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My Inerasable Illusion, Fan Fiction sul videogioco Fullmetal Alchemist Bluebird's Illusion

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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 5/9/2009, 22:35




Buonsalve.
Prima di scrivere fan fictions serie (ma anche mentre ne scrivevo, in effetti), presa da momentanea ispirazione, ho scritto questa fan fiction basata sul videogioco Fullmetal Alchemist Bluebird's Illusion (o Illusion of a Bluebird). Non è nulla di che, comunque. Se qualcuno non sapesse nulla di FMA BBI, consiglio questo link:
http://www.fmaplanet.com/home/personaggi_blue.htm

In breve: sono passati un paio d'anni da quando Ed è riuscito, non si sa bene come (probabilmente stipulando un accordo con gli Homunculus e col padre) è riuscito a ridare un corpo ad Al. Per qualche tempo i due fratelli vivono insieme in una casa a Central City, dove Roy è diventato Generale e Edward Colonnello, e le cose sembrano andare bene... finché Al non comincia a sentirsi male. Ed ha paura che il corpo del fratello stia per rigettare l'anima, e si rivolge ancora una volta agli Homunculus...
Gran parte della storia è ambientata qualche anno dopo questi fatti, e introduce un nuovo personaggio: Diana MacFlamel, ovvero... GreenArcher Alchemist!^_^ E così è svelato il secondo modo in cui ho usato questo appellativo, oltre a mio nickname...

Buona lettura!
Nota sul prologo: alcune scene sono prese tali e quali dal gioco, e anche alcune battute...

MY INERASABLE ILLUSION

PROLOGUE OF AN ILLUSION
Quattro anni fa, Central City.

-…Sangue…?-
“Edward…”
-Chi è là?!-
“Sono io, Edward…”
-Chi sei?!-
“Me lo hai promesso… Hai promesso che saresti venuto da me… Di nuovo…”
-Tu sei…-
-Fratellone!-
Edward si riscosse. Confuso, si guardò intorno, e vide suo fratello Alphonse che gli correva incontro attraverso il vicolo scuro. Abbassò di nuovo lo sguardo sulle sue mani, sporche di sangue… ma il sangue non c’era più.
-Ma… cosa…-
-Fratellone! Cosa succede? Perché stai lì in piedi così?-
-Al… io… non…- Ed si portò una mano alla fronte.
“Non me lo ricordo!”
Al sospirò, come se avesse letto i pensieri del fratello.
-Su, entra, che la cena si raffredda- gli disse, cominciando ad avviarsi verso casa, che si trovava a pochi metri dall’uscita di quel vicolo.
“Che diavolo stavo facendo?” si chiese Ed, mentre seguiva il fratello. “Quella voce… io l’ho già sentita… ma chi era?”

-Allora, Fullmetal? Il rapporto sull’omicidio della Terza Strada non è ancora sulla mia scrivania, quando pensi di mettercelo?- Roy Mustang stava seduto sulla poltrona del suo ufficio di Generale, sorseggiando il tè che Edward gli aveva appena portato. -E il tuo tè peggiora di giorno in giorno…-
-Mi dispiace, Generale… Mi impegnerò di più. E per il rapporto… Glielo consegnerò appena possibile, stia tranquillo.-
Roy posò la tazzina e fissò il ragazzo.
-Ed… c’è qualcosa che non va? Sei… calmo, in questi giorni… Direi anche “strano”.-
Ed sembrava confuso.
-Strano? No, no, va tutto bene, è un periodo un po’ così… Cioè, qualche giorno fa Alphonse si è sentito male, sa, per via del suo nuovo corpo che non è completamente sincronizzato con la sua anima, e io mi sono preoccupato da morire, ma il Comandante Supremo Bradley mi ha dato una mano ad uscirne e io… ecco, sto cercando un modo per sdebitarmi, e non faccio che pensarci, e…-
-Ok, ok, ho capito- lo interruppe Mustang. -Fai pure. E scusa se sono stato invadente…-
-Nessun problema. Allora… vado a… ehm…?-
-Il rapporto. Vai, vai pure, Colonnello…-
Poco dopo che Edward era uscito dall’ufficio, entrò il Tenente Hawkeye. Mustang s’illuminò, ma la donna era di fretta, e gli scaricò una pila di scartoffie da firmare sul tavolo senza dire una parola. Mentre stava uscendo, però, si fermò sulla soglia.
-Generale… Ha notato anche lei che il Colonnello Elric si comporta in modo strano, ultimamente? E’ sempre distratto, non risponde subito alle domande e non mi sembra nemmeno che stia troppo bene…-
Mustang rifletté un secondo, poi si raddrizzò sulla sedia.
-Tenente, le passo il compito di scrivere il rapporto sull’omicidio della Terza Strada. Adesso devo uscire, tornerò per l’ora di pranzo…-
-Ma, signore!- esclamò. Poi si accorse dello sguardo preoccupato di Mustang, e sospirò. -Sissignore.- Dopo di che, uscì senza aggiungere nulla.

