| Scusaaaateee il ritardo >.< ora ve lo posto >.< non è niente di che comunque... ci sto provando a mgliorarmi..
1st chapter.
Lyrianne Sutcliffe aprì gli occhi verdi, sbadigliò e poi si tirò a sedere nell’enorme letto in cui aveva dormito. Si mise una mano nei capelli, cercando di lisciarli un attimo con la mano. Con un altro sbadiglio si alzò dal letto a baldacchino, con lenzuola, tende e coperte tutte rosse, il colore preferito della ragazza. Mettendo a fuoco la stanza, dove il colore predominante era il rosso e in qua e in là si vedevano delle croci gotiche, cominciò a camminare, facendo ondeggiare piano la corta gonna della camicia da notte che usava per dormire, dirigendosi verso il suo bagno personale, dove la domestica aveva già provveduto a prepararle la vasca. Si specchiò un attimo allo specchio. Quel giorno era il suo quindicesimo compleanno. Lei era una splendida ragazza, media altezza, un seno ben sviluppato, corpo agile e scattante. Dei meravigliosi occhi verdi e i capelli rossi, lisci e lunghi, con qualche ciuffo a fare da frangetta, e qualche altro piccolo ciuffetto ribelle in testa. Si tolse la camicia da notte e con tutta calma s’infilò nella vasca, rilassandosi. Ci passò dentro una buona mezz’ora prima di degnarsi di scendere per la colazione, in compagnia dello zio. Uscì dalla vasca, si asciugò velocemente e cominciò a vestirsi. Finchè era in casa poteva mettere quello che voleva, quindi indossò un vestito rosso, con la gonna fino al ginocchio, pieno di pizzi e qualche croce, con le maniche lunghe e cascanti. Si infilò le calze, anche queste rosse, e le scarpe abbinate. Pettinò per bene i capelli e uscì dalla stanza. Appena entrò nella sala dove suo zio la aspettava per fare colazione, i vari domestici le diedero il buongiorno, e suo zio Henry la salutò calorosamente. - Lyrianne, ben svegliata! Dormito bene?- - Buongiorno zio Henry.. Sì, sì, ho dormito bene..- di prima mattina non era molto disposta al dialogo. - Oggi sono già 5 anni che sei qui, eh? E compi anche 15 anni.. Oggi bisogna festeggiare!- Lyrianne sbuffò, non le piacevano molto le feste. Troppa gente. E poi quando c’era troppa gente in un posto le veniva voglia di uccidere. Quelle persone la irritavano. - Lo so, Lo so che non ti piacciono le feste.- Henry cacciò fuori dalla stanza i domestici, con un gesto della mano. - E so che poi ti viene l’istinto omicida.. Certo che sei proprio una macchina assassina. In 15 anni di vita hai già collezionato più di 400 morti..- - Per l’esattezza sono 497..- precisò Lyrianne, mordicchiano una brioche. - Giusto, giusto. Aaah, ancora mi ricordo il giorno in cui sei arrivata qui.- sospirò Henry. - La storia che mi raccontarono i poliziotti aveva dell’incredibile. Ma io capì tutto nel momento stesso in cui incrociai il tuo sguardo. Quelli erano occhi di un assassina. Beh, per me è anche stata una fortuna!- esclamò. Henry Sutcliffe, 37 anni. Se ne andò dal villaggio dove viveva il fratello, il padre di Lyrianne, e con metodi loschi, cominciò a costruire la sua fortuna. Ormai era ricco, aveva una villa con un ampio giardino e un mucchio di nemici. Ma i sicari costavano troppo. Quando la bambina che gli era piombata in casa in quel modo gli raccontò la verità, il suo primo pensiero fu “ ora non dovrò più spendere per un sicario.. Userò lei.” Difatti, appena lui le disse quello che aveva in mente lei accettò. Sembrava il lavoro perfetto per lei. E ora eccola lì, a fare colazione in quella splendida sala. - Lyrianne, c’è qualcosa di particolare che vorresti avere o vorresti fare..?