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Vampire, dead or alive

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Panchito
CAT_IMG Posted on 15/1/2010, 15:32




OMICIDIO NELL’UNDERCITY

Non avete letto male, cari lettori, né noi abbiamo avuto una svista, perché è tutto assolutamente e rigorosamente vero.
Stamattina presto, all’incirca alle 4.50 del mattino è stato ritrovato il cadavere di un uomo. L’evento ha destato grande impressione nell’opinione pubblica, giacchè si tratta del primo omicidio avvenuto dall’avvento del nuovo governo qui ad Akakonoha, avvenuto 20 anni fa.
Come ricordiamo infatti, è da questo periodo di tempo che il nostro saggio leader Danzou Akashiki è stato eletto al seggio di Governatore. Da allora, grazie alle sue ottime scelte politiche e all‘istituzione di speciali corpi di polizia che vigilano tuttora sulla nostra sicurezza, la criminalità è scesa ben dell’95%, i posti di lavoro sono aumentati in modo esponenziale e il tenore di vita di tutti i cittadini è salito.
Come dimenticare poi le numerose manifestazioni benefiche indette dal governatore, per non parlare di tutte le innumerevoli donazioni alla ricerca di cure contro le malattie e all’assistenza dei poveri e delle vedove che la nostra munifica guida ha fatto a proprie spese senza badare ai suoi interessi. E’ grazie a uomini come lui che oggi possiamo dire di aver sconfitto definitivamente malattie un tempo mortali come il cancro e l’AIDS.
Grazie a lui, l’ordine regna sovrano da 20 anni.
Eppure, a quanto sembra, ci sono ancora persone che non amano l’ordine, che vogliono caos, che vogliono saltare all’occhio dei media per manifestare le loro cosiddette “motivazioni” anche a costo di uccidere a sangue freddo.
Oggi una persona è rimasta vittima di questa follia, la stessa persona che stamattina è stata trovata morta dai Bot addetti al trasporto di rifiuti.
Mizuki Anzo, 37 anni, operaio di una modesta fabbrica ad Undercity, il quartiere peggiore di Akakonoha, probabilmente stava tornando a casa da un’altra giornata di duro lavoro, quando è stato assalito e ucciso.
Le modalità dell’omicidio sono ancora in fase di indagine da parte della polizia che ha preferito tenere riservata la maggior parte delle informazioni per non causare ulteriore panico.
Raggiunto dal nostro inviato per un commento, il commissario capo della polizia Sasuke Uchiha, che con lodevole solerzia si è recato personalmente sul luogo del delitto, ha risposto con parole rapide e chiare, adeguate al carattere di un uomo d‘azione che non si perde in chiacchiere:
“ E’ solo il gesto isolato compiuto da un pazzo di cui siamo già sulle tracce, non avete nulla di cui preoccuparvi, e ora lasciatemi lavorare”
Non biasimiamo affatto il commissario Uchiha, si tratta sicuramente di una giusta ritrosia, commisurata alla gravità dell’evento, ma nonostante questo la segretaria del commissario e capo della sezione scientifica, Sakura Haruno, ha rilasciato qualche dettaglio sulla faccenda:
“ L’omicidio si è verificato all’incirca tra mezzanotte e l’1 e mezza, i Detector Bot stanno completando l’autopsia proprio in questo momento, ma basta un occhiata per capire che deve esserci qualche squilibrato dietro un azione del genere, la vittima è stata uccisa tramite due fori nel collo attraverso cui è stato drenato via quasi tutto il sangue, solo un vampiro potrebbe fare una cosa del genere e perciò non ci vorrà molto a trovarlo, anche perché sarebbe praticamente l’unico ancora in libertà”
Il capo scientifica Haruno ci ha lasciato con queste parole rassicuranti per sottolineare che non c’è assolutamente nessun pericolo, il colpevole sarà presto assicurato alla giustizia e questo orrendo crimine non avrà mai un seguito.
Unica nota curiosa che non è sfuggita al nostro inviato: in uno dei muri del vicolo in cui è stato ritrovato il corpo era scribacchiato a grandi lettere con una brillante vernice arancione il nome “Naruto”.
L’assassino ha voluto scrivere il proprio nome in una manifestazione di megalomania?
O questa parola ha un altro scopo?
Il significato di questo messaggio è per ora oscuro, ma stando alle parole dei tutori dell’ordine sarà presto il colpevole stesso a rivelarlo.


Un articolo di
Ebisu Yamaki

(Articolo dell'edizione delle 7.15 dell'Akakonoha Times)

 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 15/1/2010, 19:03




Ooh, un AU Narutesca? Vampiri? °___°
Me ispira MUCHO!
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 15/1/2010, 22:51




Sto scrivendo adesso il cap. 2
Le ideuzze ci sono, ma ho qualche problema a sistemarle, me tapino!
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 19/1/2010, 15:20




