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Fullmetal Alchemist Reload: Capitolo 25

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Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 26/9/2010, 09:36




Scusate il giorno di ritardo, anche se so che non ve ne frega più di tanto...ah ah ah!
Questo capitolo è lunghissimo...°___° e anche complicato...
Mi viene in mente adesso che forse sarebbe stato meglio dividerlo in due...OPS! :saw:

SPOILER (click to view)
CAPITOLO 25 – Un bambino innocente
Con le sue case bianche e basse, Dublith a prima vista sarebbe potuta sembrare una città di mare: in verità, l’unico specchio d’acqua vicino alla città era il (modesto) lago di Yok. Piuttosto misero come lago, Yok doveva il suo nome alle numerose papere grigie che ne abitavano i canneti e al loro verso continuo. Modesto in dimensioni, però, doveva la sua fama al cosiddetto Monte Isola, o più comunemente chiamata Isola di Yok, un monticello che si alzava dall’acqua, costituendo una vera e propria isola, sufficientemente grande da perdercisi, vista la fitta foresta.
Su quest’isola, Izumi aveva portato i fratelli Elric. Li aveva letteralmente buttati giù dal letto a calci alle prime luci dell'alba e li aveva costretti a seguirla. Ora la barca che li aveva traghettati, manovrata da Shigu, si stava allontanando verso la terraferma, mentre i tre erano immobili: i ragazzi, uno a fianco all’altro, inginocchiati sulla sabbia, la donna in piedi, a braccia conserte, che li fissava con cipiglio severo.
Giunto alla costa, Shigu ormeggiò la barca e si sedette sul pontile, aspettando un segnale della moglie per andare a prenderli; con lui c’erano Winry e Reina, che, svegliatesi presto a loro volta, avevano voluto seguire il gruppo.
“Io non capisco…” disse Reina. “Perché quella donna ha portato Ed e Al laggiù?”
“Per fargli la ramanzina, penso” rispose l’uomo. "È tipico di lei."
“Questo lo avevo capito…” mormorò Reina mentre una grossa goccia le scendeva sulla fronte. Scambiò un’occhiata con Winry prima di sedersi a sua volta sul pontile; le figure dei tre alchimisti sembravano minuscole da lì.
“Su quell’isola i ragazzi hanno avuto il loro primo addestramento” spiegò l’uomo tutto d’un tratto, tanto che le ragazze quasi saltarono via dalla sorpresa. “Izumi li lasciò laggiù per un mese, con un coltello e l’ordine di non usare l’alchimia.”
Reina era sconvolta.
“Come può aver trattato così due bambini?! È disumano!”
“Voleva che capissero una cosa. Il significato dell’alchimia.”
“In che senso?” chiese Winry.
“Voleva che comprendessero il significato di una certa frase…”
“Una frase…?”
-
“Uno è tutto. Tutto è uno.”
I fratelli Elric non risposero: cosa la loro insegnante volesse rinfacciare con quella frase era più che ovvio.
La donna li fissò negli occhi, uno dopo l'altro, poi proseguì.
“Esiste un grande flusso che non riusciamo a vedere con gli occhi, che lo vogliate chiamare universo oppure Mondo, ma ogni singola persona, io e anche voi, è una piccolissima parte di questo enorme scorrere. Siamo uno all’interno del tutto. Però il tutto esiste solo perché formato da tanti piccoli uno. Questo mondo scorre seguendo delle leggi che riusciamo a malapena ad immaginare. Comprendere quel flusso, scomporlo e poi di nuovo ricomporlo. Questa è l’alchimia.” S'interruppe. “Pensavo che anche quella volta l’aveste capito, visto che mi deste la risposta esatta, tuttavia… se l’aveste davvero compreso, avreste capito che la trasmutazione umana era qualcosa di profondamente sbagliato.” Il suo tono era pesantemente accusatorio.
I due ragazzi rimasero in silenzio e a capo chino. Poi, finalmente Ed parlò.
“È vero, noi abbiamo tentato di trasmutare nostra madre con l’alchimia… e il risultato che abbiamo ottenuto purtroppo è questo” disse, muovendo il braccio.
“Ecco perché adesso vogliamo trovare un modo per recuperare i nostri corpi” continuò il fratello minore.
“Quello che avete perso con un vostro sbaglio volete riottenerlo con un altro sbaglio?” domandò Izumi, inarcando un sopracciglio.
Al sussultò, ma non seppe rispondere.
Ed, a testa bassa disse quasi in un sussurro.
“Forse stiamo facendo l’ennesimo errore… Ma ci dica, che alternativa abbiamo? Che cosa ci consiglia di fare? Questa ricerca è diventata ormai la nostra ragione di continuare. Solo quando si ha una ragione, si può vivere… facendo di quella ragione il motivo di esistere.”
Izumi alzò la testa, guardandoli ancora di più dall’alto al basso.
“Questa sarebbe la vostra risposta?”
“Sì!” esclamarono i due fratelli, insieme.
“Se è così…”
Improvvisamente tra i cespugli alle spalle dei ragazzi ci fu un movimento rapido che fece frusciare le foglie. La donna fece in tempo ad intravedere tra la boscaglia una figura umana.
“Chi c’è?! C’è qualcuno laggiù?” chiamò.
“Beh, non è una sorpresa: è dalla volta scorsa che sappiamo che su quest’isola ci abita qualcuno! Un omone grande e grosso con la maschera che ha cercato più volte di farci del male!” esclamò Edward alzandosi in piedi e rabbrividendo al ricordo.
Izumi lo guardò stupita.
“No. Non è possibile: quel tipo con la maschera era Mason.”
“Davvero?!” esclamarono i due con un misto di shock e orrore.
“Come sarebbe a dire?!” sbottò poi Edward, incavolato nero.
“Non volevo che moriste, così vi ho messo accanto un guardiano...” disse semplicemente la donna.
“Come un guardiano?! Ci ha quasi ammazzati!”
“Era necessario che vi temprasse lo spirito!”
“Ma allora…” I fratelli si voltarono di nuovo verso la foresta.
…Allora c’era qualcun altro.
Infatti, dal sottobosco, uscì... un bambino.
-
“Ma l’amor d’ali di notte sarà vano
Perché s’anche l’amicizia avrà strappato
La mente sua ancora da lei sarà lontano
Ed un caro amico cancellato
Lei se un demone dal viso d’angelo saprà amare
Colpire non dovrà, non senza lottare.”
Tara alzò la testa, Matthew la guardò con un sorriso soddisfatto, mentre lei chiudeva di scatto il libro che lui aveva letto dalle sue spalle.
“Sai leggere questa lingua?” domandò
“So parecchi linguaggi, in verità. Ma perché una Celes dovrebbe interessarsi di una profezia di un mondo non suo?”