-Fratellone…-
-…-
-Ed?-
-…-
-Ehi, fratellone!-
-Mmmh… Sì? Scusami, ero…-
-...Distratto, lo so. Fratellone, ultimamente sei strano. Non è che mi nascondi qualcosa?-
-Io?! Ah ah ah, ma no! Come puoi anche solo pensare una cosa del genere?- Il sorriso forzato di Edward suggeriva il contrario, e Al se ne accorse.
-Fratellone, non scherzare. Se c’è qualche problema… Se è stata colpa mia…-
-Assolutamente no- rispose Ed, la voce stranamente ferma. -Semplicemente, negli ultimi giorni sto lavorando molto e sono solo stanco. Passerà presto, fidati di me…- Il ragazzo, poi, si stiracchiò. -Bene! Ho sonno e vado a dormire. Faresti meglio a seguire il mio esempio, Al, soprattutto… adesso…- Ed tornò serio e composto. -Come… Come va, adesso?- chiese al fratello.
-Non devi preoccuparti per me- rispose subito Al. -Hai fatto più di quanto fosse necessario per… per farmi tornare così.- Accennò al suo corpo. -Sei riuscito a tirarmi fuori dal Portale, anche se non vuoi dirmi come e nemmeno perché tu non sia riuscito a riottenere il tuo braccio e la tua gamba… Adesso il mio corpo è tornato di mia competenza, non devi più preoccupartene.-
-Ma Al…-
-Non avevi sonno? Vai a letto, allora. Buonanotte.-
-Io…- Ed voleva dire qualcosa, ma alla fine non poté fare altro che sospirare e rispondere: -Buonanotte.-
Al seguì il fratello con lo sguardo finché non sparì nella sua camera, poi sospirò.
“Fratellone… cos’hai? Cosa sta succedendo?” Guardò verso la foto che li ritraeva insieme, appoggiata sul pianoforte a torre. Nell’immagine, che era stata scattata pochi mesi prima, erano entrambi felici. “Una vita in pace… come quella che avevamo pochi mesi fa… prima che io cominciassi a stare male… perché è durata così poco? Perché non ci è concesso di vivere, se non in un incubo?”

-Ho chiamato Mustang, stamattina- annunciò Al. Ed si era appena svegliato ed era ancora in pigiama. -Gli ho detto che non stavi molto bene, e ti ha concesso una giornata di vacanza.-
-Ma… Al! E il mio lavoro?- protestò Ed.
-Lo farà qualcun altro! E io potrò finalmente fare un giro come si deve col mio fratellone. E’ da un sacco di tempo che non andiamo da qualche parte con tranquillità, ci divertiremo.-
-Al…-
Il ragazzo lo zittì con un cenno.
-Non voglio sentire niente. Ora vai in cucina e mangia la tua colazione, poi vestiti, che andiamo!-
Mezz’ora dopo, i due fratelli erano fuori dal loro appartamento. Fecero un giro per la città, nulla di che, ma Al era contentissimo solo per il fatto di poter finalmente passare un po’ di tempo con suo fratello. Ed sembrava stare leggermente meglio, e sorrideva in modo sincero, cosa che non gli succedeva spesso, ultimamente. Dopo un po’, però, Al si accorse che Ed era stanco, così si fermarono in un parco dove c’era il chiosco di un venditore di panini.
-Fratellone, vado a prenderti qualcosa da mangiare, vedrai che starai subito meglio! Aspettami qui, non ci metto molto.-
Ed guardò il fratello che si allontanava, e sorrise.
-Al… Sei sempre così…-
“Disgustosamente affettuoso.”
Ed girò la testa di scatto, da dove aveva sentito provenire la voce, ma non c’era nessuno.
-Sei di nuovo tu?- chiese piano.
“Sei in ritardo, Edward Elric. Ti sei dimenticato della tua promessa?”
-Io… No.-
“E allora, vieni… E’ quasi giunto il momento… Tu mi appartieni, fin dal giorno in cui hai cercato di trasmutare la tua cara mamma… Lo sapevi che saresti tornato da me, prima o poi… E così è stato. Ora, sei chiamato a venire un’altra volta… Non farmi aspettare troppo tempo…”
-No… Io… vengo subito…-

-Scusa se ti ho fatto aspettare, fratellone, c’era fila, e… Fratellone?- Al si guardò in giro, preoccupato. -Ed, non è divertente… Dove sei? Ed? Fratellone? FRATELLONE!-

Ormai era tarda sera. Il campanello della porta suonò. Al corse ad aprire. Fuori, bagnato fradicio per la pioggia che stava cadendo fitta, c’era Ed.
-Al, scusami, io… mi sono perso, e…-
Il pugno di Al lo colpì dritto alla mascella. Ed rimase un attimo nella posizione in cui lo aveva portato il colpo, mentre sul suo volto compariva un livido scuro.
-IDIOTA DI UN FRATELLO!- gridò Al, con le lacrime agli occhi. -Smettila con le bugie! Dove sei stato? Mi hai fatto preoccupare da morire! Per un attimo ho pensato che anche tu te ne fossi andato… come papà… come la mamma…-
Ed lo guardò, poi sorrise.
-Al, ma cosa vai a pensare! Te lo giuro, mi sono alzato per sgranchirmi le gambe, ho fatto due passi e non ho più ritrovato il chiosco! Allora ti ho cercato per tutto il pomeriggio lì al parco, e alla fine sono tornato a casa pensando che anche tu fossi tornato lì… e avevo ragione.-
-Smettila, smettila, smettila!- gridò Al. -Ultimamente non fai che prendermi in giro!- lo aggredì poi.
-Ma non…-
-Zitto! Se quello che mi hai detto è la verità, perché hai quella ferita alla gamba?- disse, indicando il pantalone strappato e macchiato di sangue.
-Sono inciampato e sono caduto per terra, Al! Smettila di pensare sempre a cose tragiche!- disse Ed, irritato. -E ora, fammi entrare, che mi sto per prendere un accidente, con tutta questa pioggia.- Spinse da parte il fratello ed entrò il casa. Al scosse la testa.
-Ed, cos’hai? Ti prego, dimmelo…-
-Niente! Assolutamente niente! Prima di mangiare mi faccio una doccia, se non ti dispiace…-
-Fratellone…-
La porta del bagno si chiuse violentemente.

