† Crossovers Revolution † - FanFictions, FanArts, Progetto Hagaren Revolution, Immagini, Video

Fullmetal Alchemist Reload: Capitolo 22

« Older   Newer »
  Share  
Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 15/5/2010, 13:37




Salve a tutti, cari fan e lettori! ^^
Mi duole comunicarvi che per un po', dopo questo capitolo, non ci saranno aggiornamenti sul punto della storia! Io e la Green, che ci occupiamo della stesura, abbiamo deciso di prenderci una pausa: in particolare, la sottoscritta sospenderà i lavori almeno fino al 5 Giugno. Inoltre vogliamo anche accumulare un tot di capitoli finiti prima di ricominciare a pubblicare. Però non disperatevi, continueranno ad uscire storielle ed extra e soprattutto a breve la nuova OST!
Intanto ringrazio tutti coloro che commentano e seguono questa fanfiction, pregandoli di continuare a darci il loro supporto, in particolare: Yue Hikari, Panchito, Akuma_De_Shitsuji e Aki Wakinjima (che c'è ma non si vede! XD). Ma soprattutto i ringraziamenti vanno a GreenArcherAlchemist, che è ben più di una BetaReader ormai, è una vera e propria...CO-BOSSAH! XD
Con questo vi saluto (e smetto di rompere le scatole) e vi lascio alla lettura dell'ultimo capitolo della prima serie di Fullmetal Alchemist Reload!

SPOILER (click to view)
CAPITOLO 22 – Cerimonia d'Addio
***
Studiare d'estate era una delle cose che a Roy Mustang piacevano di meno. L'estate era fatta per stare all'aperto e divertirsi con gli amici, soprattutto per un diciannovenne come lui. Per questo motivo lasciava sempre la finestra aperta, sebbene la biblioteca fosse dotata di un ventilatore a pala posizionato sul soffitto: anche se lo distraevano, gli piaceva sentire i rumori dell'estate e osservare i giochi di luce che si creavano sul tavolo. Quel giorno, però, con la finestra aperta non si poteva stare: dall'altra parte della strada, infatti, si sentiva urlare e sbraitare. Incuriosito, Roy sbirciò dai vetri, e vide che era successo qualcosa alla bancarella della frutta che stava sempre davanti alla biblioteca, quella in cui si fermava a comprare una mela a fine giornata. C'era una gran folla che si accalcava intorno al proprietario e a qualcun altro che Roy non riusciva a vedere bene. Decise allora di scendere per dare un'occhiata, e quando arrivò alla bancarella vide che si era rovesciata e che tutta la frutta era finita per terra. Il proprietario stava sbraitando contro un ragazzo un po' più grande di Roy, un tipo strano con un paio di occhiali sul naso (di cui peraltro, una lente era rotta) e degli abiti che sembravano assemblati casualmente: indossava infatti un frac sopra ad una maglietta nera, e portava un paio di pantaloni di un tessuto riflettente che non si era mai visto a Shambala. Calzava delle curiose infradito di corda e a tracolla aveva una borsa di pelle.
"Mi dispiace davvero!" stava dicendo il ragazzo. "È che sono appena tornato qui e faccio fatica ad ambientarmi di nuovo!"
"Tutte scuse, intanto mi hai distrutto il banchetto, e devi risarcirmi!" rispose il venditore, per nulla impressionato.
"Ahem, al momento non ho moneta di questo... Paese. Ma se mi permette di andare in banca a cambiare i soldi..."
-Un Viaggiatore appena tornato da un'altra Dimensione- rifletté Roy. Questo avrebbe spiegato molte cose, a partire dal suo bizzarro abbigliamento.
"Non m'incanti: se ti lascio andare, chissà dove scompari!" disse il proprietario della bancarella, prendendolo per il bavero. "O cacci fuori i soldi, o lavori per me per tutto il mese!"
A questo punto, Roy decise di intervenire.
"Salve, signore!" lo salutò allegramente, facendosi strada tra i curiosi.
Il venditore lo riconobbe e gli fece un cenno con la testa.
"Roy! Mi dispiace, ma per colpa di questo ragazzo, oggi niente mele!"
"Non sia così duro con lui, è appena tornato da un Viaggio! Facciamo così: i danni li pago io, così siamo tutti contenti!"
Tirò fuori un fascio di banconote e le tese all'uomo. Questi lasciò andare il colletto del ragazzo e afferrò i soldi. Poi si rivolse al Viaggiatore.
"Ringrazia il Cielo che il nostro Roy passava di qui. La prossima volta potresti non essere così fortunato!"
"Grazie!" disse il ragazzo, rivolto a Roy. Lui alzò le spalle e si voltò per tornare in biblioteca.
Si accorse però che il ragazzo lo seguiva, perciò, arrivato davanti all'ingresso della biblioteca, si voltò.
"Beh? Cosa vuoi?" gli chiese.
Quello lo guardò sorridendo.
"Volevo fare qualcosa per sdebitarmi. Ad esempio, farti vedere questa!" Si mise una mano in tasca e ne tirò fuori una fotografia a colori che ritraeva una bella ragazza bionda dall'aria posata. "È la mia fidanzata, Glacier! Non è la donna più bella che tu abbia mai visto?" gongolò il ragazzo. "Sono tornato per sposarla, poi ce ne andremo in luna di miele, ma non ho ancora deciso dove!"
"Auguri!" disse Roy, voltandosi.
Non aveva molta voglia di fare conversazione, ma quel tipo era insistente.
"Aspetta, non ci siamo nemmeno presentati!" esclamò, prendendolo per un braccio. Roy sospirò e si voltò di nuovo. Il ragazzo gli tese la mano. "Mi chiamo Maes. Tu invece sei Roy, ho capito bene?"
"Hai capito benissimo" rispose lui, stringendogli la mano.
"Mi piacerebbe che diventassimo amici" continuò Maes. "Sai, tra noi due ci si può capire... perché siamo entrambi Viaggiatori."
Roy smise di scuotere la mano del ragazzo.
"Come hai fatto a..." gli chiese, sorpreso.
Maes fece una faccia furba.
"Parli inglese come chi lo ha studiato a scuola e hai un pesante accento tedesco. Visto che qui la Germania non esiste, devi per forza provenire da un'altra Dimensione. A proposito, da
quale Germania vieni?"
Roy sapeva che Maes gli stava facendo tutte quelle domande per pura curiosità e che non avrebbe raccontato niente a nessuno, ma non poteva fidarsi di nessuno, perciò non rispose. Maes, però, lo guardava troppo insistentemente, così alla fine il ragazzo sospirò e disse:
"Non sono proprio un Viaggiatore: mi sono semplicemente trasferito a Shambala perché... speravo che fosse un Mondo migliore."
"E perché proprio a Shambala?" chiese Maes.
"Beh, perché... qui esiste l'alchimia." Roy fissò Maes negli occhi. "Io vorrei diventare un Alchimista di Stato, capisci? Inoltre... vorrei diventare un Eroe partecipando alla guerra in corso in questo Paese."
***
"...È stata una guerra!" esclamò Maes, agitato. "Dimmi, Roy: cosa ti eri immaginato? Che come Alchimista di Stato avresti potuto riportare in vita qualche morto e ripulirti un po' la coscienza?"
"Può anche essere..." rispose laconicamente Roy, con un sorriso triste sul volto; il peso delle sue azioni invecchiava il suo volto trascurato, tanto che nessuno, vedendolo in quel momento, gli avrebbe dato i suoi ventiquattro anni.
Maes lo fissò, lasciandolo senza difese contro il suo sguardo accusatorio.
"Non è che volevi soltanto morire?" gli chiese. "Perché se è così, ci sono sistemi molto più semplici."
Roy sospirò.
"Se alla fine ho rinunciato a mettere in pratica la mia idea, è proprio perché ho paura di morire. Lo vedi che razza di uomo è Roy Mustang?" Si prese la testa tra le mani. "Cosa dirà mia sorella quando scoprirà cos'ha fatto l'Eroe di Ishbar?"
"Siamo tutti così. Tutti abbiamo paura di morire."
Le parole di Maes non erano di alcun conforto all'animo tormentato di Roy, che decise di cambiare argomento.
"Comunque sia... ho pensato ad un modo più utile di usare una vita come la mia. Essere un Alchimista di Stato non è abbastanza." Strinse i pugni. "Maes: ho preso una decisione."
"Dimmi quale."
***

