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Fullmetal Alchemist Reload: Capitolo 21

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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 11/4/2010, 20:22




La pubblicazione e la stesura sono ormai in pari!!! °___° Sarà ora di darci una mossa a scrivere! ç___ç
Depressioni a parte, questo è uno dei capitoli più "vecchi" di Hagaren, ovvero: alcune scene sono le prime ad essere state scritte di tutta la storia! ...
...
No, non quella del Piccolo Criminologo, quella è un'idea della Green! XD

A chi indovina a cosa si riferisce il titolo: un premio!

Buona lettura!

SPOILER (click to view)
CAPITOLO 21 – Love Lies Bleeding
[size=7]Il mondo è grande visto dagli occhi di una bambina. E Reina era una bambina timida: la sua mano fredda e sudata era stretta da una più grande, calda e dal tocco gentile, che la stava conducendo verso un edificio.
Reina guardò in alto verso la persona che l’accompagnava: una donna bellissima dai lunghi capelli neri e lisci, con un vestito elegante e un cappello nero. Anche lei la guardò, e le fece un sorriso d'incoraggiamento, anche se i suoi occhi rimasero seri, quasi tristi.
Quando furono più vicini al posto che dovevano raggiungere, una grossa villa in stile britannico, fu chiaro dalla musica e dal gran numero di palloncini che era in corso una festa di compleanno: la festeggiata era una coetanea di Reina, dai corti capelli castani e due codini. Non c’erano molte persone, ma quando le due si avvicinarono, un ragazzino con gli occhiali e i capelli anche lui neri (poteva essere parente della donna, tanto le somigliava), le si avvicinò sorridendo e le porse una mano.
Reina lasciò di malavoglia la stretta della donna, che scomparve in uno stormo di farfalle, mentre il paesaggio si sgretolava come uno specchio infranto: ora c’erano solo lei e il ragazzino sotto un cielo nero trapuntato di stelle. Anzi, no. Più lontano c’era un ragazzo più grande, con gli occhiali e i capelli grigio-blu: il suo sguardo si incrociò con quello di Reina e nel momento appena seguente, la sua figura fu sostituita in un battito di ciglia da quella di un angelo dalle ali candide e lunghissimi capelli bianchi. La bimba corse verso di lui piangendo, mentre lui si inginocchiava e apriva le braccia.
Quando lo raggiunge, Reina è più grande, non è più una bambina.
Eppure piange ancora.
“Non voglio andarmene, Yue!” piagnucola, alternando le parole ai singhiozzi. “Voglio restare per sempre con te!”
L’angelo le asciuga dolcemente le lacrime accarezzandole la guancia.
““Non sono la persona giusta per te, Reina.””
L’angelo si alza e comincia a cantare. Le note della sua canzone, della quale Reina non riesce a capire le parole, riscaldano il cuore della ragazzina; ma il canto sembra avere un altro fine, perché l’aria diventa luminosa e la forma della mezzaluna nel cielo stellato viene riportata accanto a loro in uno scettro argentato, che Yue afferra e porge alla ragazzina.
““Io sarò sempre con te...”” Reina prende lo scettro, le manine candide si stringono con forza intorno all’impugnatura celeste. ““...Fino a quando non troverai la persona giusta.””

***
“Mustang! Signorina Mustang!”
Reina aprì gli occhi con difficoltà e ci mise alcuni secondi a realizzare che si trovava in una camera d’ospedale e che un’infermiera dall’aria molto preoccupata la stava chiamando.
“Signorina Mustang, c'è suo fratello al telefono! È la quinta volta che chiama in poche ore, mi ha pregato (anche se sarebbe meglio dire ordinato violentemente) di svegliarla…”
“Ah…” mormorò Reina ancora addormentata.
La donna le tese la cornetta, e lei, al terzo tentativo, riuscì ad afferrarla.
"Non faccia sforzi, mi raccomando..." la pregò l'infermiera, preoccupata.
Reina annuì, poi si portò la cornetta all'orecchio.
“…Pronto?”
“COSA CAZZO CI FAI IN OSPEDALE?!?!?”
La voce di Roy le arrivò fortissima attraverso l’apparecchio e fu sufficiente a svegliarla del tutto.
“Fr… fratello?!” si lagnò.
“NON CREDERE CHE NON LO SAPPIA, COME CREDI CHE MI SIA SENTITO QUANDO MI HANNO DETTO CHE MIA SORELLA ERA FINITA IN OSPEDALE?!? NON MI AVEVI FORSE PROMESSO DI NON USCIRE DI SERA?! COME TI È SALTATO IN MENTE DI FARE QUALCOSA DI PERICOLOSO?! E NON SO NEMMENO CHE COSA HAI FATTO! MI HANNO SOLO DETTO CHE SEI ENTRATA IN UN EDIFICIO DOVE TENEVANO DELLE CHIMERE! DELLE CHIMERE!!! TI RENDI CONTO DI QUANTO POSSANO ESSERE PERICOLOSI QUEGLI ESSERI?! COME TI È VENUTO IN MENTE DI FARE UNA COSA SIMILE?! SE POTESSI TI BUTTEREI FUORI DALL’ESERCITO!!!” Dopo un attimo di pausa, che Reina utilizzò per recuperare l'uso dell'udito, Roy riprese con tono più calmo. “Mi hai fatto preoccupare. Come stai?”
Reina sorrise.
“Sarei stata meglio se qualcuno non avesse ordinato di svegliarmi!” rise. “Comunque sto bene. Tu piuttosto? Non ti stai strapazzando troppo?”
“Bah, se per ‘strapazzarti’ intendi compilare e firmare carte su carte e che più ne firmi più si accumulano… sì, mi sto strapazzando!”
I due scoppiarono a ridere.
“Mi pare di capire che stai bene, insomma... E Charlotte?”
“Charlotte?”
“Quella ragazza con cui sei uscito sabato scorso…”
“Aaah, Lottie! Nah, troppo frivola… Sai, una coi capelli rosa era troppo, anche per me…”
“L’hai mollata!” sbuffò Reina. “Dannazione, Roy, hai trent’anni! Non puoi comportarti come un liceale! Trovati moglie!”
“Reina, rischi che ti sbatta il telefono in faccia…”
“Tanto non lo farai…” cantilenò. "Dicevo, a proposito di una possibile moglie..." Si sentì un rumore secco e il segnale di linea libera.
“HA RIATTACCATO! PEZZO DI DEFICIENTE!” strepitò, mentre l’infermiera la guardava terrorizzata. “Uffa, non ho fatto nemmeno in tempo a raccontargli di ieri sera, e sì che era così preoccupato! E poi c'è la ricerca!” Si bloccò. “La ricerca…”
Reina lasciò cadere la cornetta che ancora teneva in mano, che non sbatté a terra solo grazie ad un pronto riflesso dell’infermiera, che ritenne opportuno allontanarsi da quella strana paziente, che sembrava in perfetta forma.
“Ma certo…” mormorò Reina, con un espressione sconvolta, che venne sostituita presto da una risatina nervosa. “Pazzesco...”
Ora sapeva esattamente perché il volto di Envy le sembrava familiare.