CAPITOLO I: Il supereroe

Un nuovo giorno senza sole iniziava per l’Undercity.
Una coltre di minacciose nubi nere lo nascondeva completamente, lasciando filtrare solo qualche sporadico raggio e gettando la sua ombra sul quartiere grande quanto una città di medie dimensioni. Ogni tanto un fulmine ne attraversava l’immensa massa scura, facendo risplendere per un istante la marea grigia di condomini e palazzoni tutti uguali.
L’aria fredda e pungente di inizio Gennaio era resa ancora più fastidiosa dal fumo maleodorante delle fabbriche che sembrava impregnare ogni cosa.
Tre bambini giocavano nell’unico campetto della zona, un minuscolo quadrato polveroso circondato da quattro muri sbreccati e cadenti. Le loro grida riecheggiavano più volte nelle larghe strade ancora deserte.
Il pallone andò a schiantarsi contro il muretto annerito e spaccato e tornò indietro, rimbalzando sul ruvido pavimento del campetto, finchè un piede non lo bloccò.
“ Ehi, Udon, ma dove hai la mira?” disse spazientito un ragazzino castano, raccogliendo la sfera e mettendosela sotto braccio. Spinta dalla lieve brezza mattutina, la sciarpa azzurra che portava al collo si muoveva leggermente.
Udon tirò su con il naso, lo sguardo fisso sulla sbiadita linea bianca del centrocampo.
“ Scusa” rispose, arruffandosi mortificato i corti capelli biondi.
Anche se lui e Konohamaru avevano la stessa età era fin troppo chiaro chi fosse il capo.
“ Scusa un corno! Sono due ore che ci alleniamo e non hai fatto neanche un gol! Neanche uno!” enfatizzò le ultime parole come se si trattasse di un crimine imperdonabile.
“ E’ che con questi occhiali non ci vedo bene” tentò di giustificarsi Udon, sistemandosi gli enormi oblò appannati che portava sul naso.
“ E compratene un altro paio, allora” sbottò l‘altro, solo per accorgersi con imbarazzo di quello che aveva detto.
Udon abbassò lo sguardo a terra “La mia famiglia non può permetterselo”
Konohamaru rimase un istante in imbarazzo per quello che aveva detto. Anche la sua famiglia non poteva permettersi un pallone nuovo e per questo non lo prestava mai a nessuno.
“ Comunque sia” incalzò, riprendendo il tono autoritario “ Devi fare dei gol, altrimenti sei fuori dalla squadra”
“ Eddai, Konohamaru, ha solo sbagliato un tiro” lo richiamò annoiata l’unica ragazzina del trio, appoggiandosi a uno dei due pali storti e sporchi che formavano la porta.
Konohamaru la fulminò con lo sguardo “ Zitta, Moegi! Mi dici come facciamo a vincere il torneo del quartiere, se Udon continua a mandare la palla fuori?”
Moegi accolse il tono brusco dell’amico con uno sbadiglio assonnato “ Come se tu avessi fatto un centinaio di gol”
“ Cosa hai detto?” chiese Konohamaru, guardandola bieco.
L’altra sostenne il suo sguardo senza battere ciglio: “ Ho detto che neanche tu sei questa grande cima a calcio”
“ Ha parlato il portiere imbattibile”
“ Almeno se sbaglio lo faccio di poco, non di quattro metri come i tuoi tiri”
“ Ma se l’ultima volta a momenti prendevi il palo in faccia”
“ Prendilo tu il palo in faccia e rimanici”
Udon sospirò afflitto, mentre gli insulti diventavano via via sempre più pesanti.
Era sempre cosi. Lui sbagliava un azione, un cross o qualche altro insignificante errore, Konohamaru andava in escandescenze e minacciava di non farlo più giocare, Moegi prendeva le sue difese e finivano a litigare.
Matematico.
Se pensava che per le insistenze di Konohamaru, aveva abbandonato molto prima del solito il calore confortevole del letto per venire ad ammazzarsi di fatica al freddo e al gelo su quello sputo di terra mascherato da campetto, sentiva un forte bisogno di mettersi a piangere a dirotto.
In altre circostanze non lo avrebbe neppure sfiorato l’idea di intromettersi nei battibecchi dei suoi battaglieri amici, ma quello era un caso di forza maggiore.
Sperò solo che si non coalizzassero contro di lui.
Matematico anche quello.
“ Sentite….” tentò, ma la sua voce era un sussurro a confronto delle urla degli altri due. Vedendo ogni suo tentativo inutile giocò la sua ultima carta, l’arma che usava solo nelle situazioni disperate: si depresse nella vaga speranza di essere notato e consolato.
“ Sei una suocera bisbetica e acida” strepitò Konohamaru a due centimetri dal volto arrossato e furioso di Moegi.
“ E tu un losco che se ne frega di tutto” gridò di rimando la ragazzina.
“ Tu sei più losca di quel tizio inquietante che ci fissa da mezz’ora”
“ Sei un….” Moegi bloccò la serie di parolacce appena si rese conto di cosa aveva detto l’altro. “ Chi?” chiese, perplessa.
Konohamaru la guardò stupito, la bocca ancora aperta a lanciare improperi. Sembrava aver capito solo in quel momento il significato della sua affermazione.
“ C-come?” si accodò Udon, uscendo dal suo stato strategico-depresso e entrando in quello spaventato-a-morte.
Recuperando la sua naturale strafottenza, Konohamaru fece segno ad entrambi di avvicinarsi “ Non fatevi vedere, è quello là seduto sul muretto” li informò con tono da gran cospiratore.
Lentamente, molto lentamente, e con la naturalezza di un manichino ricoperto di mastice, Udon e Moegi si voltarono.