"Ehm... Tenente Colonnello? Sta dormendo? Signore, mi sente?"
""Lascia, lascia... Aspetterò...""
Maes Hughes aprì gli occhi, rendendosi conto di essersi addormentato sulla scrivania. Alzò la testa e vide davanti a sé Sheska, e alle sue spalle il Comandante Supremo, che sollevò la mano in cenno di saluto. La reazione dell'uomo fu immediata: si alzò all'istante mettendosi sull'attenti.
"Comandante Supremo!" disse, timoroso di ricevere un richiamo per il suo comportamento. Ma King Bradley sembrava allegro come al solito.
""Seguimi nel mio ufficio, Tenente Colonnello"" gli disse, e Hughes ubbidì. La segretaria del Comandante Supremo aprì loro la porta, poi andò a sedersi alla sua scrivania. Hughes rimase in piedi in mezzo alla stanza, mentre Bradley andò alla finestra e guardò fuori. ""È vero che stai facendo indagini sui più alti ufficiali dell'esercito?"" gli chiese senza preamboli.
"Ehm... Sì" rispose lui, incerto. "...E anche sul Laboratorio numero 5."
""Di quel caso mi sono occupato io personalmente"" disse subito il Comandante Supremo. ""Sono giunto alla conclusione che con molta probabilità il Generale Basque Grand si era alleato con alcuni sopravvissuti di Ishbar per condurre ricerche pericolose... Ti piace la mia deduzione?"" gli chiese alla fine, voltandosi verso di lui.
Hughes non sapeva cosa rispondere, ma decise che la sincerità era la carta migliore da usare.
"Veramente... no, signore."
""Capisco. C'entra la Pietra Filosofale...?""
Maes sussultò, sorpreso. Non credeva che Bradley fosse a conoscenza di una cosa del genere. Ma in fondo, lui era il Comandante Supremo.
"Esatto" rispose quindi. "Ho motivo di sospettare che nell'esercito vi siano individui che hanno tentato di costruire la Pietra Filosofale, commettendo numerosi reati. Non era solo un'iniziativa del Generale Grand." Si avvicinò a Bradley e gli porse la cartelletta che teneva sotto il braccio. "Come minimo, vi sarebbero implicati anche i precedenti superiori del dottor Marcoh, e forse sono implicati anche gli ufficiali su quella lista." Indicò i fogli. "Nell'ultimo anno, quei militari o sono morti, o sono scomparsi senza lasciare tracce. Inoltre, il Laboratorio numero 5 era ancora attivo..."
""Insinui che nei piani alti dell'esercito ci sia tutt'ora qualcuno ch cerca di costruire la Pietra Filosofale? È così?"" La voce di Bradley era dura. Hughes abbassò lo sguardo. "Se la notizia diventasse di pubblico dominio, perderemmo la nostra autorità!"" continuò il suo superiore gravemente. Dopo qualche secondo, però, l'uomo scoppiò a ridere. Hughes lo guardò, confuso. ""Stavo scherzando!"" esclamò. "" Và a fondo della questione. Questa gente ha condotto esperimenti vietati su esseri umani e ha incaricato assassini che si fanno chiamare "Homunculus" di eliminare le prove! Non posso fingere di non vedere tali crimini. I rami secchi vanno tagliati!""
Hughes sorrise a sua volta e fece il saluto militare.
"La ringrazio, signore!" Poi, abbassata la mano, continuò. "Solo una cosa: forse sarebbe il caso di interrogare di nuovo il dottor Marcoh."
""Hai sentito, Juliet?"" disse Bradley, voltandosi in direzione della sua segretaria.
Lei sollevò lo sguardo dal suo lavoro e disse:
""Darò subito ordine di trasferirlo a Central City.""
""Solo lei è a conoscenza del luogo dove si trova attualmente il dottor Marcoh"" spiegò il Comandante Supremo. ""È una precauzione, così se il nemico mi torturasse non potrei dirgli nulla.""
"Oh... Sì, le chiedo questo favore, uh..." l'uomo guardò il cartellino appuntato sulla giacca della donna "...Signorina Douglas."
Dopo essersi congedato, Hughes decise di andare dai fratelli Elric a parlare di ciò che aveva scoperto. Nella stanza erano già presenti il maggiore Armstrong e Winry. Ed era sorpreso del fatto che fossero così tante le persone coinvolte.
"Insomma, mi sta dicendo che tutti gli ufficiali che sarebbero stati coinvolti nel Laboratorio numero 5 o sono morti o sono scomparsi?!"
"Sì, ma nella lista mancano quei criminali col marchio dell'Ouroboros" disse Hughes.
Fuori dalla stanza, Denny Brosh, con l'orecchio incollato alla porta, stava origliando la conversazione.
"Lì dentro stanno facendo dei discorsi parecchio seri" commentò.
Maria Ross, che era con lui, sbuffò.
"Non voglio sapere nulla. Se devo essere sincera, non me la sento più di sorvegliare due soggetti imprevedibili come i fratelli Elric. Cederei volentieri l'incarico a chiunque volesse accollarselo..."
"Questa sì che è una fortuna!" esclamò una voce allegra. "Io sarei più che felice di fare di nuovo da scorta a Eddy-pon!"
Nel corridoio stavano avanzando Fye e Tara, il primo allegro come sempre, la seconda seria come sempre.
"Ti ricordo che sei un mio sottoposto, e tocca a me decidere cosa fai e cosa non fai" gli disse lei.
"Allora perché non vieni con me, Colonnello? Perché io andrò in ogni caso!"
Tara si coprì gli occhi con la mano.
"Sei incorreggibile..."
"È deciso!" esclamò allora Fye, balzando di fronte a Maria e Denny e prendendo loro la mano. "Da questo momento, le nuove guardie del corpo dei fratelli Elric sono il Colonnello T'ylhanhem e Ice Alchemist!" Si mise a scuotere vigorosamente le mani dei due militari, che erano rimasti basiti. "Grazie di tutto, ora potete anche andare!"
"Ma... Non dovremmo dire qualcosa a Ed e Al?" protestò Maria.
"Non ce n'è bisogno! Sarà una sorpresa!"
I due non erano molto convinti, ma annuirono.
All'oscuro dei piani di Fye, i fratelli Elric stavano ancora discutendo con Hughes e Armstrong.
"Eppure dovrebbero esserci ancora gli scienziati che hanno lavorato sotto la supervisione del dottor Marcoh" stava dicendo il maggiore. "Se almeno riuscissimo a trovare loro..."
"A quello ci penso io" si offrì subito Hughes.
Ed e Al si guardarono.
"Ehm, veramente, riguardo a questa storia..." cominciò Al, con fare grave.
"...Ecco, in realtà non ci interessa più così tanto" concluse Ed. Tutti i presenti sussultarono. "Voglio dire," continuò il biondo "Pietre Filosofali, Homunculus... Ne abbiamo abbastanza di roba come quella!"
"È vero, ma soprattutto abbiamo pensato che sia più prudente trovare un altro sistema" intervenne Al.
"Ma non c'è un altro modo," obiettò Maes "o non avremmo fatto tutto questo putiferio!"
Ed chiuse gli occhi e sospirò.
"Noi... conosciamo qualcuno che forse potrebbe aiutarci" buttò lì.
"La persona che ci ha insegnato l'alchimia" precisò Al. "Vive in un posto chiamato Dublith, nelle terre del Sud. Pensavamo di andare laggiù."
Winry guardò la cartina appesa al muro e improvvisamente le vennero gli occhi a forma di stellina.
"Si trova qui! Sulla strada per Dublith!" strillò, indicando una città.
"Ehm... Che cosa si trova lì?" chiese Al, confuso.
"La Mecca degli Ingegneri di Automail, Rush Valley!" gridò lei. "Ho sempre desiderato andarci!" disse, saltellando, poi si aggrappò al cappotto di Ed. "Mi ci porti? Eh? Eh?" gli chiese, circondata da brillini fucsia.
Ed stava per dire di no, ma Al fu più veloce.
"Perché no? Tanto è sulla strada!"
"Sììì, evviva!" esultò la ragazza.
Usciti dalla stanza, il gruppo trovò ad attenderli non Maria e Denny, ma Fye e Tara. Ed fece un passo indietro.
"No, non dirmi che ci sarai di nuovo tu a farmi da scorta!" disse, terrorizzato.
"Perché questo tono terrorizzato, Hagane-san? Pensavo che ti avrebbe fatto piacere viaggiare ancora con me! E poi guarda: la Principessa viene con noi!" aggiunse, prendendo Tara per il braccio e spingendola avanti.
"Fye..." lo ammonì Tara. "Se osi di nuovo prendermi per il braccio in quel modo, sarò costretta a prendere provvedimenti nei tuoi confronti."
Fye si accasciò a terra stringendo le ginocchia della ragazza.
"Ti prego, Steel Rose Alchemist, non essere così dura con il tuo povero servitore! È solo che sono davvero felice di poter passare del tempo con te e con Sua Altezza Fullmetal Alchemist!"
Alla parola "altezza", a Ed spuntò la venuzza sulla fronte.
"Che fai, spilungone maledetto, sfotti?!" Alzò i pugni in direzione del mago. "Guarda che sono pronto in qualunque momento!!!"
Fye allora lasciò andare le ginocchia di Tara e si buttò a terra davanti a Ed.
"Pietà, grande guerriero! Perdona questo piccolo uomo, tu che possiedi le più alte qualità che un uomo possa desiderare!"
Gli occhi di Ed si fecero fiammeggianti.
"Te la sei voluta!"
Ed balzò addosso a Fye, mentre il mago strillava fingendo di soccombere. Tutti risero, inclusa Tara. A Fye non scappò questo dettaglio, e le sorrise di rimando.

