| Kenpachi Vs Anderson
L’impazienza della folla era alle stelle. Gli spettatori urlavano e si ammassavano sulle barriere che li separavano dall’arena sottostante. La tensione nell’aria era quasi palpabile ed esplose in un boato della folla al termine del discorso di Gamby, quando il presentatore, alias Seto, salì sul ring, microfono alla mano, per dare finalmente l’inizio all’atteso Torneo. Anonimo: L’Arena è pronta! La folla scalpita! La Fanta è in frigo! Ormai è tutto pronto! Folla: Uoooooh!!! Anonimo: A me sta ribollendo il sangue per l’attesa! E voi? Sentite l’elettricità nell’aria? Riuscite a sentirla?? Folla: Uooooooh!!!! Anonimo: Ve lo chiedo di nuovo!! Riuscite a sentirla? Sentite il fuoco bruciare??? Folla: Uuuuooohhhh!!!! Anonimo: E allora lasciate che divampi! Spalancate gli occhi e aprite le narici, signori, perchè presto ci sarà sangue da vedere e sentire!! Il massacro...ha inizio!!! Pubblico: Uooooooooh!!!!! Anonimo: Presentiamo subito la prima coppia di sfidanti!! Alla mia destra: Capitano dell’undicesima brigata, colui che porta la follia negli occhi e si abbevera nel sangue! Il padrone della battaglia e della carneficina! Il Dio della Morte! Direttamente dal più profondo degli Inferi, Zaraki Kenpachi!!!!! Un esplosione devastante di energia dorata squassò la metà dell’arena indicata da Seto e sollevò un’immensa nuvola di polvere, che impedì a tutti gli spettatori di vedere lo sfidante. La nube aleggiò per un attimo nell’aria, allargandosi come un immenso ragno nebuloso, prima di spaccarsi letteralmente, divisa in due perfette metà da un unica, singola onda d’aria tagliente. Zaraki Kenpachi, enorme nella sua casacca bianca da Capitano sopra la tenuta nera degli Shinigami, con i capelli raccolti in un’assurda acconciatura a punte, si trovava al centro dello spazio formatisi nella nube, la lunga spada scheggiata tesa verso il basso dopo aver vibrato il fendente. Lo Shinagami Capitano fece passare uno sguardo vagamentre annoiato sulla folla scalpitante. Kenpachi: Tsk, che scocciatura...speriamo che mi sia toccato qualcuno di divertente! Mentre diceva ciò, sollevò lentamente la spada e la piantò a terra con un secco movimento. Con quel semplice gesto, una violentissima aura di Reiatsu si abbatté su tutta l’arena con la potenza di un maglio e l’intero pubblico ne fu coinvolto. Fu solo un istante, ma sufficiente per spegnere ogni voce. Un silenzio atterrito calò sull’arena. E tutti poterono vedere chiaramente un sorriso intriso di follia allargarsi sul volto di Zaraki Kenpachi. Kenpachi: Fatelo venire!!! A quelle parole, l’eccitazione per il combattimento tornò ad invadere le menti degli spettatori come un’onda di maremoto e la folla riprese ad urlare più di prima. Sugli spalti, Aerius si accostò a Panchito. Aerius: Vedi quello? Una volta uno dei miei goblin gli ha attraversato la strada al convegno dei Pg pazzoidi. Adesso si chiama Rottus e devono aiutarlo pure per pensare di andare al bagno Panchito: Gran brutta storia Bevve un po’ del drink. Panchito: Ehi, Gamby, cos’hai detto che c’è qua dentro? Cross: Alcool, perchè? Panchito: Oh, cacchio...hic... Nell’Arena, nel frattempo, l’ondata di paura causata dal Reiatsu di Kenpachi sembrava essere passata. Anonimo: Wow! Che Reiatsu! Cioè, gente, sentito che botta? Quasi mi faceva volare per terra! La folla rispose con un tonante coro di ovazioni per quel essere dalla potenza cosi elevata. Vedere una cosa del genere non aveva fatto altro che aumentare la tensione già presente nell’aria: tutti gli spettatori sfogavano la loro impazienza di vedere quella forza impegnata in un duello in boati violenti. Battevano tutti assieme i piedi uste gradinate, provocando un rumore assordante. Anonimo: Ma non attardiamoci ancora e passiamo subito a presentare il