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Digimon: You want play to the Game?

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Panchito
CAT_IMG Posted on 8/5/2010, 21:18




" Un cuore indomito è come un masso che rotola giù da una montagna, forse si schianterà a valle e finirà in pezzi, ma non si fermerà mai"

IL DIGIMON

Una gigantesca esplosione squassò la montagna.
Il ghiacciaio esplose in migliaia di frammenti e enormi blocchi di ghiaccio si staccarono, schiantandosi a terra. File e file di alberi vennero travolti come fuscelli e la neve si sciolse sotto l’improvviso aumento di temperatura,mentre l’intero versante si trasformava in una massa di fanghiglia fusa.
Kotemon si aggrappò allo sperone di roccia su cui si era rifugiato per non venir spazzato via. Il calore lo aggredì con violenza, arroventandogli la leggera armatura e un sottile filo di fumo iniziò a uscire dalla spada di bambù che teneva alla cintura.
Le raffiche di vento minacciavano di farlo volare via come una foglia, ma in quel momento la propria incolumità era l’ultimo dei pensieri del piccolo Digimon di livello Rookie.
Con ansia crescente, i suoi due piccoli occhi a palla percorsero velocemente la distesa di fango ribollente che si estendeva sotto di lui alla disperata ricerca del suo maestro.
In alto, fra le nuvole nere spezzate dai lampi, un enorme Digimon nero rideva trionfante e la sua roca risata riecheggiava al di sopra del rombo della tempesta, risuonando come dolore lancinante nelle orecchie del piccolo Digimon.
Improvvisamente, un punto della marea fangosa esplose e Kotemon si lasciò scappare un sorriso sollevato nel vedere KendoAgemon librarsi di nuovo in volo, indenne, ma il battito accelerato del suo cuore non si placò.
Lo seguì con lo sguardo, mentre si scagliava di nuovo contro il Digimon dalla pelle nera, affrontando con coraggio la furia della tempesta e della raffica battente della pioggia.
Un rumore di ferro contro ferro risuonò con tanta violenza che Kotemon dovette tapparsi le orecchie per il dolore e per un attimo il cielo tempestoso si illuminò a giorno.
KendoAgemon era uno spettacolo in combattimento: parava, schivava e colpiva con una grazia che sembrava quasi stesse danzando tanto erano precisi e perfetti i suoi movimenti in confronto a cui la forza bruta dell’avversario sembrava del tutto inutile.
Kotemon vide il suo maestro colpire la pelle corazzata del Digimon una, due, tre volte, e aprirvi altrettanti squarci da cui fuoriuscivano veloci i dati, eppure la risata del nemico non accennava ad interrompersi.
Poi, ad un certo punto, l’artiglio del Digimon dalla pelle nera scattò in avanti e afferrò KendoAgemon per il collo. Kotemon sussultò.
Il Digimon di livello Mega tentò di liberarsi, ma la forza innaturale dell’avversario glielo impediva. Lo trafisse al fianco, al petto, allo stomaco, ma l’altro continuava a ridere, insensibile a tutti i colpi, e strinse ulteriormente la presa.
Kendo Agemon cominciò a perdere le forze e i suoi movimenti si fecero più frenetici.
Un ghigno crudele apparve sul grugno del Digmon nero. Stava già pregustando la vittoria, quando un globo elettrico gli si infranse contro il fianco, sul punto in cui la spada di KendoAgemon era penetrato più in profondità.
Per un attimo, l’espressione di vittoria del Nero venne sostituita da una smorfia di dolore e la sua presa si allentò.
Di questo KendoAgemon ne approfittò subito per sferrargli un calcio al fianco e liberarsi.
Il Digimon nero digrignò i denti e con furia rabbiosa si voltò bruscamente verso la direzione da cui era giunto l’attacco alla ricerca di chi aveva osato colpirlo quando si vedeva già la vittoria tra le mani.
Puntando il piede sulla punta dello sperone di roccia Kotemon gli agitò la spada di bambù contro, ancora satura di energia elettrica.
“ Ehi, tu, lascia stare subito il mio maestro, prenditela con me se ne hai il coraggio” gli urlò contro il piccolo e coraggioso Rookie.
Il Nero rise a quella dimostrazione di totale incoscienza e decise di accontentarla.
Kendo Agemon capì cosa avesse intenzione di fare, ma non fece in tempo a fermarlo che già si era scagliato a tutta velocità contro Kotemon.
“ No! Kotemon, scappa!” Urlò, gettandosi all’inseguimento.
Kotemon scosse testardamente la testa e non si mosse. Puntò invece un piede a terra e impugnò la spada di bambù a due mani, preparandosi a colpire.
“ Kotemon!” Urlò ancora KendoAgemon, accelerando e contemporaneamente maledicendo la stupida testardaggine del uso allievo.
Il Nero rise sguaiatamente. “ Bene! Allora sarai tu il primo a morire! Gridò e le sue parole vennero accompagnate da un fulmine che sembrò spezzare in due il cielo. Mentre si avvicinava a folle velocità, spalancò la bocca in modo abnorme, abbastanza da poter ingoiare Kotemon in sol boccone, e una formidabile chiostra di denti affilati come pugnali brillò sinistramente al suo interno.
“ Dannazione! Kotemon! Togliti di lì!”
Kotemon sembrava quasi non sentire il suo maestro, completamente concentrato sull’enorme massa nera che stava per piombargli addosso.
“ Sei finito!” rise il Nero, poco prima dell’impatto.
Con violenza, chiuse le mascelle sullo sperone di roccia, strappandolo dalla terra e spezzandolo in tanti piccoli frammenti, prima di gettarlo nell’inferno ribollente di fango che aveva scatenato lui stesso. Quindi si risollevò in aria per ammirare il risultato della sua opera. Osservò con soddisfazione gli ultimi pezzi di pietra svanire inghiottiti dalla fanghiglia, ma con grande sorpresa, condivisa anche da KendoAgemon, nessun dato venne fuori ad indicare il decesso del Rookie.
“ Credevi di poterti liberare cosi facilmente di me?” gli disse una voce alle spalle.
Il Nero si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere una spada di bambù avventarsi su di lui, prima che lo colpisse in mezzo agli occhi.
“ Maledetto!” gridò furioso e in preda più che al dolore all’ira di essersi fatto giocare in quel modo, cercando di togliersi Kotemon di dosso con violenti strattoni.
Il Rookie si aggrappò a una delle punte ossee che uscivano dalla schiena dell’avversario e riuscì, anche se per poco, a non farsi sbalzare via, il che avrebbe comportato una veloce caduta nel fango ribollente.
Cieco di rabbia, il Nero volò verso un grosso spuntone di roccia appuntita, deciso a schiantarvi contro la piccola pulce che non voleva saperne di staccarsi da lui, ma prima che potesse farlo KendoAgemon lo intercettò, travolgendolo con una spallata.
Kotemon fu sbalzato via dal contraccolpo e cadde giù dalla spalla del Nero. Per sua fortuna il suo maestro aveva fatto innalzare una piccola piattaforma dal fango e fu su questa che atterrò pesantemente, rischiando quasi di battere la testa, mentre i due avversari si aggrovigliavano in un serrato corpo a corpo.
Con le ultime forze che gli restavano si rimise in piedi per assistere a quella lotta ormai degenerata in un confronto all’ultimo sangue.
KendoAgemon schivò un colpo di artigli e affondò la spada nella spalla del Nero con tanta forza che la punta dell‘arma eruppe dal lato opposto, rimanendo incastrata. Grugnì di dolore, quando gli artigli dell’avversario sfondarono la corazza che lo proteggeva e gli affondarono nello stomaco, ma non mollò la presa né indietreggiò.