Quando tutti furono pronti, il gruppo si diresse alla stazione. A salutarli c'era la famiglia Hughes al completo, il maggiore Armstrong, Maria Ross, Denny Brosh e Reina. Quest'ultima non avrebbe potuto accompagnarli nelle loro avventure nemmeno quella volta, con grande disappunto degli altri.
"Ho ancora delle faccende da sbrigare qui a Central City" spiegò sorridendo. "Ma non preoccupatevi: vi raggiungerò di sicuro non appena avrò finito! Chissà, magari ci vedremo direttamente a Dublith!"
"Sarebbe fantastico!" esclamò Al. "Nel frattempo riguardati, eh!"
"Contaci!"
Il capotreno fischiò e le grosse ruote di metallo cominciarono a girare. Il treno prese velocità, e il gruppetto che salutava sulla banchina si allontanò finché non fu che un puntino lontano. Ed si schiantò sul sedile e sospirò.
"Bene, è andata. Crederanno che siamo a Dublith e non ci disturberanno finché non saremo di ritorno."
"...Prego?" fece Tara.
"Hai capito bene: non andiamo a Dublith."
"Come sarebbe che non andate a Dublith?!" esclamò Winry, scioccata.
"Non preoccuparti, ti accompagneremo comunque a Rush Valley" disse Al per tranquillizzare l'amica.
"Ah, allora va bene..."
"Ma scusate, non volevate andare dall'insegnante di alchimia per creare la Pietra Filosofale con un altro sistema?" s'intromise Fye, semi-sdraiato sul suo sedile.
Edward ridacchiò nervosamente.
"Se lo facessimo, come minimo ci ucciderebbe" rispose laconicamente.
"Vi ucciderebbe?" ripeté il mago. Ebbe una visione di un tizio grande, grosso e nerboruto che teneva Ed e Al per la collottola come due bamboline di pezza e li sbatteva allegramente uno contro l'altro. Si trattenne dallo scoppiare a ridere.
"Figurati che non sa neanche che Ed è diventato un Alchimista di Stato" buttò lì Al.
"E se scoprisse che abbiamo provato a fare una trasmutazione umana..." intervenne Ed, ma non riuscì a proseguire. "Aah, siamo ancora troppo giovani per morire!" si lamentò. Dopo un momento di depressione, durante il quale Winry non fece che spostare lo sguardo dall'uno all'altro, Ed sollevò la testa. "Ma a parte tutto questo, ho l'impressione che una cosa simile non dovremmo chiederla a lei."
"Ma allora che volete fare?" chiese Tara.
"Siamo venuti a sapere che ad Aerugo vive una nobile famiglia, i Nightray, che si dice protegga un gran numero di rifugiati di Ishbar."
"Sembra che in passato la Pietra Filosofale sia stata costruita a Ishbar" proseguì Al. "Ma quel popolo non ha mai usato l'alchimia, perciò abbiamo pensato che potrebbero essere riusciti a crearla usando un metodo completamente diverso!"
"Se anche non ci fossero più Ishbaliani a conoscenza di questo segreto, sicuramente i Nightray ne sapranno qualcosa: secondo le leggende, la capitale di Aerugo, Sablier, è scomparsa sedici anni fa perché qualcuno stava cercando la Pietra Filosofale.” Raccontò Al.
“Oh, sì, ne ho sentito parlare…” intervenne Fye “ ‘Chiunque cerchi la Pietra Filosofale è destinato a sparire’, giusto?”
Ed e Al annuirono in silenzio.
-
"Così questo posto è... Shambala?"
"Esatto."
Watanuki si guardò intorno, affascinato. Dietro di lui c'erano Yuuko, che si riparava dal sole con un ombrellino, e Doumeki, anche lui incuriosito da quello strano posto. Watanuki cominciò a girare per la piazza di Central City, con gli occhi spalancati.
"Non avevo mai Viaggiato attraverso le Dimensioni" commentò. "È fantastico!" Guardò nella vetrina di un negozio di automail e indicò una delle protesi meccaniche. "Cioè, la tecnologia è generalmente ferma ai primi del '900, tranne che per alcuni anacronismi, come questi 'automail'! Per non parlare delle fotografie a colori!"
Doumeki gli comparve alle spalle.
"Uhm" disse solo.
"Certo, tu sei troppo stupido per apprezzare queste cose!" esclamò Watanuki, mentre l'altro si copriva le orecchie. "Ecco, bravo, non ascoltarmi! Quando mai ti ricapiterà di visitare un'altra Dimensione, idiota?!"
"Oh, da questo punto di vista non c'è nessun problema" intervenne Yuuko. "Questo non è che il primo di una serie di mondi che visiteremo insieme, ognuno diverso dall'altro."
Watanuki si voltò e guardò la donna con ammirazione, Doumeki si chinò a leggere il prezzo di una gamba automail.
-
"Perché non mi hai detto che i fratelli Elric erano stati ricoverati in ospedale?" sbottò Roy al telefono.
Dall'altra parte del filo c'era Reina, che non sapeva cosa dire.
"Ah, non te l'ho detto?" squittì, grattandosi la testa. "Mi sarà passato di mente, in fondo non era poi così importante..."
"C'entra col tuo ricovero, vero?"
"Ma no, cosa vai a pensare? È stata solo una coincidenza!"
"Reina, lo sai meglio di me che le coincidenze non esistono. Esiste..."
"...Solo l'inevitabile, lo so" lo interruppe lei. "A proposito," continuò sorniona "a sentire te doveva essere inevitabile il tuo trasferimento a Central City! Ti ricordo che il tuo obiettivo è diventare importante... e trovarti una moglie!"
Roy le sbatté il telefono in faccia, seccato. Non poteva sapere che, dall'altra parte del filo, Reina tirava un sospiro di sollievo.
"Usi il telefono con più garbo!" lo rimproverò la Hawkeye, entrata in quel momento nella stanza con una pila di libri tra le braccia.
Roy non l'ascoltò.
"Tenente, prenotami un treno."
"Per Central City, dico bene?" chiese la donna.
Roy annuì.
"Laggiù succede qualcosa, e sia Hughes che Reina mi stanno tenendo all'oscuro..."