secondo sfidante! Anonimo: Lui è la punta di diamante di un’organizzazione che non dovrebbe esistere! E’ il risultato supremo della manipolazione genetica!! Signori e signore, ecco a voi, dalla via della dannazione, il Capo dei Reietti del Paradiso! Il Prete Bayonetta! La Polvere degli Angeli!! Il Giudice Tagliateste!!! Signori e signore, Padre Alexander Anderson, il Paladino!!!! Intanto, sugli spalti. Panchito: Il sakèèèè, di melgio non c’èèèèèè!!!....hic!! Gamby: Mi sa che l’abbiamo perso... Panchito: Ehi Gamby, perchè...hic...non liberi Yue? Non sta...hic...bene...hic...trattare le ragazze cosi, sia? ...hic... Gamby: No... Panchito: Ah, si? ...hic...e io...hic...distruggo tutto..hic... Muovendo entrambi i polsi, Panchito fece uscire dal Poncho due lanciagranate a frammentazione e cominciò a sparare all’impazzata. Gamby: Ehm... Panchito: Hic...ho un po’ di sonn...zzzz E si rannicchiò e si addormentò, lasciando tutti a guardarlo con la goccia. Intanto, nell’aspettare il secondo sfidante, tutti gli spettatori trattennero il fiato. Dopo aver visto il primo, chissà come sarebbe stato il secondo! Una figura scura apparve dal corridoio che dava sull’Arena. Uno sguardo che inchiodava le vittime nell’abisso della paura, una spada in ogni mano guantata e un crocefisso dorato che ondeggiava ad ogni passo. Alexander Anderson, un uomo molto alto, dall’aspetto robusto e con corti capelli biondi, vestito con un lungo cappotto bianco, camminava a grandi passi, un largo sorriso tutto denti sul volto e una scintilla di ferrea, divertita, quasi folle determinazione a illuminargli sinistramente lo sguardo. Una lunga cicatrice rossastra gli segnava la guancia destra. Parlava, mentre si avvicinava al suo sfidante; le parole uscivano dalla sua bocca come un fiume in piena, rapide, appassionate come una fedele preghiera. Anderson: Chiedi, e io ti darò le nazioni della Terra per la tua eredità, e per il tuo possesso, la fine della Terra. Parlava, mentre camminava, e il suo sguardo era focalizzato sull’avversario che aveva di fronte. Anderson: Tu li spezzerai con la verga di ferro. Tu li spezzerai in frammenti, come un vaso vuoto. Nessuno parlava, nessuno fiatava. Se la potenza di Kenpachi aveva atterrito la folla, la presenza e le parole di quel prete calavano nel cuore di ognuno come un pugnale di timore e dubbio. Anderson non vi faceva caso, anzi, sembrava che per lui non esistesse niente, nè quella arena nè la folla nè nient’altro, solo il suo sfidante. Camminava, mentre parlava, e non cessava di parlare e camminare. Kenpachi lo osservò con un misto di perplessità e di irritazione. Kenpachi: Un chiacchierone, uh? Che fai, parli da solo? Anderson non sembrò neanche sentirlo. Anderson: Siate ammoniti, giudici della terra. Servite il Signore con timore e gioite con tremore. Anonimo sembrò capire cosa stava succedendo, perchè prese improvvisamente ad allontanarsi con un sonoro: “oh cavolo” da entrambi i concorrenti, mentre Kenpachi non si mosse dal posto in cui si trovava. A dare il cambio al presentatore in fuga, si fece avanti Green, in perfetto stile da arbitro. Green: Dunque, signori...voglio un gioco pulito e leale, d’accordo? Nessuno dei due sembrò averla nemmeno sentita, ma lei sapeva che entrambi lo avevano fatto e non c‘era bisogno di parole. Anderson parlava, mentre camminava, e anche Kenpachi iniziò a camminare. Anderson: Baciate il figlio perchè non si adiri e voi perdiate la vita, anche se la sua ira si accenderà, sarà per poco, gioite e avanzate. Green: Pronti? La distanza tra i due diminuì sempre di più, fino alla portata delle loro spade. Green: Cominciate!! E il combattimento ebbe inizio. Anderson schizzò in avanti a una velocità impossibile per un umano normale e Kenpachi fece lo stesso. Si scontrarono con un