Furibondo, il Nero si sporse in avanti e gli affondò i denti nella spalliera, spezzandola e ferendolo. KendoAgemon strinse i denti e afferrò la testa del suo avversario con entrambe le mani. Subito le una luce dorata iniziò ad uscire dalle dita del Mega e avvolse la testa del Digimon nero. Il Nero gridò e lo colpì con pugni violenti, cercando freneticamente di scampare alla sua presa, ma KendoAgemon non vacillò.
Kotemon osservava meravigliato il compiersi di quella tecnica che sapeva essere letale.
Poi di colpo la luce che si dipanava dalle mani del suo maestro si intensificò di colpo e brillò
Intensamente e Kendo Agemon pronunciò la prima parte della tecnica.
“ FinalJudgement!”
Il Nero gridò, in preda al dolore. Si agitò convulsamente nel vano tentativo di liberarsi e fiumi di dati iniziarono ad uscire dall‘oscurità che lo avvolgeva.
La pioggia, il vento, tutto sembrava essersi fermato ed essere in attesa.
Infine, KendoAgemon pronunciò l‘ultima parola, che risuonò come una condanna.
“ Guilty!”
Il Nero gridò un ultima volta ed esplose in una miriade di frammenti scuri che si sparsero volteggiando e svanirono uno dopo l‘altro.
Mentre la tempesta tornava a far sentire la propria voce, Kendo Agemon rimase qualche istante in piedi, la splendente armatura ammaccata e sporca, il fiato veloce e spezzato, poi si accasciò nel fango e rimase immobile.
“ Maestro!” Kotemon si riprese appena vide il suo maestro crollare a terra e, senza neanche guardare a dove metteva i piedi, balzò giù dalla piattaforma e corse da lui. Gran parte della fanghiglia era colata via e cosi non ebbe difficoltà nel superare gli ostacoli che gli presentavano davanti e in breve raggiunse lo sfinito Digimon.
Preoccupato, come non mai si inginocchiò al suo fianco e controllò le sue condizioni.
Il petto di KendoAgemon si abbassava e si alzava velocemente, segno che era ancora vivo, ma a parte questo il Mega era in pessime condizioni.
“ Kotemon” la voce di KendoAgemon lo riscosse dalle sue riflessioni.
“ Si, maestro?” chiese preoccupato, poco prima che un pugno gli si abbattesse sulla testa.
“ Non fare mai più cose del genere” lo rimproverò debolmente il Mega, ritirando il braccio.
Kotemon gli riservò uno sguardo a metà tra l‘incredulo e l‘offeso.
“ Ma…ma..io volevo…”
“ Tu mi hai visto in difficoltà e volevi aiutarmi” lo interruppe KendoAgemon “ Ma hai pensato a cosa sarebbe successo se ti fosse successo qualcosa?”
Kotemon abbassò la testa. No, non ci aveva pensato.
“ Te l’ho insegnato, a volte occorre mettere da parte i propri interessi se si vuole perseguire un ben più grande” Il tono di voce del Mega era calmo e pacato, eppure ogni parola feriva Kotemon come una spada.
“ Anche i sentimenti?” mormorò, come se non volesse farsi sentire.
KendoAgemon annuì e tentò di risollevarsi.
“ Si, anche i sentimenti, se necessario” disse solenne “ Potrà sembrarti cinico, ma non dimenticare mai questo, molte volte la verità è cinica, per questo esistono le bugie”
“ Si, maestro” rispose Kotemon, accorrendo a sostenerlo. In cuor suo non era certo di poter credere a quelle parole. Erano…erano troppo per accettate! Troppo e basta.
“ Beh, a quanto pare, ormai Digiworld non è più un posto sicuro, almeno per te” disse KendoAgemon, cambiando improvvisamente discorso.
Kotemon si immobilizzò, lo sguardo fisso sul suo maestro.
“ Maestro, questo vuoldire che….”
“ Già” sospirò il Mega, stanco. Rivolse al Rookie uno sguardo triste “ In fondo immagino di averlo sempre saputo che sarebbe giunto questo giorno”
Lentamente fece salire la mano a stringersi sul medaglione che portava al collo e lo strappò con un gesto secco.
“ Tieni, questa è la chiave per la tua salvezza” disse, porgendolo a Kotemon “ Che poi potremmo dire essere di tutti” aggiunse con un tono stranamente divertito.
Kotemon prese l’oggetto che gli veniva offerto con una specie di timore reverenziale. Mentre ne osservava le sottili e complicate linee, la mente gli si affollò di dubbi.
“ Maestro, perché devo essere proprio io ad andarmene?” Chiese, dando voce ai timori che lo attanagliavano.
“ Perché tu sei l’unico rimasto, lo sai bene, gli altri ormai non sono in grado di fare nient‘altro” La voce di Kendo Agemon si affievolì man mano che parlava, come se pronunciare quelle paorle gli costasse un grand edolore.
“ Si, però io…” Kotemon si bloccò quando una mano gli afferrò la testa.
“ Smettila di piagnucolare!” Il comando imperioso di KendoAgemon lo fece saltare sull’attenti “ Sei un guerriero, ricordatelo, il migliore allievo che io abbia mai avuto e adesso è giunto per te il momento di affrontare una prova più impegnativa delle altre, ma non per questo significa che non possa essere superata”
Kotemon si sentì rinvigorire dalle parole del suo mentore. Si diede del vigliacco. Come poteva lasciarsi prendere dallo sconforto in un momento del genere?
“ D’accordo, maestro, lo farò!” disse, stringendo determinato il medaglione.
KendoAgemon sorrise. “ Questo è il mio allievo” annuì con una punta di orgoglio per quel piccolo Digimon cosi caparbio.
“ Ah, maestro, vorrei sapere un’ultima cosa”
“ Cosa?” KendoAgemon sperò non si trattasse di altri dubbi.
“ Com’è il Mondo degli Umani di preciso?” chiese Kotemon curioso.
KendoAgemon lo squadrò per un istante. Da quanto tempo non lo vedeva cosi ansioso di sapere qualcosa? Non per paura o per prepararsi, o meglio, forse anche per quello, ma quella che sentiva in quel momento nel suo allievo era una semplice voglia di sapere.
Sorrise. Almeno un cambiamento positivo c‘era.
“ Non c’è molto da dire, sicuramente è molto meno vario e pericoloso del nostro, ma anche lì ci sono notevoli pericoli”
Kotemon ascoltò la risposta, perplesso. Decisamente non era molto precisa né di aiuto. Ma se lo diceva il maestro, forse quello gli sarebbe bastato.
“ D’accordo, allora, vado” disse, ancora non del tutto convinto, e premette la pietra al centro del medaglione. Un fulmine azzurro scaturì dall’oggetto e dopo aver percorsa una breve distanza si infranse in un piccolo portale rotondo dai contorni in continuo movimento.
Kotemon deglutì nel osservare il buio totale che si estendeva al suo interno, apparentemente senza fine. Una forte determinazione, però, lo sosteneva e avanzò di un passo verso quel portale che dava su un altro mondo.
“ Un ultima cosa” KendoAgemon lo richiamò, quando era già sulla soglia.
“ Cosa c’è, maestro?” chiese, voltandosi indietro.
“ Stai sempre attento a chi apri il tuo cuore, nel mondo degli Umani come qui a Digiworld, non dimenticarlo” Il potente Digimon di livello Mega sorrise al suo allievo prediletto, certo che sarebbe riuscito nella sua missione.
Kotemon stava per chiedere ulteriori spiegazioni, quando una forza iniziò a trascinarlo all’interno del portale. Tentò di resistere, ma alla fine si dimostrò troppo per lui e si lasciò andare.
L’ultima cosa che riuscì a vedere fu il suo maestro che lo salutava con un cenno della mano.
“ Arrivederci, maestro” pensò, un attimo prima che l’oscurità si chiudesse su di lui.