Dall’altra parte del piccolo campo, un ragazzo molto più grande di loro stava sdraiato sul muro screpolato, una gamba penzoloni e le braccia intrecciate dietro la testa, a godersi un sole che non c’era. Indossava una felpa grigia con il cappuccio abbassato sul viso, dei jeans sdruciti da cui pendevano una coppia di bombolette arancioni e un paio di scarpe da ginnastica dello stesso colore.
L’immagine tipica del bulletto di quartiere.
Come se si fosse accorto degli sguardi dei ragazzini, girò la testa di lato e li fissò. Udon e Moegi gli diedero bruscamente le spalle, temendo qualche reazione imprevedibile.
“ M-ma c-chi è?” chiese Udon, già in preda la panico. Per uno come lui che si spaventava per il miagolio troppo forte di un gatto, vedere un tipo del genere era un colpo mortale.
“ Io non l’ho mai visto” informò Moegi, tenendo le mani ai lati della bocca per non farsi sentire.
“ Neanche io” convenne Konohamaru a bassa voce “ Ma di una cosa sono certo”
“ Di cosa?” chiesero all’unisono gli altri due, per poi guardarsi strano.
“ E’ uno straniero” rivelò con solennità Konohamaru, assottigliando gli occhi in due fessure minacciose.
Moegi soffocò a malapena un grido di sorpresa, portandosi una mano alla bocca, mentre Udon sbiancò, diventando di colpo incredibilmente simile a un lenzuolo appena lavato.
“ U-uno s-straniero?” balbettò, o meglio rantolò, con un filo di voce.
Konohamaru assentì grave “ Pensateci, a quest’ora chi volete che esca a parte noi? Non lo abbiamo mai visto prima, perciò deve essere per forza uno di fuori”
“ Mah, non so, potrebbe anche essere uno che ha bigiato al lavoro” azzardò Moegi scettica, incrociando le braccia sul petto.
Konohamaru le gettò uno sguardo pietoso “ No, no” negò, scuotendo la testa “Se avesse saltato il lavoro i Bot di sorveglianza lo avrebbero già preso, no? Lo sapete quanto sono forti quelli, non si fanno sfuggire niente e nessuno”
“ Già, n-nessun uomo c-cattivo può scappare ai Bot” convenne Udon tremante, ma un po’ più tranquillizzato.
“ In effetti..” disse a sua volta Moegi. Non gli piaceva dare ragione all’amico. Preferiva di gran lunga insultarlo.
Konohamaru assentì, orgoglioso del suo impeccabile ragionamento “ Ma comunque non significa che sia una persona buona” sussurrò dopo qualche istante di suspence.
Udon sobbalzò “P-perché?” chiese, ormai prossimo a farsela addosso.
Anche Moegi, nonostante i suoi dubbi, si fece attenta.
“ Proprio perché è uno straniero potrebbe essere pericoloso” puntualizzò Konohamaru “ Magari è un prepotente, o peggio un infrangi-regole”
“ Adesso non esageriamo” disse Moegi, dubbiosa, mentre Udon boccheggiava, sulla soglia del colpo apoplettico “ Fino a quel punto mi sembra un po’ troppo, alla fine neanche sappiamo chi è”
Konohamaru le rivolse uno sguardo inquietante “ Proprio per questo non puoi esserne sicura” disse, poi vedendo la preoccupazione dipinta sui volti dei suoi amici, sorrise arrogante “ Comunque non c’è niente di cui aver paura, ci penserò io a proteggere voi due fifoni, finchè il grande Konohamaru sarà con voi quel tizio non oserà avvicinarsi” e terminò con una risata spavalda, le braccia appoggiate sui fianchi a mo di supereroe.
“ Non sei ancora un po‘ troppo piccolo per proteggere gli altri, “grande” Konohamaru?”
La risata morì in gola al ragazzino al sentire quella voce ironica dietro di sé. Atterrito, rivolse uno sguardo a Udon e Moegi, sperando per la prima volta in vita sua che fosse tutto uno scherzo. I suoi due amici fissavano spaventati un punto dietro di lui, soprattutto il ragazzino con gli occhiali che sembrava sul punto di collassare da un momento all’altro.
Konohamaru deglutì. Che poteva fare?
Aveva detto che li avrebbe protetti, ma adesso si sentiva le gambe come due budini tanto tremavano.
Moegi gli fece un cenno tremante per chiedergli di fare qualcosa. Ma cosa poteva fare? Alla fine era solo un bambino.
Tentando di darsi un contegno, si voltò lentamente.
Con suo grande dispiacere si ritrovò faccia a faccia con il ragazzo di cui stava parlando con tanta leggerezza.
Lo straniero lo fissava dall’alto in basso con un misto di curiosità e divertimento, le mani infilate nelle ampie tasche della felpa.
La prima parola che venne in mente a Konohamaru fu: strano.
Quel ragazzo portava addosso dei colori davvero strani, colori sconosciuti a un bambino come lui nato e cresciuto nel grigiore.
La prima stranezza erano gli occhi, azzurri, ma non dell‘azzurro stinto e sporco che era abituato a vedere sui muri delle case o sui cartelli pubblicitari, era un azzurro limpido, luminoso. Avrebbe detto che avevano lo stesso colore del cielo o li avrebbe accomunati a un lago limpidissimo di cui si riusciva a vedere il fondo.
Peccato che Konohamaru il cielo non lo avesse mai visto sgombro dalle nuvole, né aveva mai visto pozze d’acqua che non fossero inquinate dai rifiuti.
La seconda stranezza erano i capelli, che spuntavano in ciuffi disordinati dal cappuccio. Erano biondi, ma non avevano niente a che fare con la luce giallastra delle insegne al neon o con quella incolore dei lampioni che illuminavano tristemente le strade. Il giallo di quei capelli sembrava splendere tanto era intenso e ferire gli occhi se lo guardavi troppo a lungo. Avrebbe potuto dire che assomigliava al colore del sole o al luccichio di un campo di grano a mezzogiorno.