Intanto, a casa Hughes, Maes stava salutando la moglie e la piccola Elicia, che dormiva tranquilla nel suo lettino. Le diede un bacio sulla fronte e poi si alzò per abbracciare Glacier.
"Ho delle ricerche da finire" le disse per spiegarle la sua uscita sebbene fosse già molto tardi.
"Va bene. Ma fa’ attenzione!" si raccomandò la donna.
Lui la strinse più forte.
Una volta arrivato in ufficio, si fece dare da Sheska i documenti relativi ai disordini di Reole, al cerchio alchemico del Laboratorio 5, alla guerra di Ishbar e tutto ciò che avevano che potesse essere correlato agli ultimi avvenimenti. Raccolto il materiale, si mise a sfogliare libri e rapporti in modo da tracciare un quadro della situazione.
-La città di Ishbar... i disordini di Reole... la miniera di Magwar... Dunque la Pietra Filosofale porta alla rovina- si disse il Tenente Colonnello. Osservò il ritratto di Envy che Ed era riuscito a fare basandosi sui suoi ricordi. -È strano... Se questi individui cercano qualcuno a cui far costruire la Pietra Filosofale per conto loro, perché poi fanno di tutto perché si dica che avvicinarsi alla Pietra porta morte e distruzione? Forse... Forse è un trucco per togliere di mezzo qualsiasi prova...- Maes aggrottò le sopracciglia. -E se fosse... il contrario?- rifletté. -Se ipotizziamo che sia come dico io...?- Gli balenò alla mente un'idea improvvisa. -Aspetta un momento, come si chiamava il soldato che scatenò la guerra di Ishbar? Douglas, se non sbaglio. Uhm, questo nome l'ho già sentito...-
Proprio in quel momento squillò il telefono, e l'uomo rispose. Era la segretaria del Comandante Supremo. Lo informò che il dottor Marcoh si trovava in città e che li aspettava in albergo. Hughes rispose che sarebbe arrivato immediatamente, ringraziando la donna. Posò il telefono, e, come una fulminazione improvvisa, si rese conto che il soldato che aveva scatenato la guerra di Ishbar non solo faceva Douglas di cognome, ma si chiamava proprio Juliet! Non poteva essere una coincidenza, era la stessa persona!
"Sheska!" chiamò agitato, alzandosi di scatto e rovesciando la sedia. "Rimetti subito al loro posto tutti i libri che ci sono qui! Quando hai finito, vai a casa." La ragazza stava per chiedere spiegazioni, ma Hughes non la lasciò parlare. Le sfrecciò di fianco diretto verso l'uscita del Quartier Generale. "Ah, e un'altra cosa: sei licenziata."
"Eeeh?!"
"Non farti più vedere."
L'uomo uscì sbattendo la porta, mentre Sheska rimaneva interdetta in mezzo all'ufficio.
Sebbene la faccenda puzzasse, Hughes decise di recarsi comunque al luogo dell'appuntamento, dove incontrò la segretaria del Comandante Supremo. Cercando di sembrare il più disinvolto possibile, la seguì lungo il corridoio dell'hotel e attaccò bottone.
"Mi scusi per il disturbo che le sto arrecando, signorina Douglas. Lei ha vissuto in prima persona la guerra di Ishbar, giusto?"
""No, ho sempre e solo fatto lavoro d'ufficio..."" rispose lei tranquillamente.
"Ah, sì? Proprio come me!" fece lui. "Però ultimamente ho svolto un po' di ricerche... Lo sapeva? La guerra di Ishbar è cominciata perché un militare di stanza laggiù ha sparato senza motivo ad un bambino che non stava facendo niente di male. E sà come si chiamava quel militare?" continuò, abbassando la voce. "Juliet Douglas."
""È un nome piuttosto comune"" replicò lei senza scomporsi.
"Ah, ma la parte migliore viene adesso!" continuò Hughes. Sapeva che stava portando avanti un gioco pericoloso, ma aveva bisogno di sapere se la sua tesi era esatta. "La soldatessa che rispondeva a quel nome è deceduta la bellezza di due anni prima che avesse inizio quella guerra!"
""Che cosa bizzarra"" fu il laconico commento della donna.
"Ma le stranezze non sono ancora finite!" disse Hughes. "Questa tale Douglas, come ho appena detto, era morta, ma nessuno si è mai preoccupato di cancellare il suo nominativo dalle liste dell'esercito. E le dirò di più: in questi ultimi due anni, la soldatessa di cui sopra ha improvvisamente ricevuto una bella promozione!"
Finalmente Juliet Douglas si fermò e si voltò a guardare Maes.
"È diventata la segretaria personale del Comandante Supremo?" disse con voce dolce.
Ma gli occhi di Hughes rimasero duri.
"Parla: chi sei veramente? Sei stata sul serio a Ishbar? O ti sei infiltrata nell'esercito prendendo il posto della vera Douglas?"
La donna lo fissò senza rispondere, poi abbassò lo sguardo.
""Il dottor Marcoh la sta aspettando"" disse solo, e indicò la porta di fronte a loro.
Hughes fece un passo nella direzione indicata.
"Dietro quella porta c'è davvero il dottor Marcoh?" chiese, scettico.
Afferrò la maniglia, e in quell'istante la porta di fronte a quella che stava per aprire si spalancò di scatto e ne uscì Lust, le lunghe unghie già sfoderate, che si lanciò sull'uomo e gliele puntò alla gola.
""Piacere di conoscerla!"" disse lei, con la sua voce suadente. ""O forse sarebbe più appropriato dire addio?""
Hughes non si lasciò impressionare e, dopo un momento d'incertezza, fece un sorrisetto e, accennando al simbolo dell'Ouroboros sul petto della donna, disse:
"Ma lo sai che hai un tatuaggio magnifico, figliola?"
Lust sorrise, poi fece un affondo con le unghie acuminate. Hughes si spostò di lato appena in tempo, e il colpo, invece di recidergli la carotide, lo ferì alla spalla. Non perse tempo e contrattaccò immediatamente, estraendo uno dei suoi coltelli da lancio e colpendo la donna in mezzo agli occhi. Questa si accasciò contro il muro.
"Colonnello!" si sentì gridare. Era Maria Ross, che correva verso di loro con la pistola in pugno. Sparò alcuni colpi, che la Douglas schivò elegantemente, ma che furono sufficienti a farla rimanere dov'era il tempo necessario per permettere a lei e a Hughes di allontanarsi di corsa da quel posto. Dietro di loro, Lust sollevò la mano e si estrasse il coltello dalla fronte.
""È più abile di quanto avessi pensato"" disse. Si voltò verso Juliet Douglas e le disse: ""Ehi, Sloth, vai a dargli una bella lezione!""
L'Homunculus Sloth si voltò lentamente nella direzione in cui erano scappati i due soldati.
Intanto Hughes e la Ross correvano più lontani che potevano dall'albergo.
"Sottotenente Ross, i nemici sono penetrati all'interno dell'esercito, fino ai posti più vicini al Comandante!" disse Maes, voltandosi verso la donna. "E il loro obiettivo non è costruire la Pietra Filosofale, ma..." S'interruppe improvvisamente. La Ross lo guardò, aspettando il seguito, ma Hughes si fermò. "Niente" disse lui, osservando il volto della donna. "Vieni con me" le ordinò.
I due si fermarono ad una cabina telefonica, e Hughes si frugò in tasca alla ricerca di monetine. Mentre cercava, gli cadde dalla tasca una delle foto che si portava dietro, di quelle in cui c'era tutta la sua famiglia, ma non se ne accorse. Se ne accorse Maria Ross, ma non la raccolse, e il suo volto rimase inespressivo. Hughes mise le monete nel telefono e chiamò l'ufficio di Mustang. Aveva tardato troppo, ma ora doveva fargli sapere cosa stava succedendo nel Paese.
Purtroppo lo attendeva una bruttissima sorpresa.
"Cosa?! Sul serio è partito?!" chiese.
Dall'altra parte del telefono c'era il maresciallo Fallman, che gli spiegò che Mustang stava andando a Central City col Tenente Hawkeye.
-Maledizione, con informazioni come queste era l'occasione buona per puntare in alto!- pensò, mentre metteva giù il telefono.
"È meglio spostarsi in un posto più sicuro" disse la Ross.
"Sì, hai ragione" sospirò Maes, uscendo dalla cabina. "Per fortuna non ho ancora perso la pista giusta... Perché adesso tu mi spiegherai molte cose." Il soldato estrasse uno dei suoi coltelli e lo puntò alla gola del sottotenente. "La vera Maria Ross ha un neo sotto l'occhio sinistro" ringhiò.
La donna sembrò sorpresa.
"Ah, sì? Dici davvero? Non ci avevo fatto caso!" Si passò la mano sotto l'occhio e, con un piccolo bagliore, apparve un piccolo neo, identico a quello di Maria Ross.
"Brava, questa sì che è forte!" esclamò Hughes, impressionato. L'essere che si fingeva Maria Ross si portò la mano alla fondina per estrarre la pistola, ma il Colonnello fu più rapido, e con un movimento della mano squarciò la gola della sua avversaria, che cadde a terra in un lago di sangue. "Devi perdonarmi, ma ho una moglie e una figlia che mi stanno aspettando a casa" disse, allontanandosi dall'essere agonizzante.
Non si accorse che questo si rialzava e modificava il suo aspetto, mantenendo però la pistola in dotazione all'esercito stretta nella sua mano. Udendo il rumore di una reazione alchemica, Hughes si voltò di scatto, pronto a colpire di nuovo l'Homunculus, ma si bloccò: davanti a lui c'era sua moglie Glacier, esattamente come l'aveva lasciata qualche ora prima a casa. Solo che gli stava puntando contro la pistola.
"Ti piace questa interpretazione, Tenente Colonnello Hughes?" gli chiese, con la stessa voce di sua moglie.
Poi premette il grilletto.
***
"Io diventerò Comandante Supremo, Maes. Cambierò il modo in cui gira il nostro Paese. Purtroppo questa è l'unica cosa che posso fare."
Le parole gli erano uscite spontaneamente. Sapeva che Maes avrebbe capito. In fondo, loro erano Viaggiatori. Maes, infatti, lo guardò con un'espressione seria e decisa, che gli aveva mostrato raramente negli anni in cui erano stati compagni.
"Se è così, avrai bisogno di qualcuno che sia capace di capirti e di sostenerti" disse. "Io sarò un tuo subordinato, Roy, e ti spingerò in alto... Molto in alto. Questa è la mia decisione."
***

Roy si riscosse dal suo sogno ad occhi aperti: il treno era finalmente arrivato in stazione. Si diresse in fretta al suo appartamento di Central City, bussò alla porta, ma, anche se la luce era accesa, nessuno rispose. L'uomo aprì con il suo mazzo di chiavi, fece un passo all'interno della casa e vide Reina in lacrime, con la schiena appoggiata alla parete e la cornetta del telefono stretta tra le mani.
"Hughes... Hughes è..." riuscì solo a dire, poi la ragazza scoppiò di nuovo a piangere.