rombo assordante nel centro dell’arena, proprio mentre la folla ricominciò a gridare e a incitare, ora che lo scontro aveva avuto finalmente inizio. Le spade del prete stridettero con violenza contro quella scheggiata del Capitano Shingami, creando una cascata di scintille lucenti. I due erano a pochi centimetri l’uno dall’altro e si guardavano con larghi sorrisi esaltati. Kenpachi: Sei un chiacchierone, ma non perdi tempo, uh? Cosi mi piace. Anderson: Noi siamo la spada del giudizio di Dio! Se il nemico è davanti a noi, le parole non hanno alcun senso! Kenpachi: Siamo in due a pensarlo, allora! Fatti sotto!! Urlando l’ultima frase, Kenpachi fece pressione sulla sua arma e spezzò violentemente il contatto delle lame. Colto di sorpresa, Anderson venne spinto bruscamente indietro per uan decina di metri, prima di fermarsi scivolando sul ginocchio. Sollevò lo sguardo di scatto, giusto in tempo per vedere Kenpachi schizzare verso di lui a spada levata. Un esplosione spazzò il centro dell’arena. Eppure, contrariamente alle aspettative, a venirne fuori non fu Kenpachi, a testa alta e ridendo, ma Anderson, a velocità inumana. Con un espressione esaltata sul viso, il prete compì una rapidissima manovra aggirante, per poi gettarsi nel polverone causato dall’esplosione in un doppio affondo. Anderson: Ngraaahh!!!! La lunga spada di Kenpachi fendette la polvere come la pinna di uno squalo e lo respinse in un contatto di metallo contro metallo che risuonò per l’intera arena, inghiottito dalle urla eccitate della folla. Respinto, eppure senza mai perdere il suo largo sorriso, Anderson allargò le braccia. Con una raffica di rumori metallici, dieci lame fuoriuscirono dalle sue maniche. Ne prese ognuna tra due dita e le scagliò con un urlo contro Kenpachi, diretto a tutta velocità contro di lui. Anderson: Iaaaaaah!!!! Le dieci lame tagliarono l’aria come rabbiosi raggi luminosi, spazzando la polvere sulla loro traiettoria. Kenpachi: Ahahahaahah!!!!! Ridendo come un pazzo, Kenpachi fece compiere alla propria spada un poderoso arco orizzontale e le spazzò tutte via con un unico, brutale colpo. La potenza impressa alla sua arma era tale che, nella direzione in cui terminò il movimento, il terreno si spezzò e riempì di crepe, ma non ebbe il tempo di riprendere la guardia che Anderson gli comparve di fronte, due nuove spade alla mano. Senza smettere di sorridere, Kenpachi schivò con un movimento laterale un affondo. Una lunga ferita sanguinante gli rigò la faccia, ma lui sembrò sentirla quanto la puntura di una zanzara, perchè strinse l’impugnatura e le fece percorrere il tragitto inverso a quello che aveva usato per fermare le lame. Anderson non sembrò sorpreso e intercettò la traiettoria con l’altra spada, ma il colpo risultò molto più potente di quello che aveva pensato. Sbarrò gli occhi dalla sorpresa, nello sforzo di resistere, mentre dietro di lui il terreno veniva spazzato e dilaniato dall’onda d’aria nata dall’impatto. Anderson: Ngh...acc... Resistette un istante, prima di perdere la presa ed essere scagliato brutalmente via a decine di metri di distanza. Volò per un lungo tratto e fu solo con un digrigno e uno sforzo di volontà che riuscì ad allungare il braccio e a piantarlo a terra per attenuare la spinta che l’aveva travolto. La sua mano scavò un lungo solco nel terreno, prima che riuscisse a fermarsi definitivamente e a risollevarsi su un ginocchio. Con lo sguardo aggrottato, notò che Kenpachi non lo aveva inseguito, anzi era rimasto ad osservarlo dallo stesso identico punto in cui si erano scontrati. Anderson: Una tale potenza...le nostre informazioni erano esatte, dunque: non sei un essere umano. Mentre diceva ciò, si risollevò lentamente in piedi, senza staccare gli occhi da Kenpachi per un solo istante. In