Ed si stava guardando allo specchio, quando notò qualcosa di strano sulle sue mani.
-…Sangue?-
“Edward…”
-Tu! Cosa vuoi?-
“E’ il momento… Ti sto aspettando, Edward…”
-Io… Perché proprio adesso?-
“Edward!”
-…Va bene. Sto arrivando…-

-Fratellone, dove vai?-
-Ho… dimenticato degli appunti in ufficio, e mi serviranno per un rapporto che devo consegnare domani. Mangia pure senza di me, torno appena posso…-
-Ma Ed…-
-Fai come ti ho detto!-
“Perdonami, Al, se sono duro con te, ma non posso spiegarti nulla… Dopo… dopo andrà tutto bene. Sarà tutto di nuovo perfetto… Ma ora devo andare a pagare il prezzo dello scambio che ho fatto…”

Senza sacrificio, l’uomo non può ottenere nulla. Per ottenere qualcosa è necessario dare in cambio qualcos’altro che abbia il medesimo valore. In Alchimia, è chiamato il Principio dello Scambio Equivalente.

-Fratellone, io vorrei solo che noi due potessimo stare finalmente in pace…-

-Fullmetal, cerca di non morire prima di me.-

“Al… Roy… Mi dispiace… Mi dispiace tanto…”

Continua…

Edited by GreenArcherAlchemist - 8/10/2009, 22:24
 
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Aki_Wanijima
CAT_IMG Posted on 5/9/2009, 23:03




Wow! mi intriga davvero molto e mi piace!è scritta molto bene e è scorrevole! non vedo l'ora di sapere il continuo!
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 5/9/2009, 23:18




Grazie!^^ Il continuo lo avrai... tra circa una settimana!XD
 
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Uchiha Tobi
CAT_IMG Posted on 13/9/2009, 01:38




Chi l'ha scritto?
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 18/9/2009, 20:02




...Ovviamente io, Kami. E già che ci sono, posto anche il secondo capitolo.

Forse non vi ho avvertiti, ma è una storia più di genere drammatico che altri, perciò non aspettatevi grandi battute.
Buona lettura!

ILLUSION NUMBER ONE
Tre anni fa, in un bosco nei dintorni di Central City.

