.
- Davvero? - s’intromise Vincent.
- Sì, certo! - replicò il Bezarius.
- Allora veniamo con voi - concordarono i due Nightray, imboscandosi assieme al gruppetto.
Percorsero il resto della stanza tutti quanti insieme, finché, arrivati vicino alla porta, udirono distintamente un: - Ragazze, non sapete quanto mi siete mancateee! -.
Riuscirono a distinguere le tre studentesse pochi metri più avanti, strette nell’abbraccio di una donna dai capelli castani raccolti dietro la testa da una crocchia sorretta da due matite incrociate, con un paio di occhiali da vista dalla montatura metallica spessa e nera e con indosso un paio di jeans stretti e una maglietta viola con le maniche corte a sbuffo.
Be’, per essere una donna fatta e finita, si vestiva in modo decisamente giovanile.
- Ehi! - chiamò Oz, al che le tre studentesse si voltarono.
- Oh, sono vostri amici, tesori? - chiese la tutrice, osservando con un misto di sorpresa e piacere il gruppetto di maschi in avvicinamento.
- Sono compagni di classe... - disse Amethyst.
- Be’, non proprio... almeno, non tutti - aggiunse Fiamma, prendendo dolcemente le mani a Gilbert.
- Aaaahn... i primi amori, eh? - domandò la donna - Piacere, io sono Vivianne - si presentò all’allegra combriccola.
Uno dopo l’altro, Gil, Ed, Al e Vince si presentarono.
- Be’, ragazze... vado a sentire i vostri insegnanti... - disse la vampira infine, abbracciandole un’ultima volta - Torno dopo -.
- Okay - replicarono le tre all’unisono.
Vivianne si allontanò, lasciandole sole con i compagni.
- Usciamo da qui? Inizio a soffocare... - propose Edward all’improvviso, trovando consenso negli altri.
Fiamma...
La rossa sobbalzò e si fermò.
- Andate pure, io devo chiedere una cosa al professor Break. Vi raggiungo dopo - disse, quindi s’inoltrò di nuovo tra la folla.
- Proprio ora? Qui, in mezzo a tutta questa gente? - mormorò la vampira tra sé, facendosi largo tra le persone.
Ad un certo punto sentì una leggera brezza alzarle i capelli.
Era vicina.
Fiamma vieni: dobbiamo parlare.
Le forze le vennero meno all’improvviso e tutto il mondo attorno a lei vacillò, prima di venire assorbito dall’oscurità.
L’ultima cosa che vide fu il professore dai capelli neri, Alucard, che si piegava su di lei, gli occhi improvvisamente animati da allarmismo, e una voce familiare, maschile e cantilenante, che la chiamava.

Scusa se ti ho sottratto così bruscamente alla realtà, Fiamma, ma dobbiamo parlare... e là non era sicuro farlo.
La rossa aprì gli occhi, ritrovandosi di nuovo in quell’immenso spazio vuoto e nero dal pavimento coperto d’acqua.
Stavolta, però, era vestita e seduta sul pavimento, stranamente asciutta.
- Lilianne, dove sei? - chiese, guardandosi intorno.
Qui, davanti a te...
La donna comparve dal niente e le si avvicinò, inginocchiandosi innanzi a lei e stringendole le mani nelle proprie.
Posso parlare con calma adesso: il Sigillo è tolto.
- Che Sigillo? - chiese la ragazza.
Serve a tenere noi spiriti che vaghiamo in questa scuola rinchiusi.
- Quindi... anche la donna dai capelli rossi adesso è libera? -.
È lontana da qui, adesso... per cui non devi preoccuparti.
- È il professor Barma quello da cui mi devo guardare, vero? - domandò Fiamma di getto, cercando disperatamente una conferma nei dolci occhi rossi della donna, che si limitò a sorridere.
Devi fidarti di quel che ti dice il cuore, non delle mie parole. Ma posso dirti che quella donna è l’aggressore.
Quella frase lasciò la ragazza di sasso, orripilata.
- Quindi... ha cercato di uccidermi perché sapeva che stavo cercando di saperne di più? -.
No, ha cercato di ucciderti per il tuo potere, perché con quello temeva che avresti scoperto la verità... e che poi l’avresti eliminata per sempre, come non era stato secoli or sono.
- C-come sarebbe a dire? - esclamò la vampira, perplessa: adesso che era ad un passo dalla verità, ecco che questa s’allontanava di nuovo.
Era dannatamente frustrante!
- Spiegami -.
Non posso.
- Perché no? - domandò Fiamma, indignata e delusa.
Io non posso parlarne, ma qualcuno che ti è vicino sa la verità su ciò che si cela nel passato. Lui potrà aiutarti.
La vampira s’illuminò.
- Chi?! - chiese, senza esitazioni: avrebbe potuto avvicinarsi di nuovo alla verità circa quelle orribili aggressioni.
Lilianne si rialzò e la fissò dall’alto con sguardo mesto.
Qualcosa di oscuro grava su questa scuola da troppi anni, qualcosa in cui è invischiato anche un membro del corpo insegnanti. È giunto il momento che questa cosa termini una volta per tutte.
Per secoli ho atteso che la Prescelta arrivasse, e finalmente...

All’improvviso s’interruppe e si ritrasse lanciando un grido che squarciò l’oscurità.
- Lilianne! Cosa succede?! - chiese Fiamma, allarmata, alzandosi a sua volta.
- Il Sigillo... - sussurrò la donna con voce strozzata, gli occhi sbarrati.
Si portò le mani alla testa e lanciò un secondo grido.
- Aspetta!! Aspetta, non andartene ora! - urlò la studentessa, vedendo che stava scomparendo.
Sta... arrivando...
La ragazza non le badò e le corse incontro, afferrandola per le spalle, scuotendola, in lacrime.
- Dimmi almeno se... se... SE POSSO FIDARMI DI XERXES BREAK!!! -.
Poi venne spinta via da una forza invisibile, che la catapultò lontano. Quando si rialzò vide che la misteriosa donna dai capelli rossi stava in piedi davanti a Lilianne e stava cercando di strangolarla.
- No, lasciala!!! - gridò Fiamma, correndole incontro, ma la sconosciuta le rivolse un’occhiata di fuoco che la inchiodò sul posto.
Mentre lentamente la scena svaniva davanti ai suoi occhi senza che lei potesse far niente per salvare la donna-fantasma, sentì riecheggiare nella sua mente il labile sussurro di quest’ultima: “Lasciati guidare dal tuo istinto...”.
 
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