" Un cuore senza aspirazioni equivale a un fuoco spento, a un uccello senza ali, a una nave sena bussola"

IL RAGAZZO

“ Svegliati, Shinichi”
Si mosse nel sonno, infastidito da quella voce che gli arrivava lontana come un eco. Chi lo stava chiamando?
Ma lui stava cosi bene.
Un tepore piacevole lo riscaldava dolcemente e sentiva tutte le preoccupazioni svanire sotto la calda cappa del torpore. Un brusio confuso in sottofondo lo cullava.
Aveva l’impressione di sprofondare in un oblio rilassante con nulla intorno che potesse disturbarlo.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile e nascose la testa tra le braccia.
Non aveva voglia di muoversi.
“ Svegliati, Shinichi”
Di nuovo quella voce sgradevole. Ma perché non lo lasciavano dormire in pace? Lui voleva soltanto rimanere lì, fermo e immobile, lontano da tutto e da tutti.
Che male c’era?
“ Mi hai sentito? Svegliati immediatamente!”
“ Mmmh, ancora cinque minuti” mugugnò, rigirandosi nel dormiveglia.
Le orecchie gli si riempirono del suono di rumori sguaiati, tutti superati da una specie di ringhio minaccioso sopra di lui.
Non gli importò più di tanto: finalmente poteva tornare a dormire.
Si appoggiò sulla superficie fredda del banco e sospirò, soddisfatto.
Un pugno irsuto calò con la violenza di un martello a un centimetro dal punto in cui si trovava la sua testa e il piccolo limbo che si era creato si infranse in una miriade di immagini confuse e macchie colorate.
Fu cosi che Shinichi Yoshizawa, studente delle Medie Hayashiba, tornò bruscamente alla realtà.
Scattò a sedere, battendo le palpebre nel tentativo di capire dove si trovasse. Immagini confuse gli vorticarono davanti agli occhi, mentre tutto intorno sentiva che parecchie persone stavano ridendo sguaiatamente.
Alla fine, quando riuscì a rimettere di nuovo a fuoco, un faccione incarognito irto di una barba villosa si ergeva su di lui.
“ P-professor T-Toubu” balbettò il ragazzo terrorizzato, rendendosi conto solo in quel momento che si era addormentato di nuovo in classe.
Il corpulento professore si sporse minacciosamente verso di lui e Shinichi non potè fare a meno di notare l’impressionante fila di denti giallastri che gli riempiva la bocca.
“ Yoshizawa, che stavi facendo?” gli domandò, inondandolo con una zaffata d’alito che sapeva fortemente di sukombu andato a male e di muffa. Benchè non alzasse affatto la voce, Shinichi sentì chiaramente il tono minaccioso della domanda nel fragore delle risate degli altri studenti.
“ Ehm, dormivo?” rispose, titubante.
Shinichi capì di aver sbagliato, non appena vide il professore aggrottare la fronte e n vivido colore rosso spargergli per la faccia e le guance ispide, mentre una nuova ondata di risate invadeva la classe. I pugni dell’uomo si strinsero convulsamente e per un attimo Shinichi temette fortemente che volesse prenderlo a cazzotti. Quando sembrò essere sul punto di esplodere, si raddrizzò di colpo in tutta la sua considerevole altezza e iniziò a passeggiare velocemente avanti e indietro per la classe.
Quel gesto fece calare il silenzio e fece spostare l’attenzione generale sulla figura massiccia del professore.
“ Yoshizawa, tu conosci il regolamento, vero?” chiese, improvvisamente calmo.
Deglutì. “ Si, signore”
“ E allora, potresti cortesemente dirmi qual è la sesta regola del regolamento scolastico?”
Shinichi sussultò e cominciò a sudare copiosamente. La sesta regola? Il regolamento ne conteneva almeno duemila, come faceva a ricordarsela?? Mosse lo sguardo di qua e di là in cerca di aiuto, ma tutti gli studenti abbastanza vicini da potergli suggerire lo guardavano divertiti, in attesa, probabilmente, di un altro motivo per rimettersi a ridere.
“ Allora?” Il richiamo brusco del professore lo fece agitare più di quanto non fosse già.
In panico, notò che, a due banchi di distanza, Kisana cercava di suggerirgli qualcosa. Tese le orecchie al massimo per capire cosa dicesse e c’era quasi riuscito, quando un paio di ragazzi si frapposero tra lui e la ragazza, bloccandogli la visuale. Gli rivolsero delle espressioni strafottenti e lui tornò bruscamente a concentrarsi sulla figura sempre più impaziente del professore.
Fece lavorare freneticamente il cervello alla ricerca di una soluzione. La prima e la seconda regola parlavano delle regole generali da tenere all’interno della scuola, ma la sesta? Forse….
“ Forse è una domanda troppo difficile per te” disse il professore, fermandosi spazientito davanti alla finestra e mollando un pugno in testa a un ragazzo che ridacchiava tra sè e si era fatto sentire.
Shinichi sussultò di nuovo. Di sicuro la sorte che lo aspettava sarebbe stata molto peggiore se non avesse risposto. Tentò disperatamente di ricordare l’enorme foglio pieno di lettere piccole e nere che gli avevano messo davanti a inizio anno, perché lo leggesse fino alla nausea, ma neanche una parola gli affiorò in mente. Eppure lo aveva studiato giorno e notte.
“ Non portare in classe animali”
Ascoltò sorpreso quella voce sussurrargli all’orecchio e istintivamente si voltò. Con la coda dell’occhio vide Toshiro che annuiva e sorrideva freddo. Si rimise a posto gli occhiali che minacciavano di scivolargli e lo ringraziò con un cenno della testa. Allora era vero che i miracoli succedevano ogni tanto.
“ Ehm, non portare in classe animali” scandì, speranzoso. Forse poteva ancora salvarsi.
Il professor Toubu si irrigidì, le braccia incrociate sul petto.
“ Buona risposta, Yoshizawa” commentò, portandosi lentamente dietro la cattedra. Shinichi sospirò di sollievo e si rilassò impercettibilmente. Il cuore tornò a saltargli in gola, quando Toubu sbattè le mani sulla cattedra “Peccato che sia assolutamente sbagliata!” esclamò furioso. “ Regola numero 6 del regolamento scolastico: E’ assolutamente vietato per professori, alunni e personale scolastico addormentarsi o sostare in classe dopo la fine dell’orario senza precisa autorizzazione, ti ricorda niente?”
Shinichi si appiattì contro la sedia, mentre la rabbia del professore gli si riversava addosso. Sperò ardentemente che un buco gli si aprisse sotto il banco e lo inghiottisse per sempre, ma non credeva di poter essere cosi fortunato.
“ Non portare in classe animali è la regola numero 43, lo sanno anche i muri ormai dopo tutte le volte che lo abbiamo ripetuto, pensavo che fosse entrato anche in quella testaccia che ti ritrovi, ma a quanto pare mi sbagliavo” fece una pausa per riprendere fiato, la faccia cosi rossa da sembrare che un fuoco la bruciasse dall‘interno.
“ E’ già la terza volta che succede, Yoshizawa, i tuoi genitori mi sentiranno per questo” aggiunse dopo qualche istante e senza aggiungere altro né aspettare risposta si sedette bruscamente al proprio posto dietro alla cattedra e aprì con rabbia il libro per iniziare la lezione.
La classe si riempì di mormorii e di commenti divertiti sulla quotidiana figuraccia del ragazzo.
Shinichi abbassò la testa, sconsolato. Ma perché capitavano tutte a lui?
Vide a poca distanza, Kisana scuotere la testa nella sua direzione. Senza poterle dare torto, tirò fuori il libro e lo aprì per far vedere che seguiva, anche se i suoi pensieri erano rivolti ben altrove.
Dietro di lui sentì Toshiro dire: “ Avresti fatto meglio a studiare, Yoshizawa”, ma non si voltò né replicò, concentrandosi sulla lezione.
A quella vista, un espressione compiaciuta comparve sul volto di Toshiro.