Quando Edward aprì gli occhi, la prima cosa che vide furono, accanto a lui, Maria Ross e Denny Brosh: le loro espressioni erano tranquille e sollevate.
“Dove… siamo?” domandò il ragazzo debolmente. Dopo alcuni secondi però realizzò e si alzò di botto, chiamando il nome del fratello. Il movimento gli causò una fitta di dolore, ma lui la ignorò, più preoccupato per le condizioni di Alphonse. Si guardò intorno e vide il fratello appoggiato al muro. Era in condizioni penose, tali e quali a quelle in cui era stato conciato da Gluttony: gli arti superiori e inferiori erano stati staccati e sembravano mezzi fusi, e tutto il resto dell’armatura era ammaccato e graffiato. Nonostante tutto, Edward sorrise debolmente. Almeno, pensò, erano vivi entrambi.
“Scusami, Al” disse poi. “Appena mi riprendo…” aggiunse, agitando l’automail a peso morto “…ti riaggiusto.”
“Sì” sospirò il fratello.
“Signor Edward!” esclamò all’improvviso Denny. “Ci può dire cos’è successo all’interno del laboratorio numero 5?!”
“Proprio nulla…” borbottò Ed, senza guardarlo.
“Come sarebbe nulla?! E le ferite che ha riportato cosa sono?!”
“Ma niente! Solo sciocchezze!” cercò di sviare con un sorriso forzato.
“Meno male che sono sciocchezze, ti auguro di non doverti mai confrontare con cose serie!” esclamò una nuova voce, dal tono piuttosto irritato. I quattro videro che era appena entrata Tara, ma era stata così silenziosa che non se ne erano accorti. I due soldati immediatamente si misero sull’attenti.
Edward la guardò in silenzio, poi sbuffò.
“Stavo quasi per impossessarmi della verità, c’è mancato veramente poco! Se solo non fosse successo tutto quel casino!" Tara gli si avvicinò e si sedette sul letto accanto a lui. Ed si mise tutto impettito. "Comunque la prossima volta…” Un piccolo colpo sul fianco infertogli da Tara lo fece piegare in due dal dolore.
“Fratellone!” esclamò Al.
“Pensa a riprenderti, invece di pensare già alla prossima volta!” sbuffò lei. “Sei esattamente come Fye, senza un minimo di buon senso. E quando ti ho permesso di andare al laboratorio non intendevo farti massacrare! Ti è nota la parola 'circospezione'?”
Il ragazzino borbottò qualcosa che somigliava a delle scuse.
“Non scusarti con me! Fallo con te stesso!” La Celes si voltò verso i due soldati. “Ora resto io a fare da guardia ai fratelli Elric, potete prendervi una pausa.”
I due cercarono di obiettare, ma lei li mandò via senza nemmeno ascoltarli.
“Tara, come sta Fye, si è ripreso?” domandò Al una volta che la porta si fu richiusa.
Tara sbuffò.
“Ripreso?” sbuffò, ma con un sorriso sulle labbra. “È da stamattina che saltella per tutto l’ospedale. Sta abusando fin troppo del tempo di convalescenza.”
-
“Yoooo!” esclamò il vampiro facendo capolino dalla porta nella stanza di Reina.
“Oh?” Reina alzò la testa dal libro che stava leggendo e sorrise vedendo chi era appena entrato. “Fye!” lo salutò. “Sono contenta di vedere che stai bene, mi hanno detto che c’eri anche tu al laboratorio…”
“Così sembra…” rispose lui, evasivo, con uno strano sorriso sulle labbra.
“Cosa c’è?” domandò Reina dopo alcuni secondi, vagamente preoccupata dalla strana espressione sul viso del ragazzo.
Fye ridacchiò.
“Ti ho portato un regalo…”
“Un regalo?” domandò, restando sulla difensiva. “Fra poco è il compleanno di Ed, non il mio.”
“Allora è un regalo di non-compleanno…” ribatté lui.
“Sssì…” annuì Reina, sempre più preoccupata. Quasi saltò sul letto quando Fye le porse uno scatolone gigantesco ricoperto da una carta gialla e fucsia a righe (Orribile! °___° NdDark Concordo! NdGreen) e un grosso fiocco dorato.
-Da dove l’ha tirato fuori?!- pensò Reina, sconvolta. (Dalla tasca della quarta dimensione u_u NdGreen)
“Su, aprilo!” la esortò Fye, posandoglielo in grembo.
A scapito della mole, sembrava essere molto leggero. Reina tolse la carta e aprì lo scatolone che si rivelò…vuoto. No, anzi, in fondo, in un angolino stava una piccola scatola rettangolare. Reina la prese, gurdò malissimo Fye, che non smise di sorriderle, e scaricò a terra lo scatolone.
“'Il piccolo… criminologo'?!” domandò con una grossa goccia sulla fronte.
“L’ho preso nella dimensione dove sono stato prima di venire qui! Cariiino, vero? C’è tutto, ma proprio tutto!" Si mise ad indicare i vari pezzi mentre li elencava. "Lente d'ingrandimento, pinzette, sacchetti per metterci le prove, polvere per prendere le impronte digitali, torcia elettrica, Luminol in polvere, torcia ai raggi ultravioletti e una confezione di pile nuove, sai, qui sono introvabili. Ci sono anche un po' di guanti di gomma riciclabili! Sul retro della scatola ci sono le istruzioni!” Reina rimase immobile con la scatola in mano, incapace di emettere suoni. Fye si batté una mano sulla fronte. “Ops! ...Ora devo proprio andare” disse alzandosi di scatto, quasi avesse sentito un richiamo silenzioso. “Spero che ti sia utile!”
Si diresse verso la porta, ma all’ultimo momento cambiò idea e corse verso la finestra, saltando fuori. L’attimo immediatamente successivo la porta si spalancò ed entrò nella stanza una infermiera di mezz’età con il fiato corto, che si guardò intorno, biascicò delle scuse e corse di nuovo via per i corridoi.
“Fye…” sbuffò Reina con un sorriso, dopodiché spostò lo sguardo sulla scatola che aveva in mano, la girò e lesse le istruzioni.
“Beh, chissà che non mi torni utile…” sorrise.

Intanto a Reesenbool, Winry, estremamente preoccupata poiché accortasi di aver dimenticato di montare una vite nel braccio di Ed, ricevette proprio da lui una telefonata. Edward le disse di essere impossibilitato a recarsi da lei, chiedendole quindi di raggiungerlo a Central City.
“Non preoccuparti, c’è il servizio a domicilio!” esclamò Winry, nascondendo il suo nervosismo, timorosa che il ragazzo si accorgesse del misfatto. A quel punto addio reputazione… e addio dindi!