tutta risposta, lo Shinigami spazzò via gli ultimi refoli di polvere con la spada e se l’appoggiò sulla spalla con un gesto distratto. Kenpachi: Aaaah, ma di che diavolo stai parlando? E io che speravo di incontrare qualcuno di divertente...guarda te se doveva capitarmi proprio un tizio che chiacchiera e basta e non è neanche un granchè Anderson: ... Kenpachi: Pfff, ma pensa te, neanche rispondi...e vabbè... Con uno sbuffo, lo Shinigami si portò la spada all’altezza del viso, scrutando duro il suo avversario oltre la lunga lama scheggiata. Kenpachi: La facciamo finita? Quelle parole riecheggiarono a lungo nell’arena, fattasi silenziosa per seguire lo scambio di battute tra i due avversari. Tutti gli spettatori trattenevano il fiato, stupefatti dalla dimostrazione di potenza che avevano appena compiuto quei due individui. Senza riuscire a dire una parola, seguivano in silenzio i loro movimenti, attenti a non perdere nemmeno un istante di quella sfida. Anderson: Tsk...farla finita? Tutt’altro che spaventato dalla potenza del Capitano, Anderson rise. Il familiare sorriso a età tra l’esaltazione e la follia tornò con prepotenza sul suo volto segnato. Anderson: Noi siamo la spada di Dio; rappresentiamo il suo giudizio in Terra. Ci è stata affidata la missione di punire i peccatori che si ribellano alla Parola di Dio. Mosse rapido la mano, cambiando l’impugnatura sulle spade, e si portò entrambe le armi dinanzi al volto, una posta in orizzontale e una in verticale. Un simbolo sacro formato dall’acciaio si stagliò luminoso nell’arena e la sua luce si rifletteva negli occhi del prete. Kenpachi ascoltava in silenzio, assieme al resto degli spettatori. Anderson: Siamo stati incaricati di annientarli, finchè anche l’ultimo brandello della loro carne sarà distrutto. Improvvisamente, la luce dello sguardo di Anderson si tramutò in uno scintillio minaccioso, foriero di morte e punizione. Anderson: AMEN!!! Poi, senza preavviso, il prete svanì nel nulla. Kenpachi: Mh? Kenpachi sussultò. Un’ombra sembrò attraversarlo. Tutto in un lampo. Anderson: Noi siamo i Traditori...e porteremo la punizione su di voi... Anderson ricomparve dietro il Capitano Shinigami, in ginocchio, le lame parallele ai fianchi. Kenpachi: Eh? Due grandi strisce rosse esplosero su entrambe le spalle di Zaraki in uno zampillio di sangue cremisi. Kenpachi: Ma che diavolo...? Lo Shinigami si voltò, ma Anderson era già scomparso. Uno scintillio balenò nell’aria. Un taglio a croce gli apparve sul petto. Kenpachi: Uhngh... Barcollò, più per la sorpresa che per il dolore, e scorse la figura evanescente del prete al proprio fianco. Cercò di reagire, ma la sua spada non fendette che l’aria e un altro taglio gli si aprì sul fianco. Tentò ancora, si mosse, attaccò, tentò in ogni modo, ma Anderson era troppo veloce, impalpabile. Ogni fendente del Capitano non faceva altro che andare a vuoto ed ad ogni attacco inutile corrispondeva una ferita. Poi, ad un certo punto, sembrò che Kenpacjhi avesse superato il limite di sopportazione. Smise di difendersi e subì, come un bambolotto senza più fili. Uno squarcio gli si aprì sul petto, poi un altro, sulla gamba, sul braccio, sul collo, sul fianco, poi ancora, sul viso, di nuovo sul petto, ancora sul fianco, sulla schiena, sulle spalle, sul petto. Una grandine di ferite dilaniò il corpo dello Shinigami, mentre Anderson gli si muoveva intorno come un uragano implacabile e senza pietà. Sangue rosso macchiò il terreno tutt’attorno. Le gocce rosse erano le note di quel macabro ritmo, i fendenti delle spade gli strumenti. La musica di quel massacro aumentò ed aumentò, travolgendo Kenpachi nel vortice della propria sinfonia. Fu solo alla fine, per sferrare il colpo finale, che Anderson comparve di fronte al suo avversario, ombra bianca luminosa d’acciaio. Anderson: AMEN!!! Coperto del suo stesso sangue, lo sguardo in ombra fisso a terra, Kenpachi sembrò accettare passivamente la sua fine. La folla trattenne il respiro. E invece, inaspettatamente, non fu il suono della carne lacerata, fino ad allora imperante, a risuonare nell‘aria, ma quello dell’acciaio contro acciaio, una nota stonata in quella grande sinfonia del massacro. Anderson: Cosa??? La spada di Kenpachi tratteneva quella del prete con facilità, le due lame che sprigionavano scintille al contatto. Kenpachi: Cosi...