“ Ma guarda che ingiustizia”
Shinichi assentì, appena presente, mentre attraversava la porta della classe, panino incartato alla mano, per godersi l’intervallo annunciato dal suono stridente della campanella.
Accanto a lui, Kisana Hattori, ragazza conosciuta in tutta la scuola per il carattere combattivo, campionessa di karate, studente con ottimi voti e unica persona nella scuola che poteva definire amica, stava esprimendo a gran voce tutta la sua rabbia contro “quel tricheco puzzone di Toubu” e “ “quel infame traditore di Toshiro” con improperi ed altri epiteti non troppo gentili e che probabilmente le avrebbero portato come minimo una sospensione se qualcuno li avesse sentiti.
Era una ragazza molto carina per la sua età. Aveva un fisico snello e slanciato e l’uniforme scolastica le calzava a pennello. Le sue iridi color rubino sembravano mandare fulmini per quanto era arrabbiata e la lunga chioma rossiccia le ricadeva sulla schiena in una lunga coda da cui spuntavano parecchi ciuffi ribelli.
“ Eddai, Hana, non è successo niente” cercò di calmarla con poca convinzione Shinichi. Kisana permetteva solo ai suoi amici di chiamarla in quel modo e lui era felice di poterlo fare.
Kisana lo guardò come se fosse impazzito “ Non è successo niente? Non è successo niente?” lo incalzò, arrabbiatissima con il tono di voce che si alzava sempre di più.
“ Ehm, si?” tentò Shinichi, arretrando di qualche passo da quella furia scatenata.
“ Ma se quel brutto idiota ti ha fatto fare la figura del teppista davanti a tutti!” sbottò “ Non è giusto! Non è affatto giusto!”
” Però aveva ragione” Shinichi abbassò la testa “ Non mi sarei dovuto addormentare”
Kisana sbuffò “ Bah, storie, a chi non è mai capitato di addormentarsi in classe? E poi, vorrei vedere, la lezione di Toubu è cosi noiosa che pure le sedie si addormenterebbero se potessero”
Shinichi sorrise tristemente a quel tentativo di consolarlo “ Tu, però, non mi sembravi cosi poco interessata, Hana” disse, cercando di cambiare argomento. Alludeva ai voti perennemente sopra all’eccellenza dell’amica.
“ Mph, ho una media da difendere, io” disse la ragazza, facendo la finta schizzinosa.
Shinichi rise. Le piaceva Kisana, era una brava ragazza, sempre allegra e mai disposta ad arrendersi.
Cercava sempre di tirarlo su, quando si sentiva il morale a terra e se serviva e con la sua determinazione lo spingeva sempre a cercare di migliorarsi e anche se i suoi sforzi finivano per essere vani, non si perdeva mai d’animo. Forse le stava simpatica, perché aspirava a diventare come lei o forse perché la invidiava e basta, chissà.
“ Beata te che stai sempre sui libri” rise, divertito.
Un pugno lo centrò in piena fronte, mettendo immediatamente fine alla sua ilarità.
“ Pensa alla tua di media scolastica, piuttosto, somaro” lo redarguì Kisana con un espressione a metà tra il tombale e lo spaventoso.
“ Ahia, mi hai fatto male” si lamentò il ragazzo, tenendosi il punto colpito, da cui cominciava già a spuntare un grosso bernoccolo. Certo, non gli sarebbe dispiaciuto che Kisana avesse un carattere un po’ meno permaloso.
“ Te lo meriti” sibilò la ragazza “ Guai a te se riprovi a fare commenti del genere, se pensa a studiare, invece, e i buoni voti li avrai anche tu”
“ Ma è difficile” protestò debolmente.
Kisana incrociò le braccia con cipiglio severo “No, è impossibile, se non ti impegni”
“ Ecco, io…” cominciò a dire il ragazzo, ma una voce fin troppo conosciuta lo interruppe.
“ Proprio cosi, Hattori, per Yoshizawa è del tutto impossibile”
Shinichi vide un’espressione stizzita comparire sul viso di Kisana e capì al volo che la ragazza non doveva essere molto contenta di sentire quella voce. Entrambi si voltarono nella direzione da cui proveniva. Un gruppetto di sei ragazzi grossi e robusti si era schierato a bloccare per il corridoio e bloccava loro la strada. Tutti sfoggiavano dei ghigni arroganti e ben poco rassicuranti, ma non preoccuparono Shinichi quanto il ragazzo leggermente più basso che stava a capo della piccola banda e che aveva parlato.
Toshiro Uemeza si fece avanti con un espressione impassibile in viso, ma non per questo meno minacciosa.
“ Yoshizawa, Hattori” salutò educatamente, chinando appena il capo verso entrambi.
Anche se in confronto con i suoi scagnozzi sembrava un nano, era un ragazzo abbastanza alto, magro e dal fisico atletico e allenato di un assiduo frequentatore di sport. Aveva corti capelli neri che dalla nuca terminavano in una miriade di punte dritte come spilli, tenute insieme da una quantità esagerata di gel. A mettere in soggezione Shinichi erano i suoi glaciali occhi neri, cosi scuri da sembrare pozzi di pece.
Gli facevano paura.
“ Uemeza” rispose Kisana, glaciale.
Shinichi le gettò uno sguardo veloce. Sperava con tutto il cuore che non facesse idiozie.
“ Sentivo che parlavate di te, Yoshizawa” cominciò Toshiro, accennando al ragazzo. “ In effetti sarebbe strano non farlo dopo quello che ha combinato oggi, vero Yoshizawa?” chiese retoricamente, mentre l’ombra di un sorriso gli si distendeva in volto. Dietro di lui i suoi scagnozzi risero sguaiatamente, confermando le parole del loro capo.
Shinichi abbassò lo sguardo nel tentativo di sfuggire a quei due ostili pozzi neri. Come poteva dargli torto?
“ E parli proprio tu” sibilò Kisana, fulminandolo con lo sguardo.
Toshiro le rivolse appena un’occhiata distratta, come se fosse solo una mosca fastidiosa, per poi tornare a concentrarsi sul ragazzo.
“ Beh, non mi sei sembrato il massimo dell’attenzione, oggi, Yoshizawa, hai dormito poco?” chiese, poi vedendo che Shinichi non rispondeva, disse: “ O forse ti sei dimenticato di leggere il regolamento per stare dietro a tuo padre”
“ Adesso basta” Kisana si frappose tra i due. “ Sparisci immediatamente, Uemeza, non sai nemmeno di cosa stai parlando” disse, fissando furiosa il moro, che non battè ciglio. “ Perchè dovrei, Hattori?” chiese, rivolgendosi a lei per la prima volta. Il suo tono si era fatto, freddo, indifferente.
“ Sei stato tu a suggerirgli la cosa sbagliata, ti ho sentito” sibilò la ragazza in tono accusatorio..
A quella affermazione Toshiro sorrise: “ Devo ammetterlo, è cosi” ammise, suscitando la sorpresa e l’indignazione di Kisana.
“ E lo ammetti anche?” chiese incredula, scandendo ogni parola con la rabbia più profonda. Sembrava veramente sul punto di perdere le staffe di saltargli addosso e prenderlo a sberle.
“ Si, certo, però mi chiedo se sarebbe cambiato qualcosa” Disse, grattandosi il mento, come se stesse riflettendo “ Tu che ne pensi, Yoshizawa?”
Shinichi aveva ascoltato tutto il discorso in silenzio, senza mai intervenire, e quando gli sguardi generali si posarono su di lui, abbassò la testa, imbarazzato.
“ E’ colpa mia” mormorò. “ E’ tutta colpa mia che non ho studiato il regolamento se Toubu-sensei si è arrabbiato”
“ Ma che cavolo dici?” Kisana era incredula a sentire quelle parole.
“ Avete sentito tutti, Shinichi-kun ha ammesso il suo errore, non è ammirabile?”
Una nuova ondata di risate risuonò nel corridoio.
“ Te lo dico per l’ultima volta, Uemazu, sparisci” lo minacciò Kisana tra i denti, stringendo i pugni.
Lentamente i ragazzi rimasti fino a quel momento in disparte si avvicinarono, per essere sicuri di poter difendere velocemente il loro capo in caso di necessità.
Lo sguardo di Kisana si spostò rapidamente su ognuno di loro, come se si stesse chiedendo quanto ci avrebbe messo a stenderli tutti. Shinichi sperò vivamente che non avesse in mente di fare gesti inconsulti. Non si sarebbe perdonato se per colpa sua si fosse scatenata una rissa nella scuola.
“ Sarò lieto di accontentarti quanto prima, Hattori” sogghignò Toshiro, intimamente soddisfatto di quella situazione che lo vedeva in una posizione di assoluto vantaggio. “ Ma, vedi, oggi ho dimenticato la merenda a casa e mi farebbe piacere se Yoshizawa mi desse la sua”
“ Cosa?” Kisana fece un passo avanti, decisa a prendere quel arrogante e fargli ingoiare tutte le sue parole una per una. Il suo movimento provocò la reazione immediata di tutti i bulletti, ma prima che potesse scatenarsi una rissa, Shinichi superò velocemente la sua amica, mettendosi in mezzo.
“ Ecco” disse semplicemente, tendendo la mano. Sul palmo c’era la sua merenda ancora incartata.
“ Ma non devi…” cominciò Kisana, indispettita e stupita nello stesso tempo, ma Shinichi la interruppe.
“ Non ti preoccupare, Hana, tanto non ho fame” disse a voce un po’ troppo alta. “Ecco, prenditela pure” disse cortesemente, offrendola a Toshiro.
Il moro osservava la scena con un ghigno compiaciuto sul volto, imitato dai suoi scagnozzi, anche se questi ultimi erano un po’ dispiaciuti di non poter menare le mani.
“ Torosuke, prendila” ordinò sempre sorridendo. Shinichi cominciò a sudare freddo, quando un ragazzo molto più alto e robusto degli altri si staccò dal gruppetto e gli si avvicinò a passi da gigante. Lo riconobbe immediatamente: era Torosuke, detto il “toro”, uno degli studenti più temuti dell’intera scuola per la sua enorme stazza e per la sua incredibile forza.
Giravano molti voci su di lui e se si considerava vera solo la metà, allora si poteva dire che era una specie di Terminator intrappolato in un corpo di studente.
Quando gli fu davanti e lo squadrò da capo a piedi in silenzio, Shinichi temette di farsela sotto per la paura. Deglutì e tentò di sorridere in modo conciliante, anche se non credeva potesse servire a molto se quel colosso avesse deciso di non gradire i suoi connotati.
Senza dire una parola né cambiare la sua espressione impassibile, Torosuke allungò una delle sue mani da orso verso Shinichi. Il ragazzo chiuse istintivamente gli occhi, ma tutto quello che gli fu tolto fu la merenda dalle mani. Quando li riaprì, pochi istanti dopo, Torosuke la stava consegnando al suo capo, per poi tornare nei ranghi della piccola banda.
Sospirò intimamente di sollievo per essere ancora vivo, indeciso se essere sorpreso o solo riconoscente.
Nel frattempo, Toshiro aveva preso in mano la merenda e, sotto lo sguardo di fuoco di Kisana, la stava scartando lentamente.
Osservò pensieroso lo striminzito panino imbottito che aveva tra le mani per qualche istante, squadrandolo come se potesse nascondere dei ragni velenosi, poi di colpo, suscitando un’esclamazione da parte di Kisana, lo spezzò e lo gettò a terra.
“ Robaccia, non fa per me” commentò, schiacciandolo sotto il piede.
“ Tu…tu…” balbettò Kisana, furibonda.
Shinichi la fermò con il braccio e, quando lei gli rivolse uno sguardo interrogativo, lui le concesse un sorriso luminoso: “Glielo regalato, perciò poteva farci quello che voleva” spiegò tristemente.
“ Shinichi…..” Kisana non continuò la frase, ma la tristezza nei suoi occhi scarlatti parlava da sé.
Un battito di mani li fece voltare, Toshiro stava applaudendo.
“ Commovente, Yoshizawa, davvero commovente, ma ora se volete scusarmi, io e i miei amici, abbiamo ben altro da fare che perdere tempo con voi” disse, ridendo, e lui e i suoi scagnozzi si allontanarono lungo il corridoio in direzione dell’uscita.
Quando furono lontani, Kisana tirò un calcio a Shinichi.
“ Ahia” gridò il ragazzo, mettendosi a saltellare. Si fermò in ginocchio, con le lacrime agli occhi “ Ma perché l’hai fatto?”
Kisana lo trafisse con lo sguardo, facendolo ammutolire all’istante.
“ Sei uno stupido” disse e, voltati i tacchi, se ne andò anche lei, impettita e furiosa, sotto gli occhi increduli di Shinichi.
Mentre la osservava allontanarsi, lo sguardo gli cadde sui resti di quella che era la sua merenda. Rimase da solo nel corridoio deserto a fissare in silenzio quel panino calpestato. Era ignaro dello sguardo di profonda scusa che Torosuke gli aveva rivolto di sfuggita.