Quella notte, al laboratorio numero 5, numerosi gruppi di soldati e ricercatori cercavano di trarre qualche informazione utile dai resti dell’edificio. Anche Hughes era lì presente e non tardò ad accorgersi che molte cose non quadravano con il copione di eventi stabilito dal comandante supremo.
Per esempio, perché non permettevano a nessuno di avvicinarsi alla sezione dell’edificio rimasta in piedi? La scusa di possibili fuoriuscite di gas tossici era poco convincente... Doveva parlare coi fratelli Elric al più presto.
La mattina seguente si presentò all'ospedale. Spalancò la porta della stanza di Ed e Al ed entrò a capofitto cogliendoli di sorpresa.
“EHILÀ, ED! MI HANNO DETTO CHE VUOI GIÀ RIMETTERTI IN PIEDI!” esclamò.
“Tenente Colonnello Hughes…” salutò Ed, sorridendo. In un certo senso, si aspettava una visita da parte dell'uomo.
Dalla porta entrò anche Reina, con indosso la vecchia uniforme scolastica.
“Ciao Neddy! Al!”
“Reina!” esclamò Al dal suo angolino. “Come ti senti?”
La ragazza rise.
“Sono un po’ ammaccata, ma sto migliorando… Voi due invece siete proprio due pezze!” esclamò avvicinandosi ad Al, impossibilitato a muoversi.
Hughes, che aveva per tutto il tempo seguito Reina con lo sguardo, si rivolse a Maria e Denny.
“Ora che ci penso non ho ancora mangiato, mi andreste a comprare da mangiare?”
“Certamente, posso andare io!” esclamò Denny, già avviandosi verso l’uscita, ma Hughes lo fermò.
“Viene anche il sottotenente Ross: immagino che anche i ragazzi abbiano fame e non sono un uomo tanto crudele da far portare ad una sola persona più di un pacchetto pranzo, anche se si tratta di un sergente in forma come te!” Rise di gusto. Maria si accigliò, ma annuì ed uscì dalla stanza con il suo collega senza chiedere nulla.
Non appena la porta si fu richiusa, Hughes smise di ridere, guardando in sequenza i tre.
“E ora…” si sedette su uno sgabello “...parliamo del laboratorio numero 5. Qualunque cosa sia accaduta in quel posto, la responsabilità è stata data interamente al signor Scar, che vi stava dando la caccia. Ma saprete che questa spiegazione non mi convince per niente: abbiamo trovato cadaveri di esseri che sembrano chimere, nonché un gran numero di macchinari che evidentemente erano ancora in funzione fino a ieri. E tra i carcerati, che sono stati portati lì a forza, c’è chi dice di aver visto il generale Grand…” Reina abbassò gli occhi “…che come sappiamo, è morto e sepolto. Allora? Che cos’è successo?”
Nessuno fiatò.
“Ed? Al? Reina?” esclamò l’uomo guardandoli.
Reina si alzò in piedi e si portò dalla parte opposta del letto di Edward, prendendo in mano alcuni fogli e una matita.
“Questa… è proprio una bella domanda.”
“Credo di non averne idea nemmeno io…” continuò Ed.
“Ditemi almeno cosa avete visto laggiù!” continuò Hughes.
Edward e Reina si guardarono, e, dopo un attimo di esitazione, la ragazza annuì.
“Noi abbiamo incontrato… degli Homunculus.”
“Eh?!” gridò, spalancando gli occhi. La reazione dell’uomo era più che motivata. “Homunculus?! Ma com’è possibile?!”
“Non lo so…” rispose Edward a denti stretti “Ma di sicuro…non erano esseri umani.”
Reina lo guardò, turbata.
-Eppure…-
++++++
““KARASU?!””
-
““Non voglio essere costretto a farlo…””
-
““Io voglio diventare un umana…””
++++++
-…In questo caso… esseri umani.-
“Quegli esseri pretendevano che costruissi la Pietra Filosofale e che la consegnassi a loro… e per farlo… avrei dovuto utilizzare dei carcerati vivi!” continuò il biondo.
“Dei carcerati vivi?!” Hughes era sempre più sconvolto.
“E così, vero, Al?” si rivolse al fratello.
“Sì…" confermò il più piccolo. "Mi hanno usato… per ricattare il mio fratellone…” disse lentamente.
L’uomo lo guardò sconvolto.
L’atmosfera era pesante, la tensione nell’aria era tanto densa da potersi toccare.
“Maes…” chiese a quel punto Reina, posando i fogli che aveva preso. “Sheska ha scritto quei documenti che le ho chiesto?”
“Ah, certo!” esclamò l’uomo prendendo alcuni fogli da una cartellina, che entrando aveva poggiato sul tavolino, e porgendoli alla ragazza. “Ma cosa ti interessano…”
“…A fare?” concluse Ed, allungando il collo per guardare. “Cosa sono?”
Hughes stava per dirglielo, ma Reina lo zittì.
“Se-gre-to!” esclamò con un dito davanti alla bocca, poi fece per uscire.
“Dove vai?” chiese Alphonse
“A prendere una cosa in camera, poi esco!”
“Ma… puoi già uscire?”
La ragazza sembrò pensarci su per un po’, poi sorrise.
“No!” esclamò, alzando le spalle. Poi uscì velocemente dalla stanza.
Hughes rise: se Roy fosse stato lì...