- - mah, prima cosa, della nuova stoffa per i miei vestiti, poi… mm.. Direi che vorrei raggiungere il numero di 500 vittime.. - - beh, questo lo immaginavo. Altro? - - Manda un invito a venire qui oggi a Edward, Christine e Roy- Lyrianne si alzò da tavola e si avviò verso la Biblioteca, lasciando lo zio a pensare ai regali che le avrebbe fatto e alla festa. La ragazza si allontanò dalla sala, andando verso la biblioteca. Amava quella sala piena di libri, silenziosa, dove nessuno osava disturbarla. Entrò nella stanza, chiuse accuratamente la porta e cominciò a camminare vicino agli scaffali zeppi di libri, sfiorando di tanto in tanto una costola di un libro con una mano. Quando era arrivata alla villa dello zio Henry non era mai andata a scuola e non sapeva né leggere né scrivere. Henry aveva provveduto a procurarle un tutore, e ora la ragazza era una accanita lettrice. Ecco perché negli ultimi 3 anni la si poteva trovare quasi sempre nella Biblioteca, a leggere. Lyrianne recuperò un libro di racconti che aveva cominciato il giorno prima, e si sistemò sul divanetto della Biblioteca, immergendosi nella lettura. Fu poco prima del pranzo che arrivarono Edward e Roy Rayborne e Christine Phillips. Edward e Roy erano due fratelli di 15 e 17 anni, entrambi alti sul 1 e 70, Edward aveva i capelli biondi, raccolti in una coda non troppo lunga, e gli occhi color nocciola. Roy invece aveva i capelli neri, un poco lunghi e lisci. Erano entrambi molto pallidi. Christine era una ragazza di 16 anni, coi capelli lunghi, lisci e castani. Gli occhi azzurri, luminosi e sorridenti. Era una ragazza molto allegra. Quando il gruppetto entrò nella Biblioteca, Christine fu la prima a parlare. - Lady Lyrianne! Non si usa più accogliere gli amici? E invece sta a qui a leggere! Ah, ma che dobbiamo fare con lei?- Esclamò Christine, con tono quasi di rimprovero, per poi mettersi a ridere. Lyrianne voltò la testa verso Christine, facendo scivolare alcune ciocche di capelli dalla spalla alla schiena. - Christine, ci sarà mai una volta in cui non mi criticherai per qualunque cosa?- chiese Lyrianne, con voce annoiata. - Credo di proprio di no!- rispose ridendo Christine, mentre i due ragazzi, andavano ad abbracciare Lyrianne, esclamando in coro -Auguri Lyrianne!!!- - Grazie, ragazzi, ora però staccatevi.. - Ridendo, i due obbedirono. - Che leggevi di bello? - chiese Edward, interessato, sporgendosi oltre alla spalla di Lyrianne, spiando le pagine del libro. - Sono dei racconti. Racconti dell’orrore. Roba piena di omicidi, fantasmi, strane leggende.- Mentre Roy e Edward sembravano interessati, Christine esclamò che quella non era roba adatta a una signorina. Lyrianne rispose - A me ispira tanto.. Mi dà molte idee..- Nessuno dei ragazzi sembrò reagire alla strana affermazione della ragazza, erano abituati alle stranezze di Lyrianne. Lyrianne poggiò il libro su un tavolino e si alzò dal divanetto. - Lyrianne Sutcliffe! Cosa è quella gonna così corta?!- esclamò Christine, che si divertiva a imitare l’educatrice di Lyrianne, guadagnandosi le occhiatacce della rossa. Il gruppetto uscì dalla Biblioteca e si diresse in un’altra stanza, dove si fermarono a parlare, aspettando il pranzo. Durante la discussione, Lyrianne si lamentò della festa che Lord Henry avrebbe certamente organizzato. - Beh, potresti restare nella sala giusto il tempo di far vedere che ci sei e poi rifugiarti da qualche parte insieme a noi, no?- Propose Edward. - Come idea non è male..- convenne Lyrianne. Roy era d’accordo, ma Christine.. - Eeeeh? Ma come?! Sono così belle le feste! E poi potresti conoscere qualcuno di interessante, no? Dopotutto, sei sempre sola, e le poche persone con cui parli siamo noi tre, tuo zio e i tuoi domestici per dargli gli ordini!