Al funerale di Maes Hughes, oltre alla famiglia e agli amici, erano presenti tutti i membri dell'esercito che avevano conosciuto il Tenente Colonnello. Anzi, il Generale di Brigata: per essere morto in servizio, era stato promosso di due gradi. Questo non serviva a placare la disperazione dei suoi amici e della sua famiglia, in particolare di Glacier. Elicia era ancora troppo piccola per capire, anche se sapeva che non avrebbe mai più rivisto il suo papà. Tutti portavano una fascia nera in segno di lutto, e nessuno parlava.
I fratelli Mustang erano in prima fila. Roy sembrava svuotato di ogni emozione, in piedi davanti alla tomba ancora scoperta. Reina teneva gli occhi bassi e stringeva un fazzoletto che non era ancora riuscita ad usare: non aveva più lacrime.
Mentre il prete, tale Harris Watson, terminava la formula chiudendo il libro nero, dalle file dei presenti si alzò, prima piano, poi sempre più forte, un canto leggero.
"Der Tag flieht eilig aus der Stadt...
Sie trinkt sich an den Schatten satt…
Und gibt ihre wahres Antlitz preis...
die Pfützen schimmern schon wie Eis..."

La sua voce tremava, ma era incredibilmente dolce e, anche se nessuno capiva le parole, a parte Roy, nessuno la interruppe.
"Am Himmel glänzt ein Silberstreif...
der Abend wandelt Tau zu Reif...
Die Bleichheit, die von unsren Wangen schneit macht uns wie Engel schön. Sie sollten auf die Knie gehen und beten, dass der Mond verhangen bleibt..."

La voce di Reina si fece più sicura, e al momento del ritornello risuonò limpida per tutto il cimitero.
"Wir sind wie Eisblumen, wir blühen in der Nacht,
wir sind wie Eisblumen, viel zu schön für den Tag,
wir sind wie Eisblumen, kalt und schwarz ist unsre Macht.
Eisblumen... blühen in der Nacht..."

Roy, col cappello sotto il braccio in segno di rispetto, ascoltò immobile la canzone di Reina.
I due fratelli rimasero in piedi di fronte alla tomba a fissare gli scavafossi riempirla di terra, e rimasero anche quando gli altri militari se ne andarono, seguiti da Glacier ed Elicia, e il cimitero si svuotò. Si sentivano entrambi come se all'improvviso si fosse aperta una voragine sotto i loro piedi, una voragine nera e profonda dalla quale non c'era via di scampo.
"Avevi detto che saresti rimasto un mio subordinato per capirmi e sostenermi" mormorò ad un tratto Roy. "E invece adesso sei più in alto di me. Cosa volevi fare, razza di stupido?"
"Roy..." mormorò Reina, con gli occhi lucidi.
"Se si occupava di qualcosa che c'entrava coi fratelli Elric, perché non mi ha fatto sapere niente?" L'uomo si voltò verso la sorella. "Perché non mi avete detto niente? Non era necessario che facesse tutto quanto da solo!"
"Lo ha fatto per il tuo bene" disse Reina.
"Che cosa vuoi dire?"
"Quando ci sono di mezzo Ed e Al, perdi la capacità di ragionare con freddezza, fratellone. Ed è per questo che Maes ha deciso di tenere per sé tutto quello che li riguardava, perché non voleva che tu avessi altre preoccupazioni se non quella di puntare in alto."
Roy fissò la sorella senza parlare, poi all'improvviso si voltò e si rimise il cappello sulla testa.
"Sta cominciano a piovere" disse con una strana voce.
Reina alzò lo sguardo verso il cielo azzurro, confusa, poi guardò il fratello e capì.
"Già" disse solo, mentre la lacrima sul volto di Roy scivolava sulla sua guancia.
Appena fuori dal cimitero, Roy e Reina videro che, all'ombra di un cipresso, c'erano un'elegante donna dai lunghi capelli neri in compagnia di due ragazzi dai tratti orientali. Erano tutti e tre molto familiari.
“YUUKO?!” gridarono fratello e sorella.
“Salve… Come sei diventato grande, Roy! Eri un ragazzino quando ti ho visto l’ultima volta” commentò la donna.
“Watanuki...” mormorò Reina con affetto, rivolta al ragazzo con gli occhiali, il quale le sorrise caldamente. “Watanuki! Lavori ancora al negozio?! Ma sei un caso disperato!” esclamò alla fine.
Il ragazzo, che non si aspettava un'uscita del genere, quasi cadde a terra. Yuuko rise.
“Il desiderio di Watanuki è cambiato, e di conseguenza resterà a lavorare al negozio ancora molto a lungo…”
“Già… Ma è lunga da spiegare” confermò lui.
"Doumeki, loquace come al solito!" disse poi la ragazza, rivolta all'ultimo membro del terzetto. Quello rimase impassibile.
“Cosa ci fate qui?” domandò Roy.
Yuuko alzò la mano.
“Prima di tutto, dov’è la figlia di Ashura?”
“Ashura?” fece Reina.
“Il re di Selece, padre di Tara…” spiegò Roy sottovoce. Poi si rivolse a Yuuko: “Si è diretta a Dublith passando per Rush Valley, nel Sud del Paese…”
Yuuko si rivolse ai due ragazzi con lei.
“Raggiungetela e informatela della morte del Viaggiatore chiamato Maes Hughes."
"Ti prego, Yuuko: posso accompagnarli?" chiese Reina. "Loro non conoscono questa Dimensione... e io ho bisogno di fare qualcosa che mi aiuti a superare la perdita di Maes."
"La sua morte non è stata vana, Reina" disse Yuuko, accarezzandole la guancia. "Certo che puoi andare con loro." Poi si voltò verso i ragazzi. "Un'altra cosa: portate ciò che vi ho detto al ragazzo… Non tornate senza aver riscosso un pagamento adeguato!”
“Sì!” esclamò Watanuki.
"Vado subito a fare le valigie" disse Reina.
"Tranquilla, non c'è fretta. Ormai è tardi, prenderemo il primo treno di domani mattina" disse Watanuki. "Vai a casa a riposarti, che sei distrutta."
"Va bene. Però voi due venite con me: siete miei ospiti per la notte! Dovete raccontarmi un sacco di cose!"

Intanto, sul treno diretto a Rush Valley, Ed, Al, Winry, Tara e Fye chiacchieravano proprio della famiglia Hughes, ignari di tutto ciò che era accaduto.
"Il signor Hughes, la signora Glacier e la piccola Elicia sono delle bravissime persone!" stava dicendo Winry.
Tutti annuirono.
"Hughes è fissato con la figlia ed è un gran ficcanaso!" disse Ed, ma si capiva che lo stava dicendo in tono affettuoso.
"Ci prende sempre in giro, eh?" aggiunse Al.
"Ah, lo fa anche con voi?" chiese Fye. "Pensavo di stargli particolarmente simpatico e che fosse questo il motivo che lo spingeva ad ossessionarmi con le foto di sua figlia!"
"Maes è fatto così" si limitò a dire Tara. "È il suo modo di esprimere il suo affetto per gli altri."
Ed sorrise, guardando fuori dal finestrino.
"Dice sempre di essere super impegnato, ma appena può cerca di ritagliarsi un po' di tempo per venirci a trovare..." disse sorridendo.
"Chissà per quale motivo ha deciso di prendersi cura di noi" rifletté Al. "Tu che ne dici, Tara? In fondo ha fatto così anche con te, no?" disse poi.
"E chi lo sa" rispose lei. "Non sono mai riuscita a capirlo fino in fondo..."
"La prossima volta che torni a Central City devi andare a ringraziarlo, eh!" disse Winry a Ed.
Il ragazzo stava per risponderle, quando passarono per una stazione alla quale il treno non avrebbe fatto fermata. Ed stava ancora guardando fuori dal finestrino, e vide, in piedi sulla banchina, qualcuno che lo salutava. Il tempo parve fermarsi mentre Ed metteva a fuoco la persona che agitava la mano sorridendo: era Maes Hughes. Poi il tempo riprese a scorrere normalmente, e il treno superò la stazione. Ed si sporse dal finestrino per guardare meglio, ma la banchina era vuota.
"Cosa fai?" chiese Fye.
"Hai visto qualcosa, fratellone?" chiese Al.
Edward si rimise al suo posto, confuso.
"No... Devo aver visto male..."