Reina stava girando per le strade di Central City da un bel pezzo, ma non era riuscita a raccogliere molte informazioni: dopotutto era successo praticamente a notte fonda, di sicuro a quell’ora non c’era molta gente per le vie. Come ultima speranza si avvicinò ad un mendicante, gettando alcune monete d’oro nella tazza che teneva davanti a sé, ma tenendone altre in mano.
“Lei era qui due notti fa?” gli chiese.
L’uomo fissò meravigliato le monete e annuì con forza.
“Vorrei sapere se ha visto passare alcuni soldati in uniforme, tre per l’esattezza: un ragazzo, una donna e un uomo grasso…” Reina aveva sentito una descrizione simile da Denny Brosh riguardo a tre soldati che si erano allontanati dal laboratorio prima del tempo: era sicura che si trattasse dei tre Homunculus.
Il mendicante annuì di nuovo e allungò la mano verso le altre monete, ma Reina le ritrasse.
“Si ricorda anche dove sono andati?”
L’uomo fece cenno di no con la testa, dispiaciuto.
-Maledizione!- inveì la ragazza mentalmente.
“Nemmeno vagamente? La prego, è importante!”
Il mendicante sembrò pensarci un po’ su, poi s’illuminò. Indicò una via poco lontana da lì e sorrise. Reina lo ringraziò lasciando cadere le altre monete nella tazza, e si diresse verso il luogo indicatole. Percorse tutta la via, ma non trovò nulla di strano. Superò il negozio di fiori dove ogni tanto Roy le chiedeva di andare a comprare un bouquet per la sua fidanzata di turno e lanciò un’occhiata all’interno: era tutto buio, e il negozio sembrava chiuso.
-Che strano... A quest’ora di solito è sempre aperto!- rifletté.
Non ci diede troppo peso e continuò a camminare. Arrivò in una piazza piena di gente. Cominciò a fare domande di qua e di là, ma nessuno sapeva niente. Avvilita, si fermò ad un chiosco di caramelle e ne prese un sacchetto, poi riprese a camminare.
A poca distanza da lei, un uomo di mezz’età paffutello la vide passeggiare e sussultò. Rimase un attimo a fissarla, poi, senza fretta, le si avvicinò. Quando fu a pochi passi da lei la osservò più attentamente con aria sorpresa. Probabilmente Reina sentì che qualcuno la fissava, perché si voltò e beccò in pieno l’uomo.
“Signor fioraio!” esclamò sorpresa. Aveva infatti riconosciuto il proprietario del negozio di fiori. “Ho visto che il negozio è chiuso! Che succede?”
“Uh? Nulla! Avevo voglia di fare due passi... Sai, non ci sono molti clienti in questo periodo...” rispose l’uomo, sorridendo.
“Capisco...”
“Avevi bisogno di fiori?”
“No... In realtà stavo...” Reina s’interruppe. Guardò l’uomo, che le sorrideva con aria paciosa, e le sembrò che qualcosa non quadrasse. “...Facendo due passi anch’io” concluse, con un tono diverso da prima.
L’uomo sembrò accorgersene.
“Capisco... Beh, mi sa che è meglio se torno al negozio, devo bagnare le rose...”
“Posso accompagnarla? Ora che ci penso, avrei bisogno di un mazzo di fiori!”
L’uomo sembrò un po’ spiazzato dalla richiesta, ma non smise di sorridere e le fece cenno di seguirlo. Quando furono davanti al negozio, il fiorista aprì la porta e accese le luci. Reina si guardò in giro, mentre l’ometto andava a prendere un annaffiatoio e, come aveva detto, annaffiava le rose. La ragazza gli si avvicinò.
“Che belle le sue rose!” esclamò. “Soprattutto queste qui.” Indicò un vaso dove crescevano delle piccole rose gialle.
“Ti piacciono le rose?” chiese l’uomo.
“Non particolarmente... ma dovrebbe ricordarsi che piacciono molto a mio fratello...” buttò lì la ragazza.
“Certamente!” rispose quello, senza guardarla.
Reina non smise di fissarlo.
“Tutti i fiori hanno un significato, sa? Beh, certo che lo sa, in fondo è il fiorista. Mi dica, qual è il significato delle rose gialle?”
“Ehm... Io non... me lo ricordo” balbettò l’uomo.
“Glielo dico io, allora.” Reina si chinò sull’uomo e gli sussurrò all’orecchio: “Menzogna.”
L’ometto la guardò, confuso.
Reina si raddrizzò, l’espressione seria.
“Permette un piccolo esperimento?” Senza aspettare la risposta dell’uomo, si avvicinò al bancone e ci girò intorno. Dalla tasca estrasse il Kit del Piccolo Criminologo, lo aprì e tirò fuori il contenuto, allineando alcuni oggetti sul tavolo: un sacchettino pieno di una polvere gialla, guanti di gomma e una piccola torcia violetta. Si mise i guanti, poi, da sotto il bancone, prese uno spruzzatore per piante, ci mise dentro un po’ d’acqua e ci sciolse una piccola quantità della sostanza gialla. Spruzzò la soluzione ottenuta sul bancone stesso e sul pavimento, e chiese all’uomo di spegnere le luci. Quello ubbidì, confuso. Una volta al buio, Reina accese la torcia, che mandò un sottile fascio di luce blu sul pavimento. “Bingo!” esclamò la ragazza, quando vide che ai suoi piedi una grossa zona di pavimento diventava fluorescente.
“Scusa, ma cosa...” disse l’uomo, ma Reina era già andata verso gli interruttori e aveva riacceso le luci.
“Da quanto tempo è morto il vero proprietario?” chiese a bruciapelo. “E non perdere tempo a imbastire scuse: se non bastasse il fatto che ho trovato tracce di sangue dietro al bancone, sei un pessimo attore. Conosco personalmente il fiorista che lavora qui, e conosce benissimo il linguaggio dei fiori.”
L’uomo rimase immobile poi cominciò a ridere, e mentre rideva cambiò sembianze.
““Ma brava… Ti credevo più stupida, sai?”” disse il ragazzo coi capelli verdi che era comparso al posto del fioraio.
Reina non raccolse la provocazione.
“Ci rivediamo, Envy… E anche questa volta in una situazione spiacevole: il fioraio era un mio amico.”
““Cambia qualcosa se ti dico che non ha sofferto? Non troppo, almeno...”” L’espressione di Reina non cambiò, così fu Envy a cambiare argomento. ““Mi vuoi dire come hai fatto?””
Reina si lasciò sfuggire un sorriso.
“Tutto merito di un mio amico Viaggiatore. La sostanza che ho spruzzato prima era Luminol: reagisce col ferro contenuto nel sangue, anche se lavato.” Sollevò la torcia. “Questa è una lampada UV. La formula del Luminol è C8H7N3O2, e questo composto reagisce ai raggi ultravioletti... ma questo dovresti saperlo anche tu… visto che una volta eri un alchimista!”
L’Homunculus spalancò gli occhi dall’iride color ametista, allarmato.
““Come fai a...””
Lei si tolse i guanti, poi si frugò nella borsa e ne tirò fuori un foglio, che sventolò davanti agli occhi dell’Homunculus.
“Matthew Elric, ricevuto il secondo nome di Alchimista della Terra dopo aver conseguito l’esame il 5 Maggio 1509 con una votazione di 30 su 30… Deceduto nel 1513 all’età di 19 anni.” Sollevò gli occhi dalla pagina che stava leggendo. “…Eri tu, vero? Earth Alchemist, il leggendario Alchimista della Terra?” disse con la voce che tremava per l’emozione. Envy la guardò in silenzio. Reina continuò. “Dicono che Earth Alchemist sia ancora vivo, ma è solo una specie di leggenda metropolitana. Personalmente non ci ho mai creduto, anche se la figura di questo alchimista da qualche tempo mi affascina, così ho fatto delle ricerche sul suo conto. Qualche tempo fa ho visto anche un suo ritratto, ma quando ho visto te non avevo ancora fatto il collegamento. Ci sono arrivata dopo.” La ragazza incrociò le braccia e osservò l’Homunculus da capo a piedi. “Di viso non sei tanto diverso, sembri solo più giovane. Dimostri circa la mia età, non vent’anni!” concluse sorridendo con l’indice vicino alle labbra.
““Oh! Il guaio di essere una star!”” sorrise sarcasticamente l’Homunculus.
-Sono sorpresa, in verità…- pensò Reina -Ho sempre pensato che gli Homunculus fossero creati in laboratorio, come le chimere; invece a quanto pare hanno qualcosa a che fare con degli esseri umani… ma ci sono ancora molte cose che non capisco.-
“Sei stato tu ad insegnare a Cornello quella tecnica, vero?” continuò la ragazza, vedendo che l’Homunculus non aveva più aperto bocca, pur continuando a fissarla.
Envy storse la bocca.
“Quell’incapace… Senza la pietra non avrebbe potuto fare proprio nulla!” Si sedette su una sedia pieghevole. “Voi esseri umani siete proprio stupidi, quando ottenete un potere vi atteggiate a superiori e lo usate con leggerezza, convinti che quella forza vi appartenga… ma nel momenti in cui ne siete privati, siete di nuovo degli infimi, deboli ed inutili esseri arroganti!” disse con un ghigno.
“Anche tu eri un essere umano” obbiettò lei.
“Hai detto bene: ero. Non lo sono più. Sai cosa sono adesso, e sono anche orgoglioso di esserlo!” esclamò, sperando che lei non si accorgesse della menzogna colossale che aveva detto.
-Ma che sto facendo?- si chiese Envy. -In teoria avrei già dovuto far fuori questa mocciosa saccente, invece… non ci riesco. Tsk, probabilmente è proprio lei…-
++++++
Envy era seduto con la schiena appoggiata al tronco di un albero, e sulle sue gambe era appoggiata una ragazza sui vent’anni con indosso una maschera che le copriva gli occhi. Era notte fonda e pioveva.
“Matthew…” mormorò lei.
““Cosa c’è?””
La ragazza sospirò.
“Ora io me ne andrò, ma non per sempre. Tra 400 anni incontrerai una persona con il mio stesso viso, anche se non sarò veramente io…”
““Come farò a riconoscerla? Quella maschera non te la togli mai…””
“Matthew, proteggila…”
““Eh? Cosa vuoi dire, Karasu?””
“…Proteggila…”
La ragazza chiuse gli occhi e scomparve.
++++++
Envy si protese verso Reina.
““In teoria avrei già dovuto eliminarti, ragazzina… Sai delle cose che non dovresti sapere e sei una gran ficcanaso.””
“Stai dicendo che non vuoi uccidermi? Ne sono onorata!” rispose lei, nervosa.
““Questo nostro incontro dovrà rimanere un segreto”” continuò lui, fingendo di non averla sentita.
“Perché non mi uccidi?” gli chiese lei, improvvisamente. “Anche al laboratorio hai detto di non volermi uccidere...”
Envy si bloccò. Era la stessa domanda che continuava a tormentarlo.
““Non uccido inutilmente”” fu la sua vaga risposta.
“E il fioraio, allora?”
““Ci aveva visti mentre scappavamo. Ho dovuto.””
-Meno male che non si è accorto del povero mendicante, allora- pensò la ragazza.
“Quindi io coprirò te nei confronti dell’esercito e tu coprirai me nei confronti dei tuoi… simili… Ho capito bene?” chiese allora. “Insomma, siamo complici!”
“Complici?”
“Significa ‘amici’… più o meno...” Reina era sul punto di prendere una rosa gialla, ma la sua mano si spostò verso una di un colore cobalto, la colse e la porse al ragazzo. Mentre lo faceva, però, si punse. “Consideralo un patto…” Envy prese il fiore. Sullo stelo era rimasto uno striscio rosso. “Ora sarà meglio che vada…” disse Reina, raccogliendo le sue cose.
““Aspetta!””
“Cosa c’è?” fece lei, quando era già sulla porta.
““Come… come ti chiami?””
“Non te l’ho detto? Mi chiamo Reina!” esclamò lei, correndo via.
******
“Mi raccomando, proteggi quella piccola Regina…”
******
Envy si rigirò la rosa tra le mani.
““Reina…””