Tara non rispose immediatamente, mettendosi a cercare la pagina dove aveva interrotto la lettura; quel ragazzo la inquietava, le era arrivato alle spalle senza che lei se ne accorgesse e aveva dimostrato di padroneggiare una lingua che anche lei, pur studiandola da anni, aveva qualche difficoltà a tradurre.
“Sono convinta… che riguardi certe persone a cui sono vicina. Tutto qui.”
“Sorah Elric… Ma dai! Non hai mai pensato ad una parentela con i fratellini?”
“È stata la prima cosa che ho pensato quando li ho conosciuti, in verità. Ma la cosa è più che bizzarra: secondo le mie ricerche l’ultimo Elric in Amestris sarebbe dovuto essere…”
Envy sorrise soddisfatto.
“...Matthew Elric.” Tara lo fissò. “O mi sbaglio?”
“Non sbagli…” disse lei assottigliando gli occhi. “Ma quell’alchimista morì giovane e non ebbe figli… Trovo strano, molto strano, che Ed e Al possano avere quel nome… visto che il resto della dinastia reale sparì insieme alla capitale del regno di Xerxes.”
Envy rise e si alzò in piedi, allontanandosi.
“Provi per un attimo a pensare a…” uscito fuori dalla porta alzò un dito ed indicò il sole, quasi allo zenit. "E avrà la risposta."
-
Izumi si avviò verso il bambino, che fino a poco prima sorrideva, ma che adesso la guardava intimorito.
“Maestra!” esclamò Edward. Per un qualche brutto presentimento, non voleva che Izumi si avvicinasse a lui.
“È solo un bambino” lo rassicurò lei. “Forse ha preso la barca dei genitori, si è perso ed è stato trascinato qui dalla corrente. E se così fosse… UGH!” Izumi tutto d’un tratto vomitò sangue e cadde in ginocchio. Ed e Al corsero ad aiutarla, il bambino invece, si spaventò e cercò qualcosa per terra: si chinò, afferrò un sasso e dalle sue mani partì una luce bluastra.
“Quella luce!” esclamò Al.
“Anche lui è un alchimista!” capì Edward, e si lanciò verso di lui, gettandolo a terra prima che potesse fare qualunque cosa.
Il bambino si difese come poteva, schiaffegiandolo, solo che fece a Ed più male del previsto. Il ragazzo capì il perché solo una volta afferratogli il polso: la mano sinistra aveva la consistenza e anche l’aspetto di un blocco di pietra! Mentre fissava sbalordito quello che per lui era una cosa impossibile, il ragazzino prese di nuovo a dimenarsi, fino a scatenare di nuovo una reazione alchemica: in questa, i suoi vestiti si dissolsero in tante foglie secche. Edward, ancora più sconvolto, si allontanò dal piccolo, che si raggomitolò in posizione fetale, scoppiando a piangere.
“Cosa stai facendo?! Non lo vedi che è solo un bambino?” esclamò Izumi, una volta ripresasi. Si tolse la giacca per coprire il corpicino nudo del piccolo che non poteva avere più di otto o nove anni. Prima di coprirlo, però, fece in tempo a notare che il braccio destro aveva una carnagione più scura rispetto al resto del corpo.
“Sì, ma…” cercò di difendersi Ed, che si rendeva conto solo in quel momento di aver attaccato un bambino. “Forse è uno di quelli che ci stanno dando la caccia!”
“Ti danno la caccia?” domandò Izumi, buttandola sul ridere. “Alla tua età sei già un pericoloso ricercato?”
“Non scherzo! È la verità!”
Izumi lo ignorò e prese in braccio il ragazzino, che, oltre ad essere molto pallido, era magro ed aveva l’aria di essere molto affamato.
“Da dove vieni, piccolo?” domandò poi al ragazzino, con tono molto dolce. “Dove sono i tuoi genitori?”
““No… no… genitori…””
“Come ti chiami?”
““Non… so… Non so!”” rispose scoppiando di nuovo in lacrime, mentre si stringeva alla donna.
“Adesso calmati, non piangere…” lo rassicurò lei abbracciandolo.
Dopo alcuni secondi anche lui la cinse con le braccia.

“Bentornati!” esclamò Mason sentendo la porta che si apriva. Si aspettava solo il gruppo che era partito quella mattina, ma Izumi portava qualcun altro con sé e rimase interdetto quando la vide far sedere un bambino sul divano. “E quello chi è?”
“Chiama la polizia, Mason, e vedi se qualcuno ha denunciato delle sparizioni di recente!” ordinò al suo dipendente. “Shigu, puoi prendere posto tu al banco?”
Il marito della donna ubbidì, infilandosi un grembiulone, mentre Mason entrava nel retro per telefonare.
Izumi si rivolse al bambino, che si guardava attorno come per esplorare lo strano luogo in cui si era trovato.
“Bene, ora andiamo di sopra, che ti trovo qualcosa da metterti…”
La donna fu interrotta da un suono strano, come un risucchio. Lei, Ed e Al si voltarono e videro che dalle scale che portavano all’appartamento era appena sceso Fye: aveva in mano un sacchetto di plastica da cui usciva una cannuccia, dentro cui il mago doveva appena aver soffiato perché la mano era ricoperta dallo stesso liquido rosso nel sacchetto. Ed e Al lo guardarono sconvolti facendo un passo indietro.
“Eh? È pomodoro!” disse con una faccia innocente il vampiro. Ed e Al non cambiarono espressione indietreggiando ancora di più. Izumi li guardò senza capire. “Ve lo giuro, è pomodoro!”

Poco dopo il bambino aveva appena scoperto la meraviglia chiamata Raclette: una piastra di pietra incandescente cosparsa d’olio al centro della tavola, su cui venivano fritti piccoli pezzi di carne, che il ragazzino mangiava in un sol boccone. Finita la carne cotta, si avventò su quella ancora cruda, ma Izumi lo bloccò con uno schiaffetto sulla mano.
“Aspetta…” disse con gentilezza. “Questa non è ancora cotta.”
Il ragazzino si dondolò sulla sedia, impaziente.
Intanto dalla stanza adiacente, Matthew stava seguendo la scena accigliato, quando Reina gli si avvicinò alle spalle.
“È strano…” mormorò lui.
“Cosa?” chiese la ragazza.
“Non è da Izumi portare in casa un bambino sconosciuto, premettendo che in questo momento ha tanti ospiti… Avrebbe potuto benissimo consegnarlo alla polizia, o alle suore…”
“Sì, ma è pur sempre un bambino! Meglio tenerlo qui finché non si scoprirà da dove è arrivato…”
“Penso che Izumi lo abbia capito da un pezzo, da dove è arrivato…” disse a denti stretti. “Come me e il tipo strambo con un occhio solo…”
“Eh?” fece la ragazza, ma non ottenendo risposta si limitò a chiedere: “Watanuki e Doumeki dove sono?”
“Hanno trovato un albergo” si limitò a dire lui, sempre seguendo con lo sguardo le mosse del ragazzino.