Peccato che nessuno di quei tre bambini avesse mai visto un filo d‘erba agitarsi in balia del vento che spazzava i prati o le nuvole nere aprirsi e lasciare che il sole splendesse.
La terza e ultima stranezza era il volto, solcato da tre strane righe su ogni guancia, simili a cicatrici, e in particolare il sorriso che lo solcava.
Quel ragazzo sconosciuto sorrideva, e il suo, era un sorriso arrogante e ironico, strafottente e senza vergogna, menefreghista e supponente, libero e felice. Nessuno nell’Undercity avrebbe potuto accomunarlo a qualcosa, perché di tutti gli abitanti di quel quartiere immenso nessuno conosceva i sentimenti che lo animavano.
Nessuno conosceva la felicità.
E ora Konohamaru osservava tremante quel ragazzo cosi diverso da tutto ciò a cui era stato abituato senza riuscire a spiccicare mezza parola, la bocca spalancata per la tensione.
Lo straniero sorrise, incuriosito.
“ Beh? Hai visto un fantasma?” chiese, divertito.
Sentendosi chiamato, Konohamaru sobbalzò e cominciò a sudare copiosamente.
“ N-no” riuscì appena a balbettare.
“ E allora qual è il problema?”
“ Quale non è il problema” pensò con sconforto Konohamaru, gettando uno sguardo in cerca d’aiuto a Udon e Moegi, ma a giudicare dagli occhi spaventati e da come si tenevano stretti in cerca di conforto, i suoi due amici erano più spaventati di lui. Non poteva aspettarsi aiuto da loro.
Deglutì e si fece coraggio. Se doveva morire, tanto valeva farlo in grande stile.
“ Il problema sono quelli come te che vengono a fare casino a casa degli altri” disse spavaldo, mentre già si immaginava varie scene tragiche e disastrose tutte con il biondino come protagonista assoluto.
“ Veramente io sarei appena arrivato in città” rispose il ragazzo leggermente perplesso, portandosi la mano destra dietro al collo, massaggiandoselo, e la sinistra infilata nelle tasche dei jeans.
“ A-ah! Lo sapevo!” urlò Konohamaru, come se avesse appena sentito una confessione, puntandogli addosso un dito accusatorio. “ Sei uno straniero! Li conosco quelli come voi, sapete solo fare i vostri comodi e ve ne infischiate delle regole”
“ Siete dei selvaggi!” si schierò Moegi, riprendendo coraggio.
“ E-è vero” balbettò Udon appena udibile, per non sfigurare e nel contempo non schierarsi troppo apertamente.
“ Vattene via, brutto intruso”
“ Ehi, calma, sgorbietti”
A quel richiamo severo, i tre ragazzini si irrigidirono, perdendo di colpo tutta la loro aggressività. Forse avevano tirato troppo la corda.
Il biondino incrociò le braccia sul petto, fissandoli accigliato “ Per prima cosa, selvaggi, e poi io non mi chiamo brutto intruso” precisò, infastidito. “ Certo che voi di città non sapete proprio come si accolgono i nuovi arrivati, vero? E io che mi aspettavo un caloroso benvenuto, una riunione di paese, una festicciola, magari accompagnata da qualche porzione di ramen appena cotto” disse, pronunciando le ultime parole con lo sguardo allucinato perso nel vuoto.
Moegi inarcò un sopracciglio, perplessa “ Accompagnata con che?”
“ Neanche il ramen conoscete” sospirò il biondino, scuotendo la testa e poggiando una mano compassionevole sulla testa di Konohamaru “ Che vita grama dovete fare, poveri mostriciattoli”
Il ragazzino la allontanò con un gesto seccato “ Guarda che anche noi abbiamo un nome!”
“Davvero?” Alzò un sopracciglio lo straniero, al limite della buona educazione.
L’altro annuì. “Io sono Konohamaru e loro sono Udon e Moegi.” Fece le dovute presentazioni, indicando uno dopo l‘altro gli altri due.
“E tu invece, saresti…?”
Lo straniero sorrise; era quasi tentato di svelare a quei bambini cosi fastidiosi la sua vera natura. Chissà che faccia avrebbero fatto.
“ Io sono….”
“ In arresto”
Una cupa e inquietante voce metallica alle sue spalle lo interruppe a metà frase. Si grattò il mento, infastidito. E pensare che stava solo per dire che si chiamava Naruto. In quel quartiere erano tutti quasi scortesi come lui.
Una piacevole novità, dopo la rivoltante gentilezza fasulla in cui era cresciuto.
Se possibile, i tre bambini da cui aveva avuto un benvenuto cosi brusco, sembravano semplicemente terrorizzati, più di quando gli era apparso alle spalle per fare un po‘ di scena.
Tranquillo, si voltò, le mani infilate in tasca, per vedere chi era lo scocciatore che lo aveva interrotto e con moderato stupore costatò che si trattava di un robot.
Aveva sentito parlare delle guardie robotiche che sorvegliavano le strade dei bassifondi di Akakonoha, ma non ne aveva mai vista una di persona.
Completamente rivestita di un metallo bianco cosi pulito da sembrare scintillante, la maccchina aveva le vaghe sembianze di un uomo, ma era molto più grande e robusta, con un petto incredibilmente largo che si restringeva bruscamente alla vita. Quattro possenti braccia d’acciaio uscivano dai lati del tronco del robot, ognuna terminante con un artiglio provvisto di quattro dita tozze e robuste che avevano l’aria di poter stritolare qualsiasi cosa ci fosse capitata in mezzo.
La parte inferiore era formata da un grosso rettangolo aperto sul davanti, abbastanza grande da contenere almeno tre persone accucciate, da cui spuntavano due cingoli dall’apparenza voluminosa, ma che permettevano alla guardia meccanica di muoversi a notevole velocità, supportata anche dal propulsore sistemato sulla schiena.