- - Christine, tu sai che odio le feste, perciò non parteciperò. Giusto il tempo di farmi vedere per far capire agli altri che sono viva, poi mi rifugerò con loro due. Se vuoi venire, vieni, se no, muta!- esclamò Lyrianne. - Ma Lyri! Sei sempre così cattiva!- Christine finse un pianto, ma la ignorarono tutti. - Crudeli!- Si misero a ridere, compresa Christine. Fu in quel momento che entrò una domestica ad avvertire che il pranzo era pronto. Lyrianne con un sospiro si alzò dalla comoda poltroncina, e con un gesto della mano portò i capelli indietro. Si incamminò coi suoi amici verso la sala da pranzo, dove suo zio li aspettava. Appena li vide entrare Lord Henry salutò calorosamente gli amici di Lyrianne, chiedendo anche delle informazioni su come stessero i loro parenti o altre piccole cose. Il pranzo si svolse senza intoppi, nell’assoluto silenzio di Lyrianne, e nelle chiacchiere di Henry con Christine, Edward e Roy. Alla fine del pranzo, Henry richiamò a sé Lyrianne. La ragazza obbedì e Henry le disse di dargli la schiena. Poi, da una tasca, tirò fuori una scatoletta e da quella vennero fuori una nastro rosso, con un ciondolo. Il ciondolo era una croce gotica, con delle decorazioni uguali a quelle dei due rasoi che Lyrianne tanto amava, e che portava sempre con sé, nascosti da qualche parte nei vestiti. Henry legò il nastro al collo di Lyrianne, con un fiocchetto. La ragazza, notando le decorazioni, girò la testa verso lo zio, che le sorrise. - Allora, ti piace?- - Devo ammettere che questo regalo non richiesto è molto gradito- ammise Lyrianne. - Ah, ne sono felice! Auguri, Lyrianne- - Grazie, zio.- La ragazza poi uscì dalla stanza col gruppetto, dirigendosi verso il giardino. Lì, il gruppetto ricominciò a discutere degli argomenti più disparati, mentre camminavano per il bellissimo giardino, pieno di fiori, e ben curato. Fu verso le 5 di quel pomeriggio che suo zio mandò un domestico a darle un messaggio. Lyrianne lo lesse velocemente e poi alzò lo sguardo sui propri ospiti. - Dovete scusarmi, ma credo che mio zio avrà bisogno di me per un poco. Vi prego di perdonarmi se mi assenterò per qualche tempo.- - Non c’è problema, Lyrianne!- Esclamò Christine, per tutti. Fu così che Lyrianne si allontanò verso lo studio dello zio, con la gonna che ondeggiava e i capelli che venivano spettinati leggermente dal vento. Bussò alla porta dello studio, finché non sentì la familiare voce dirle “ avanti”. Entrò nella stanza, posando velocemente lo sguardo sulla scrivania piena di documenti e poi sullo zio. - Allora, che succede?- chiese con voce piatta e annoiata la ragazza, incrociando le braccia al petto, e facendo una leggera smorfia di impazienza sul viso. - Succede che ho trovato le tre vittime che volevi. Ho scoperto che tre miei dipendenti della fabbrica *****, passavano preziose informazioni a fabbriche nemiche. Sono tre prede facili, ti ci vorrà poco.- illustrò Henry. - Bene, dove sono in questo momento?- - Si trovano nella stessa casa, stanno venendo interrogati da due miei agenti. Questo è l’indirizzo.- Henry le passò un foglietto con scribacchiato sopra un indirizzo. - E questi due agenti.. Devo allontanarli dal luogo o..?- - No, non ne hai bisogno, sanno che arriverà qualcuno per mio conto, ma non sanno chi. Comunque, ho detto loro di legare i tre e di allontanarsi per oggi. - - Bene, allora vado.. Ci rivediamo tra un’ora.- - A fra poco, cara nipote.