Non era in condizioni di parlare con la ragazza, era già abbastanza nervoso: che quel ragazzino fosse stato mandato o no da Lei, prima o poi sarebbe arrivato da Quella Persona e a quel punto addio alla sua copertura. L’unica cosa in cui poteva sperare era che morisse alla svelta. Dopotutto aveva ancora gli occhi azzurri...
-
“Pensi di dire a Reina qual è il tuo desiderio?”
Watanuki si girò di scatto, mentre riponeva in un cassetto la poca roba che aveva nella propria valigia. Doumeki, impassibile, perennemente silenzioso, gli aveva appena rivolto questa domanda con un tono quasi interessato. Non riuscì subito a connettere, ma quando capì cosa gli era stato chiesto, fece un sorriso triste.
“Forse no. Cioè, non so se capirebbe…”
“Sei un idiota.”
“NON LO SONO!”
“Sì. Dovresti dirglielo.”
“Non devi essere tu a dirmi cosa devo fare!” esclamò lanciandogli la prima cosa che si trovò in mano: un pacchetto di fazzoletti. Doumeki lo afferrò al volo e ne usò uno per soffiarsi il naso.
“Grazie.”
Watanuki divenne rosso di rabbia e si avviò verso la porta.
“Mettitela tu a posto la roba! Io vado a fare un giro!” esclamò. Uscendo, si sbatté la porta alle spalle.
-
Nel mentre, Ed e Al si trovavano, in compagnia di Winry, sul terrazzo della casa di Izumi.
“Sono proprio contenta che siate ritornati indietro vivi!” esclamò la ragazza.
“Beh, noi non moriamo facilmente…” disse Edward in tono scherzoso, ma Winry notò un velo di malinconia nella sua voce.
“La maestra non vi ha ancora perdonati?” intuì.
Edward sospirò, ma fu Alphonse a rispondere.
“Con le nostre azioni siamo andati contro tutti i suoi insegnamenti, sarà molto difficile che ci perdoni.”
“Ma scusate!” sbottò lei. “È logico che qualcuno possa commettere degli errori e soprattutto, se si paga un prezzo alto come avete pagato voi, bisogna per forza perdonare.”
“Non è così semplice, Winry” replicò Edward, appoggiandosi alla ringhiera della terrazza. Aveva un'aria così abbattuta che la meccanica di automail rimase in silenzio. “Piuttosto, quel ragazzino…” cominciò di nuovo l’Alchimista d’Acciaio. “La storia dell’essersi perso mi puzza non poco… Per me, la maestra ha fatto un errore a prenderlo con sé…”
-
“Un COSA?!” Tara si voltò a guardare Fye: dopo quello che le aveva detto era difficile per lei mantenere la solita calma. I due stazionavano davanti al negozio per fare la guardia.
“Oh, sono riuscito a farti cambiare espressione!” rise, soddisfatto.
Come se non lo avesse sentito, Tara chiese di nuovo.
“Sia il bambino… che Matthew?!”
Fye annuì. Tara fece per precipitarsi dentro il negozio, ma il mago la bloccò tenendole un braccio.
“Non ancora, mia principessa… Che ne dici di stare solo a guardare per adesso?” domandò allentando la presa e baciandole la mano.
"POTRESTE EVITARE QUESTO TIPO DI EFFUSIONI DAVANTI AL MIO NEGOZIO?!" gridò Izumi dalla finestra. Sembrava sul punto di esplodere come un fuoco d'artificio.
Tara arrossì lievemente e cercò di ritrarre la mano che Fye ancora stringeva, ma la presa del vampiro era gentile ma ferma.
"Cos'è, la disturbiamo?" chiese tranquillamente.
"SI', E NON POCO! E POI, POTRESTE FARE LA GUARDIA IN UN ALTRO MODO?! AVERE DUE MILITARI DAVANTI AL NEGOZIO MI SPAVENTA I CLIENTI!"
"E cosa dovremmo fare?"
"CHE NE SO, MIMETIZZATEVI COL MURO!"
Fye rise, e anche Tara, anche se lo fece coprendosi la bocca con la mano libera.

Sheska uscì da casa Hughes con un sorriso: era passata a trovare la famiglia del generale di brigata ed aveva finito per restare lì ospite a cena, perché a forza di giocare con Elicia e parlare con Glacier si era fatto tardi. La donna era triste, si vedeva, ma anche molto forte, e questa forza le aveva permesso di non cadere nella disperazione dopo la morte del marito. Da quel che le aveva detto la donna, però, le dispiaceva che il colonnello Mustang non fosse ancora andato a trovarle.
La ragazza uscì dal cancelletto con un sorriso sulle labbra, quando sentì il rombo di un motore ed alzò lo sguardo: al lato opposto della strada era in procinto di partire una delle macchine in dotazione all’esercito e sul posto del passeggero era seduto proprio Roy Mustang.
“Si fermi!” gridò Sheska correndo dietro all’automobile, ma invano. Inciampò e cadde a terra, mentre la macchina si allontanava.
“Colonnello…” disse Havoc, nell’auto, al posto di guida, voltandosi verso il superiore.
Roy sospirò e fece fermare l’auto. Non appena aprì il finestrino, Sheska gli fu davanti, con aria parecchio furiosa.
“Perché non entra a casa del signor Hughes?!”
“È vietato guardare la casa di un amico e ripensare al passato?” ribatté Roy con tono inespressivo.
“Non ha il coraggio di mostrare la faccia, vero?” esclamò furiosa la bibliotecaria. “Il suo amico è stato ucciso e lei non cerca neanche di scoprire chi è stato! Ma no, figuriamoci, l’importante è fare carriera…”
“Tieni a freno la lingua, signorinella!” la fermò Havoc, girandosi.
Sheska lo guardò furiosa ma non disse niente, invece tirò fuori dalla borsa che portava a tracolla alcuni libri, che gettò addosso al colonnello attraverso il finestrino.
“Qui ci sono le copie del materiale che Hughes stava consultando appena prima di morire. E io sono convinta che sia da cercare qui dentro il motivo per cui l’hanno ammazzato!” esclamò. Poi fece un passo indietro a indicare che il discorso era chiuso. La macchina si riaccese, e l’ultima cosa che Roy sentì prima di rialzare il finestrino fu: “Ah! Congratulazioni per il suo trasferimento a Central City!” detto con tono di biasimo.
-
"Maledetto Doumeki, sempre a sputare sentenze fregandosene di quello che pensa la gente!"
Watanuki non aveva ancora sbollito la rabbia, e girava senza meta per la città di casette bianche. Non gli importava dove stesse andando, gli bastava stare lontano da Doumeki... perché dentro di sé sapeva che il ragazzo aveva ragione, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui.