Hughes era appena rientrato in ufficio quando Sheska gli si avvicinò.
“Tenente Colonnello Hughes, c’è in linea il Colonnello Mustang…”
Maes si accigliò, ma non disse nulla, dirigendosi invece subito ad afferrare la cornetta; non appena lo fece, però, cambiò espressione in un largo sorriso.
“Ehilà! Hai chiamato proprio al momento giusto: ho una grande notizia!”
“Non dirmi che avete trovato Scar!” esclamò Roy dall’altro capo della linea.
“Eeeh?! E questa ti sembra una grande notizia?!” Hughes non ricevette risposta, quindi continuò. “Domani è il compleanno della mia piccola, dolce e bellissima Elicia!”
Roy alzò il guanto, pronto a schiocchiare le dita.
“Se non vuoi diventare cenere, fammi subito un rapporto sulla situazione.”
“Stai tranquillo! Se succede qualcosa ti chiamo! Ah, e non dimenticare di mandare un bellissimo regalo alla mia piccina!”
Roy stava per ribattere quando la comunicazione dall'altra parte del filo venne interrotta. Lentamente posò la cornetta.
“Non lo informate sulla situazione dei fratelli Elric?” domandò Sheska confusa.
“Per ora… è molto meglio che non sappia niente…”

Reina arrivò al villino, prese le chiavi da sotto un vaso ed entrò. Subito si fiondò sul divano, dove rimase spaparanzata per qualche minuto. Dopo un po’ rise nervosa.
“Mammamia, troppe emozioni per un giorno solo…” ridacchiò. “E così Matthew Elric è ancora vivo… Mi chiedo cosa direbbe Roy…o Tara…” Si mise in bocca il dito ferito. "Però ho promesso…" Rimase immobile alcuni secondi, poi prese a scalciare, con un sorriso sulla faccia. "Sono troppo elettrizzata!"
In quel momento squillò il telefono. Di malavoglia si alzò e sollevò la cornetta.
“Mustang. In questo momento il colonnello non è in cas…”
“Evita di fare la segreteria telefonica, Rei” sbottò la voce di Roy dalla cornetta.
“Oh, fratellone...”
“Tutto bene? Sei già a casa!”
“Ora che mi ci fai pensare dovrei essere ancora in ospedale…” mormorò lei con una gocciolona sulla fronte. “Sono tornata a casa senza pensarci! Ah ah ah!”
Roy sospirò: sembrava tutto a posto.
“Dove sei stata?” le chiese.
“Oh, ho… fatto… un giro…”
“Un giro...” ripetè lui, sospettoso.
“Oh, bruder, non farmi il terzo grado, dich dumm! Sono stata in centro…”
Roy incassò l’insulto senza ribattere.
“Quando cominci a parlare tedesco vuol dire che sei nervosa…”
“Nervosa un piffero! Se fossi nervosa ti avrei sbattuto la cornetta in faccia!” lo punzecchiò.
“Vabbè, se stai bene, io vado… Ho un sacco di lavoro da fare…”
“Ecco, bravo vai!” Reina stava per riattaccare, quando risollevò la cornetta. “Ehm, fratello?”
“Dimmi.”
“Ecco… mi sa che per un po’ non potrò più comprare i fiori dal signor Hill…”
“Che cos’è successo?”
“Il signor Hill…” Si interruppe alcuni secondi. “Si è trasferito! Andrà a Teirna, sul mare: dice che ha voglia di cambiare ambiente!”
L’uomo sospirò.
“Ho capito. Allora ti saluto.”
“Sì.”
“Ciao.”
“Ciao, fratello.”
Reina riattaccò e rimase con la mano sulla cornetta per un po’, prima di realizzare qualcosa.
“Ma come avrà fatto a sapere che ero a casa?!”

“Hitsuzen?”
Fye guardò la ragazza Celes, ora sotto sembianze umane, che sedeva accanto a lui su una panchina del centro. Si divertiva a dondolare le gambe, ma non sorrideva e non lo guardava in faccia.
“In questo mondo il Giappone esiste. Ma sentire quella lingua dalla bocca di Reina…”
“Non è possibile che Reina sia cresciuta nel Giappone di questo mondo?”
La ragazza scosse la testa.
“Non è una parola qualunque, quella… E poi se così fosse, ne riconosceremmo l’accento…” mormorò, quasi a sé stessa piuttosto che al compagno. “No, Reina ha Viaggiato, ne sono sicura… Ma perché nasconderlo?”
Fye sorrise tra sé e sé.
-‘Tra ipocriti ci si riconosce’, eh?-
******
La pioggia cade.
******
Il vampiro alzò la testa. erano passati tanti anni da quando l’aveva incontrata l’ultima volta, però...
******
Il sole splende.
******
“Il matrimonio della volpe…” mormorò lui.
Tara alzò lo sguardo.
“Come?”
Sembrava che Fye avesse ricordato qualcosa.
“Ti ricordi quando siamo partiti dal negozio? Insieme a Sakura, Syaoran, Mokona e Kurotan? Yuuko non era sola…”
Tara annuì.
“Ricordo un ragazzo, due ragazzine…”
“...E una bambina.”
******
La piccola si aggrappò alle gambe del ragazzo, guardando con timore le persone appena comparse sotto la pioggia.
“Watanuki…” mormorò impaurita. “Chi sono… queste persone?”
******
“Una bambina?” domandò Tara. “Strano, non ricordo una bambina…”
“Avrà avuto al massimo dieci anni. Aveva i capelli neri non molto lunghi e indossava un vestitino blu... È rimasta per tutto il tempo sotto il porticato nascosta dietro il ragazzo” disse lui, cercando di riportarglielo alla mente.
“Mi dispiace Fye, non ricordo…” sospirò Tara.
Il ragazzo si alzò in piedi.
“Ne sono sicuro: Reina era al Negozio. Sarebbe interessante scoprire qualcosa di più, che ne dici?” Le porse una mano. “Vuoi aiutarmi a chiarire questo mistero, principessa?”