ANGOLO DELL'AUTORE
Come richiesto posto anche qui questo piccolo esperimento di storia. Come poete vedere non è niente di che, una cosettina che mi sono ritrovato a scrivere in un momento libero, dopo aver visto una puntata di Savers :asd:
Vi avverto fin da ora che molto probabilmente la magio parte, se non tutti, dei personaggi sarà originale e ideata dal sottoscritto, questo perchè non mi ricordo un fico secco delle vecchie serie :asd: Si, comincio ad invecchiare.
Spero comunque che vi piaccia e che, dopo averla letta, non vi prenda l'impulso di prendermi a tonni in faccia o scaravntarmi addosso una colata lavica o cose del genere.
Parliamone. :shifty:
Beh, è tutto, dato che voglio fare il perfezionista, ecco a voi il nostro Kotemon nel suo profilo migliore
image
Non è un figurino? :asd:
Ditemi che ne pensate, vi aspetto, eh.
 
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Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 11/5/2010, 13:15




Mmh...
Adesso non saprei ancora dire, i personaggi son molto ben costruiti, anche se per ora non ce n'è ancora nessuno che mi stia particolarmente simpatico! XP
Una cosa sola: cos'è Savers? ò_ò
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 11/5/2010, 14:11




Beh, siamo solo all'inizio, vedremo più avanti.
Savers è la quinta serie di Digimon mai uscita in Italia perchè considerata, dal solito MOIGE, troppo violenta per gli standard dei bambini e tutto perchè tratta di temi parecchio più adulti di quelli delle altre serie.
Insomma, il MOIGE ha colpito ancora!
 
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Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 11/5/2010, 15:36




COOOOOOOSA?!?!? Una quinta serie e non ne sapevo niente?!? è una serie a se o il seguito di una delle altre??
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 11/5/2010, 18:29




E' a sè, con personaggi e trama nuovi. Su Youtube ci sono gli episodi sottotitolati, puoi vederla là ^^
Ah, grazie per aver rimediato al pasticcio causato dall'illustre sottoscritto
 
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Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 11/5/2010, 20:32




Ma te guarda!! Il ritorno di Agumon? XD in effetti mi mancava...ma io sono una fan della seconda e quarta serie, adesso vedrò questa nei buchi di tempo e vedrò...certo che mi ha stupito il fatto che...sono adolescenti! °___° O la grafica li fa troppo alti o non sono più bambini! E il biondo nella sigla mi ispira troppo! *___*
Il protagonista invece, così a pelle, non mi ispira...XP

Edit:
Ho trovato una "sigla italiana", ma è originale o no?
Anche se non lo fosse la musica è bellissima!! *____*

 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 11/5/2010, 22:37




Beh, giravano voci di una possibile traduzione in Italiano ma penso che se la faranno quasi sicuramente verrà trasmessa solo su MTV, sulle altre reti c'è l'occhio del MOIGE che non perdona XD
Lo so, sembra strano, ma questi sono dei bambini, il biondo e il protagonista hanno quindici anni, mentre la ragazza ne ha 18, a e non pice cosi, mi sembrano innaturali, ma se piace, mi adeguo.
 
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Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 12/5/2010, 19:07




Beh, sono sempre più grandi di quelli fino ad adesso...e poi il protagonista non ha gli occhialoni! XD
Adesso comincerò a guardarlo, così almeno potrò capire questa fanfiction...

P.S. Non è che anche qui spunta fuori Ryo, vero? XD
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 12/5/2010, 20:26




Coooosaaa?????
C'e' una 5 serieeee??? E da quandoooooo????O___o
*fan della 4 serie*
E io che pensavo che avessero chiuso tutto!
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 14/5/2010, 23:04