-Non posso dire nulla a Reina... Non ancora... Non so se capirebbe...-
Finalmente si fermò e alzò la testa. L'espressione arrabbiata lasciò il posto ad un'espressione confusa: non aveva la più pallida idea di dove fosse finito! Si guardò intorno per cercare un qualche punto di riferimento, ma non ce n'erano. Si grattò la testa. A quel punto, di solito, un'orda di spiriti lo assaliva spiaccicandolo a terra sotto lo sguardo sorpreso dei passanti, che ovviamente non vedevano nulla, ma stranamente ciò non era ancora successo. Non voleva tirare troppo la corda con la fortuna, così fece dietro-front nel tentativo di tornare da dove era venuto. La faccenda però era più complicata del previsto, perché aveva tenuto gli occhi fissi a terra per gran parte del tragitto e non era in grado di rifare il percorso dell'andata.
"Ti sei perso?" chiese una voce amichevole.
Watanuki si voltò, e vide che gli si era avvicinato un uomo con gli occhiali e un gran sorriso in faccia. Aveva addosso l'uniforme dei soldati di Amestris.
"Ehm... A dire la verità, sì, signore..." rispose il ragazzo, imbarazzato.
"Non c'è problema, ti posso accompagnare io! Dove devi andare?"
Watanuki gli disse il nome dell'albergo, e l'uomo gli fece cenno di seguirlo. Mentre camminavano, l'uomo non la smetteva di chiacchierare. Il suo argomento preferito erano la moglie e la figlia, di cui si rammaricava di aver perso la fotografia, altrimenti gliel'avrebbe mostrata. Watanuki ascoltava cortesemente, tutto preso dall'allegria dell'uomo.
Arrivarono all'albergo in una ventina di minuti, e il ragazzo s'inchinò profondamente per ringraziare il soldato.
"Figurati, è stato un piacere!" rispose questo.
"Beh, allora io vado. Arrivederci!" Watanuki si voltò e fece un passo verso l'entrata dell'albergo, ma la voce dell'uomo lo fermò.
"Fai attenzione, Kimihiro Watanuki: tra i tuoi amici c'è un assassino."
Il ragazzo si voltò di scatto verso l'uomo, ma questo non c'era più: era scomparso nel nulla.
-Un fantasma...- si disse. Non era stupito per questo, era abituato a vederli e ad interagire con loro, quanto per le parole che l'uomo gli aveva rivolto. -Tra i miei amici c'è un assassino? Ma chi...-
Entrò nell'albergo e salì in camera. Doumeki lo accolse con un'occhiata, e Watanuki alzò una mano per evitare che cominciasse un discorso.
"Ho visto uno spirito" disse. "Un uomo. Mi ha detto... che tra i nostri amici c'è un assassino."
"Tra i nostri amici?" ripeté Doumeki.
L'altro annuì. I due si guardarono, preoccupati.

Winry era solita dormire tranquilla; spesso teneva con se una chiave inglese, allo stesso modo in cui i bambini tengono con se orsacchiotti e peluches vari. Mason si agitava nel sonno, borbottando frasi sconclusionate. Tara dormiva distesa su un fianco, con una mano sotto il cuscino e una sopra. Fye, accanto a lei, era steso a pancia in giù, con la faccia infossata nel cuscino. Shigu dormiva con gli occhi spalancati e russando pesantemente, tuttavia Izumi, che gli riposava tranquillamente accanto, non sembrava esserne disturbata.
I letti di Ed e Al erano vuoti.
“Dai, fratellone, lasciamo perdere!” esclamò, Al mentre il fratello cercava di scassinare la serratura della stanza dove dormiva il bambino, che Izumi aveva chiuso a chiave: per proteggerlo o per chiuderlo dentro?
Mentre Ed stava per ribattere, i due sentirono dei colpi alla finestra del corridoio. Si girarono spaventati, ma fuori c'era solo Matthew, con indosso un cappellino con la visiera che gli nascondeva gli occhi. Il ragazzo, con un sorriso furtivo e con l’indice davanti alla bocca per dire di fare silenzio, indicò la serratura della finestra.
Al esitò un attimo, poi sollevò il vetro.
“Cosa ci fai qui?!” sussurrò.
“Potrei dire la stessa cosa di voi. Volevo dare un occhiata al ragazzino.”
“Per quale motivo, scusa?” sbottò Edward, innervosito. Quel tizio gli ricordava fin troppo Reina in quanto a ficcanasaggine, non c'era da sorprendersi che fosse amica sua. “Noi abbiamo i nostri motivi! Tornatene all’albergo!”
Il ragazzo non rispose, ma si fece serio e Al notò, con un fremito, che irrigidiva una mano chiudendola a pugno.
“Molto bene” disse lui con una calma inquietante ed abbassando la testa. “Dunque… Chissà cosa direbbe Izumi se le dicessi che voi due, nel cuore della notte, cercavate di scassinare la porta della stanza del bambino… Mmh…” mormorò massaggiandosi il mento con un sorriso sadico dipinto sul volto.
I fratelli Elric lo guardarono con terrore puro.
Poco dopo, tutti e tre entrarono di soppiatto nella stanza. Fu Ed, il primo della fila, ad accorgersi che il letto era vuoto.
““Giochiamo insieme?””
Il ragazzo si prese un colpo quando sentì queste parole e si voltò: il ragazzino era appeso a testa in giù ad una trave del soffitto e li guardava con un sorrisone ingenuo sulla faccia. ““Come sono contento! Sono tutti morti e io mi stavo annoiando!””
Ed e Al, che intanto era entrato insieme a Matthew, richiudendosi dietro la porta, si stupirono per le parole del ragazzino. Ed fu il primo a capire cosa intendesse.
“Non sono morti. Stanno solamente dormendo” spiegò.
Matthew lo guardava con gli occhi socchiusi. Le possibilità che gli erano balenate in testa erano poche: non era il caso di prendersela comoda e accertarsi se il ragazzino era o no stato mandato da Lei, avrebbe fatto meglio ad ucciderlo, ed in fretta. Estrasse da dietro la schiena un pugnale che nascose nella manica: se andava tutto bene, avrebbe eliminato l’elemento fastidioso senza compromettere la sua falsa identità davanti ai fratelli Elric, o meglio, a Edward Elric.
““A che cosa giochiamo?”” chiese entusiasta il bambino, come se non avesse sentito o capito le parole di Ed. ““Ah! Trovato!””
Nessuno dei tre presenti riuscì a seguire il movimento del ragazzino, che si staccò dalla trave e si lanciò fulmineo dall’altro capo della stanza.
-Dannazione! È veloce!- pensò Envy. In tal caso cercare di ucciderlo mantenendo l’incognito davanti ai fratelli Elric era più difficile del previsto: lui riusciva a muoversi più o meno a quella stessa velocità, ma questo lo avrebbe tradito.
Il ragazzino si alzò in piedi, in una mano stringeva un topolino.
““Guarda! Guarda! Tu lo sai fare?”” esclamò tendendo il povero animale verso Ed. Poi si accorse che più stringeva il pugno, più l’animale si agitava e questo lo entusiasmò ancora di più.