Pioveva a dirotto, e la camionetta senza insegne si fermò a qualche metro da un grosso tronco che un fulmine aveva fatto cadere e che impediva di proseguire oltre. Dal posto di guida scese un ragazzo in divisa militare, che, pochi secondi dopo essere uscito dal veicolo, era già fradicio.
-Dannazione, non ci voleva!- inveì, agitando un pugno contro il tronco. -Siamo ancora troppo vicini al laboratorio! Se trovano il cadavere, si metteranno a fare una dannata indagine, e prima o poi ci troveranno!-
-Calmati, qui andrà benissimo- disse una seconda voce. Apparteneva ad un uomo maturo in camice bianco, probabilmente uno scienziato, che era appena sceso dal posto del passeggero. -Scarichiamola qui e facciamola finita, che sono già stufo di questa storia.-
-Signorsì.- Il soldato si mise a trafficare col portello del furgone, tenuto chiuso da catene e lucchetti. -Accidenti a questa pioggia- borbottò asciugandosi il volto con la manica. -E accidenti a me che mi sono offerto per un lavoretto di pulizia. Pulizia! Dannazione…- Tirò su col naso e attaccò il secondo lucchetto. -Signore, come la facciamo fuori? Un colpo in fronte e via?- chiese poi allo scienziato.
-Idiota- sospirò quello. -Non è così semplice uccidere un Homunculus. No, dobbiamo trovare una soluzione…-
Anche il secondo lucchetto si aprì. Mancava l’ultimo.
-Signore, mi sta dicendo che siamo qui ma non sappiamo come eliminarla?-
-Sì, pezzo d’asino, esattamente!- sbottò l’uomo. -Lasciami pensare…- Lo scienziato si prese la testa tra le mani, riflettendo.
L’ultimo lucchetto scattò. Il soldato spalancò le porte del furgone e balzò dentro. Quando uscì, teneva sulle spalle una ragazza legata mani e piedi. Indossava dei vestiti molto strani, e non portava scarpe. Sull’anca sinistra aveva un tatuaggio cremisi, un serpente che si morde la coda arrotolato intorno ad una stella a sei punte. Un uroboro. Il soldato la scaricò per terra senza tante cerimonie, e lì la ragazza rimase, tremando come una foglia. I grandi occhi viola scuro andavano dal soldato allo scienziato.
-E questa sarebbe un Homunculus?! Un essere umano artificiale creato per essere perfetto?- disse il soldato, sarcastico. Si piegò sulle ginocchia per guardare meglio la ragazza negli occhi. -Tu saresti una minaccia per noi, bambina? Che vergogna!- Prese il coltello che gli pendeva dal fianco. Alla ragazza si mozzò il respiro, ma il soldato si limitò a tagliare le corde che le tenevano legate le mani e i piedi. -Su, fammi divertire, alzati e scappa, carina! Ti do cinque secondi di vantaggio, ci stai?- disse poi, sorridendo divertito. L’Homunculus non si mosse. Lo scienziato si avvicinò e rifilò al soldato uno schiaffo sulla nuca.
-Idiota, smettila di perdere tempo e pensa anche tu ad un modo per farla fuori.- Si passò una mano tra i capelli. -Dannazione, col casino che c’è stato per colpa sua, abbiamo dovuto fare tutto di fretta e non abbiamo nemmeno pensato ad un piano…-
-Signore, lei sa perché c’è stata tanta agitazione al laboratorio?- chiese il soldato.
-Umpf- sbottò lo scienziato. Diede un colpetto alla gamba della ragazza con la punta della scarpa, e lei sussultò. -Questo è l’esperimento H5-W. E’ nata e cresciuta in provetta, ed è stata modificata geneticamente. Doveva essere il prototipo di una nuova generazione di Homunculus più potenti, capaci di usare l’Alchimia e dotati di un corpo dalle capacità sovrumane. L’esperimento non era ancora terminato, ma ieri Pride è venuto a vedere come andava il lavoro. Non le ha dato altro che un’occhiata veloce, ma ha giudicato il risultato troppo pericoloso e ci ha ordinato di sbarazzarcene e di ricominciare tutto da capo. Sinceramente non ho capito neppure io cosa è successo, i due si sono guardati e basta, e alla fine lui ha deciso, di punto in bianco, che lei e l’altro esperimento, H5-G, dovevano essere eliminati. Per l’altro Homunculus che stavamo creando non c’è stato nessun problema, non si era ancora sincronizzato completamente con la sua Pietra Filosofale e una volta staccata la spina è morto da solo, ma questa ormai era “viva”, per così dire, ed eliminarla sarà molto più difficile. Ad ogni modo, credo che Pride abbia preso la decisione giusta. Hai idea di cosa succederebbe se uno di questi esseri si ribellasse? …Mmmh, no, non puoi saperlo.- Sospirò. -Meglio per te. Vivi nella tua ignoranza e muori contento.-
Il soldato guardò prima il suo superiore, poi abbassò lo sguardo sulla ragazza, che non aveva fatto altro che fissarli.
-Perciò, questa qui è ancora più pericolosa di Pride in persona…-
-Esattamente. Probabilmente ha preferito ordinare di eliminarla subito, prima che potesse imparare qualsiasi cosa e diventare ingestibile.-
-Ma… lei ci capisce? Sa che sta per morire, o no?- chiese poi il soldato.
-Non penso che si renda conto della situazione. Anche se dimostra quindici anni, in effetti è nata ieri. Non ha nemmeno ricevuto un’educazione minima. No, è come un computer nuovo, senza nessun dato al suo interno.-
-Bello…- Il soldato si rimise in piedi. -Signore, siamo fradici e io ho freddo, riusciamo a sbrigarci e a farla fuori in tempo per evitare un accidente?-
-Ci sto pensando… Bisogna prima di tutto trovare il nucleo della sua Pietra Filosofale e distruggerlo. Potremmo provare a tagliarle la testa. Credo che il capo mi abbia accennato qualcosa in proposito, ma…-
-Bello! Però come si fa a distruggere la Pietra? La facciamo esplodere con l’Alchimia?-
-Non sono un alchimista, e nemmeno tu, asino!-
-Vi…-
Una voce interruppe i loro discorsi. Entrambi abbassarono lo sguardo: era la ragazza.
-Emette suoni?!-
-Così pare…-
La ragazza si era messa seduta, e li guardava con l’espressione più triste che i due avessero mai visto.
-Vi prego…- disse. Congiunse le mani in un gesto di preghiera. -Io… voglio… vivere…-
I due uomini erano rimasti di sasso. L’Homunculus aveva detto una cosa sensata e grammaticalmente corretta! Ma allora… aveva capito tutto quello che avevano detto! Com’era possibile? Era nata solo il giorno prima!
-Signore… Lei sta…- balbettò il soldato, indicandola. -Lei ha… Lei parla!-
-Vi prego…- insisté lei. -Io…-
-Signore?- ripeté il ragazzo. Lo sguardo dello scienziato era di pietra.
-Maledetta!- gridò improvvisamente, saltando addosso alla ragazza. Le circondò il collo con le mani e cominciò a stringere, con l’intenzione di strangolarla. -Maledetta creatura, stai zitta, stai zitta! Tu non meriti di vivere, non sei altro che un esperimento fallito, un oggetto, un fantoccio che non potrà mai definirsi vivo! Non potrai mai essere lei, mai!- Il soldato non capiva l’improvvisa furia del suo capo. Tentò di fare una domanda, ma l’uomo lo precedette. -Ti stai chiedendo… cosa mi è preso, vero?- disse, con sguardo folle. -Ti stai chiedendo perché sembro un pazzo! E’ per lei… per questo essere… Lei… l’ho creata… in modo che, crescendo… assomigliasse… alla mia fidanzata. Lei è morta, capisci? Anni… anni fa.- Il soldato sgranò gli occhi. Certo, non sapeva molto di alchimia, ma sapeva che la base per creare un Homunculus era una trasmutazione umana. -Lei… era di queste parti. Conoscevo tutta la sua famiglia, suo padre, sua madre, tutti… E anche se è stata colpa mia se è morta, nessuno mi ha mai accusato. Sono stati tutti così… freddi… Così io… l’avevo creata con la speranza che, magari, addestrandola personalmente, io… lei… Le avrei dato una nuova vita… Avrei assolto il mio peccato… Ma ora… è stata decisa la sua morte.- Gli occhi dell’uomo brillarono per un istante, le guance rigate di quelle che non si capiva se erano gocce di pioggia o lacrime. Il soldato guardava lo scienziato e la ragazza, che cercava disperatamente di respirare. -E’ già stato difficile, per me, chiedere di occuparmene personalmente. Mi sentivo… coinvolto, capisci? Volevo essere io ad ucciderla… a vederla scomparire per la seconda volta… Io che l’avevo portata via già una volta, e l’avevo riportata qui… dovevo essere io a portarla via di nuovo. Ma adesso… Se… se fosse stata muta, inconsapevole, come credevo… sarei anche riuscito a ucciderla freddamente. Sarebbe stato come strappare una vecchia foto. Ma lei… lei… ha anche la stessa voce… la sua stessa voce…-
La ragazza annaspava. La presa dell’uomo era sempre più forte, mossa dalla disperazione. In un ultimo sussulto, lei gli afferrò i polsi, e accadde qualcosa di inaspettato. Dal contatto si generò una scintilla verde, che diventò un potente flusso di energia, che investì in pieno lo scienziato. Questo gridò di dolore quando la scarica distrusse le sue braccia, e poi il resto del corpo, generando un’esplosione che superò il rombo del tuono che si abbatté nello stesso momento sul bosco. Nelle urla, si poteva riconoscere un nome: Dana. Quando la luce tornò normale, e il soldato si arrischiò ad aprire gli occhi, vide che lo scienziato non c’era più. La ragazza era ancora a terra, coperta di sangue. Respirava forte, cercando di recuperare l’aria che le era mancata quando lo scienziato aveva cercato di strangolarla. Era la prima volta che arrivava vicina alla morte, non era abituata. Quando il suo respirò tornò quasi regolare, spostò lo sguardo sul soldato. I suoi occhi viola mostravano la sua completa inconsapevolezza di ciò che era appena accaduto. Lui, dal canto suo, non riusciva a muoversi per il terrore. Quella ragazzina aveva disintegrato il suo superiore. Era finito in tanti piccoli pezzi, lasciando dietro di sé solo una scia di sangue. Vide che l’Homunculus si stava tirando su, e fece un balzo indietro d’istinto.
-Non ti muovere!- le gridò con la voce che tremava. -Stai… stai ferma lì!-
Lei lo guardò, senza capire. Lui estrasse la pistola di ordinanza e gliela puntò contro.
-Non muoverti!-
La ragazza tese una mano verso di lui, forse per imitarlo, forse per chiedergli aiuto. Il soldato sparò. Il proiettile colpì H5-W alla fronte, facendola cadere all’indietro. Il soldato le scaricò addosso il caricatore, poi gettò a terra la pistola e fuggì in direzione del laboratorio. Dietro di lui, la macchia di sangue intorno al corpo della ragazza si allargava.