CAPITOLO 2: L'Incontro

La sfera di energia elettrice percorse sibilando l’aria e impattò contro la superficie dell’acqua in una miriade di scintille. Onde concentriche si allargarono velocemente dal punto in cui era scomparsa e il piccolo lago che spuntava come una macchia azzurra nella marea verde della foresta si riempì di elettricità luminosa e crepitante.
Immerso nell’acqua fino alle ginocchia, un grosso Digimon si dimenò in preda al dolore, il corpo massiccio attraversato dalle scariche elettriche, e si frantumò in una miriade di pixel colorati che si sparsero tutt’attorno, volteggiando come tanti petali.
Kotemon atterrò in ginocchio sulla riva del lago, la spada di legno estratta e ancora attraversata da rare scariche elettriche. Ansimante, si guardò rapidamente attorno, mentre gli ultimi dati del Digimon sconfitto svanivano rapidamente nell’aria dietro di lui.
Scrutò attentamente l’intrico di piante e cespugli che lo circondava alla ricerca di tracce di altri nemici, ma il groviglio inestricabile formato dai rami e dalle foglie gli bloccava la visuale, impedendogli di scorgere la presenza di altri inseguitori.
Ad un tratto un rumore confuso, proveniente dall’interno della foresta. attirò la sua attenzione. Drizzò le orecchie, in ascolto.
In lontananza si sentivano grida e strepiti, accompagnati da un battere ritmico, simile a quello di grossi tamburi di pelle. Era una musica inquietante, ritmato e veloce, scandito da strepiti striduli e acuti, e, mentre gli rimbombava con violenza nelle orecchie, Kotemon sentì il battito del cuore aumentare. E quel che era peggio era che quel suono si stava avvicinando, e a notevole velocità, anche.
Involontariamente strinse l’impugnatura della spada e deglutì. Conosceva quel motivo, aveva imparato a conoscerlo durante gli studi per diventare aspirante samurai: si trattava di una marcia per la caccia, usata dai Digimon più primitivi per coordinare l’ordine e i posti quando si spostavano in branco alla ricerca di prede.
E adesso la preda era lui.
Mormorò un’imprecazione tra i denti per quella deviazione imprevista e, voltatosi, iniziò a correre a perdifiato sul terreno accidentato, irto di buche e radici sporgenti, lasciandosi il lago alle spalle e inoltrandosi nella fitta vegetazione.
Corse per quelle che gli parvero ore, accompagnato solo dal ritmo veloce e controllato del proprio respiro e da quello inquietante della caccia.
La foresta sembrava volersi richiudere sul piccolo Digimon. Da entrambi i lati file e file di lussureggianti alberi incombevano su di lui, come compatti muri di fogliame, oscurando il cole con la loro immensa mole. Le fitte fronde gli intralciavano la strada e gli oscuravano la visuale, tanto che quasi non riusciva a vedere dove stava andando.
Doveva aver piovuto di recente e infatti ogni volta che scuoteva uno dei rami una pioggerellina rimasta imprigionata tra le foglie gli si riversava addosso, inzuppandolo da capo a piedi e rendendogli l’armatura e i vestiti pesanti da sostenere.
Per ben due volte rischiò di inciampare su grosse radici contorte che sporgevano dal terreno e si confondevano nella penombra che regnava in quel luogo, e ogni volta furono i suoi riflessi a salvarlo da una rovinosa caduta.
In certi punti la vegetazione era cosi fitta che dovette fermarsi per sfrondarla con la spada e aprirsi il cammino, cosi da poter continuare la corsa.
Tutti questi intoppi rallentarono, uniti al terreno fangoso, gli impedirono di tenere un‘andatura troppo veloce, ma nonostante questo le grida e la musica alle sue spalle si fecero man mano sempre più distanti.
Kotemon annuì tra sé, senza sorridere. Probabilmente avevano perso le sue tracce e avevano imboccato un’altra direzione, convinti di inseguirlo.
Sospirò di sollievo tra sé e rallentò l’andatura per non stancarsi troppo. Di sicuro la situazione in cui si trovava non era migliorata per niente. Non aveva la minima idea in che posto si trovasse in quel momento e quel che era peggio poteva neanche andarsene.
Sollevò la mano che non reggeva la spada e guardò severamente l’oggetto che stringeva come se cosi facendo potesse attivarlo.
“ Non mi dimentico che è tutta colpa tua” disse, fissando il medaglione dai disegni elaborati con cui il suo maestro aveva aperto un passaggio che avrebbe, almeno teoricamente, portarlo nel Mondo degli Umani.
Non ne faceva una colpa di KendoAgemon: sapeva bene quanto degli affari cosi antichi facessero parecchi capricci e funzionassero come si voleva una volta su mille, ma almeno quel coso avrebbe potuto evitare di spedirlo in una foresta in capo a DigiWorld piena di selvaggi che volevano condirlo e trasformarlo in zuppa.
Potendo scegliere, avrebbe preferito un altro tipo di fine.
Irritato, lo scosse un paio di volte e lo fissò intensamente in attesa di un movimento, una reazione o qualcosa del genere , ma il medaglione gli restituì lo sguardo, come se si stesse burlando di lui, la gemma incastonata al centro che riluceva debolmente nella penombra della foresta.
“ Accidenti, ma perché non funzioni?” chiese, accigliato, stringendolo nel pugno e tornando a concentrarsi sulla corsa, ma senza smettere di arrovellarsi per trovare una soluzione.
Non notò il sottile tubetto di legno che sporgeva dal fogliame di un albero a poca distanza e puntava dritto sulla sua figura, spostandosi lentamente per seguirlo nella corsa.
Kotemon accelerò l’andatura, inquieto e determinato.
Non poteva deludere il suo maestro, non dopo tutto quello che aveva fatto per lui. Doveva trovare una soluzione a tutti i costi. Forse con un po’ di studio, avrebbe capito come funcionava quel affare.
Mentre era immerso in questi pensieri, qualcosa di scuro uscì dal tubo di legno e schizzò con un sibilo appena percettibile verso la sua testa.
L’oggetto divorò silenziosamente la distanza che lo separava dall’ignaro Digimon e, arrivato a poca distanza dall‘obiettivo, si spalancò in quattro pezzi, rivelando una lunga punta acuminata.
Kotemon aggrottò la fronte. Gli sembrava di sentire uno strano rumore….
Come gli aveva insegnato KendoAgemon escluse tutto il resto e si concentrò per capire da dove venisse. Dopo qualche istante, capì.
Con uno scatto si abbassò di colpo e contemporaneamente roteò la spada di legno in una parabola verso l‘alto. Il proiettile si conficcò con tonfo sordo nell’arma ad appena un palmo di distanza dalla sua faccia.
Kotemon ne osservò per un istante la fattura primitiva e notò che era legato a due piccole piume nere sfilacciate. Poi portò lo sguardo verso il punto da cui era sicuro fosse partito.
“ Vieni fuori! Lo so che sei lì!” gridò, afferrando il proiettile e gettandolo a terra in un gesto di sfida.
“ Tu essere molto fortunato” rispose una voce gutturale e rozza. In un esplosione di foglie una grossa figura balzò fuori dall’intrico di rami e atterrò pesantemente davanti a Kotemon, sollevando schizzi di fango e schiacciando radici con il suo peso.
Il Rookie afferrò la spada a due mani e si mise in posizione di combattimento.
Il Digimon che gli stava davanti aveva l’aspetto di una grossa scimmia dal pelo marrone scuro con due lunghe braccia terminanti in robuste mani dotate di cinque tozze dita ognuna con un artiglio ricurvo alla fine. Al contrario le gambe erano molto più corte, ma cosi robuste da non lasciare dubbi sulle loro capacità. A testimoniare il suo stato selvaggio, Il Digimon indossava una specie di giacca sdrucita verde foglia, con un paio di pantaloni strappati. Entrambi i capi d‘abbigliamento portavano delle vistose toppe colorate, rispettivamente all‘altezza dei gomiti, sulle spalle, sulle ginocchia e due parecchio grandi sul petto. In una mano stringeva una lunga cerbottana e nell’altra teneva un gruppetto di dardi, pronti ad essere usati. Il particolare più strano era senza dubbio il cappello che il Digimon portava ben calcato in testa, una specie di basco dello stesso colore dei vestiti da cui usciva una corta cordicella con un ponpon attaccato alla fine.

Nome: Aracemon

Tipo: Mammifero

Attributo: Dati

Livello: Rookie

Attacchi: Poison arrow, Poison Rain, Monkey Song

Digimon mammifero con l’aspetto di una scimmia che vive prevalentemente nelle giungle lussureggianti dell’Est; benchè sia solo un Rookie, la durezza dell’ambiente in cui vive gli ha conferito una corporatura e una forza superiori alla media, uniti a una maligna astuzia, che lo porta d essere prepotente con tutti quelli che reputa inferiori a lui. Ha un forte senso del territorio e caccia tutto ciò che vi entra senza permesso, spostandosi in branco e colpendo con nugoli di dardi avvelenati scagliati dalla sua cerbottana. Non è molto coraggioso e se si sente minacciato usa subito il suo Monkey Song per richiamare altri membri della specie, perciò prestare attenzione.