Winry fu accolta la mattina successiva alla stazione di Central City dal maggiore Armstrong e da lui in seguito accompagnata verso il luogo dove si trovavano Ed e Al. Fu colta da una pesante ansia quando si accorse che l’edificio in cui erano appena entrati era un ospedale. Quando mise piede nella stanza dei fratelli, le valigie le caddero di mano non appena vide in che disastrose condizioni erano i suoi amici.
“Ma come…? Non mi avevi detto che eravate in ospedale!” esclamò poi.
Ed fece una risata nervosa.
“Beh, sai, sono cose che capitano…”
“C’è poco da scherzare…” rispose Winry con aria dispiaciuta.
“E ora che ti prende?” esclamò Edward, confuso.
“Se ora sei qui è perché io non ti ho riparato a dovere il braccio…” continuò la ragazza, a testa bassa.
“No! Ma cosa dici!” gridò Ed, imbarazzato. “Non è colpa tua, vero Al?!” Cercò un qualsiasi tipo di supporto da parte del fratello, che si trovò spiazzato perché perso nei propri pensieri.
“S… sì! Winry, il fratellone ha sicuramente ragione! È sempre colpa sua, che sbatacchia qua e la l’automail senza ritegno!” disse alla fine.
Winry li guardò a turno, leggermente sorpresa.
-Vuoi vedere che… non si sono accorti che ho dimenticato una vite?- Nella ragazza ci fu un repentino cambiamento e scoppiò a ridere.
“Ah! Ah! Ah! Hai ragione, non sai far altro che maltrattare i miei automail! Ah! Ah!”
“Ehi!” esclamò Ed, ora offeso.
“Bene, allora cominciamo subito a riparare!” disse lei, cominciando a tirarsi su le maniche, ma lo sguardo le cadde sul vassoio del pranzo di Ed, praticamente vuoto, eccetto…
“Non hai bevuto il tuo latte” disse, con la mano ancora aggrappata alla manica. Ed sussultò e distolse lo sguardo. “Edward...”
“Ti prego, risparmiami almeno quello, va bene?” disse quasi in un sussurro.
Winry afferrò la bottiglietta di latte e la spinse a forza verso la bocca del ragazzo.
“Ma che dici! Il latte ti fa bene! Bevilo! Subito!”
“NON BERRÒ MAI QUELLA SOTTOSPECIE DI LIQUIDO BIANCASTRO SPREMUTO DA UNA MUCCA!” gridò lui, opponendo resistenza.
Winry si calmò e fece un sorriso sadico.
“Va bene, se è quello che vuoi resterai sempre un tappo…”
“Un tappo?!” esclamò Edward furioso.
“Sì, un piccolo tappo!” ripeté la ragazza, facendogli pat pat sulla testa. “Vero, Al?”
Alphonse si era nuovamente eclissato, quindi non reagì alla domanda, se non spostando lo sguardo sui due.
Ed si fece improvvisamente serio.
“Al, cosa c’è?”
“Nulla, fratellone… Non preoccuparti!”
“Come sarebbe a dire ‘non preoccuparti’?! Sei strano! C’è qualcosa che non va?” Al non rispose. Ed abbassò lo sguardo. “Sei arrabbiato con me… non è così?”
“No, ti sbagli!” disse subito Al.
“Lo so… È colpa mia, ora potresti essere già nel tuo vero corpo se non fosse per me… Io… in quel momento… avrei dovuto creare la Pietra Filosofale.”
“No!" gridò l'armatura. "Fratellone, sai benissimo che non volevo! Quelle persone… Avresti dovuto…”
“Ma che cosa te ne frega di quelle persone?!” esclamò il biondo in uno scatto d’ira. “Erano prigionieri, criminali! E per di più perfetti sconosciuti! Non sono il tipo di persone che mi sarebbero rimaste sulla coscienza!”
Alphonse ammutolì.
“Questo non è il modo di parlare del mio fratellone” disse, serio.
Edward si bloccò a sua volta, abbassando la testa.
“Scusami tanto, Al…”
Winry li guardò, confusa e preoccupata.
“Si può sapere che accidenti avete voi due?” Edward non le rispose. “Al?” la ragazza si appellò al fratello più piccolo, che però non disse nulla a sua volta. “Cos’è successo?” domandò ancora. Non ricevendo risposta, si morse il labbro, nel tentativo di bloccare le imminenti lacrime di rabbia. “Perché? Perché non mi spiegate mai niente?! Non mi parlate delle vostre ferite, ne di cos’è successo! Sono preoccupata per voi! Perché mi tacete sempre le cose importanti che vi riguardano?! ED! AL!” Il suono della sua voce spezzata si fece sempre più lieve, fino a che nella stanza non rimase che un eco silenziosa sospesa nell’aria. “Oh, andate al diavolo!” esclamò infine, voltando le spalle ed uscendo di corsa dalla stanza. Nella corsa andò quasi a sbattere contro una figura che camminava nella direzione opposta: si trattava di Hughes. L’ufficiale le sorrise.
“Ma guarda chi si vede! Winry, giusto?”
“Eh?” La ragazza rimase un attimo spiazzata.
“Sono il tenente colonnello Maes Hughes, conosco i fratelli Elric da un po’, molto piacere!” esclamò tendendo una mano.
“Piacere mio” rispose Winry, cortesemente.
“E ora lascia che ti mostri…” estrasse dalla tasca una foto della figlia “...la mia piccola ed adorabile figlia Elicia! È un vero tesoro! Che dici? Non vedi l’ora di conoscerla, vero?”
“Beh, sì, ma…” Winry non sapeva come comportarsi.
“Benissimo! Visto che insisti tanto...” Hughes la prese per le spalle e la riportò davanti alla porta della stanza di Ed e Al, che era rimasta aperta. “Non state in pensiero, ragazzi!" esclamò, mentre i due li guardavano senza capire. "Winry viene con me! Ciao!” esclamò, chiudendo di botto la porta senza aspettare risposta. Ed e Al si scambiarono un occhiata stupefatta, distogliendo tuttavia lo sguardo l’uno dall’altro quasi immediatamente.
“Non sai quanto sei fortunata!" continuò Hughes. "E sai perché? Perché domani è il grandioso compleanno della mia bellissima Elicia!” rise Hughes trascinando Winry praticamente di peso.
“È anche quello di Ed…” ricordò la ragazza in quel momento.
“Proprio così! E infatti bisognerà fare una bel regalo anche a lui, eh? Ah, giusto! Tu che regalone pensi di fare alla mia piccola Elicia?”
“Eh?”
“Come? Un orsetto di peluche? E magari un orsetto gigante? E magari tutti e due?! La mia Elicia sarà molto contenta! Ah! Ah! Ah!”
A Winry girava la testa...

La bambina tirò un lungo respiro prima di soffiare sulle quattro candeline: il salone di casa Hughes era pieno di gente, tra genitori e coetanei di Elicia, nonché conoscenti dei genitori. Quando le candeline si spensero si alzarono dei fili di luce che percorsero tutta la stanza disseminando coriandoli che tutti i bambini, compresa la festeggiata si alzarono a rincorrere. Maes spostò lo sguardo verso Fye, che sedeva sul davanzale della finestra dietro di lui.
“Opera tua?” chiese.
Con un sorriso, il vampiro scosse la testa e indicò Tara, che sedeva in disparte. La Celes, quando si accorse che Maes la guardava sorridendo, distolse lo sguardo con aria distaccata.
“Una sciocchezza.”
Elicia era una sorta di star tra i suoi coetanei: tutti i regali ricevuti erano meravigliosi, ma non per questo non li condivideva con gli altri, al contrario: Sheska le aveva regalato un piccolo libro di fiabe illustrate, e la bimba lo stava già leggendo insieme ai suoi amichetti, con al polso il braccialetto di perline colorate che Reina aveva fatto per lei.
“Ciaaaao!” esclamò Fye avvicinandosi a Winry. Insieme a lui c'era Reina.
“Oh, Fye! È un piacere rivederti!” disse cortesemente la ragazza, rivolgendo poi lo sguardo su Reina.
“Mi chiamo Reina Mustang, sono un amica di Ed e Al!” esclamò lei con un sorriso.
“Molto piacere!” disse Winry, stringendole la mano.
“Sai? Ed parla spesso di te, sei la sua meccanica, giusto? Deve essere una figata costruire automail, ma spero di non averne mai bisogno!”
“Una fig…? Cosa?”
Il pomeriggio trascorse in maniera abbastanza tranquilla. Verso sera, quando Reina si allontanò in giardino per riposarsi dopo aver intrattenuto i bambini raccontandogli delle storie, fu avvicinata da Tara, da sola.
“Hitsuzen.” disse la Celes con aria tranquilla. “Non che mi interessi particolarmente, ma dove hai sentito questa parola?”
Reina la fissò, prima di spostare lo sguardo verso il cielo, che già cominciava ad assumere sfumature rossastre.
“Al mondo non esistono coincidenze, solo l’inevitabile…” sussurrò Reina. “Questo lei lo diceva spesso…”
Lei?” ripeté. -Parla di Yuuko?-
“Sì, una persona… che si prese cura di me dopo la morte di mamma e papà, mentre Roy era in guerra” le spiegò sorridendo.
“Pensavo avessi frequentato l’accademia militare” ribattè Tara: spesso la ragazza indossava l’uniforme di quell’accademia.
“Oh, quella… è la versione ufficiale dei fatti.”
Tara spalancò gli occhi sorpresa: dunque i fratelli Mustang nascondevano qualcosa, tuttavia la ragazza non sembrava intenzionata a dire altro.
Reina rise mettendosi l’indice sulle labbra.
“Però non dire a Roy che ti ho detto questo! Mi triterebbe se sapesse che ho spifferato qualcosa!”
Tara ridacchiò.
“Parlando del colonnello non sarebbe meglio dire ‘incenerirebbe’?”
Reina sembrò pensarci su, poi ridacchiò a sua volta.
“Insomma, avete un segreto... ma a quanto pare avete tutte le ragioni di questo mondo per mantenerlo tale…” Anche Tara, sorridendo, rivolse lo sguardo al cielo. “Non preoccuparti, non ne farò parola con nessuno.”
Reina la guardò stupita, dopodiché, all’improvviso, la abbracciò.
“Grazie, Tara. Tu si che sei un amica: sei come… una sorella maggiore.”
La Celes la fissò per un attimo, interdetta; dopodiché sospirò e ricambiò l’abbraccio.
Intanto, Winry, che le aveva viste parlare da dentro, fu sorpresa da Hughes, che le si avvicinò con due bicchieri di aranciata in mano.
“A guardarle così sembrano proprio due sorelle, eh?” commentò, quasi avesse sentito la loro discussione.
“Ha proprio ragione” sorrise Winry. “Mi piacerebbe avere una sorella, purtroppo però sono figlia unica.”
“Ma che dici?” esclamò l’uomo. “Due fratelli li hai!”
Winry si fece scura in volto.
“Se fossero davvero i miei fratelli mi direbbero molte più cose, invece non mi parlano mai delle faccende importanti: è così fin da quando eravamo bambini.”
“Mah, che vuoi farci!” sbuffò Hughes, prendendo in braccio Elicia, che, stanca, gli si era avvicinata per farsi tirare su. “I maschi più che le parole usano il comportamento per esprimere quello che pensano” spiegò con naturalezza. “Se non se la passano bene, cercano sempre di evitare che le altre persone provino la stessa cosa. Non vogliono farle preoccupare e allora non parlano. Ma stai tranquilla: se c’è qualcuno con cui quei due sanno di potersi sfogare, quella sei tu.” Winry lo guardò, sorpresa.
“E in quel momento” continuò l'uomo “dovrai saperli ascoltare e capire. Se la sorella fa quel muso lungo, i fratellini non conteranno più su di lei!” esclamò infine.
Glacier si avvicinò ai due con un pacco in mano e un sorriso sul volto.
“Ecco fatto! L’ho appena sfornata: è una squisita torta di mele per Edward!”
“Forza, vai da loro!” la incitò Hughes. “Elicia sta per addormentarsi e la festa non durerà ancora per molto senza la sua Guest Star.”
“Grazie mille… ma alla fine io non ho portato nemmeno un regalo!” disse la bionda, imbarazzata.
“Ma che dici?!” rise l’uomo. “Il tuo sorriso è il regalo più bello. E, fidati, anche Ed e Al lo sanno!”
Winry arrossì, ma sorrise.