-Sono… viva…?-
H5-W aprì gli occhi. La pioggia cadeva con insistenza, e le lavava via il sangue di dosso. Sangue suo e dello scienziato. La sua giovane mente aveva immagazzinato tutto quello che era successo quella sera, ma lei non riusciva a darci un senso. E non capiva nemmeno come aveva fatto ad uccidere lo scienziato. Mentre lui la stava strangolando, stava per perdere conoscenza per la mancanza di aria, e aveva semplicemente sperato che la smettesse, che se ne andasse. E di colpo aveva sprigionato quell’energia. Non riusciva a capire. E poi, il soldato l’aveva colpita con qualcosa che le aveva fatto veramente male. Però adesso non sentiva più dolore, e non aveva nemmeno più ferite. Cercò di alzarsi, ma le sue gambe tremavano, un po’ per il freddo, un po’ per la paura, e un po’ perché non sapeva ancora camminare bene. In fondo, era nata solo il giorno prima. Riuscì a tirarsi su, ma il mondo fece un giro su sé stesso e H5-W ricadde a terra, priva di sensi.

-Signor Pride… c’è… c’è stato un problema…-
Il soldato era in ginocchio davanti ad un ragazzo biondo sui diciott’anni, che gli dava le spalle, concentrato su alcune carte su di una scrivania. Sul suo corpo c’erano numerosi tatuaggi, che in alcuni punti assomigliavano a fiori. Inoltre, sulla spalla sinistra aveva un uroboro. Il ragazzo si voltò lentamente e puntò gli occhi dorati sul soldato.
-Sarebbe?- chiese, secco.
-La.. il… l’esperimento… H5-W… Lei… Lei ha ucciso lo scienziato che mi accompagnava. Lo ha… fatto esplodere. Ha… Io non so cos’è successo, gli ha scaricato addosso una strana energia verde… e lui si è disintegrato.- Il ragazzo biondo strinse gli occhi in due fessure. -Pe-però io l’ho colpita!- aggiunse subito il soldato. -Le ho sparato! E’ morta, capo.- L’Homunculus non disse nulla. Afferrò il tagliacarte che c’era sulla sua scrivania e si tagliò all’altezza del polso. Un fiotto di sangue cominciò a gocciolare sul pavimento, ma presto si arrestò: la ferita si era già rimarginata. Gettò il tagliacarte sporco sulla scrivania e diede di nuovo le spalle al soldato, che era rimasto scioccato dalle mosse dell’Homunculus.
-Tu sai… che gli uomini artificiali non muoiono per le ferite, vero?- chiese tranquillamente.
-S-sì…-
-E sai anche che quella ragazzina era pericolosa, e che andava eliminata, vero?-
-S-sì…-
-E che un modo sicuro per ammazzarla era tagliarle la testa, prendere la Pietra Filosofale all’interno del suo corpo prima che questo si rigenerasse e distruggerla…-
-Ehm… Beh… era uno dei metodi che avremmo utilizzato se lei prima non avesse…-
-Non m’importa di cosa “avresti” fatto, idiota!- gridò il ragazzo biondo, voltandosi all’improvviso. -Importa solo il fatto che tu… hai… fallito.- Con una mossa velocissima, l’Homunculus si scagliò addosso al soldato e lo immobilizzò a terra. Avvicinò la bocca all’orecchio del ragazzo e mormorò: -Dall’analisi dei fatti, sei risultato mancante. Non posso permettermi di avere individui del genere ai miei ordini, tu lo capisci…-
-Io, signor Pride, io…-
Pride gli posò un dito sulle labbra.
-Fa silenzio, fa silenzio, mio piccolo umano… Muori… in silenzio...- L’Homunculus afferrò la testa del ragazzo e la girò violentemente, rompendogli il collo. -Bravo, bravo, proprio così...- cantilenò, lasciando cadere a terra il cadavere. L’Homunculus si rialzò, e si rimise i lunghi capelli dietro l’orecchio.
In quel momento si udì qualcuno battere le mani, e dalla porta dello studio fece il suo ingresso un altro Homunculus. Aveva i capelli neri con riflessi verdi e lo sguardo cattivo. Il suo uroboro era sulla coscia sinistra.
-Bello spettacolo, Pride, i miei complimenti! Vorrei solo consigliarti un po’ più di contegno, magari questo qui sapeva qualcosa sulla posizione di H-W- disse, osservando attentamente il soldato morto.
Pride si era seduto dietro alla scrivania, le braccia incrociate sul tavolo.
-Non sapeva niente, e anche se avesse saputo qualcosa, non sarebbero state informazioni utili. H-W è nel bosco, da sola… per ora. Mmmh… Lust!- chiamò. Nella stanza entrò una donna molto bella dai lunghi capelli neri. Aveva un uroboro sul petto. Anche lei, quando vide il soldato morto, guardò l’Homunculus biondo con rimprovero.
-Pride! Che modi… Pensavo che tu non uccidessi le persone anche in casa nostra!-
-Perdonami, dopo porterò fuori la spazzatura- disse lui, sorridendo. -Per favore, manda qualcuno nel bosco qui intorno. Gente brava, ma di cui possiamo fare a meno. Digli che, finché non ritrovano l’esperimento H5-W, sono vincolati a questo compito, ci volessero anni! Ah, ovviamente, appena la troveranno o avranno notizie, dovranno comunicarle a te: credo che sarai felice di occuparti personalmente della sua eliminazione.-
Lust non rispose, ma sorrise, poi uscì.
Envy ridacchiò. Poi indicò il cadavere.
-Pride, non dimenticarti della spazzatura!-
-Mmmh, ci pensi tu, per favore?- chiese quello. L’altro Homunculus rise di nuovo.
-Agli ordini, piccoletto!- Fece un inchino beffardo, poi uscì, trascinandosi dietro il corpo del soldato.
Rimasto solo, Pride chiuse gli occhi, riflettendo.
-H5-W… Wrath… Chissà cosa saresti diventata… Più forte di me, forse. No, non credo… Nessuno è migliore di me, perché io sono… Pride. La Superbia.-