“Ehi! Lascialo andare subito!” esclamò Edward cercando di afferrarlo, ma il bambino gli sfuggì cantilenando:
““E invece nooo…”” quasi avesse preso l’azione del ragazzo come una partecipazione al “gioco”. Arretrando finì addosso a Matthew, che lo afferrò per le spalle.
“Dai, adesso basta giocare!” gli disse con un sorriso soddisfatto, ma il ragazzino gli sgusciò da sotto le gambe andando a saltellare per la stanza, gridando di gioia.
“Ehi, fermati adesso!” esclamò Edward. “Finirai per svegliare tutti! Oh, accidenti...”
Visto che con le buone non otteneva nulla, decise di passare alle maniere forti e, quando il ragazzino si mise a saltellare sul letto, trasmutò una corda dalle coperte e legò i piedi del piccolo, facendolo cadere a faccia in giù sul materasso. Il topolino gli sfuggì di mano, andandosi a rifugiare nella propria tana.
Il ragazzino ammirò la corda e si mise a scuotere i piedi uniti.
““Che forteee!””
“Puoi farle anche tu queste cose?” domandò Edward, avvicinandosi. Il ragazzino scosse la testa. “NON DIRE BUGIE! Prima, sull’isola, hai trasmutato una pietra e anche i tuoi vestiti erano fatti con l’alchimia!”
Il bambino non rispose, ma il suo sorriso si spense. Il tono di Ed lo spaventava, e anche Al se ne accorse, sgridando il fratello, che gli rispose allo stesso modo.
Envy si avvicinò al ragazzino, appoggiandosi al letto.
“Dunque, dunque… E così usi l’alchimia, non è vero?” Il ragazzino lo guardò perplesso. “È un vero peccato, forse per Quella Persona saresti stato una pedina interessante. Purtroppo…” estrasse dalla manica il pugnale, che il ragazzino fissò come se fosse un nuovo giocattolo “…non posso lasciare che tu lo divenga.”
Envy alzò il pugnale, per colpire il piccolo, che immediatamente fece un analogia con l’oggetto che Shigu aveva usato per tagliare la carne e indietreggiò, spaventato.
“Matthew, no!” esclamò Al, accorgendosi di quello che l’homunculus stava per fare, ma lui non si fermò. Il ragazzino, con le lacrime agli occhi, gridò spaventato e immediatamente dopo balenarono i lampi azzurrini di una trasmutazione alchemica.
“Che diamine…?!” esclamò Matthew arretrando, mentre il letto si trasformava in un ammasso informe di legno e stoffa e andava a fondersi con… le gambe del ragazzino!
Ed e Al guardarono quello che era avvenuto ancora più strabiliati di Matthew.
“Fratellone, che cosa gli hai fatto?!” esclamò Al, che non sapeva dare spiegazione del fatto se non all’alchimia del fratello. Intanto il ragazzino era scoppiato a piangere a dirotto, senza smettere di agitarsi.
“Io non ho fatto niente!” esclamò Edward senza guardare il fratello: non era in grado di staccare gli occhi da quell’immagine orribile e sbagliata. “Da quando sarei capace di trasmutare un corpo umano con un letto?!”
Proprio in quel momento la porta si spalancò e i due fratelli videro, terrorizzati, la figura di Izumi, nera di rabbia, che non si fece scrupoli a calciarli via.
“CON TUTTO QUESTO BACCANO NON RIESCO A DORMIRE!!!” strepitò, ancora prima di accorgersi di quello che era avvenuto. Quando lo notò si fece seria e si avvicinò al letto trasmutato.
“Maestra, non sono stato io! Le posso assicurare che non è opera mia!” esclamò Edward.
“È vero, mio fratello dice un sacco di bugie, ma questa volta dice la verità!”
“Al, la pianti?” fece Edward rivolto al fratello, con la stessa aria di un gatto col pelo ritto.
Intanto Izumi accarezzò la struttura trasmutata: sia legno che stoffa sembravano avere la stessa consistenza gommosa.
“Voi non c’entrate. Perché io non vi ho insegnato un alchimia assurda come questa. Avrei avuto qualche sospetto se aveste fatto una chimera ma…”
Nel mentre, Matthew aveva di nuovo nascosto il pugnale, però sussultò quando vide Izumi rivolgergli uno sguardo che di rassicurante aveva ben poco.
“Ehi, ehi! Non guardare me! Io non uso l’alchimia, lo sai!” fece alzando le mani.
Ed e Al lo fissarono: non era il caso di dire alla maestra che aveva cercato di uccidere il ragazzino ma più tardi avrebbe dovuto dare loro delle spiegazioni.
Izumi tornò a guardare il ragazzino, che piangeva disperatamente, implorando di farlo scendere.
“NON PIANGERE!” esclamò, brusca, e il ragazzino si bloccò, guardandola. L’espressione della donna si addolcì. “Andrà tutto bene. Ti ricordi la tua forma normale, quella di sempre? Basta solo che ricordi il tuo aspetto di prima…” fece prendendogli dolcemente una mano nelle sue.
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““Accidenti a te! Non essere così agitato!”” La cameriera con il caschetto si sedette in ginocchio accanto a lui. ““Penso che dipenda da quello che vuoi, prova a volere di nuovo il tuo vero aspetto e vedrai che andrà tutto a posto””
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Envy scosse la testa, turbato e scosso. Com’è che ora gli tornava in mente quel ricordo? Lust. La prima Lust e la prima Homunculus oltre a lui, era quella che lo aveva aiutato nei primi tempi. A quell’epoca lui era così simile a quel bambino... Questo pensiero gli riportò alla mente un altro ricordo: anche lui aveva visto qualcuno che lo voleva morto per il semplice motivo che non era umano ed improvvisamente non trovò più motivo per eliminare il piccolo. Il quale, nel mentre, era riuscito a ritrasmutare il proprio corpo integro, pur senza ricostruire adeguatamente il letto, e si era buttato tra le braccia di Izumi.
“Stupidi allievi che non siete altro!” sbraitò poi Izumi, rivolgendosi ai fratelli Elric. “Si può sapere che cosa cercavate di fare?!”
“Ci scusi tanto, maestra!” esclamarono i due in perfetta sintonia.
“Ma glielo ripeto, sono preoccupato! Continuo a chiedermi se lui non è uno di quello che ci sta dando la caccia!” aggiunse Ed.
-Non ti stiamo più dando la caccia, piccoletto del cavolo!- inveì Envy, mentalmente ritornato al presente, mentre cercava di sgattaiolare fuori dalla porta, ma Shigu lo afferrò per la collottola guardandolo con occhi di fuoco.
“Chi sarebbero quelli che vi danno la caccia?” domandò ai fratelli senza lasciarlo.