- Henry le sorrise, mentre la ragazza si girò dandogli le spalle, e si avviava verso la porta, diretta alla sua stanza per mettere degli altri vestiti. Arrivata alla stanza, aprì la porta e si chiuse dentro. Aprì l’anta dell’armadio e recuperò alcuni vestiti maschili, ovvero due pantaloni lunghi, neri ed eleganti, una camicia bianca e un gilet marrone scuro, quasi nero. Recuperò i due amati rasoi e li poggiò un attimo sul letto già rifatto da una qualche domestica. Si sfilò le scarpe e successivamente le calze. Si tolse poi il vestito e il corpetto, con sua grande gioia, dato che quel coso le impediva quasi di respirare. Si infilò i pantaloni, la camicia e il gilet. Prese i rasoi dal letto e se li infilò in tasca. Si legò i capelli in una coda alta e si sistemò degli occhiali con la montatura rossa. Si infilò degli stivali neri senza tacco e aprì un cassetto della scrivania, dal quale tirò una fuori una chiave nera e un poco arrugginita. Si diresse dall’altra parte della stanza e spostò un piccolo armadietto, dietro al quale vi era una porta abilmente nascosta. Lyrianne la aprì e per passarci dovette chinare la testa. Davanti a lei si estendeva un corridoio mal illuminato e lungo circa una ventina di metri. Entrò e cominciò a camminarci dentro, con la sua classica espressione annoiata. Sollevò una mano a lisciarsi leggermente i capelli, e poi la portò a togliere un po’ di polvere dalla camicia bianca. Il corridoio finì. Aprì un’ altra porta e si ritrovò in una stanza circolare. Prese la prima porta alla sua sinistra e imboccò un nuovo corridoio, che la portò fuori dalla villa, in un boschetto. Da lì, prese due sentieri e si ritrovò in piena città. Velocemente corse verso alcuni vicoli bui e stretti in modo che poca gente la vedesse. Scivolò silenziosa tra quei vicoli, senza che nessuno le vedesse. E dopo neanche venti minuti era arrivata a destinazione. Decise di entrare dalla porta principale della casa. Era una casa piuttosto piccola, decrepita, dall’aria abbandonata. Doveva essere disabitata da una decina d’anni per come era ridotta. Lyrianne giudicò che a occhio e croce, per le dimensioni che aveva, poteva contenere neanche quattro stanze. Arrivò davanti alla porta e la aprì con un calcio ben assestato, vicino alla serratura. Era molto arrugginita. Entrò. La stanza era nell’oscurità, si sentiva odore di chiuso e c’era polvere dappertutto. Al centro della stanza c’era un tavolo con due sedie rovesciate sul pavimento. Attaccato al muro si notava un piano da cucina e un armadietto, sul muro, verso l’altro, che doveva contenere piatti e bicchieri o forse le provviste. Lyrianne non si fermò a studiare altro tempo la stanza. Sbuffò e proseguì verso la porta dall’altra parte della stanza. La attraversò. - Bingo.. - Mormorò. Al centro della stanza, gettati a terra, con mani e piedi legati, vi erano tre uomini. Avevano tutti la bocca bloccata da dei nastri, in modo che non potessero chiedere aiuto. Lyrianne non perse tempo a dare uno sguardo alla stanza. Si avvicinò verso i tre, che le davano le spalle. - Salve- disse, posizionandosi davanti ai tre, gambe larghe e braccia incrociate. Li vide tremare. Tolse le bende che gli bloccavano la bocca. Uno di loro, speranzoso, chiese se fosse venuta a liberarli. Lyrianne rise. Una risata priva di allegria. Una risata piena di cattiveria. - Haha!no, mi dispiace. Non sono certo qui per liberarvi. Haha, ci mancherebbe. Sono qui per uccidervi..- Due di loro cominciarono a tremare. La ragazza li guardava con occhi freddi, quasi privi di emozione. Il terzo, invece, sembrava averla riconosciuta. -Tu.. Tu sei Lady Sutcliffe.. Cosa ci fai qui?