Continua…
 
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Aki_Wanijima
CAT_IMG Posted on 19/9/2009, 15:12




O_____O
*urletti vari*
O____O

ma..ma..ma... Oddio... è..è stupenda..é.. maginifica...è intrigante...è..non ho parole..
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 19/9/2009, 16:25




...Davvero? °w°
Sono contenta che ti intrighi!!!^_^
 
Top
Uchiha Tobi
CAT_IMG Posted on 24/9/2009, 15:45




Ah..
 
Top
GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 28/9/2009, 14:12




Non mi sembri convinto, Kami-sama...
Beh, c'è poco da fare. Credo che posterò il secondo capitolo... Ma sì, un po' di depressione fa sempre bene, no? E poi qui si entra nel vivo della storia!
Commenti, please!

ILLUSION NUMBER TWO
Oggi, Central City.

-Colonnello Hawkeye…- salutò la ragazza, dopo aver bussato sullo stipite della porta dell’ufficio del colonnello.
-Diana! Entra, entra! Tenente Fury, due tazze di tè, per favore!- Riza Hawkeye si alzò immediatamente quando vide che sulla porta era apparsa una sua vecchia amica. Il Tenente Fury, che stava esponendo al Colonnello i risultati della ricerca che gli era stata chiesta, si vide liquidato con due parole. Sospirando, uscì dalla stanza, dopo essere passato di fianco alla ragazzina che era entrata: di lei notò solo che dimostrava meno di diciotto anni, portava una divisa grigia e verde che non conosceva e che aveva degli strani occhi viola scuro.
-Scusa se ti capito qui così, senza nemmeno farmi annunciare…-
-Figurati! Ti ho chiamata io! Sono felice che tu sia arrivata così in fretta!-
-Beh, ero nei paraggi…-
Riza era raggiante.
-Allora, racconta: come stai?- Insieme a Diana MacFlamel, anche una persona fredda e calcolatrice come Riza Hawkeye diventava allegra ed espansiva.
-Non c’è male, grazie. Tu, piuttosto! Colonnello?! Cos’è questa novità?- Diana si sedette di fronte all’amica e accavallò le gambe.
-Eh, già… Sai, quando Roy è diventato Comandante Supremo, dopo quello che è successo quattro anni fa nel laboratorio sotto questo edificio, mi aveva offerto di diventare subito Generale, ma… gli ho detto di no, che preferivo fare carriera meritatamente… E ora, finalmente, sono riuscita ad avere la mia occasione per salire di grado.-
-Già, ho letto delle tue imprese durante la rivolta di Palm… Fantastica! E senza sparare un colpo, continuo a chiedermi come hai fatto! Sei veramente fantastica!-
-Beh, grazie…- Riza arrossì. -Non volevo abusare della disponibilità del Comandante Supremo, sai com’è… Da quel giorno di quattro anni fa è cambiato molto. Io mi ricordo com’era prima. Ormai fa solo lavoro d’ufficio, e si vede che ne soffre… Io che gli sono stata vicina per tutti questi anni l’ho notato più di tutti gli altri, e ho cercato di… aiutarlo… sperando che gli facesse piacere. …Sono una stupida, vero?-
-No, per niente. Sei onesta. E innamorata.-
Riza arrossì ancora di più, ma si riprese subito.
-Forza, adesso raccontami di te: cos’hai fatto ultimamente?-
-Mah, poco o niente: ho eliminato un gruppo di trafficanti di droga a Dublith e prima di venire da te ho studiato un po’ alla biblioteca centrale. E’ proprio bella. Ed è sempre utile andarci! Ad esempio, ho imparato a riconoscere un tipo di Pietra Filosofale difettosa, detta bezoar, che è utile come antidoto a diversi veleni!-
-Scherzi? Non sapevo che esistesse un oggetto simile! In magazzino abbiamo tonnellate di Pietra Filosofale incompleta, sequestrata qua e là da diversi laboratori, se quando hai tempo magari ci dai un’occhiata e ci dici se sono bezoar…-
-Lo farò con piacere!-
Il Tenente Fury tornò nella stanza con un vassoio. Dispose le tazzine davanti alle due ragazze, versò il te e appoggiò la teiera sul tavolo, insieme alla zuccheriera. Fece un veloce inchino e se ne andò, chiudendo la porta dietro di sé.
Il Colonnello Hawkeye si portò la tazza alle labbra e sorseggiò l’infuso, senza smettere di guardare l’amica. Posò la tazza sul piattino.
-Diana, ascolta… Mi è capitata sotto mano una missione adatta a te.-
Anche Diana mise giù la tazzina.
-Dimmi pure.-
-In effetti non è nulla di che, ma io e Mustang sappiamo che alcune missioni ti piace averle personalmente. C’è un allarme chimera, nei boschi nei dintorni di East City.- Diana si fece più interessata. -Sembra scappata da un qualche laboratorio. Tu conosci praticamente ogni bosco di Amestris, e so che una missione del genere ti sta a cuore…-
-Chi usa l’Alchimia per creare creature così sfortunate da essere chiamate mostri non è degno di vivere. Nessuno può destinare un essere vivente ad una vita triste- sbottò la ragazza, l’espressione improvvisamente seria.
Riza annuì.
-Allora accetti la missione?-
-Certo che sì!-
-Attenta, però: li vogliamo vivi, e possibilmente incolumi. Limitati ad eliminare quelli che… fanno i capricci.- Diana sorrise malignamente. -Ad ogni modo, non sarai sola. Ti assegno un compagno. E’ un novellino, ma ne ha viste tante. E’ stato direttamente coinvolto nei fatti di quattro anni fa, e anche prima, quanto ad avventure, non scherza. Potrà esserti utile.-
Diana si rabbuiò.
-Riza! Io non voglio un compagno! Sai che preferisco lavorare da sola!- protestò.
-Quante storie. Siete tutti uguali voi “eroi”, state sempre a dire che vi piace lavorare da soli. Tanto io lo so che non è vero. A fine giornata è anche piacevole fare una chiacchierata col proprio compagno di sventure- concluse ridacchiando. Il Colonnello poi si alzò ed aprì la porta dell’ufficio. -Maggiore Elric, entra.-
Dietro a Riza apparve un ragazzo sulla ventina coi capelli biondo scuro abbastanza lunghi legati in una coda. Andò verso Diana e le tese la mano.
-Maggiore Alphonse Elric, signorina.-
-Diana MacFlamel, Alchimista di Stato.-
Negli occhi del Maggiore passò un lampo di tristezza, ma fu così breve che Diana lo percepì appena. Un momento dopo, il ragazzo sorrideva.
-Alchimista di Stato? Che nome le hanno dato?-
-GreenArcher.-
Al sgranò gli occhi.
-GreenArcher? Ho già sentito questo nome! Ma… Io credevo fosse… un uomo!-
Diana rise.
-Sì, e non sarebbe stato il primo, Maggiore Elric. Purtroppo le mie gesta precedono il mio bel faccino…-
Anche Al sorrise.