Quella sera, Reina stava preparando le valigie. Watanuki e Doumeki erano nella stanza degli ospiti e stavano già dormendo, quando sentì il telefono squillare. Naturalmente ebbe un attimo di esitazione, visto che era il telefono di suo fratello, ma poi rispose perché aveva paura che i ragazzi si svegliassero.
“Mustang…?” disse con voce incerta.
““Vieni tra dieci minuti nella piazza d’armi del Quartier Generale.””
“Eh? Ma chi... Envy?!” fece la ragazza, riconoscendo la voce, ma chiunque fosse riattaccò subito.
Poco dopo Reina raggiunse la piazza d’armi. Era deserta e illuminata solo dalla luce della luna piena, il che non aiutava a renderla meno vuota e inquietante.
“C’è nessuno?” chiamò da sotto il porticato.
Dall’alto saltò giù una figura avvolta in un cappotto nero che le atterrò davanti, facendola sussultare.
““Sei venuta davvero! Sai, non ci facevo molto affidamento...”” le disse in un soffio il nuovo arrivato.
“Envy! Cosa... Perché mi hai fatta venire qui?”
Il ragazzo si avvicinò.
““Ho sentito che te ne vai da Central…””
Di tutte le cose che poteva dire l'Homunculus, quella era la più inaspettata. Reina sbatté un paio di volte le palpebre, sorpresa, poi abbassò lo sguardo.
“Sì. Ho... bisogno di cambiare aria. E' successa una cosa che...” Si interruppe per cercare le parole. "Il fatto è che il migliore amico di mio fratello è morto... È stato ucciso a sangue freddo per la strada. E io... non me la sento di restare qui." Si morse il labbro mentre gli occhi le diventavano lucidi. "Hughes era un uomo così buono... Perché è stato ucciso?"
““Sapeva troppo…”” disse semplicemente l’Homunculus, con tono neutro.
Reina abbassò lo sguardo.
“Avevo intuito che eravate stati voi… Aveva dei graffi sulla spalla… Solo le unghie di quella donna, Lust, potevano…”
““Mustang...”” la interruppe lui. ““L’uomo... è riuscito a scappare da Lust.””
Si pentì immediatamente di averlo detto, soprattutto quando Reina si fece scura in volto, riflettendo.
“Ma allora chi…” La ragazza si interruppe. Alzò lo sguardo e fissò Envy con gli occhi spalancati. “Envy… Per favore… dimmi che non…”
““Sono stato io a sparare a quell’uomo"" disse lui distogliendo lo sguardo da quegli occhi disperati. ""Quando ho assunto l’aspetto di sua moglie non è stato più capace di fare nulla.”” La sua voce era fredda come il ghiaccio e sembrava quasi soddisfatta. ““Allora, vuoi ancora avere a che fare con un assassino?”” le chiese alla fine, guardandola in faccia.
Fu un attimo: i loro sguardi s'incontrarono, e improvvisamente l'Homunculus sentì una fitta all'altezza del petto, qualcosa di simile a... rimorso. Reina aveva sul volto un'espressione che era un misto tra disperazione, rabbia e qualcos'altro di indefinibile, e Envy sentì lo sguardo della ragazza trafiggerlo come se fosse stato un qualsiasi essere umano, e non il Mostro Perfetto, come amava definire sé stesso. Quel senso di colpa per aver ucciso una persona innocente solo perché si era avvicinata troppo alla verità lo spinse a fare un passo indietro.
""Non ho giustificazioni. Se vuoi, puoi sfogarti su di me...”” disse, aprendo le braccia. Una parte di lui gli gridava che era decisamente andato fuori di testa per comportarsi così, ma un'altra gli diceva che era la cosa giusta da fare.
Reina lo fissò con un'espressione durissima in volto. Poi, senza preavviso, scoppiò a piangere. Envy rimase di sasso.
“Io… lo so che dovrei odiarti...” disse la ragazza tra i singhiozzi. “Però io… io… non ci riesco!” L’Homunculus abbassò le braccia e la guardò con aria interrogativa. “Tu non sei come loro, è solo perché sei con loro che ti comporti così! C'è del buono dentro di te... Matthew!"
A udire il suo vero nome, l'Homunculus sussultò. Ancora non capiva perché, ma quella ragazza aveva il potere di far sì che lui mostrasse il suo lato umano, quello che tentava sempre di tenere nascosto. Quella parte di lui che non era lui.
""Reina..."" iniziò, ma la ragazza gli prese la mano e gliela strinse.
"Per favore, Matthew… lasciali perdere! Puoi cominciare una nuova vita! Vieni a Dublith con noi!” esclamò, con gli occhi improvvisamente asciutti.
““…Cominciare… una nuova vita…?”” Envy sorrise amaramente. ““Reina… Io non sono umano, te l'ho detto anche l'altra volta. Non posso vivere con gli umani.””
“Tu SEI umano!” esclamò lei. “Che cosa ti rende diverso da noi?! Hai dei sogni, no? Dei desideri! ...Dei sentimenti.” Envy non riuscì a replicare. “Potrai avere degli strani poteri, essere nato in laboratorio... ma sei stato umano, e in un certo senso lo sei ancora… Basta vedere come reagisci quando ti chiamo col tuo vero nome...” L’Homunculus rimase interdetto: da secoli nessuno gli si rivolgeva in un tale modo. “Allora, verrai con noi?” gli chiese lei, guardandolo negli occhi. Envy si sentì intrappolato da quello sguardo.
““Io… non lo so. I fratelli Elric… Li ho trattati malissimo, ormai mi odiano a morte... E poi...”” cercò di dire, ma la ragazza lo interruppe.
“Non è necessario che dici subito loro chi sei. Puoi cambiare aspetto, no?”
““Io... Reina, sei proprio sicura di volermi come compagno di viaggio?""
"Sì" rispose subito lei. "So che è una cosa strana da dire, ma sento di potermi fidare di te, adesso più che mai."
Lo sguardo della ragazza non tradiva alcuna incertezza. A Envy ricordava moltissimo un'altra persona, la stessa che, tanto tempo prima, aveva conosciuto la parte migliore di lui.
""...D’accordo"" sospirò, ma sorrideva e aveva una nuova luce negli occhi. Più viva.
-Non so perché, ma mi sembra la decisione giusta- pensò.
Reina, seguendo l'ispirazione del momento, lo abbracciò. Envy, che non veniva abbracciato così da un sacco di tempo, rimase rigido come un manichino.
“Però…” la ragazza si staccò e gli piantò quegli occhi inquisitori dritti nei suoi. “Devi farmi una promessa.”
““Cosa?”” domandò lui, scettico.
“Con la tua vita di assassino hai chiuso. Non uccidere mai più.”
""Cosa...?!""
"Se ucciderai di nuovo, non ti perdonerò."
Envy la guardò in modo strano, poi annuì, sospirando.
““D’accordo… Te lo prometto.””
Reina sollevò il mignolo.
"Un mio amico dice che, per suggellare una promessa, bisogna incrociare i mignoli. Forza, alza il mignolo!"
Aggrottando la fronte, l'Homunculus sollevò il mignolo e lasciò che la ragazza lo stringesse col suo.

"Sei tu, Envy?"
""Sì.""
Dopo aver lasciato Reina, il ragazzo si era diretto ad una cabina telefonica e aveva fatto una chiamata. La persona dall'altra parte del filo sembrava conoscerlo molto bene.
"Allora? Che succede?"
""Volevo dirti che... ho chiuso. Non voglio avere più nulla a che fare coi tuoi piani.""
"Cosa?! Ma come ti..."
""L'ho ritrovata, capisci? E questa volta, voglio proteggerla.""
Detto questo, senza aspettare la risposta dell'altra persona, riagganciò il telefono e svanì nella notte.


La canzone e la traduzione di essa saranno disponibili con la OST! ^^

Edited by Darkrystal Sky - 28/5/2010, 20:17
 
Top
Panchito
CAT_IMG Posted on 16/5/2010, 14:24




Bello, veramente bello. Caspita, migliorate ad ogni capitolo che passa. Grrr, mi rodo dall'invidia, grrr.
Scherzi a parte, questo capitolo mi è piaciuto davvero molto.
E cosi il povero Maes Hughes ci ha lasciato, poveraccio, l'unico che non fa cacchiate con l'alchimia. E l'hanno pure promosso, oh, che flicità, adesso si che stiamo tutti meglio.
Suggestivi i flashback che avete usato, è un vecchio trucco, ma funziona sempre, per non parlare delle scene con Ed e con Reina.
Non è che si può sapere il significato del canto?
Beh, che altro dire...Envy va bastonato al più presto pe ri mezzucci che usa e Lust data in pasto a una torma di piovre marziane.
Maledetti, me la pagheranno.
Adesso sono curioso di edere come proseguirà, comunque ancora complimenti.
Ah, caso mai vi potesse tornre utie vi consiglio di leggere questa pagina http://scrittoridellanotte.forumcommunity.net/?t=37254131 ,è molto interessante ed è stata una manna per me, insieme a tutto il sito, s'intende.
Alla prossima.