“Beh, ecco…”
-Non lo dire…- pensò Matthew
“…Hanno detto…”
-Chiudi la bocca, piccoletto di merda!-
“Hanno detto di chiamarsi Homunculus.”
-Merda. Merda. Merda!- pensò Matthew, mentre lo sguardo di Izumi, seppur per un solo secondo, si fermava su di lui con aria pesantemente accusatoria, poi si rivolse al marito, che annuì, afferrando il braccio del ragazzo. Al se ne accorse, e se da una parte questo lo rassicurò, dall'altra lo riempì ancora di più di dubbi.
“Uscite” disse Izumi ai fratelli.
“È vero, maestra! Qualunque cosa siano, quelli non sono u…”
“USCITE! IMMEDIATAMENTE!” tuonò la donna.
I due ubbidirono e sparirono in fondo al corridoio.
“Caro, ti affido il piccolo” disse Izumi, ora perfettamente calma, prendendo Matthew con non meno forza del marito e trascinandolo fuori. Arrivati nella camera della donna, lei lo sbatté sul pavimento, da dove lui si alzò immediatamente.
“Cominciavo a sospettarlo, ma ora ne ho la certezza. Mi sembrava troppo strano che tu ritornassi dopo tutto questo tempo e per di più in compagnia dei fratelli Elric. Mi dispiace per te, ma non permetterò che tu faccia del male ai miei allievi! Né… a quel bambino.”
Envy sorrise, sedendosi sul letto.
“Scusa tanto se sono quel che sono, ma TU hai fatto un errore colossale, Izumi Harnet.” Izumi non mutò espressione, ma aspettò che il ragazzo si spiegasse. “Dunque: per cominciare, è vero, fino a poco tempo fa noi ci servivamo dei fratelli Elric per i nostri scopi… Attualmente, non ne ho la più pallida idea. Ho lasciato gli altri per pensare con la mia testa…” Izumi alzò un sopracciglio, decisamente molto perplessa. “Non mi credi, eh? Non potevo sperare diversamente...” rise nervoso.
“Questi altri di cui parli... non si accorgeranno della tua mancanza?”
“Probabilmente sì, anzi, conoscendoli se ne saranno già accorti. Senza la mia brillante presenza, i piani di Quella Persona saranno intralciati!”
“Quella Persona... è la stessa di cui parlavi a me?”
“Proprio così. Lei sta cercando di fare qualcosa, e per farlo ha bisogno di un alchimista promettente… ed interessato a trovare la Pietra Filosofale. Proprio come i fratelli Elric.” Izumi rimase in silenzio. “Per la cronaca, poi… non sono venuto ad aggregarmi con loro tanto perché mi andava o per poterli continuare a spiare, anzi… A chiedermi di venire e a convincermi a farlo è stata Reina…” spiegò con un sorriso strano, guardando fuori dalla finestra.
“Reina? L’Alchimista di Stato mora?”
“Già.”
Izumi sbuffò.
“O è molto stupida o sei cambiato tu in questi ultimi… cosa sono, trent’anni che non ci vediamo?”
“Qualcosa del genere, sì…”
“Chi altro sa chi sei oltre a questa Reina?”
Envy sorrise.
“Tu, il biondo guercio, sospetto... e Alphonse.”
“Alphonse?!” L’homunculus ghignò: quanto amava shockare le persone! “Al sa chi sei?” chiese di nuovo Izumi, che temeva di aver capito male.
“Non completamente: sa che sono uno di quelli che fino a poco fa voleva usarli, ma non altro. Direi che quella che sa più di me è Reina…”
“Ma perché proprio Al? ”
“Forse perché è più intelligente di suo fratello... ”
Izumi rimase in silenzio. Continuava a sentire che qualcosa non andava, ma non era che un presentimento e lei non era tipo da lasciarsi sopraffare dalle semplici sensazioni.

Il giorno dopo Izumi sedeva con Ed e il marito onnipresente ad un tavolo del salotto.
“Perché quegli Homunculus non se la fanno da soli, la Pietra Filosofale?” domandò.
“A quanto hanno detto, non possono servirsi dell’alchimia” spiegò il ragazzo.
Tara, con l'aspetto di ragazzina umana, da brava guardia del corpo sedeva nel corridoio appena fuori, ascoltando in disparte la conversazione e contemporaneamente sfogliando un libro. Al e Fye, nell'altra stanza, cercavano di ammazzare il tempo con il gioco della dama; in realtà, anche da quella posizione, il vampiro coglieva a sprazzi il discorso dei due alchimisti.
“Se è così, allora il bambino non può essere uno di loro…” disse intanto Izumi, pensierosa.
“Sì, va bene, può anche darsi… però non si è mai sentito da nessuna parte che con un qualunque tipo di alchimia si possa rimodellare il proprio corpo e…” cominciò Edward.
“Però quella Celes lo fa…” ribatté Izumi
“Non è alchimia.” Tara si alzò in piedi ed entrò nella stanza. Fye le scoccò un occhiata divertita.
-Non sai proprio stare in silenzio quando ti si tira in ballo…-
“Non è alchimia” ripetè Tara. “È quello che voi Amestriani avete accettato come ‘magia’. Nel mio caso, una maledizione o qualcosa di simile... che però sfrutto a mio vantaggio. Inoltre, l’unico aspetto che so prendere è quello di umana di 15 anni” spiegò e, quasi a sottolineare le proprie parole riprese il suo vero aspetto. Izumi annuì, Edward si imbronciò.
“Tu non c’entri con questo discorso.”
“Oh, davvero? Chi ti ha salvato dal collasso al laboratorio numero 5?”
“Sei stata tu a dirmi di andarci in quel maledetto posto!”
“Laboratorio numero 5?” chiese Izumi, mentre Shigu scostava una sedia per permettere a Tara di sedersi.
Edward annuì.
“Il posto in cui ho incontrato quegli Homunculus. Lust, Gluttony… ed Envy.”
-Già, Envy…- pensò la donna. “Cosa sai di loro?”
“Avevano poteri particolari, ciascuno di loro. Lust, la donna, sembrava in grado di allungare le proprie unghie a piacere ed erano taglienti come acciaio. Gluttony, enorme e tonto, sembrava in grado di ingoiare qualunque cosa, compresa l’armatura di Al… Ed Envy… beh, quello là faceva qualcosa di molto simile a Tara, ma suppongo che possa prendere qualunque aspetto… Quando l’abbiamo incontrato era un ragazzino dai lunghi capelli verdi e vestito come…” si fermò a trovare la parola giusta “…un trans.”
Izumi si sforzò di non ridere: sì, a quanto pare di norma teneva ancora quell’aspetto.
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La faccia che il ragazzo aveva fatto quando lei gli aveva fatto quella domanda era a metà tra il divertito e lo shockato.
“Sei un demone, vero?” ripetè la piccola, guardandolo dal basso.
Lui scese con grazia dal ramo d’albero su cui era seduto e guardò la bambina negli occhi neri.