Riza tossicchiò, riportando l’attenzione su di lei.
-Bene, ora che avete fatto amicizia, posso anche consegnarvi il materiale con i dettagli sulla missione e congedarvi. Vi consiglio di partire domani mattina sul presto. Buona fortuna, Diana, Alphonse.-
I due fecero il saluto militare e uscirono.
Fuori dal Quartier Generale, Diana cominciò a scorrere velocemente le pagine del rapporto sulla chimera del bosco di East City.
-Ehm…- La voce del Maggiore la interruppe.
-Sì?-
-Lei non abita in città, vero?-
-Esatto.-
-Ecco… non la prenda a male, ma… le andrebbe di venire a casa mia? So che al momento alloggia in un albergo, perciò se vuole andare a prendere le sue cose e portarle da me non c’è problema. Casa mia non è lontana dalla stazione, se vogliamo andare in treno…-
-Maggiore, vuole che io dorma da lei?-
-Ho due letti in casa… Separati! Due letti separati!- si affrettò ad aggiungere quando vide l’espressione interrogativa della ragazza. -Per favore… Sarà più comodo per entrambi, domani mattina, così saremo già pronti per partire.-
-Uhm… Beh, ok. Ce l’ha la macchina?-
-Certo! Mi dica dov’è l’albergo, ce la porto subito!-
Al indicò a Diana una jeep rosso scuro, e le aprì la portiera.
-Che gentiluomo!- scherzò la ragazza.
-Una rarità di questi tempi, non trova?-
Il ragazzo mise in moto e i due partirono verso l’hotel. Diana recuperò in fretta le sue cose, mentre Al l’aspettava in macchina, poi tornò giù e caricarono le valigie nel bagagliaio. Al ripartì, diretto verso la sua casa, una bella villetta con giardino.
Arrivati là, cominciarono a studiare le carte che aveva dato loro il Colonnello Hawkeye. Alla fine non dicevano gran che, a parte che una chimera metà umana e metà leone seminava il panico tra i contadini di East City, ma le testimonianze erano talmente dettagliate che la loro lettura richiese tutto il pomeriggio. All’ora di cena, finalmente, avevano terminato.
-Uff! Tutto questo lavoro mette fame. Le piacciono gli spaghetti?-
-Alphonse, abbiamo lavorato insieme tutto il pomeriggio… Chiamami Diana e dammi del tu, ok?- disse la ragazza, divertita dall’educazione del suo compagno.
-Ah… Va bene, Diana. Ti piacciono gli spaghetti?-
-Sì, molto!-
-Allora vado a prepararli… Tu mettiti comoda e fai come se fossi a casa tua!- Detto questo, Al sparì in cucina.
Diana gironzolò per la stanza osservando attentamente ogni particolare, come era abituata a fare da sempre. Notò un pianoforte a torre in un angolo, e che sopra di esso erano appoggiati alcuni oggetti. L’attenzione della ragazza fu attirata in particolare da una foto rovesciata e dall’orologio d’argento appoggiato di fianco. Dopo aver controllato che Al non fosse nei paraggi, Diana prese l’orologio e lo soppesò. Era un orologio da Alchimista di Stato, molto rovinato, pieno di graffi e ammaccature, come se fosse rimasto sotto le macerie di un crollo. Non era più possibile aprirlo, lo sportellino era rientrante, e nemmeno si riusciva a leggere il nome del proprietario. La ragazza lo rimise a posto, poi sollevò la foto: secondo la data stampigliata in basso, era stata scattata più di quattro anni prima, e ritraeva Alphonse, sorridente, insieme ad un ragazzo biondo, che gli assomigliava un po’. Alla ragazza non sfuggì che, sotto i guanti bianchi, la mano destra del ragazzo era una protesi di metallo. Si concentrò di nuovo sul viso, sullo sguardo determinato di quegli occhi dorati.
Li aveva già visti.
Qualcuno… Qualcuno che la guardava con quegli occhi, attraverso un vetro. Qualcuno che le accarezzava il viso. Qualcuno che decretava la sua condanna a morte.
-…Però non so se tu bevi vino. Diana? Dia…- Al si bloccò sulla soglia. Diana rimise la foto com’era, ma era in ritardo di una frazione di secondo. Al l’aveva vista.
-Ehm, scusami…-
Il ragazzo aveva un’espressione durissima. Entrò nella stanza, si avvicinò al pianoforte, prese la foto e l’orologio e li chiuse in un cassetto della scrivania che c’era di fianco.
-Quando ti ho detto di fare come se fossi stata a casa tua… non intendevo anche frugare tra le mie cose- disse, asciutto.
-Ma… era lì, pensavo fosse caduta…-
-…-
Al tornò in cucina senza fiatare. Dopo qualche secondo, Diana lo seguì.
-Scusami, non dovevo ficcare il naso…- disse al ragazzo, chino sui fornelli.
-Quello insieme a me nella foto è… era… mio fratello, Edward.-
-Ah.-
-Lui è… morto.-
-…Ah…-
-Pochi mesi dopo che è stata scattata quella foto… E’ morto per salvare me… E io… non ho più il coraggio di… vedere… quella foto.- Al continuava a mescolare il sugo della pasta. -Però devo vederla, ogni tanto, è per questo che l’ho lasciata lì, perché… è la mia colpa… la mia colpa incancellabile. E’ qualcosa che non devo dimenticare mai. E’ il prezzo che ho pagato per… questo corpo.-
Diana lo guardava senza che lui la guardasse.
-Alphonse Elric… Ora ricordo. La tua storia è negli archivi della biblioteca di Central City. Il ragazzo senza corpo la cui anima era stata legata ad un’armatura dal fratello alchimista. Così… sei tu.-
-Già, proprio io.-
-Perciò… l’orologio era di tuo fratello… Edward Elric, Fullmetal Alchemist.-
Al smise di mescolare. Si voltò verso Diana. Aveva gli occhi lucidi. -Sai? Non ho mai raccontato a nessuno com’è andata veramente quella sera. Nemmeno a Winry o alla signora Huges… o al Colonnello Hawkeye. Non l’ha fatto nemmeno Mustang, e sì che era messo peggio di me quando l’hanno tirato fuori dalle macerie…- Diana non fece domande su chi fossero Winry e la signora Huges, immaginando che fossero due amiche del ragazzo. -Me lo sono sempre tenuto dentro, per quattro anni… Certe cose… certe cose non sono belle da ricordare…- Al si strofinò la spalla, come per riscaldarsi, o per darsi coraggio.
-Non sei costretto a dirlo a nessuno, se non vuoi…- disse la ragazza, dolcemente.
-No, no, basta. Non ce la faccio più.- Al scivolò a terra, la schiena contro il piano cottura. -Se… se non ti dispiace… Vorrei raccontarlo a te…-
-Alphonse, non credo di essere la persona giusta…-
-Basta che mi ascolti. Vuoi farlo?-
Diana cercò di protestare, ma lo sguardo triste di Al le fece richiudere la bocca. Poté solo annuire ed aspettare il racconto.