è cosi...è cosi... Di colpo, Kenpachi risollevò la testa, il volto coperto di sangue. Sorrideva come un folle e, invece di spegnersi, la luce assetata di violenza dei suoi occhi brillava come non mai. Kenpachi: E’ COSI CHE DEVE ESSERE!!!! COSI MI PIACE!!!! Anderson: Cosa??? Insensibile dalle ferite, Kenpachi si lanciò in avanti con l’impeto di una bestia selvaggia. Azzerò la distanza che lo separava da Anderson in un secondo e sferrò un colpo violentissimo con la spada, che il prete parò, ma senza riuscire a non essere scagliato via. Il Capitano lo seguì incalzandolo da presso con un sorriso enorme. Schizzò in aria, per ricadergli addosso a spada spiegata. Anderson sbarrò gli occhi nel vederlo arrivare, ma il risucchio d’aria era toppo forte. Non poteva spostarsi!!! L’esplosione li avvolse entrambi. Anderson ne uscì rapidamente e, con una serie di balzi, riguadagnò la distanza, correndo nel fumo. Dietro di sè, una lungo fila di gocce di sangue segnò il suo percorso. Anderson: Divertente! E cosi non sei altro che uno sporco mostro! Si teneva il braccio, nel punto in cui una grossa ferita aveva squarciato stoffa e carne. Mentre correva, cominciò a guarire a incredibile rapidità. La ferita si richiuse, senza lasciare nessuna traccia di sè, a parte un sottile filo di fumo, che si disperse rapidamente. Anderson: vieni da me, mostro! Vieni ad incontrare la tua morte!!! Come invocato, Kenpachi gli apparve di fronte, pronto a colpire. Calò la spada, ma stavolta Anderson non si fece cogliere impreparato. Con rapidità inumana, uscì dalla traiettoria del fendente e, prima ancora che potesse accorgersene, fu alle spalle di Kenpachi. Lo Shinigami ebbe appena il tempo di voltansi. Due baionette lucenti eruttarono dalla sua schiena, macchiate entrambe di sangue. Anderson: AMEN!!!! Il prete rise, e rigirò le lame nello stomaco del suo avversario. Fece per ritrarle, ma con uno scatto del braccio, Kenpachi gli afferrò il polso e lo strinse con violenza. Anderson: Cos...? Kenpachi: Ti ho preso finalmente, eh? Colto di sorpresa, Anderson tentò di liberarsi, ma la stretta dello Shinigami era troppo forte. Digrignò i denti, facendo forza con ogni fibra del suo corpo. Fu tutto inutile. Kenpachi: Mi ero stufato di correrti dietro...vediamo se cosi riesci a scappare! Lentamente, Kenpachi si portò la mano alla benda che gli copriva l’occhio destro. Kenpachi: Mi hai fatto divertire, prete! Per premio, combatterò con te alla massima potenza!!!! Nel dire ciò, si strappò la benda dall’occhio. Appena lo ebbe fatto, un esplosione di energia dorata lo avvolse completamente, innalzandosi verso il cielo sottoforma di un’immensa colonna lucente. L’energia sprigionata causò un’onda d’aria che spazzò l’arena e costrinse tutti gli spettatori ad aggrapparsi per non essere spazzati via. Sugli spalti, anche le autorità erano nei guai. Aerius: Wow, questo si che si chiama Reiatsu! Gamby: Puoi dirlo forte!! Yue: Argh!!! Panchito: Umpf, grrr..eh? Che succede? Chi mi ha svegliato? ...hic...chi cavolo mi ha svegliato??? CHI MI HA SVEGLIATO?????? ...hic... E, preso dall’ira, tirò fuori due lanciabombe dal poncho cominciò a seminare l’Inferno in tutta la zona circostante. Yue: Panchi!.Buono... Panchito: moan...hic...se lo dici...hic...tu...ahahahahahahhaahahah!! Yue: Eh? Panchito: Aahahahaha! Oddio!! Ahahahah!!! Gamby: Ma che gli è preso? Aerius: Lascia stare...sta consumando la sbronza... Panchito: Oddio!!! Ahahahahah! Il fegato, che dolore!! Ahahahah!!! Nel frattempo, nell’arena, Anderson, a scarsissima distanza da Kenpachi, stava subendo in pieno la pressione di quell’energia devastante, ormai libera. Anderson: Ngh...che potenza... Kenpachi: Avevamo detto di farla finita, prima, no? Lo Shinigami sollevò la lunga spada; la lama brillò di luce assassina e famelica. Anderson digrignò i denti. Kenpachi: UOOOH!!!! Il colpo calò su Anderson con una violenza devastante, scatenando un esplosione enorme che avvolse tutto il campo di battaglia. L’onda d’urto fu ancora più potente della precedente e arrivò a scardinare interi pezzi degli spalti. Poi, tornò la calma. Gli spettatori sollevarono la testa, ancora cauti. Tutti aguzzarono gli occhi per vedere chi fosse il vincitore. Il polverone si diradò il necessario per vedere. Kenpachi era in piedi. Nonostante tutte le ferite che gli ricoprivano il corpo, stringeva ancora la spada e non dava il benchè minimo segno di debolezza o stanchezza. La polvere si diradò completante. Anderson, giaceva in ginocchio, in una pozza di sangue, il suo stesso sangue, che colava da una enorme ferita che lo dilaniava dalla spalla al fianco. Respirava a fatica, il petto che si alzava ed abbassava al ritmo degli ansiti. Kenpachi: Finito...uh? Il modo con cui Kenpachi lo osservava sarebbe potuto anche passare per triste, se non fosse stato proprio lui a ridurlo in quello stato appena un attimo prima. Kenpachi: Bah, non ne vale più la pena... Con la stessa tranquillità di chi si era stancato di un gioco ormai rotto, il Capitano Shinigami diede le spalle al prete in ginocchio e fece per andarsene. Kenpachi: Ciao... Anderson: Aspetta!! Sbuffando di noia per essere stato richiamato, si voltò. Kenpachi: Che vuoi ancora? Non rompere. Anderson ansimava faticosamente, ma la furia nei suoi occhi non era per niente domata. Anderson: Non avrei...mai immaginato che...potesse esistere...un mostro...cosi forte... Kenpachi: Mh? Anderson: La tua esistenza...è un pericolo...i pericoli...vanno eliminati... Kenpachi: Ma di che diavolo stai... Le parole gli morirono in gola. Anderson lo guardava risoluto. Un rivolo di sangue gli colava lungo il braccio sollevato, mentre, stretto nel pugno, il prete stringeva un lungo chiodo metallico. Teneva la punta affilata come un rasoio rivolta verso il proprio petto e sembrava pronto a calarla su sè stesso. Anderson: Noi...siamo la spada...della Punizione di Dio... Kenpachi: Ehi, tu, ma che diavolo stai... Anderson: Vittoria contro il Male...ad ogni costo...ad ogni prezzo... Kenpachi: Ehi!!! Anderson: Che il Limbo pasteggi con la mia anima!!! AMEN!!!! Con un urlo rabbioso, il prete calò il braccio e si affondò il chiodo nel cuore. Un orrido rumore di carne lacerata risuonò nell’arena. La terra venne scossa violentemente da un terremoto improvviso, mentre Padre Alexander Anderson si rialzava in piedi, la testa chinata verso terra. Decine di rovi cominciarono a fuoriuscire dalla sua ferite, contorcendosi come serpenti impazziti. Si avvolsero l’uno sull’altro, contorcendosi, avviluppandosi in matasse sempre più strette e rientrando da dove erano venuti, finchè ogni ferita sul corpo del prete non fu svanita del tutto. Kenpachi: Uh? Allora avevi un asso nella manica?? EH???? Kenpachi si lanciò in avanti, pronto a colpire, ma non ebbe fatto un passo in avanti che le spade di Anderson gli trafissero le spalle con forza inaudita. Lo Shinigami Capitano barcollò, e appoggiò un piede dietro di sè per riprendere l’equilibrio. Altre spade calarono su di lui a tutta