Kotemon arretrò di qualche passo senza staccare gli occhi dal nuovo arrivato né abbassare la guardia. Anche se un combattimento in quella foresta cosi fitta lo avrebbe visto sicuramente in svantaggio, non mostrò di essere intimorito dalla superiore stazza del suo avversario. Di sicuro cosi avrebbe avuto qualche possibilità in più.
L’Aracemon, da parte sua, non sembrava, almeno per il momento, intenzionato a combattere. Inclinò la testa di lato e lo squadrò da capo a piedi, sospettoso, come se fosse deluso da quello che vedeva.
“ Magra caccia, oggi” commentò alla fine, critico.
Kotemon si sentì ferito nell’orgoglio. Non solo lo stava palesemente sottovalutando, ma non si prendeva neanche la briga di mettersi in guardia come se fosse sicuro di averlo ormai in pugno.
Il bisogno impellente di saltargli addosso e fargli ingoiare la cerbottana, dopo averlo fracassato di botte, si fece prepotentemente strada in lui, ma lo trattenne, controllandosi.
Un vero guerriero manteneva sempre la calma in qualsiasi situazione.
“ Beh, allora cosa aspetti? Fatti sotto!” lo provocò “ O non sei al livello di questa preda?”
L’Aracemon perse immediatamente il suo atteggiamento strafottente. Spalancò per un attimo gli occhi, sorpreso dal tono minaccioso usato da quel piccoletto alto la metà di lui, ma subito dopo
Li assottigliò e digrignò i denti, furioso.
“ Piccolo insolente! Adesso io dare te sculacciata che tu non dimenticare per molto tempo”
Con un movimento fluido si portò la cerbottana alla bocca e vi soffiò all’interno a pieni polmoni. Un piccolo dardo uscì dalla punta dell’arma e schizzò verso Kotemon a grande velocità.
“Poison Arrow!”
Kotemon non perse tempo. Schivò l’attacco spostando di lato la testa e iniziò a correre verso il Digimon avversario con la spada di legno sollevata.
Aracemon fu colto di sorpresa da quella velocissima reazione. Era convinto che quel piccoletto non sarebbe mai stato in grado di tenergli testa né tautomero di evitare uno dei suoi attacchi e ora che lo vedeva venirgli contro a tutta velocità pensò che forse aveva sbagliato nel sottovalutarlo.
Cercò freneticamente di ricaricare la cerbottana e quando ci riuscì sparò un altro dardo, ma la paura e la consapevolezza di avere contro un avversario alla propria altezza gli fece sbagliare mira e Kotemon non dovette nemmeno spostarsi per schivarlo.
Il Rookie gli fu addosso un istante dopo. Schivò facilmente un maldestro pugno scagliato a casaccio dal Digimon-scimmia per difendersi e lo colpì allo stomaco con la punta della spada di legno, facendolo piegare con un grugnito di dolore, poi lo scagliò via con l’arco ascendente della spada.
Aracemon lanciò uno strillo acuto, mentre compiva un rapido volo e cadeva goffamente su un mucchio di grosse foglie, ognuna grossa come la sua testa. Spaventati dal fracasso, uno stormo di piccoli Digimon uccello uscì dai rami e si innalzò in volo.
Kotemon riprese subito la posizione, pronto a colpire ancora.
Sperò che quel unico attacco fosse stato abbastanza forte almeno da tramortirlo, ma le sue speranze vennero deluse quando Aracemon si rialzò e, benchè barcollasse vistosamente, era ancora in condizioni di combattere
“ Ugh, tu essere forte” disse dolorante il Digimon-scimmia, tenendosi una mano sullo stomaco. Decisamente non si aspettava uno sviluppo del genere. “ Ma tu non ancora battuto me!” gridò inferocito e, preso un ampio respiro, soffiò ripetutamente nella cerbottana, scagliando altrettanti dardi avvelenati.
“ Poison Rain!”
Kotemon non si scompose davanti a quel attacco improvviso. Strinse il pugno, e una scarica di violenti scariche elettriche percorse la sua spada, quindi la sollevò in aria, prima di vibrarla con violenza in colpo davanti a sé, declamando il nome di uno dei suoi attacchi più peculiari.
“ Thunder Gautlet!”
Una sfera crepitante di elettricità eruppe dalla punta dell’arma e si scontrò a mezz’aria con i proiettili scagliati da Aracemon. Con suo grande disappunto, il Digimon scimmiesco vide i quattro dardi dissolversi come dei granelli di polvere e, prima che potesse anche solo azzardare un tentativo di difesa, la sfera gialla lo colpì in pieno, sollevandolo da terra e scagliandolo di nuovo all’indietro, in mezzo alla fitta vegetazione.
Rimase intontito per qualche istante e tentò di rialzarsi, ma vide che Kotemon gli stava dinanzi e soprattutto il Rookie gli puntava la spada sul collo.
“ Chi essere tu?” chiese Aracemon, ancora sconvolto per essere stato sconfitto cosi facilmente. Kotemon non seppe dire se si trattava di un tentativo per prendere tempo o di semplice curiosità, ma decise di soddisfarlo lo stesso.
“ Sono solo un apprendista” rispose calmo. Spazzò l’aria con la spada e la puntò verso il folto della giungla, da cui proveniva ancora una debole eco dei tamburi e di schiamazzi “ E adesso fila via e dì ai tuoi amici di non seguirmi, non o niente contro di voi e sono finito nel vostro territorio solo per uno sbaglio”
Un’espressione di profondo stupore apparve sul volto scimmiesco dell’Aracemon, quasi non credesse alle parole che stava sentendo in quel momento. Si riprese subito non appena Kotemon agitò la spada per sottolineare l‘urgenza delle sue parole.
“ Tu essere grande e misericordioso guerriero, al solo sentire tuo nome tuoi nemici tremare di paura” disse, servile, arretrando lentamente e tenendo d’occhio l’arma di Kotemon. Arrivato a debita distanza, si fermò, un ampio ghigno sul volto da scimmia. “ Io ringraziare te mille e mille volte, grande guerriero, io ringraziare te per essere troppo codardo per cancellare me e io ringraziare te avere lasciato me fare questo”
E senza dare a Kotemon il tempo di reagire afferrò il codino che gli pendeva dal cappello e lo tirò con uno strillo di vittoria.
“ Monkey Song!”
Per un attimo sembrò non succedere nulla. I rumori della foresta tornarono a dominare incontrastati nel silenzio.
Poi il basco sulla testa del Digimon-scimmia si aprì verso l’alto e ne uscì una piccola scimmietta giocattolo con due piattini in mano, una giacca rossa e un cappello da banditore.
Kotemon inarcò un sopracciglio, alquanto sorpreso e dubbioso. Gli ricordava dei giochini che aveva visto in una fiera.
E quella cosina avrebbe dovuto spaventarlo?
Il suo smarrimento finì nel preciso istante in cui la simpatica scimmietta spalancò la bocca e lanciò un urlo talmente forte e acuto da far impallidire la più potente delle sirene, riempiendo l‘intero foresta con quel suono intollerabile.
Kotemon digrignò i denti per il fastidio e gli si accapponò la pelle. Forse i Digimon selvaggi erano più intelligenti di quello che si diceva sui libri. Fece per ripararsi le orecchie, ma a quel punto il suono si era già spento in un sussurro rauco.
Sollevò lo sguardo giusto in tempo per vedere la nefasta scimmietta afflosciarsi e rientrare nel cappello da cui era uscita e per sentire la risata beffarda dell’Aracemon.
“ Tu essere nei guai adesso, piccoletto” rise la scimmia digitale, puntandolo con il dito “ Io avere chiamato tutti altri miei fratelli e mio grande capo adesso loro venire qui per dare te lezione che non tu non dimenticare tanto presto”
Kotemon sospirò, avvilito da quella piega imprevista.
Un altro rallentamento. E quello scimmione non sembrava neanche voler cambiare più di tanto frasario, lui e le sue “punizioni da non dimenticare“.
Comunque, aveva già perso troppo tempo.
“ Bene, allora prima sistemo te e poi penso ai tuoi compagni” disse, avvicinandosi con la spada in pugno.
L’Aracemon si bloccò con la bocca aperta, già pronta a lasciar uscire un’altra risata tronfia, e lo guardò con uno sguardo stralunato.
“ N-n-no, q-questo non essere valido, t-tu dovere a-aspettare che il capo arrivare qui”
“ E perché dovrei?” Kotemon cominciò a ricredersi sulle facoltà intellettive dei Digimon selvaggi.
“ P-perché” Aracemon sembrò cercare le parole per una scusa convincente “ Perché non e-essere giusto, tu a-avere già sconfitto me! Tu non potere colpire me ancora!” disse alla fine, cercando di apparire conciliante, nonostante le gocce di sudore che gli avevano cominciato a imperlargli la fronte.
Kotemon gli si fermò a pochi passi di distanza da lui. Sollevò la spada.
“ Pessima scusa” sentenziò “Gli sconfitti non chiedono pietà”
Stok!
Aracemon mugolò qualcosa, mentre si afflosciava a terra, privo di sensi, ma Kotemon non riuscì a sentirlo né gli interessava sapere di cosa si trattasse.
Quello che gli interessava era che il battere dei tamburi si era fatto di nuovo vicino e si stava avvicinando rapidamente. Il resto del branco doveva aver sentito il richiamo del suo membro e stava venendo a dargli man forte.
Maledicendosi per la propria ingenuità, Kotemon fece per correre via, ma all’ultimo momento ci ripensò e si nascose dietro un grosso tronco le cui radici formavano una specie di piccola grotta. Sicuramente appena avrebbero trovato il loro compagno svenuto, gli altri Digimon selvaggi lo avrebbero inseguito e raggiunto in men che non si dica. Nascondersi in un posto cosi vicino era l’ultima cosa che potessero aspettarsi, o almeno lo sperava….
Velocemente, si rintanò in una rientranza nelle radici abbastanza alta da cui poteva spiare e contemporaneamente non essere visto e si mise in paziente attesa.
Era indeciso se confidare o no nella sua buona stella dopo il posto in cui lo aveva portato.
Comunque non ci fu bisogno di scegliere, perchè un istante dopo una schiera di Aracemon uscì dal folto della foresta urlando e schiamazzando. Erano tantissimi; tanto che solo i primi delle file poterono portarsi attorno e vicino al Digimon svenuto, mentre i meno fortunati dovettero restare appesi sui rami per la mancanza di spazio a terra.
Kotemon rimase sconvolto dal loro numero e ringraziò mentalmente eil suo maestro per le lezioni di strategia che gli aveva impartito. Non sarebbe mai riuscito a seminarne un cosi gran numero nella foresta.
Un grido forte e gutturale risuonò e nonostante si muovessero apparentemente senza alcun ordine, tutti gli Aracemon si fermarono e smisero di strepitare nello stesso momento, lasciando che un silenzio irreale calasse di colpo.
Kotemon si sporse un po’ dal suo nascondiglio, curioso di vedere cosa stava accadendo.
Un grosso Digimon scimmiesco parecchio più grosso degli altri si stava facendo largo tra la folla, distribuendo botte e sguardi rabbiosi a tutti quelli che non si facevano rapidamente da parte per farlo passare. Era un gorilla enorme dalla pelle nera come il petrolio, dove un fitto pelo nero non la ricopriva del tutto. A differenza degli Aracemon portava un minaccioso cannone d’acciaio al posto del braccio destro e innestato direttamente nella carne con grossi fili metallici. Cinghie di cuoio e parti meccaniche piazzate qua à là nel suo corpo massiccio accentuavano la sensazione di ferocia che già dava.