- Era sorpreso. - Uff, ma allora siete lenti! Lo ho appena detto, sono venuta a uccidervi. Volevo arrivare a numero 500 vittime oggi. Me ne mancavano tre e quei tre siete voi. Siete davvero così imbecilli da credere che mio zio non vi avrebbe scoperti? Beh, comunque.. Non sono qui per parlare.. -. Infilò la mano in tasca e ne tirò fuori i suoi amati rasoi. - Vedete questi due gioielli? - Lyrianne sembrava in estasi mentre guardava i suoi due tesori. - La prima volta che si sono tinti di sangue, esso apparteneva a mia madre.. La seconda volta mia madre.. E poi, altre centinaia di vittime. Ogni volta.. È una cosa fantastica affondarli nel corpo di qualcuno e sentire, vedere il sangue che schizza da tutte le parti!- Tirò fuori un espressione sadica e il suo tono di voce si fece eccitato, divertito, estasiato, delirante. I tre che le stavano davanti presero a tremare più forte, mentre Lyrianne si abbassava col viso davanti a uno dei tre. - Bene, bene. Da chi cominciamo?- Sorrise. Un sorriso dolce, bello. E con quel sorriso, prese il rasoio che teneva nella sinistra e ne passò la lama sulla gola dell’uomo che la stava a sinistra. Aprì gli occhi, osservando il sangue scorrere e schizzare. - Nah, Ne voglio di più- Disse con tono calmo. E si avventò sul corpo, mutilando la carne, tagliando, riducendo a brindelli colui che le stava ora davanti. Cominciò a ridere sadicamente, spalancando gli occhi, in un espressione di puro sadismo. Si dedicò nello stesso modo agli altri due. Quando finì il massacro, la sua espressione tornò priva di emozioni. Lei era ricoperta di sangue. A terra, giacevano tre corpi maciullati a tal punto da renderne impossibile il riconoscimento a chiunque. La stanza era un lago di sangue. Lyrianne sorrise e se ne andò. Ripassò per la porta dalla quale era entrata e prestò maggiore attenzione alle strade che prendeva nel ritorno verso la villa dello zio. Riuscì a non incontrare nessuno. Arrivò al boschetto e prese la porta che la portava nel corridoio che la avrebbe portata nella stanza, poi di nuovo un corridoio e poi camera sua dove si fece una doccia veloce e rimise i vestiti di prima. Era riuscita a finire tutto in poco più di un’ora. Scese in giardino dove si ricongiunse ai suoi amici. -Christine, Edward, Roy! Scusatemi, ma mio zio mi ha trattenuta per un bel po’- Sorrise dolcemente. - Uff, sei sempre la solita!- Sbuffò Christine, seduta a gambe accavallate e con le braccia incrociate. La sua espressione era leggermente irritata. - Ogni volta, finisce che sparisci per ore! Si può sapere dove vai a finire ogni volta?- - Dai, Christine! Ha detto che suo zio la voleva! Mica è colpa sua!- esclamarono in coro i Rayborne. - Lo so, lo so, però..- E da lì partì la discussione di Lady Phillips su ciò che era buona educazione e su altre cose. Mentre Christine parlava, i Rayborne cominciarono a parlare con Lyrianne di quello che succedeva negli ultimi temi a Londra. Christine si stancò di parlare da sola, e sbottò, un po’ irritata - Si può sapere di che parlate?- - Hai presente quel killer spuntato fuori negli ultimi anni? Quello ha fatto fuori più di trecento persone e che la polizia ancora non ha preso.- - Come fate a parlare di certe cose? Quell’assassino deve essere una persona orribile! Priva di cuore! - Lyrianne scoccò un’occhiata fredda all’amica, che non venne notata. - Lyrianne, sai che è saltato fuori un nuovo particolare?- Iniziò Edward - Ah, Sì?- - Sì. Si dice che sia lo stesso assassino che fece quel massacro in quel villaggio, che tu hai descritto come un uomo sui quaranta anni, con capelli neri e baffi. Però, c’è un testimone che giura di aver visto una ragazza di neanche 18 anni, con lunghi capelli rossi legati in una coda. L’omicidio di cui sarebbe testimone è stato effettuato nelle stesse modalità di tutti gli altri attribuiti a questo killer. Voi che ne dite?