Al centro della massiccia testa incassata per metà nelle spalle, un sinistro occhio robotico rosso rubino scrutava il piccolo gruppetto, spostandosi di tanto in tanto da un soggetto all’altro.
“ Un C-C-Captured B-Bot” balbettò terrorizzato Konohamaru, attirando l’attenzione di Naruto.
“ C-c-cattura i d-delinquenti” gli fece eco Moegi, attaccandosi alla maglia dell’amico, mentre Udon era troppo impaurito anche per parlare.
L’iride senza pupilla del robot si spostò di scatto verso il terzetto di ragazzini, facendoli letteralmente impallidire per la paura, poi si abbassò su Naruto. La luce proveniente dall’occhio si aprì a ventaglio e cominciò a risalire lungo il corpo del ragazzo.
“ Rilevato sospetto, inizio procedura di riconoscimento” proclamò una voce metallica e priva di emozione, proveniente dal petto del robot.
“ Uao,” commentò Naruto, ostentando ammirazione. “ Che sta facendo?” chiese, poi, rivolgendosi a Konohamaru.
“ T-ti s-sta scannerizzando p-per v-vedere se h-hai infranto q-qualche r-regola” rispose il ragazzino, quasi sputacchiando per il tremore che lo pervadeva.
“ Lo fanno con tutti?” chiese Naruto, tenendo d’occhio la luce rossa che gli risaliva lentamente le gambe.
“ N-no, s-solo con q-quelli che s-sembrano s-sospetti” chiarì Moegi, tremante.
“ E io lo sono, vero?” Chissà perché Naruto sospettava di conoscere già la risposta.
L’assenso muto dei tre ragazzini fu una conferma anche non necessaria.
Nel frattempo la luce rossa era arrivata allo stomaco di Naruto, si bloccò per un istante appena toccò le bombolette che portava alla vita, poi completò la scansione, oltrepassando senza soffermarsi troppo il tronco e la testa del ragazzo.
“ Ricerca database identità sospetto: fallita. Dati raccolti sul sospetto: adolescente di età compresa tra i 21 e i 24 anni, altezza 1,68, peso 73 Kilogrammi, tipologia oggetti trovati sul sospetto: spruzzatori di vernice, probabile attinenza con l’effrazione N. 0342325 delle 6.25, inizio elaborazione prove” sentenziò la voce fredda, per poi venire sostituita da una serie di rumori elettronici.
“ N-non a-avrai c-combinato q-qualcosa?” chiese Konohamaru spaventatissimo dalla piega che stavano prendendo gli eventi.
Naruto incrociò le mani dietro la testa, curioso di quello che poteva succedere “ E’ proibito fare murales?” domandò.
“ S-si, proibitissimo”
“ Ne ho fatto uno giusto un ora fa” ammise con noncuranza, voltandosi appena.
Fu la botta finale.
Konohamaru sbiancò, Moegi spalancò la bocca fin quasi a rompersi a rompersi la mascella e Udon svenne e crollò sul selciato come un sacco di patate.
“ Perché l’hai detto, idiota” sussurrò, la voce stridula.
A quelle parole un fremito attraversò il Captured Bot, i suoni al suo interno si fermarono tutti, lasciando posto a uno spaventoso silenzio.
“ Ottenuta confessione dal sospetto, procedura di elaborazione prove non più necessaria, attivazione riconoscimento complici del colpevole”
La grossa testa del bot si sollevò, rivelando uno spesso filamento metallico che la teneva attaccata al resto del corpo, e proiettò la sua luce rossa anche sui tre bambini accucciati l’uno contro l’altro. La scansione non durò che pochi secondi e appena terminò, la voce metallica disse:
“ Complici del colpevole presenti nel database e identificati: Konohamaru Sarutobi, 13 anni, Moegi Sakata, 12 anni, Udon Naguchi, 11 anni”
“ M-ma n-noi n-no abbiamo f-fatto niente” protestò debolmente Moegi.
Konohamaru deglutì, sudando freddo “ A-a l-lui non i-interessa, q-questi Bot sono p-programmati per c-considerare tutti le p-persone c-che si t-trovano i-insieme al c-colpevole come c-complici” disse, ripetendo le stesse parole che aveva sentito da suo zio.
Anche se ora come ora avrebbe preferito di gran lunga restare nell‘ignoranza.
“ M-ma non è g-giusto” disse Moegi, lo sguardo disperato
Konohamaru non seppe cosa risponderle.
Era una regola.
“ Inizio procedura arresto criminali” esordì il Bot, attirando l’attenzione generale.
Uno sbuffo di fumo uscì dalle giunture dalla macchina che prese a sollevarsi, mentre la sua parte inferiore si spalancava lentamente. Sostenuta da un braccio meccanico più grosso degli altri, una grossa gabbia d’acciaio uscì dal robot, spingendo in alto la sua parte umanoide.
“ Si prega di non opporre resistenza” consigliò la voce metallica senza sfumature.
Con un leggero rombo, la gabbia si spalancò come un fiore, assumendo un aspetto spaventosamente simile a una bocca mostruosa, e cominciò a calare inesorabilmente su Naruto.
Il biondino osservava la scena senza battere ciglio, un lieve sorriso in volto e un luccichio cupo negli occhi cerulei.
“ Scusa, signor baby Gundam, ma non posso farmi arrestare subito” sorrise, estraendo una mano dalle tasche e appoggiandola con disinvoltura contro il bordo della mandibola meccanica che calava su di lui per inghiottirlo con un sol boccone.
Immediatamente, la gabbia si bloccò.
Dopo un istante di lieve smarrimento, l’iride del Bot si abbassò sul volto di Naruto, proiettando un piccolo cerchio rosso sulla fronte del biondino.