velocità, trafiggendolo. Senza nessun preavviso, scoppiò a ridere, sputando sangue. Kenpachi: SI!! BENE!! ANCORA!! COMBATTIAMO ANCORA!!!! Si scagliò ancora in avanti, e lui e Anderson si scontrarono ancora, in un delirio di colpi di lame turbinanti, che tracciavano le loro traiettorie in strisce di luce cremisi. La spada scheggiata si scontrò ancora e ancora con le bayonette, in un testa a testa che infiammò il pubblico, ma là dove le armi del prete bevevano altro sangue dal corpo già indebolito del Capitano, la spada di Kenpachi non lasciava nessuna traccia che non venisse richiusa dal contorcersi dei rovi. Kenpachi: CAZZOO!!! SI!! DAI!!! Vedendo che ormai l’esito dello scontro era scontato, Green si fece avanti per interromperlo. Green: Basta! Fermi! L’incontro è finito! Fermatevi!!! Non l’ascoltarono, troppo presi da quella carneficina che li aveva catturati corpo e mente. Green: Ho detto fermatevi!! Basta!!! La situazione precipitava rapidamente, con il rischio sempre più alto della morte dello Shinigami, ma, anche se di fronte alla fine portata dalle lame benedette di Anderson, Kenpachi non accennava nemmeno a cadere nè a fermarsi. Green: Dannazione!! Ho detto fermatevi!!!! Gamby: Dannazione!!! Adesso ci penso io a farli fermare!!!! Yue: Eh?? Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, Panchito si lanciò oltre gli spalti, dritto nell’Arena. Panchito: Hic...potrebbe essere divertente...hic... Assieme a lui, un ‘altra figura si lanciò a fermare il folle scontro. Panchito: Hic? Guarda chi si vede...hic... Caddero entrambi di fronte ai due avversari ancora in lotta e, senza perdere un secondo. si lanciarono verso di loro. Orfeo della Lura 2: Io prendo quello grosso... Panchito: Hic...io quello col crocefisso..hic... Orfeo annuì e schizzò in avanti a velocità raddoppiata, diretto verso Kenpachi. Stringeva nella mano destra una lunga katana chiusa in un fodero di colore argento. Kenpachi: Eh? Orfeo: Fa la nanna, gorilla... Senza preavviso, svanì nel nulla e riapparve dietro il Capitano, che barcollò pe run istante prima di crollare al suolo senz aun gemito. Nel frattempo, Panchito affrontava Anderson. Panchito: Hic...balla la quadriga dell‘orso ubriaco, su..hic... Con un movimento svolazzante del braccio, si tolse il sombrero dalla testa e lo lanciò ai piedi del prete. Il grosso cappello iniziò immediatamente ad ingrandirsi, travolgendo Anderson. La tesa iniziò a roteare velocemente, impedendo al prete di restare in piedi e rendendo il suo equilibrio instabile. Panchito: Ti schiaccio...hic... Gli puntò una mano contro. Dalla manica del poncho uscì un braccio meccanico terminante in una grossa pressa quadrata, del tipo utilizzato nelle discariche, che, allungandosi a dismisura come un serpente, travolse Anderson e lo schiacciò contro la parete dell’Arena. Con entrambi i concorrenti finalmente riportati alla “ragione”, l’atmosfera si fece notevolmente più calma. Green: Uff, non ci posso credere. Guarda che razza di idioti che sono questi due, grazie per l’interevento, ragazzi Orfeo: Di niente... Panchito: De nada...hic...zzzzzzz Green: Oook, ehm, lo...? Orfeo: Si, lo porto fuori io... Green: Grazie molte! Ed ora, cari spettatori, dato che lo scontro sembra ormai concluso, dichiaro Alexander Anderson ufficiale vincitore! La folla si lanciò in un applauso per salutare il prete vincitore, che proprio in quel momento si rialzava dalla fossa in cui era stato schiacciato, spolverandosi il cappotto dalla polvere. Tutto mentre, Orfeo trascinava fuori dall’arena un Panchito addormentato e russante.
OT- Che ne dite di aspettare a pensare a disegni o cose del genere? Di oslito queste cose si fanno per le storie ad alto gradimento e questa è a malapena cominciata x) -OT-
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