- Lyrianne si era allarmata alla parola testimone. La cosa non gli piaceva. Chi cavolo l’aveva vista? Era sempre stata più che prudente! - Chi sarebbe questo testimone?- - Sinceramente non lo so, non è scritto sui giornali. Ma sai che Lyrianne? Io credo che sia solo una bugia. Sai, alcuni degli omicidi effettuati dal killer, sono stati utili a delle ditte in possesso di ricche famiglie, tra le quali anche la tua, Lyrianne. È probabile che qualcuno non molto intelligente abbia pensato che magari c’entravano qualcosa dei dipendenti o dei sicari assoldati da qualcuno di noi ricconi e poi avranno notato che te sei l’unica sopravissuta a una strage. Il “ testimone” potrebbe non essere altro che un idiota convinto che sia stata tu a perpetrare gli omicidi, dando una descrizione simile alla tua. Ma questa ipotesi non regge perché, la furia del killer, non si riversa solo su persone aventi a che fare con noi o altra roba, ma su chiunque. Alla fin fine, potremmo dire che è solo un pazzo omicida. Non gli importa di chi uccide, l’unica cosa a cui pensa è di non essere visto ed è molto attento. Ecco tutto. Il testimone è un falso.- - Capisco, Ed.. Comunque, ti do ragione sulla descrizione che hai dato dell’assassino. È un pazzo psicopatico.- Disse Lyrianne. Christine esclamò - . È impossibile che Lyrianne uccida qualcuno! Capisco che è un po’ tetra e certe volte rilasci strane dichiarazioni ma non è un assassina!- Lyrianne rise dentro di sé. Se solo avessero saputo. Cambiarono discorso dopo altri 5 minuti. E verso le 18:00 suo zio venne verso di loro. -Lyrianne, è ora di prepararsi per la festa! Dai vatti a cambiare, i tuoi amici ti aspetteranno nella sala da ballo.- Lyrianne lo guardò malissimo. - Zio, avevo detto niente feste. E sottolineo il niente.- Henry rise e Lyrianne se ne andò contrariata andando a indossare un vestito rosso e lungo, finemente decorato. Le maniche si aprivano subito dopo il gomito in ampi sbuffi.Lo scollo non era esagerato, ed era contornato da pizzo rosso. Dallo scollo alla vita si apriva una serie di fiocchetti e da lì l’ampia gonna. Tutto rosso. Lyrianne si sistemò meglio la collana regalatele dallo zio e scese dabbasso preparandosi ad affrontare troppa gente di cui non le interessava nulla, anzi la irritava. Prese una spazzola e si pettinò i capelli, rendendoli nuovamente decenti. Sospirò e affrontò le scale che la avrebbero portata nella sala da ballo, con degli stivaletti molto corti, con un tacco molto alto. Arrivata nella sala da ballo, Christine le sorrise mentre Edward e Roy le fecero forza per affrontare l’ora di persone. Decisero che loro tre si sarebbero incontrati dopo mezz’ora in camera di Lyrianne, e che Christine li avrebbe raggiunti dopo un’ora che loro erano insieme. La ragazza amava le feste. “purtroppo” aggiunse Lyrianne mentalmente. “è sempre così casinista!”. Erano le 18:30 in punto quando la sala cominciò a riempirsi di gente. Lyrianne sorrise, un sorriso molto falso, e si perse nei convenevoli. Notò con la coda dell’occhio Edward e Roy che andavano al piano di sopra ad aspettarla davanti alla porta di camera sua e Christine che cominciava a girarsi intorno, probabilmente cercando qualcuno che conosceva o qualche bel ragazzo. Lyrianne discusse amabilmente con due signore di mezza età, piuttosto grassocce, e poi diresse la sua attenzione via via su altre persone. Quella mezz’ora di prigionia sembrava non passare più. Allo scoccare delle !9:00 esatte, si avvicinò furtiva al buffet, recuperò tre piatti, li riempì di roba, prese tre forchette e corse di sopra dai suoi due amici. - Ragazzi, Salvatemi! C’è quella Lady Dittisham, quella vecchia grassona che mi insegue!