“ Si prega di non opporre resistenza” ripetè e cominciò a spingere con tutta la forza conferitagli dai tutti i suoi poderosi arti cibernetici. Il braccio meccanico centrale cigolò ed emise lamenti striduli nello sforzo di muoversi, eppure la gabbia non avanzò di un millimetro verso il suo obiettivo.
Un sorriso sfrontato apparve sul viso di Naruto.
“ Beh? Che c’è? Qualche problema?” chiese con falsa innocenza.
“ No! Cosa stai facendo?” urlò Konohamaru, osservando orripilato la scena. “ I Bot attaccano tutti quelli che si oppongono all’arresto! Farai una brutta fine!”
Naruto sembrò neanche ascoltarlo. Strinse la mano e le sue cinque dita affondarono nello spesso strato d’acciaio della gabbia, lasciando tracce profonde.
“ Uao! C-che forza!” disse Moegi a metà tra l’ammirato e lo spaventato, mentre Konohamaru era rimasto semplicemente senza parole. Ma si riprese subito, appena il Bot parlò di nuovo.
“ Il sospetto oppone resistenza all’arresto, passare alla modalità di inibizione”
Con un rumore sordo, dal uno dei suoi quattro polsi uscì un grosso fucile. Una luce viola iniziò a concentrasi nella canna.
“ A-attento! E‘ un raggio paralizzante!” gridò Konohamaru, riconoscendo la stessa arma mostratagli qualche giorno prima dallo zio.
Naruto non se lo fece ripetere due volte. Con il taglio della mano libera colpì il braccio puntato contro di lui, mandandolo in completamente in pezzi. Una nuvola di scintille e frammenti di componenti meccanici si sparse nell’aria, mentre la mano crollava a terra contorcendosi nella polvere, e l’arto si afflosciava danneggiato in modo irreparabile.
Il Bot arretrò, visibilmente in difficoltà.
“ Violazione! Il sospetto si oppone all’arresto! Violazione! I componenti 4 e 5 sono danneggiati! Il sospetto è pericoloso! Passare alla modalità di annichilimento!” disse, cosi forte da sembrare quasi che stesse gridando per la rabbia di essere stato colpito.
“ S-si è a-arrabbiato!” esclamò Moegi, attaccandosi alla maglia dell’amico.
Veloci come serpenti, le restanti braccia del robot si allungarono a dismisura e avvolsero Naruto in un abbraccio mortale senza lasciargli possibilità di scampo. Il petto si spalancò, rivelando al suo interno un massiccio gatling minacciosamente puntato contro il ragazzo.
Le numerose canne che lo formavano cominciarono a roteare, acquistando man mano sempre più velocità.
Mentre aveva a pochi palmi dal naso un arma che lo avrebbe crivellato da capo a piedi da un momento all‘altro, Naruto ghignò.
“Tutto qui?”
Con un semplice movimento delle braccia spezzò le corde d’acciaio che lo imprigionavano, riducendole in tanti piccoli frantumi che si sparpagliarono nell’aria come una miriade di grotteschi petali bianchi.
Il gatling sparò, vomitando una cascata di proiettili Vulcan, ma il bersaglio non venne mai raggiunto, perché Naruto non era più nello stesso posto di un secondo prima.
La mano del ragazzo si strinse sulle canne della grossa arma e ne bloccò all’istante la violenta rotazione. Con uno movimento secco Naruto la strappò dal petto del robot.
“ Violazione! Violazione! Il soggetto è pericoloso! I componenti 8, 9, 10 e 12 sono danneggiati! Violazione!” gridò il Bot, arretrando ormai indifeso, mentre cascate di scintille uscivano dal petto dilaniato.
Naruto sbuffò, la pesante arma stretta con noncuranza nella mano sinistra“ Uff, mi hai stufato con questa Violazione!” brontolò seccato. Gettò alle sue spalle il gatling inutilizzabile e balzò in aria, dritto contro il Bot.
Il collo del suo piede si abbattè con una potenza inaudita sul lato della testa della macchina. Risuonò un rumore secco, come quello di una campana.
Per un istante sembrò che il Bot non avesse neanche sentito il colpo, poi sul lato del suo collo massiccio apparve una crepa, poi un’altra, un’altra ancora e la testa si staccò di netto, finendo a rotolare nella polvere.
Lacerato e danneggiato, il resto del corpo rimase in piedi ancora per un attimo, poi si afflosciò, sollevando una nube di polvere con la sua massiccia mole.
Calò un silenzio stupefatto.
Naruto passeggiò verso il punto in cui la testa del Bot continuava a emettere ronzii e segnali disturbati.
“ Violazione! Violazione! Unità distrutta! Il sospetto è pericoloso! Violazione!” spiccicò la voce metallica tra le interferenze, mentre l’iride rossa si accendeva e spegneva.
Naruto la guardò dall’alto in basso.
“ Sei noioso” commentò annoiato “ Stà zitto” disse e la schiacciò sotto il piede, ponendo fine a ogni rumore elettronico.
Lentamente ritornò verso i tre ragazzini.
“ Aaah, ci voleva un po’ di ginnastica, alla fine questo posto non è poi cosi male” disse, poi notò gli occhi sbarrati e le bocche spalancate di Moegi e Konohamaru, Udon si era svegliato in quel momento e si strofinava gli occhi, spaesato “ Beh? Che vi prende?”
Konohamaru boccheggiò, con la mascella che rischiava di staccarsi “ H-ha d-distrutto un C-c-captured…”
“ …a m-mani n-nude” completò la frase Moegi, altrettanto sconvolta.
“ Mmh? Che è successo?” chiese Udon, ignaro di tutto.
“ M-ma tu c-chi sei?” chiese Konohamaru, senza neanche fare caso al suo sbadato amico.
Naruto si grattò la folta zazzera bionda, sorridendo.
Che domanda fastidiosa.