 
Top
Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 16/5/2010, 18:00




Che bella quella pagina! *__*
Stima per quello che l'ha scritta, un sacco! Spero che sia utile anche a noi, ma fino ad ora come ti sono parsi i nostri personaggi: Reina, Tara e Matthew Elric?
 
Top
Panchito
CAT_IMG Posted on 16/5/2010, 18:34




Belli e ben fatti, però Tara e Reina, a mio parere, andrebbero caratterizzate un po' di più, infatti, anche se si vede che Tara è molto più "dura" di Reina, in certi punti appaiono troppo simili. Spero che vi sia utile per migliorarle, in caso cntrario avvertitemi prima cosi posso fuggire ^^
 
Top
Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 16/5/2010, 20:09




CITAZIONE
un tipo strano con un paio di occhiali sul naso (di cui peraltro, una lente era rotta) e degli abiti che sembravano assemblati casualmente: indossava infatti un frac sopra ad una maglietta nera, e portava un paio di pantaloni di un tessuto riflettente che non si era mai visto a Shambala. Calzava delle curiose infradito di corda e a tracolla aveva una borsa di pelle.

Mizzica quante tappe ha fatto???O_o xD
CITAZIONE
"Ti prego, Steel Rose Alchemist, non essere così dura con il tuo povero servitore! È solo che sono davvero felice di poter passare del tempo con te e con Sua Altezza Fullmetal Alchemist!"
Alla parola "altezza", a Ed spuntò la venuzza sulla fronte.
"Che fai, spilungone maledetto, sfotti?!" Alzò i pugni in direzione del mago. "Guarda che sono pronto in qualunque momento!!!"
Fye allora lasciò andare le ginocchia di Tara e si buttò a terra davanti a Ed.
"Pietà, grande guerriero! Perdona questo piccolo uomo, tu che possiedi le più alte qualità che un uomo possa desiderare!"
Gli occhi di Ed si fecero fiammeggianti.
"Te la sei voluta!"
Ed balzò addosso a Fye, mentre il mago strillava fingendo di soccombere. Tutti risero, inclusa Tara. A Fye non scappò questo dettaglio, e le sorrise di rimando.

Fye mi si impirlisce ogni capitolo di piu....xD
CITAZIONE
"Ma scusate, non volevate andare dall'insegnante di alchimia per creare la Pietra Filosofale con un altro sistema?" s'intromise Fye, semi-sdraiato sul suo sedile.
Edward ridacchiò nervosamente.
"Se lo facessimo, come minimo ci ucciderebbe" rispose laconicamente.
"Vi ucciderebbe?" ripeté il mago. Ebbe una visione di un tizio grande, grosso e nerboruto che teneva Ed e Al per la collottola come due bamboline di pezza e li sbatteva allegramente uno contro l'altro. Si trattenne dallo scoppiare a ridere.

Chissa come reagisce qunaod la vede davvero l'insegnaNTE....xD
Izumi Rulez!!!!
CITAZIONE
"Siamo venuti a sapere che ad Aerugo vive una nobile famiglia, i Nightray, che si dice protegga un gran numero di rifugiati di Ishbar."

Cos'e? Un allargamento del motto della famiglia Nightray:"Aggiungi un posto a tavola che c'e un orfano in piu?"
xD
CITAZIONE
"Cioè, la tecnologia è generalmente ferma ai primi del '900, tranne che per alcuni anacronismi, come questi 'automail'! Per non parlare delle fotografie a colori!"
Doumeki gli comparve alle spalle.
"Uhm" disse solo.
"Certo, tu sei troppo stupido per apprezzare queste cose!" esclamò Watanuki, mentre l'altro si copriva le orecchie. "Ecco, bravo, non ascoltarmi! Quando mai ti ricapiterà di visitare un'altra Dimensione, idiota?!"

Quei due sembrano ogni giorno di piu una coppia sposata....xD
CITAZIONE
"Sta cominciano a piovere" disse con una strana voce.
Reina alzò lo sguardo verso il cielo azzurro, confusa, poi guardò il fratello e capì.
"Già" disse solo, mentre la lacrima sul volto di Roy scivolava sulla sua guancia.

Quando ho visto questa scena nel secondo volume di FMA ho pensato che era una delle scene piu belle che avevo visto in tutto il fumetto.
E lo penso ancora.
CITAZIONE
““Mustang…”” la interruppe lui. ““L’uomo è riuscito a scappare da Lust.””
“Ma allora chi…” Reina si interruppe. Alzò lo sguardo e fissò Envy con gli occhi spalancati. “Envy… Per favore… dimmi che non…”
““Sono stato io a sparare a quell’uomo"" disse Envy distogliendo lo sguardo da quegli occhi disperati. ""Quando ho assunto l’aspetto di sua moglie non è stato più capace di fare nulla.”” La sua voce era fredda come il ghiaccio. ““Allora, vuoi ancora avere a che fare con un assassino?”” le chiese alla fine, guardandola in faccia.
-Devo essere impazzito per parlare così…- pensò.
Reina aveva sul volto un'espressione che era un misto tra disperazione, rabbia e qualcos'altro di indefinibile. Envy aprì le braccia.
""Puoi sfogarti su di me, se vuoi”” disse.
-Ok, sono decisamente andato fuori di testa…-
Senza preavviso, Reina scoppiò a piangere. Envy rimase di sasso.

E' ufficiale. Si e' bevuta il cervello. O_o
CITAZIONE
“Io… lo so che dovrei odiarti...” disse la ragazza tra i singhiozzi. “Però io… io… non ci riesco!” L’Homunculus abbassò le braccia e la guardò con aria interrogativa. “Tu non sei come loro, io lo so!" continuò la ragazza. "È solo perché sei con loro che ti comporti così! Per favore… lasciali perdere! Vieni

E continua a delirare!O_o

A parte questo bel capitolo! Ha ragione Panchi,migliorate sempre di piu!^^
Su Matthew non c'e molto da dire per il momento,e incomprensibile. Dice una cosa,ne fa un altra...passa dal sadismo all autolesionismo cosi....ci sono stati anche un paio di passaggi sul suo carattere che apparivano un po confusi nei capitoli precedenti,dopo che incontrava Reina. Ma forse non ho capito bene io,dopotutto su di lui si sa pochissimo e ci avete piazzato un sacco di allussioni da perderci il sonno.
Aspetto con ansia i successi capitoli!

 
Top
GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 16/5/2010, 20:30




*Fluttua via per i complimenti ricevuti*
Per Panchi: in effetti ne stavamo parlando qualche tempo fa, soprattutto di Reina... Alla fine è lei quella che assomiglia a Tara, credo... O_O
Per Yue: non chiedermi di Matthew, sinceramente non lo capisco nemmeno io... XD Io e la BossaH sobbiamo parlare seriamente di Reina, perché certi suoi comportamenti sono inspiegabili se non sai... certe cose (che non so nemmeno io ._.).
 
Top
Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 17/5/2010, 18:47




Per Yue: ah, ah! Lo so che ti sembra strano ma è tutto assolutamente programmato, Envy non è un OOC, è proprio un OC ispirato ad un personaggio originale! Per ora non posso dirti altro...
Invece...
Per Green: che tu non lo sappia è grave! °_° Ti mando un MP con i dovuti chiarimenti.
Yue non essere gelosa, è che Green scrive con me, alcune cose è necessario che le sappia!!!
 
Top
Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 17/5/2010, 19:58




CITAZIONE
Per Green: che tu non lo sappia è grave! °_° Ti mando un MP con i dovuti chiarimenti.
Yue non essere gelosa, è che Green scrive con me, alcune cose è necessario che le sappia!!!

Tranquilla,lo so. Fin qui ci arrivo anche io, xD
 
Top
Akuma_de_shitsuji
CAT_IMG Posted on 20/5/2010, 22:56




Da da da dam. Finalmente sono riuscita a trovare il tempo per leggere e commentare. La premessa mi ha intristito non poco, ma fino al 5 Giugno posso ancora vivere. Beh, mi sono consolata divorando il capitolo. Tara mi piace sempre di più, e di contro, anche Reina. Matthew, Matthew.. e anche per me appare un personaggio dal profilo psicologico impossibile da tracciare, al momento. E che altro..ah sì;
CITAZIONE
"Vi ucciderebbe?" ripeté il mago. Ebbe una visione di un tizio grande, grosso e nerboruto che teneva Ed e Al per la collottola come due bamboline di pezza e li sbatteva allegramente uno contro l'altro. Si trattenne dallo scoppiare a ridere.