- I Rayborne scoppiarono a ridere. Lei si concesse un sorriso. Lady Dittisham era il loro incubo. Cominciava a parlare e non ti mollava più. Per un tipo come Lyrianne era insopportabile e troppo irritante. E anche per i Rayborne, dato che la Dittisham non sapeva fare altro che consigliare loro con chi sposarsi. E quei due, non ne avevano la minima intenzione. Da allora, i Rayborne e Lyrianne la evitavano come se fosse la peste. Lyrianne porse i piatti ai due ragazzi e aprì la porta di camera. Con una veloce occhiata, controllò di non aver lasciato i vestiti insanguinati o gli occhiali o altre cose che potessero creare sospetti e fece entrare i suoi due amici. Nella stanza di Lyrianne, fortunatamente c’erano tre sedie. Le avvicinarono alla scrivania lì si misero a mangiare, chiacchierando di libri, sparlando di Lady Dittisham e di altre Lady che in quel momento erano nella sala di sotto e ridendo. Poi, Lyrianne, decise di fare una domanda che le premeva da molto tempo. - Edward, amico mio..- Lyrianne usò per formulare queste parole un tono speciale, che i Rayborne riconobbero subito, con un tremito di orrore. Se Lyrianne usava quel tono e ti chiamava “amico mio” voleva qualcosa. E finché non lo avesse ottenuto, non si sarebbe fermata. - Edward, ho come l’impressione che a te piaccia la nostra amica Christine Phillips..Beh, confessa!- Edward impallidì, arrossendo allo stesso tempo. - Nego tutto, Ispettore Sutcliffe!- Roy ridacchiò leggermente. - Non fare il finto tonto!- Lyrianne assunse un tono da interrogatorio. - Ho visto come la guardi! Ammetilo! Lei ti piace e tu sei geloso di quel ragazzo alto, coi capelli neri di nome Michael che a lei piace tanto. Ho visto come guardi anche lui. È uno sguardo pieno di gelosia e voglia di vederlo morto!- - Lo confesso! Sono innamorato pazzo di lei! È contenta, Sutcliffe?- - Molto, Ed..- Roy rise. - Te che ridi, fratello indegno!- Esclamò Edward - Ridi delle disgrazie di chi ti è amico! Che bastardo sei! Invece di ridere potresti darmi una mano!- Era il classico tono lamentoso di Edward, quando scherzavano tutti insieme. - Ehi, io ci sto provando Ed! è Christine che non capisce una mazza!- -Concordo, è Christine che è completamente idiota.- Disse Lyrianne. Edward rise. - Beh, che credete che debba fare?- Roy e Lyrianne cominciarono a fare combutta con Edward per il piano “ alla conquista della piccola imbecille, ovvero Lady Christine”. La piccola imbecille volle aggiungerlo Lyrianne. Alle proteste di Edward rispose con un - e pretendi che non lo sia? È chiaro come il sole che le piaci, se ne è accorta tutta Londra a parte lei! È stupida, che vuoi farci!- Edward la guardò spalancando gli occhi - Come tutta Londra! E io che credevo fosse un segreto!- e inscenò una finta scenata isterica, con la quale fece ridere Roy e Lyrianne. Poco dopo li raggiunse anche Christine e i quattro restarono insieme tutta la serata finché non fu il momento di separarsi. Con una bacio sulla guancia a tutti, fissarono di vedersi a tre giorni da quello. Dopo che li ebbe accompagnati alla porta, Lyrianne diede la buonanotte allo zio e lo informò del successo della “ missione”. Poi salì in camera, si liberò con felicità dell’ingombrante vestito e indossò la leggera camicia da notte. Si infilò nelle coperte e si addormentò.
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