Gli venne un idea. Era stupida e infantile e non riassumeva per niente quello che era in realtà, ma era anche uno dei sogni della sua vita.
Bastava quello per renderla irrinunciabile.
“ Io sono” iniziò, una vena di mistero nella voce “ Io sono un supereroe”
Se Konohamaru e Moegi erano già stupiti quel affermazione gli fece letteralmente uscire gli occhi dalle orbite.
“ Ma volete dirmi cos’è successo?” chiese di nuovo Udon, mettendosi a posto gli occhiali che nel sonno erano scivolati.
Konohamaru e Moegi si voltarono a guardarlo, tremanti.
Poi svennero.
Naruto strabuzzò gli occhi perplesso “ Ma vi date il cambio voi ragazzini con la parte dello svenuto?” chiese a Udon, che si limitò a rivolgere un occhiata vacua prima a lui e poi ai resti ancora fumanti del Captured Bot.
Naruto stava per aggiungere qualcosa, quando un grido angosciato attirò la sua attenzione.
Si voltò e vide una donna che correva verso il gruppetto. Indossava dei semplici pantaloni da lavoro e una sdrucita maglietta nera. I lunghi capelli neri si muovevano veloci, sferzati dal ritmo forsennato della corsa, attorno al viso preoccupato, gli occhi con tanti cerchi concentrici attorno alla pupilla rossastra esprimevano grande ansia.
Si fermò a pochi passi da Naruto, guardando atterrita il Bot distrutto, poi, tenendosi lontana più che poteva dal ragazzo, corse dai tre ragazzini.
“ Udon, cos’è successo?” gridò, inginocchiandosi vicino ai due bambini svenuti. “ Chi ha fatto questo disastro?” chiese, riferendosi al robot in pezzi.
L’occhialuto fece uno sguardo ebete e puntò Naruto con il dito.
“ E’ stato questo signore” disse, lo sguardo perso.
Naruto ringraziò il cielo che gli sguardi non potessero fare del male, perché altrimenti quello che gli scagliò la donna in quel momento lo avrebbe ridotto in cenere.
“ Non so chi tu sia, né da dove sei uscito, ma non ti rendi conto di quello che hai fatto!” gli urlò in faccia la donna, furiosa “ Stà alla larga da noi” gridò, intessendo ogni sillaba di malcelata minaccia.
Più che spaventarsi, Naruto inarcò un sopracciglio, sorpreso da quella reazione cosi violenta.
Eppure gli sembrava di averli protetti quei bambini.
Senza aggiungere altro, la donna prese i due ragazzini incoscienti in braccio e Udon per mano e si allontanò a passo talmente veloce che sembrava quasi che stessa correndo, senza mai voltarsi indietro.
“ Stai attento” disse Udon, mentre veniva letteralmente trascinato via “ Da adesso ti saranno tutti addosso”
Naruto gli fece l’occhiolino e il segno dell’ok, subito ricambiato dal ragazzino nel più scontato dei gesti dei vecchi supereroi d‘altri tempi.
Li osservò allontanarsi, finchè non scomparvero del tutto alla sua vista.
Sorrise, un sorriso triste.
Tenersi alla larga dalle altre persone. Come se avesse fatto altro nella sua breve vita. Come se avesse potuto avere qualche amicizia. Tutte le persone fuggivano da lui, perché lui era un mostro.
Lui era un vampiro.
Una sfumatura rossa attraversò per un istante i laghi limpidi che erano i suoi occhi.
Senza preavviso iniziò a correre, più veloce di qualsiasi automezzo o veicolo di quel era tormentata, poi, arrivato al limite della strada spiccò, un balzo gigantesco, proiettandosi ad enorme distanza da terra.
Assaporò per qualche istante la libertà data da quel volo improvvisato, prima di atterrare su un ginocchio sul tetto di uno dei palazzi più alti.
Camminò fino al ciglio del tetto e osservò la metropoli che si estendeva sotto di lui, come un grande campo marrone. Sulla strada decine di Captured Bot marciavano in perfetta formazione. I rumore dei loro cingoli faceva tremare la terra.
Sorrise, un sorriso feroce. Un paio di lunghi canini spuntarono dal labbro usperiore.
Lo stavano già cercando?
Pensò che aver distrutto il primo doveva aver attivato qualche specie d’allarme. Poco male, avrebbe avuto qualcosa con cui passare il tempo, mentre proseguiva nella sua missione.
Incrociò le braccia sul petto, assaporando la brezza sulla faccia.
Se fosse stato per lui, non sarebbe mai venuto in quello schifo di città, cosi chiusa e attaccata alla sua moralità fatta d’acciaio e catene. Sarebbe rimasto nella sua vecchia casa, l’unico ricordo dei suoi genitori, lontano dal caos e dalla paura che regnavano in quel luogo.
Spalancò gli occhi.
L’azzurro era scomparso, c’era solo rosso, rosso cremisi, rosso sangue.
Ma aveva un compito da svolgere e lo avrebbe svolto a qualunque costo, anche della vita.
Un grido d’allarme divampò dalla colonna di robot.
Lo avevano visto.
Uno dopo l’altro i Captured si accucciarono, azionando i reattori che portavano posizionati sulla schiena, due ali uscirono dalle spalle di ogni macchina. Uno dopo l’altro schizzarono in avanti a grande velocità e cominciarono a risalire il palazzo in verticale, sfruttando la loro paurosa accelerazione.
Naruto li osservò venire verso di lui senza battere ciglio.
Li contò. Erano una trentina. Non abbastanza come riscaldamento mattutino, ma sempre meglio di niente.
Senza neanche pensarci, si gettò nel vuoto. Mentre precipitava e il vento gli rigava la pelle i suoi pensieri non erano rivolti ala battaglia che lo attendeva, ma a tuttaltra cosa:
“ Devo trovare un posto dove stare”