Poco dopo, la ragazza era davanti alla porta dei fratelli Elric. Bussò e, senza aspettare risposta, entrò. Ed e Al erano esattamente come li aveva lasciati: uno seduto a letto e l'altro nel suo angolo, che non si guardavano e tenevano gli occhi bassi.
"Ancora quei musi lunghi?" esclamò, allegra. "Non vi vedevo così dai tempi in cui litigavate per decidere di chi sarei diventata la fidanzata!"
Fu immediato: entrambi alzarono la testa di scatto e fissarono Winry.
"Cheee?!"
"Ma cosa dici?!"
Winry ridacchiò.
"Guardate che io queste cose me le ricordo! E mi ricordo un sacco di altre cose che coinvolgevano noi tre. Ad esempio quando ci siamo nascosti nel cespuglio e abbiamo fatto prendere un colpo al postino!"
Ed sorrise.
"Me lo ricordo. È stata una mia idea, modestamente!" Dopo un attimo lanciò un'occhiata veloce al fratello. "E tu, Al?"
"...Sì, me lo ricordo."
Winry era decisa a non mollare.
"E quel compleanno di Al in cui Den si è mangiato proprio la fetta del festeggiato?"
Questa volta fu Al a parlare.
"Eccome se mi ricordo! C'era bava di cane ovunque, e io mi sono pure messo a piangere! Ah..." Si accorse che si era entusiasmato e che aveva finito per guardare verso Ed, che però allargò di più il sorriso sul suo volto. "...Scusami, fratellone" disse. "Ti ho parlato in maniera troppo brusca quando non avevi colpa di quello che è successo..."
"No, Al, avevi ragione tu..."
Per spezzare ulteriormente la tensione, Winry tese a Ed la torta che le aveva dato la signora Glacier.
"Mi sono anche fatta spiegare la ricetta" aggiunse, guardando Al "così, quando potrai di nuovo mangiare, un giorno te la preparo!"
"Sarebbe fantastico..."
Visto che l'atmosfera si stava nuovamente incupendo, Winry annunciò che, dopo la torta, avrebbe riparato l'automail di Ed. Dopo circa un'ora di lavoro, il braccio del ragazzo era perfetto. Winry aveva portato un sacco di materiale metallico da casa, col quale Ed intendeva sostituire le parti di armatura mangiate da Gluttony, e si diede subito da fare: in pochi secondi anche Al era tornato perfettamente in forma.
"Benissimo!" fece Ed, dando una pacca sul petto del fratello. "Ora che siamo di nuovo in sesto, dobbiamo pensare alla prossima mossa!"
"Ma... Fratellone, tu sei ancora invalido!" obiettò Al.
"Nah, sciocchezze! Sono già guarito, cosa cre..."
Una chiave inglese da qualche chilo gli arrivò direttamente in fronte, facendolo schiantare a terra.
"ORA sei ancora ferito!" sbottò Winry, la propretaria della chiave inglese (e autrice del lancio).
Al si appiattì contro il muro, terrorizzata.
"Winry... sei diabolica!!!"
*******
"Watanuki! Sei vestito?" Yuuko si affacciò sulla porta della cucina e vide che il suo sottoposto stava asciugando i piatti ed indossava ancora il grembiule. "Cheee? Sei ancora conciato così?! Muoviti e vai a metterti qualcosa di decente, che usciamo!"
"Uscire? E dove andiamo?"
"In un posto normale, tranquillo" disse lei, che aveva addosso abiti sportivi e non uno dei suoi elaboratissimi kimono. "Sono sicura che non ti dispiacerà. Però... forse sarebbe meglio portare qualcun altro insieme a noi..."
"Chi, la dolce Himawari, per caso?" disse subito il ragazzo, fluttuando per la stanza.
"Non dire stupidaggini, sto parlando di Doumeki, ovviamente!"
Il ragazzo si accasciò a terra gridando qualcosa di sconclusionato a proposito di 'quell'idiota inespressivo', ma Yuuko non si lasciò intenerire.
"Almeno posso sapere dove andiamo?" chiese Watanuki, quando si fu ripreso.
Yuuko gli sorrise.
"Andiamo a trovare Reina."