““Qualcosa te lo fa pensare?”” domandò con un sorriso ironico.
“Nessuno ha i capelli a palma!”
Envy quasi cadde a terra.
““A… PALMAAA?!””
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“Comunque, tornando al discorso di prima…” ricominciò Ed. “Può anche darsi che il ragazzino non sia un homunculus, ma ha visto anche lei che non usa il cerchio alchemico!”
Tara, che aveva ripreso in mano il proprio libro, alzò un sopracciglio a quest’affermazione: in realtà interessava anche a lei sapere come quei due potessero trasmutare solo battendo le mani.
“Io ci riesco da dopo che ho tentato di trasmutare con Al la nostra mamma… Improvvisamente mi sono ritrovato davanti ad uno spazio completamente bianco e davanti a me si alzava un gigantesco portale.”
Fye, dal capo opposto del corridoio, si alzò tutto d’un tratto dal suo posto, improvvisamente serio, e si avvicinò alla porta della stanza in cui si trovava il gruppetto. Anche Tara pareva parecchio sorpresa.
“Quando il portale si è aperto, io sono stato trascinato dentro di esso da strani esseri neri e laggiù ho visto… tutto. È stato come se una miriade di informazioni mi entrassero nella testa contemporaneamente. Non so spiegare come, ma da quel momento ho saputo usare il mio stesso corpo come una formula alchemica. E in cambio… quel Portale si è preso la mia gamba e l’intero corpo di Al.”
“Ovvio” disse Tara. “Hai cercato di rompere l’ordine delle cose. Lo scambio equivalente non conta solo per questo mondo.” Ora la Celes era al completo centro dell’attenzione dei presenti, compresi Al e Fye, che origliavano fuori dalla porta. “Ovviamente, non essendo un viaggiatore non potevi passare al di là, ma hai comunque visto/percepito/sentito quello che si trova in quello spazio…”
La ragazza si interruppe quando vide che i presenti la fissavano più che sorpresi.
Alla fine Ed si riprese.
“Tara, ma tu come conosci quel…”
“Come sarebbe a dire?! Sono una Viaggiatrice da quando sono nata, per natura, come potrei non conoscere il Portale…”
In quel momento Fye entrò nella stanza.
“Mi sa tanto che il nostro Signor Acciaio non sa cos’è, il Portale.”
“E… e voi lo sapreste?”
Tara lo guardò stupita, poi sbuffò.
“Mi secca spiegarlo, ma…” Da un tavolo accanto prese un matita e nell’ultima pagina, bianca, del libro, disegnò un cerchio al centro. “Considerate questo cerchio come una dimensione: è la più antica, il Mondo Reale. Molto bene, mettiamo che una mattina una persona si alza, si prepara per uscire e si trova a scegliere… chessò, che scarpe mettere tra due paia. Finché non sceglie, le due possibilità saranno irreali equiprobabili, quando sceglie, una diventa reale, una resta irreale ed impossibile. A questo punto…” disegnò accanto al cerchio un altro cerchiolino più piccolo. “…Si crea un'altra dimensione. E non fate quelle facce…” disse, rivolta a Ed, Al e a Izumi. “Le dimensioni si creano per un nonnulla. Ora questo mondo, che chiamiamo 'di Fascia Secondaria', si può verificare un fenomeno simile, nello stesso istante, così che…” disegno un terzo cerchio, allineato con i primi due “…abbiamo una dimensione 'di Fascia Terziaria'.”
Subito dopo cominciò a disegnare una serie di raggi intorno alla sfera più grande. “Ogni punto di questa riga è una dimensione. Essendo però, come sapete, fragile il confine tra esse, è possibile spaccarlo con magia o semplici oggetti.” Aggiunse dei puntini circa alla stessa distanza sui raggi e delle linee concentriche che collegavano i puntini. “Ora non mi dilungherò sulle possibilità del viaggio dimensionale, vi dirò solamente che è possibile Viaggiare in una sola Fascia. La nostra è qualche miliardo di possibilità distante dal Mondo Reale, ma non si sa con precisione.”
“Così…” disse Alphonse, presissimo dal discorso “anche se ora si fosse formata una nuova dimensione da questa, non potremmo mai raggiungerla, perché è su una Fascia differente.”
Tara sorrise.
“Esattamente. L’unico mondo raggiungibile al di fuori di questa Fascia è…” indicò con la punta della matita il cerchio centrale “…il Mondo Reale.”
“Come potete intuire,” cominciò Fye “se ogni fascia è collegata al mondo Reale, si potrebbe usare esso come tramite tra le varie fasce: per prevenire ciò, i tre Maghi delle Dimensioni sigillarono il mondo Reale con il cosiddetto Portale.”
“All’interno di esso confluisce tutta l’energia residua e le memorie delle persone che vissero in tutti i mondi possibili: quello che hai visto, Ed, non è che una minima parte di quello che vi è contenuto… e meno male, perché altrimenti ti si sarebbe fuso il cervello. Di fatto, credo che sia quello che è successo ad Al, che lo ha completamente dimenticato, se non sbaglio…”
“In effetti io non ricordo nulla di tutto ciò…” disse Al con la testa bassa. “Dopo la trasmutazione mi sono solo risvegliato in questo corpo.”
“Il portale… sigillerebbe un altro mondo?”
“Già. Riguardo agli esseri neri che dici di averci visto non so nulla, posso solo avanzare la teoria che si tratti di persone che vi sono rimaste intrappolate: se una persona non possiede i poteri di Viaggiatore, non può attraversare Portali di alcun genere” spiegò ancora. “Però mi lascia comunque perplessa… Il fatto che una trasmutazione umana possa aprire il Portale, intendo…”
“Quindi il bambino potrebbe essere uno di loro? Una persona intrappolata nello spazio tra le dimensioni?”
“Possibilissimo” disse Tara.
Izumi intanto, che fino ad allora aveva ascoltato in silenzio, si alzò.
“Scusate” disse. “Devo controllare una cosa.” Stava per allontanarsi, ma si girò e puntò il dito contro I fratelli Elric. “Vi proibisco di avvicinarvi a quel bambino!” esclamò, con tono minaccioso. Detto ciò, si chiuse la porta alle spalle.
“Molto bene, a questo punto vado anche io!” esclamò Fye alzandosi e dirigendosi verso l’uscita.
“Dove vai?”
Il mago fece un sorriso enigmatico.
“Dalla persona che ha creato il Portale.”
Si alzò anche Shigu, uscì dalla stanza e raggiunse la moglie, posandole una mano sulla spalla.
“Izumi…” cominciò.
“Tranquillo...” lo rassicurò lei con uno sguardo dolce. “Voglio soltanto controllare una cosa” ripetè. “Per favore, fammi andare da sola.”
“Quei due ragazzini non lo sanno, vero? Non sanno ancora come viene al mondo un Homunculus...”