X°D Invece io sì che son scoppiata a ridere.
Comunque, complimentissimi, la storia mi sta prendendo un sacco. *_*
 
Top
Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 21/5/2010, 17:36




Grazie, Break-chan! Ti terrò aggiornata poi sul canale di Facebbok! ^^

CITAZIONE
Cos'e? Un allargamento del motto della famiglia Nightray:"Aggiungi un posto a tavola che c'e un orfano in piu?"
xD

Me ne sono accorta adesso! XD In effetti...XP
 
Top
Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 21/5/2010, 20:34




Gia gestivano un orfanotrofio ai piedi di sabriel...ora si sono messi a fare anche quel tipo di volontariato?xD
Contenti Loro...xD
 
Top
Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 21/5/2010, 20:38




Almeno Eliot ha tanti crediti scolastici! °u°

.......no.
 
Top
Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 24/5/2010, 12:21




L'Istituto Latowidge non mi das lidea di una scuola cos' fissata su ste cose...xD
 
Top
Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 28/5/2010, 19:18




ATTENZIONE!

Sono state apportate alcune modifiche all'ultima scena di questo capitolo, quindi si invitano i fan a rileggere la scena. Se non vi va di tornarla a cercare la trovate qua sotto...
Speriamo di aver fatto le cose meglio di prima:

SPOILER (click to view)
Quella sera, Reina stava preparando le valigie. Watanuki e Doumeki erano nella stanza degli ospiti e stavano già dormendo, quando sentì il telefono squillare. Naturalmente ebbe un attimo di esitazione, visto che era il telefono di suo fratello, ma poi rispose perché aveva paura che i ragazzi si svegliassero.
“Mustang…?” disse con voce incerta.
““Vieni tra dieci minuti nella piazza d’armi del Quartier Generale.””
“Eh? Ma chi... Envy?!” fece la ragazza, riconoscendo la voce, ma chiunque fosse riattaccò subito.
Poco dopo Reina raggiunse la piazza d’armi. Era deserta e illuminata solo dalla luce della luna piena, il che non aiutava a renderla meno vuota e inquietante.
“C’è nessuno?” chiamò da sotto il porticato.
Dall’alto saltò giù una figura avvolta in un cappotto nero che le atterrò davanti, facendola sussultare.
““Sei venuta davvero! Sai, non ci facevo molto affidamento...”” le disse in un soffio il nuovo arrivato.
“Envy! Cosa... Perché mi hai fatta venire qui?”
Il ragazzo si avvicinò.
““Ho sentito che te ne vai da Central…””
Di tutte le cose che poteva dire l'Homunculus, quella era la più inaspettata. Reina sbatté un paio di volte le palpebre, sorpresa, poi abbassò lo sguardo.
“Sì. Ho... bisogno di cambiare aria. E' successa una cosa che...” Si interruppe per cercare le parole. "Il fatto è che il migliore amico di mio fratello è morto... È stato ucciso a sangue freddo per la strada. E io... non me la sento di restare qui." Si morse il labbro mentre gli occhi le diventavano lucidi. "Hughes era un uomo così buono... Perché è stato ucciso?"
““Sapeva troppo…”” disse semplicemente l’Homunculus, con tono neutro.
Reina abbassò lo sguardo.
“Avevo intuito che eravate stati voi… Aveva dei graffi sulla spalla… Solo le unghie di quella donna, Lust, potevano…”
““Mustang...”” la interruppe lui. ““L’uomo... è riuscito a scappare da Lust.””
Si pentì immediatamente di averlo detto, soprattutto quando Reina si fece scura in volto, riflettendo.
“Ma allora chi…” La ragazza si interruppe. Alzò lo sguardo e fissò Envy con gli occhi spalancati. “Envy… Per favore… dimmi che non…”
““Sono stato io a sparare a quell’uomo"" disse lui distogliendo lo sguardo da quegli occhi disperati. ""Quando ho assunto l’aspetto di sua moglie non è stato più capace di fare nulla.”” La sua voce era fredda come il ghiaccio e sembrava quasi soddisfatta. ““Allora, vuoi ancora avere a che fare con un assassino?”” le chiese alla fine, guardandola in faccia.
Fu un attimo: i loro sguardi s'incontrarono, e improvvisamente l'Homunculus sentì una fitta all'altezza del petto, qualcosa di simile a... rimorso. Reina aveva sul volto un'espressione che era un misto tra disperazione, rabbia e qualcos'altro di indefinibile, e Envy sentì lo sguardo della ragazza trafiggerlo come se fosse stato un qualsiasi essere umano, e non il Mostro Perfetto, come amava definire sé stesso. Quel senso di colpa per aver ucciso una persona innocente solo perché si era avvicinata troppo alla verità lo spinse a fare un passo indietro.
""Non ho giustificazioni. Se vuoi, puoi sfogarti su di me...”” disse, aprendo le braccia. Una parte di lui gli gridava che era decisamente andato fuori di testa per comportarsi così, ma un'altra gli diceva che era la cosa giusta da fare.
Reina lo fissò con un'espressione durissima in volto. Poi, senza preavviso, scoppiò a piangere. Envy rimase di sasso.
“Io… lo so che dovrei odiarti...” disse la ragazza tra i singhiozzi. “Però io… io… non ci riesco!” L’Homunculus abbassò le braccia e la guardò con aria interrogativa. “Tu non sei come loro, è solo perché sei con loro che ti comporti così! C'è del buono dentro di te... Matthew!"
A udire il suo vero nome, l'Homunculus sussultò. Ancora non capiva perché, ma quella ragazza aveva il potere di far sì che lui mostrasse il suo lato umano, quello che tentava sempre di tenere nascosto. Quella parte di lui che non era lui.
""Reina..."" iniziò, ma la ragazza gli prese la mano e gliela strinse.
"Per favore, Matthew… lasciali perdere! Puoi cominciare una nuova vita! Vieni a Dublith con noi!” esclamò, con gli occhi improvvisamente asciutti.
““…Cominciare… una nuova vita…?”” Envy sorrise amaramente. ““Reina… Io non sono umano, te l'ho detto anche l'altra volta. Non posso vivere con gli umani.””
“Tu SEI umano!” esclamò lei. “Che cosa ti rende diverso da noi?! Hai dei sogni, no? Dei desideri! ...Dei sentimenti.” Envy non riuscì a replicare. “Potrai avere degli strani poteri, essere nato in laboratorio... ma sei stato umano, e in un certo senso lo sei ancora… Basta vedere come reagisci quando ti chiamo col tuo vero nome...” L’Homunculus rimase interdetto: da secoli nessuno gli si rivolgeva in un tale modo. “Allora, verrai con noi?” gli chiese lei, guardandolo negli occhi. Envy si sentì intrappolato da quello sguardo.
““Io… non lo so. I fratelli Elric… Li ho trattati malissimo, ormai mi odiano a morte... E poi...”” cercò di dire, ma la ragazza lo interruppe.
“Non è necessario che dici subito loro chi sei. Puoi cambiare aspetto, no?”
““Io... Reina, sei proprio sicura di volermi come compagno di viaggio?""
"Sì" rispose subito lei. "So che è una cosa strana da dire, ma sento di potermi fidare di te, adesso più che mai."
Lo sguardo della ragazza non tradiva alcuna incertezza. A Envy ricordava moltissimo un'altra persona, la stessa che, tanto tempo prima, aveva conosciuto la parte migliore di lui.
""...D’accordo"" sospirò, ma sorrideva e aveva una nuova luce negli occhi. Più viva.
-Non so perché, ma mi sembra la decisione giusta- pensò.
Reina, seguendo l'ispirazione del momento, lo abbracciò. Envy, che non veniva abbracciato così da un sacco di tempo, rimase rigido come un manichino.
“Però…” la ragazza si staccò e gli piantò quegli occhi inquisitori dritti nei suoi. “Devi farmi una promessa.”
““Cosa?”” domandò lui, scettico.
“Con la tua vita di assassino hai chiuso. Non uccidere mai più.”
""Cosa...?!""
"Se ucciderai di nuovo, non ti perdonerò."
Envy la guardò in modo strano, poi annuì, sospirando.
““D’accordo… Te lo prometto.””
Reina sollevò il mignolo.
"Un mio amico dice che, per suggellare una promessa, bisogna incrociare i mignoli. Forza, alza il mignolo!"
Aggrottando la fronte, l'Homunculus sollevò il mignolo e lasciò che la ragazza lo stringesse col suo.
 
Top
Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 29/5/2010, 17:52




Meglio.
Envy sembra piu credibile e Reina un po meno fuori di testa. Apprezzo molto il remake.^^
 
Top
31 replies since 15/5/2010, 13:37   170 views
  Share