Edited by Dark Exorcist - 14/4/2010, 09:49
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 12/4/2010, 16:46




CITAZIONE
“Mi pare di capire che stai bene, insomma... E Charlotte?”
“Charlotte?”
“Quella ragazza con cui sei uscito sabato scorso…”
“Aaah, Lottie! Nah, troppo frivola… Sai, una coi capelli rosa era troppo, anche per me…”

Oddio! O_O
La ba...skerville di pandora hearts!!!!!xDDDDD
CITAZIONE
“Un regalo?” domandò, restando sulla difensiva. “Fra poco è il compleanno di Ed, non il mio.”
“Allora è un regalo di non-compleanno…” ribatté lui.
“Sssì…” annuì Reina, sempre più preoccupata. Quasi saltò sul letto quando Fye le porse uno scatolone gigantesco ricoperto da una carta gialla e fucsia a righe (Orribile! °___° NdDark Concordo! NdGreen) e un grosso fiocco dorato.
-Da dove l’ha tirato fuori?!- pensò Reina, sconvolta. (Dalla tasca della quarta dimensione u_u NdGreen)

Buhawaahahahahahha!xDDDD
CITAZIONE
Reina tolse la carta e aprì lo scatolone che si rivelò…vuoto. No, anzi, in fondo, in un angolino stava una piccola scatola rettangolare. Reina la prese, gurdò malissimo Fye, che non smise di sorriderle, e scaricò a terra lo scatolone.
“'Il piccolo… criminologo'?!” domandò con una grossa goccia sulla fronte.
“L’ho preso nella dimensione dove sono stato prima di venire qui! Cariiino, vero? C’è tutto, ma proprio tutto!" Si mise ad indicare i vari pezzi mentre li elencava. "Lente d'ingrandimento, pinzette, sacchetti per metterci le prove, polvere per prendere le impronte digitali, torcia elettrica, Luminol in polvere, torcia ai raggi ultravioletti e una confezione di pile nuove, sai, qui sono introvabili. Ci sono anche un po' di guanti di gomma riciclabili! Sul retro della scatola ci sono le istruzioni!” Reina rimase immobile con la scatola in mano, incapace di emettere suoni.

O_o
...
Voglio anch'iiiiiiiiiiooooooooooooooo!!!!xD
CITAZIONE
Fye si batté una mano sulla fronte. “Ops! ...Ora devo proprio andare” disse alzandosi di scatto, quasi avesse sentito un richiamo silenzioso. “Spero che ti sia utile!”
Si diresse verso la porta, ma all’ultimo momento cambiò idea e corse verso la finestra, saltando fuori. L’attimo immediatamente successivo la porta si spalancò ed entrò nella stanza una infermiera di mezz’età con il fiato corto, che si guardò intorno, biascicò delle scuse e corse di nuovo via per i corridoi.

Evidentemente insieme nel pacchetto dei poteri da vampiro ti danno anche un radar...xD
CITAZIONE
"Watanuki! Sei vestito?" Yuuko si affacciò sulla porta della cucina e vide che il suo sottoposto stava asciugando i piatti ed indossava ancora il grembiule. "Cheee? Sei ancora conciato così?! Muoviti e vai a metterti qualcosa di decente, che usciamo!"
"Uscire? E dove andiamo?"
"In un posto normale, tranquillo" disse lei, che aveva addosso abiti sportivi e non uno dei suoi elaboratissimi kimono. "Sono sicura che non ti dispiacerà. Però... forse sarebbe meglio portare qualcun altro insieme a noi..."
"Chi, la dolce Himawari, per caso?" disse subito il ragazzo, fluttuando per la stanza.
"Non dire stupidaggini, sto parlando di Doumeki, ovviamente!"
Il ragazzo si accasciò a terra gridando qualcosa di sconclusionato a proposito di 'quell'idiota inespressivo', ma Yuuko non si lasciò intenerire.
"Almeno posso sapere dove andiamo?" chiese Watanuki, quando si fu ripreso.
Yuuko gli sorrise.
"Andiamo a trovare Reina."

Yukoooooo!*-*
...Povero Watanuki...xD
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 12/4/2010, 22:32




BooossaaaH, c'è qualcosa di strano nelle dimensioni del carattere, ce la fai a sistemarlo che con Komui non me lo lascia fare (ti spiegherò)?

Yue, la tasca della quarta dimensione è una realtà scientificamente provata :sisi:
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 13/4/2010, 13:25




Molto meglio! Adesso si che la storia fila bene! La caratterizzazione dei personaggi ha fatto unaltro passo avanti e fanno anche divertire! Bravissime!
Hughes è pazzo....ma è comunque un eroe, gli manca solo di salvare il mondo un paio di volte per entrare nei cuori dei fans
XD
Envy the superstar rulla, anche lui è in lizza per la Top Ten
Per Fye e Rein, niente da dire, la coppia che scoppia, a quando il matrimonio?
Continuate cosi!
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 13/4/2010, 17:48




Yue, mi piace un sacco quando citi! *__*
Sì, è proprio lei...o quasi. XD Diciamo che è una specie di anticipo alla presenza di Pandora Hearts in questa fanfic!
Se vuoi ti posso fare un regalo con una carta simile, ce l'ho! XD

Panchito! Questo è il più bel commento che abbiamo mai ricevuto! *__* Grazie! UvU

Green, qual'è il problema? Io vedo normalissimo!

Nessuno ha ancora provato a indovinare il significato del titolo? XD
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 13/4/2010, 18:47




E di che ^^
Però Green ha ragione, a metà del capitolo il carattere diventa piccolo come quello degli avvisi medici
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 13/4/2010, 20:37




E' un film se non sbaglio...ma non ho idea di che cosa parli,mi pare sia una specie di film d'azione...con una copertina rossa... me lo ricordo solo perchè è nel pacchetto dei film che un mio amico fanatico mi sta assillando per vedere. xD
CITAZIONE
mi sono sempre chiesta da dove tirasse fuori tutti quei capelli e come facessero a stare immobili quei cosi

Per questo io voto la scena all'inizio del sogno di Reina!xD
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 14/4/2010, 08:51




Scusate, me ne sono accorta. Era un problema per la formula chimica, che ora appare esatta, ma il testo lo vuole solo piccolo...per questo capitolo è andata così.

E comunque...è vero, esiste un film! No, comunque...non deriva da lì...probabilmente anche il titolo del film deriva dalla stessa cosa...più che Google, affidatevi a Wikipedia...e ricordatevi di cosa si parla nel capitolo!!
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 14/4/2010, 12:02




Vabbe' ci rinuncio e ripiego sulla disonorevole alternativa di internet...

Wikipedia afferma che:
Love Lies Bleeding may refer to:

* Amaranthus caudatus, the annual flowering plant
* Love Lies Bleeding (novel), a 1948 detective novel by Edmund Crispin
* Love-Lies-Bleeding (play), a 2005 play by Don DeLillo
* "Funeral For A Friend/Love Lies Bleeding", a song by Elton John
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 14/4/2010, 18:49




La risposta è lì, Yue...

Grazie dei commenti! Capito BossaH? E' così che dobbiamo lavorare! *prende appunti sul taccuino dalle pagine infinite*
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 15/4/2010, 20:24




Suppongo la numero due visto il kit del piccolo criminologo sfoggiato da REina!xD
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 16/4/2010, 13:23




CITAZIONE (Yue Hikari @ 15/4/2010, 21:24)
Suppongo la numero due visto il kit del piccolo criminologo sfoggiato da REina!xD

Ma è così difficile?! O_o
Se ci pensi un attimo non ha molto senso...non si parla mica di libri!!
Dai che ce la puoi fare! XDD
 
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Akuma_de_shitsuji
CAT_IMG Posted on 23/4/2010, 19:25




Riletto più volte, come da prassi personale. Awesome, e molto divertente anche.
Stupendi il kit del piccolo criminologo e la tasca della quarta dimensione; la tecnologia non bada a spese *_* Notare anche breve apparizione di Lotti XD
Comunque, per il tema del titolo...Love Lies Bleeding..sarà una canzone? °x°
 
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Dark Exorcist
CAT_IMG Posted on 24/4/2010, 13:44




Mammamia, non ci becca nessuno! XD
E va bene, Love-Lies-Bleeding è il nome volgare inglese dei fiori dell'AMARANTO, pianta che nel linguaggio floreale siginifica immortalità. XD

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Akuma_de_shitsuji
CAT_IMG Posted on 24/4/2010, 14:21




°-° Accidenti, e chi lo sapeva. Ho sempre odiato Botanica, quindi non ho neanche mai visto quella pianta XD Comunque, complimenti per l'interessante collegamento.
 
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19 replies since 11/4/2010, 20:22   128 views
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