 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 20/1/2010, 20:12




WAH! Di solito non mi piacciono le fic di Naruto ma questa è proprio bella! Scritta bene e anche l'idea è meravigliosa! Il modo in cui distrugge il Bot è pure bello! *_*
Moto di ammirazione per QUESTO Naruto!
XD
Dai, aggiorna!
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 20/1/2010, 21:12




Meno male! Ma allora sta storia piace a qualcuno!!
Grazie Bossah, sei l'unica che mi ha recensito in questo vampirico mondo freddo e senza cuore. Per mia fortuna non sono tipo che pretende decine di recensioni a capitolo o che invidia altri scrittori più bravi, me ne basta una e son contento. Anche perchè una storia non si misura dal numero di recensioni.
Ti sei appena guadagnata la lealtà incondizionata dell'illustre sottoscritto.
Ma andando al capitolo.
XD Per Naruto dovrebbero costruire un monumento, il bello del suo personaggio è che lo puoi adattare a qualsiasi situazione, basta farlo sempre sfrontato e sicuro di sè.
QUESTO Naruto è sia più cattivo dell'originale sia legermente più riservato, ma alla fine penso sia un cambiamento giusto. Già non ti rende un filantropo dell'umanità la vita dell'emarginato, se poi ci gagiugniamo quella del vampiro, allora buonanotte. Comunque l'allegria e tutto il resto non gliela si può proprio togliere, ce l'ha nel DNA XD
Aggiornerò il prima possibile, scuola e altre storie permettendo, ho parecchie idee da mettere , perciò penso verrà una storia moderatamente lunga.

Personaggio più amato del capitolo: Udon, perchè è un ameba travestita da ragazzino e lo scemo per ogni occasione, non mi ricordavo nemmeno come si chiamava Xd
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 20/1/2010, 21:16




Cavolo,decisamente mweglio del primo capitolo!**
Naruto Vampire rulla!xD
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 21/1/2010, 10:00




Se mi sono guadagnata la tua stima fila immediatamente a commentare l'ultimo capitolo di HR!
No, comunque è bella! Sul serio! Strano che te l'abbiano commentata in pochi!
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 22/1/2010, 21:07




Il mio commento è cosi striminzito perchè l'avevo già commentata sull'altro forum...xD
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 22/1/2010, 21:50




Fa niente, fa niente, va benisssimo cosi.
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 23/1/2010, 19:24




Mi piacerebbe sapere se anche in questo universo Naruto diventerà l'idolo di Konohamaru!
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 23/1/2010, 20:36




A me sinceramente ha interessato di più il fatto che forse questo Naruto ha uno o due ricordi in più dei suoi genitori,o almeno,per come l'ho capita io questa frase:
CITAZIONE
Se fosse stato per lui, non sarebbe mai venuto in quello schifo di città, cosi chiusa e attaccata alla sua moralità fatta d’acciaio e catene. Sarebbe rimasto nella sua vecchia casa, l’unico ricordo dei suoi genitori, lontano dal caos e dalla paura che regnavano in quel luogo.

Mi fa sperare...^^
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 23/1/2010, 21:57




CITAZIONE
Mi piacerebbe sapere se anche in questo universo Naruto diventerà l'idolo di Konohamaru!

Ovviamente si! E' un supereroe, no? Xd

CITAZIONE
A me sinceramente ha interessato di più il fatto che forse questo Naruto ha uno o due ricordi in più dei suoi genitori,o almeno,per come l'ho capita io questa frase:

CITAZIONESe fosse stato per lui, non sarebbe mai venuto in quello schifo di città, cosi chiusa e attaccata alla sua moralità fatta d’acciaio e catene. Sarebbe rimasto nella sua vecchia casa, l’unico ricordo dei suoi genitori, lontano dal caos e dalla paura che regnavano in quel luogo.

Mi fa sperare...^^

Si, qui Naruto ha conosciuto suo padre, in arte il flash fotografico della Foglia, ma si spiegherà in seguito cosa gli è stato lasciato da lui.
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 25/1/2010, 20:07




SPOILER (click to view)
Beh, anche nel manga Naruto ha "incontrato" suo padre, anche se non si capisce come...e l'ha pure menato! XD
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 25/1/2010, 20:32




SPOILER (click to view)
C'è qualcosa di paranormale in quell'apparizione. Secondo me Minato era un fantasma in cerca di vendetta, che sia il caso di far intervenire i GhostBuster? Ai posteri l'ardua sentenza
 
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39 replies since 15/1/2010, 15:32   3818 views
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