Continua…
 
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Aki_Wanijima
CAT_IMG Posted on 28/9/2009, 14:22




*urlo*
mi stavo per mettere a frignare come una bambina di 3 anni per colpa di Al -.-'''
Greeen, Scrivi benissimo *___*
Green, Io adoro questa storia*___*
Green, Io adoro te *____*
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 28/9/2009, 15:44




Siamo a posto, allora: tu sei la mia pucciosa! Ci adoriamo a vicenda! XD

Cavolate a parte, ti ringrazio! Dici che non sai commentare, ma a me i tuoi commenti fanno sempre molto piacere!^^
 
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Aki_Wanijima
CAT_IMG Posted on 29/9/2009, 13:39




*__* *salta addosso alla Green*

beh, io non so commentare, però se ti fanno piacere i miei commenti ne sono felice *_*
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 29/9/2009, 21:04




Certo che mi fanno piacere! E poi sei l'unica che commenta sempre e subito... *Spupazza* Se davvero ci vediamo a Lucca, devo spupazzarti dal vivo!!!
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 7/10/2009, 16:36




O_O
Noooo mi hai già fatto fuori Eeeed!T____T *si dispera*
Nel primo capitolo era irriconoscibile,ma che cavolo gli è successo?ç___ç
Ed....*pigola disperata*
Green Archer,eh?xD
Hai uno stile molto fluido,mi piace! Posta il continuo,ora che me lo hai ammazzato almeno voglio sapere come è morto!xD
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 7/10/2009, 18:14




Bella, Edward l'Homunculus, alla fine doveva passare pure lui all'altro mondo, poveraccio!
Ma non è questa la fine a cui aspirano tutti gli eroi? "Deredleng"(Suona la chitarra)
Per il resto sei davvero brava, scrivi molto bene, la lettura viene scorrevole e piacevole e la trama è interessante.
Solo un consiglio viene dal vecchio Panchito! "Dreledeng" (idem come sopra) Soffermati un po' di più sulle descrizioni, per il resto niente da dire.
Ma a proposito, Pride non era quel irritante moccioso che si mangia Gluttony?
Boh, mica me lo ricordo, mi devo fare un ripassino..
 
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74 replies since 5/9/2009, 22:35   434 views
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