Nome: Gorillamon

Tipo: Animale

Attributo: Dati

Livello: Champion

Attacchi: Energy Cannon, Power Lifting

Digimon animale che vive nelle zone boscose di DigiWorld, dotato di grande velocità e potenza fisica. I suoi attacchi, sferrati con il braccio-cannone, sono estremamente rapidi, e i suoi riflessi fulminei! Normalmente è un Digimon pacifico, ma gli esemplari cresciuti nelle foreste pluviali sviluppano un’aggressività incredibile.

Sotto lo sguardo attento di Kotemon, il Gorillamon afferrò l’Aracemon svenuto con una delle sue enormi zampe e con ben poca grazia lo sballottò in aria come una bambola di pezza per farlo rinvenire.
Il povero Digimon emise dei lamenti strozzati nel sentirsi svegliare cosi bruscamente e trasalì nel trovarsi davanti il faccione furioso del gorilla nero.
I due si scambiarono poche concitate parole, scandite dal tono rabbioso del Gorillamon e da quello terrorizzato dell’Aracemon. Per quanto si sforzasse Kotemon non riuscì a sentire, ma potè lo stesso immaginare cosa si stessero dicendo.
Quando terminarono il Gorillamon scagliò il Digimon più piccolo nel mucchio dei suoi consimili e lanciò un lungo ululato roco verso il branco, indicando davanti a sé.
Tutti gli Aracemon risposero con una cacofonia di strepiti, urla e sbattere di piedi e, senza aspettare altri ordini riprese il disordinato inseguimento.
Kotemon attese che anche l’ultimo dei Digimon selvaggi sparisse per uscire dal suo nascondiglio. Azzardò qualche passo con cautela dal riparo dell’albero e quando si accertò che effettivamente se ne erano andati tutti sospirò di sollievo. Se solo anche uno di quegli scimmiotti lo avesse visto si sarebbe scatenato il putiferio.
“ Ehi, tu, fermo!”
Kotemon sobbalzò e si voltò di scatto.

ANGOLO DELL'AUTORE
Ed ecco a voi il continuo delle avventuredel nostro Kotemon, stavolta alle prese con un branco di scimmie impazzite pronte a farlo a pezzi da un momento all'altro. Riuscirà a far funzionare il medaglione cosi da poter giungere nel Mondo Reale? Chi lo ha sorpreso?
Vorrei dirlo, ma cosi vi rovinerei la sorpresa, percò non dico nulla. Ah, scusate se l'ultima parte è scritta da cani, ma a quest'ora non connetto più.
Inoltre ci tengo a farvi sapere che questo capitolo sarà formato da continui balzi tra le azioni dell'impavido Kotemon e il povero Shinihi, insomma sarà completamente dedicato a loro e alla loro presentazione con un finale che vi lascio immaginare XD Sarà molto lungo, perciò non credo che ci metterò poco a completarlo, cosi, mentre su Efp lo posterò intero, a voi lo porto a pezzi per non farvi attendere, ringraziatemi, eh XD
Vabbè, per adesso un grazie va alla Bossah per la recensione e, Yue, si, hanno fatto una quinta serie e da ultime notizie pare che ne stia uscendo una sesta XD
Beh, ho detto tutto. Appuntamento al prossimo capitolo e ditemi che ne pensate, ci conto.
 
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Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 15/5/2010, 19:58




Bel capitoletto...le scimmie, dirò la verità, mi hanno fatto ridere, anche se non vorrei trovarmene una di fronte...°___° XD
Kotemon non mi sta molto simpatico, invece!
Ho cominciato a guardare Savers...sono al quinto episodio!! °u°
Una sesta serie...ARGH! Ancora? Io Continuo a sperare in un seguito della quarta...
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 15/5/2010, 23:25




La quarta è Frontier se non sbaglio, già, è una delle più belle, i personaggi sono dei grandi XD, ma non conterei troppo su un seguito, alla fine hanno fatto fuori tutti, dopo quel mostro sacro di Lucemon chi ci sta ancora? XD
Che vuoi farci, Kotemon è fatto cosi, inquadrato, statuario, unaroccia di convinzioni, ma cambierà, cambierà, e questo perchè gli fareno un'offerta che non potrà rifiutare. XD
Visto che bello Savers? XD
 
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Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 16/5/2010, 14:15




Beh, anche la prima serie poteva essere finita lì, invece ne hanno fatta un seconda (anche se certe cose potevano essere fatte meglio e in più episodi!!)...
*fan dei gemelli °u°*

Comunque è vero che faranno una sesta serie: ecco quello che dice Wapedia:
CITAZIONE
Digimon Xros Wars
Tre anni e tre mesi dopo la fine della quinta serie, una nuova sesta serie è stata confermata dalla Bandai per l'anime dei Digimon. Il nome ufficiale della serie è stato rivelato nel numero di Giugno di Jump della Shueisha. Sarà mandato in onda da Asahi TV da Luglio 2012. Tra i personaggi nuovi confermati: Taiki Kudo e il suo Digimon Dorurumon, Varistormon, Greymon (Versione del 2010) e Monitormon.
Della storia si sa solo che sarà la più grande guerra digitale mai vista!

E sarà anche disponibile presto! *___*
 
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12 replies since 8/5/2010, 21:18   87 views
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