-
Al Quartier Generale di Central City, il gruppo di sottoposti di Mustang stava riordinando il nuovo ufficio, quando improvvisamente la porta si spalancò del tutto e un maggiore Armstrong circondato di stelline fece la sua entrata regale.
“Benvenuti soldati! Io, il potentissimo e nobile Alex Louis Armstrong, vi accolgo con tutte le mie forze!!” annunciò con voce poderosa.
Havoc gli si avvicinò con gli occhi ridotti a due fessure.
“Piantala con queste stupidate e mettiti al lavoro!” esclamò dandogli un cazzotto. L’uomo infatti non era Armstrong, ma il sottotenente Breda, travestitosi per evitare il lavoro.
“Eh, eh! Non sto marinando il lavoro: il fatto è che non si sa quando quell’uomo ci assalirà veramente, bisogna tenersi pronti!” esclamò togliendosi baffi e cuffietta rosa.
“Il maggiore non è qui” disse la Hawkeye mentre toglieva del materiale da uno scatolone. “È andato a svolgere un indagine insieme all’ufficiale che ha preso il posto del generale Hughes al tribunale militare.”
“E chi è?” fece Havoc.
“Se non sbaglio… Un tipo di nome Frank…” cominciò la donna, ma fu interrotta da Fallman.
“...Il tenente colonnello Frank Archer?”
“Lei lo conosce?” fece Fury mentre collegava i vari apparecchi radio che costituivano la sua passione oltre che il suo lavoro.
“Sì. È un uomo fin troppo devoto alla causa dell’esercito” disse con tono amaro.
“Questa dovrebbe essere una cosa positiva…” continuò il ragazzo.
Fallman sospirò.
“Troppo devoto alla causa... significa che gli piace moltissimo fare la guerra” precisò.
-
Armstrong si trovava in treno, in seconda classe, insieme ad un uomo con i capelli nero pece corti tirati all’indietro e, per contrasto, una carnagione pallidissima, che si intonava con penetranti occhi azzurro ghiaccio. Nel complesso era un bell’uomo, ma aveva un che di inquietante che faceva sentire a disagio persino il possente e vanesio maggiore.
“Colonnello…” cominciò Armstrong. “Lo so di ripetermi, ma io veramente non…”
Archer alzò una mano, senza però degnare il collega di uno sguardo.
“Non sai dove si trovano i fratelli Elric, l’hai detto e ridetto. Sei un grammofono rotto per caso?” domandò con un sorriso beffardo.
“E non ci sono prove che si siano diretti a Sud!” continuò imperterrito il maggiore.
“Ah, ma io so per certo che sono andati proprio da quelle parti…”
“Li ha fatti seguire?!” chiese scandalizzato. “Le assicuro che quei due ragazzi non sono affatto dei traditori!”
“Beh, forse no. Ma non ho intenzione di fare come Mustang e lasciarli gironzolare liberamente. Almeno non adesso.” Finalmente alzò gli occhi dal foglio che stava leggendo. “Sembra che si vada incontro ad una nuova guerra.”
-
“Eh? Dobbiamo già ripartire?!” fece Watanuki, sconsolato. “Avevo appena finito di disfare le valigie!”
"Credimi, è molto meglio se per ora tornate nella vostra Dimensione" disse Fye. "Dico sul serio, le cose potrebbero precipitare in qualsiasi momento."
"E voi sareste indifesi" aggiunse Reina, che aveva aperto la porta della stanza d'albergo quando il mago aveva bussato. “Tranquillo, sono sicura che ci rivedremo presto!”
Watanuki sorrise tristemente e non rispose.
Poco dopo, valige alla mano, i due giapponesi erano pronti a partire. Fye tracciò in aria complesse rune luminose che formarono spirali di luce intorno al gruppo e poi si condensarono in un alone di luce.
“Reina!” chiamò Watanuki mentre si formava il Portale dimensionale vero e proprio. “Il nuovo desiderio che ho espresso a Yuuko... è che voglio diventare un venditore di desideri, come Yuuko-san. Voglio avere il potere di realizzare i sogni delle persone come fa lei!”
La ragazza lo guardò ad occhi spalancati. Una fitta di dolore al petto le fece assumere un'espressione triste, ma poi sorrise.
“Beh, almeno… almeno sarà una persona più simpatica di quella strega a gestire un negozio simile!”
Watanuki sorrise di rimando, prima di scomparire insieme agli altri due in un bagliore accecante.
-
Intanto anche Ed e Al stavano avendo i loro problemi: Izumi li aveva segregati in camera mentre andava a controllare "qualcosa". A fare la guardia c'era Mason, appoggiato alla porta con aria annoiata. Apparentemente i due soldati non erano di parola, e inoltre Fye era sparito e non era riuscita a scoprire dove fosse andato.
Mentre Ed cercava di convincere (o meglio, corrompere) Mason ad aprire, Al era impegnato a disegnare un cerchio alchemico, al centro del quale poggiò una radio: nella stanza immediatamente sottostante, Winry era impegnata a far fare il bagno al bambino, e Al aveva intenzione di contattarla. Ed si accorse di quello che il fratello stava facendo solo quando vide il bagliore della trasmutazione con la coda dell’occhio.
Winry aveva appena finito di asciugare e vestire il ragazzino quando dal soffitto sbucò un filo con attaccata quella che sembrava una cornetta del telefono. Il bambino la abbracciò spaventato.
“Winry, scusami, non possiamo uscire dalla stanza” disse la voce di Al dalla cornetta.
“Dì un po’, Al” disse lei con aria accusatoria. “Che cosa avete fatto a questo povero le braccia al muro per impedire al ragazzino di scappare.
“Quello... era uno scambio equivalente…" ringhiò. "La gamba sinistra per mia madre, il braccio destro per l’anima di Al… Quello... Quello era uno scambio equivalente!” gridò, sollevandogli a forza il braccio destro. “Questo… è il mio braccio!”
A questo punto, terrorizzato, il piccolo sgusciò via gridando dalla stretta di Ed e fuggì verso la bambino? È letteralmente terrorizzato!”
“Sì, beh, ecco... Scusa… Senti, quello che ti dirò adesso ti sembrerà un po’ strano ma… è qualcosa che riguarda il corpo di quel bambino.”
“Il suo corpo?" ripeté la ragazza. Abbassò lo sguardo sul bambino. "Mi sono stupita anche io, chissà che cosa gli è successo: alla base del braccio destro e della gamba sinistra…” cominciò a dire, ma ad Al non serviva altro. Guardò Edward, e vide che aveva sul volto un'espressione sconvolta. “Fratellone... Hai detto di aver già visto la sua faccia… dall’altra parte del Portale...”
Il soffitto del bagno si infranse all'improvviso, e dal piano superiore saltò giù Edward, che si avvicinò lentamente al bambino. Winry si frappose tra i due.
“Avete sentito cosa vi ha detto la maestra: non dovete avvicinarvi a questo bambino…” cominciò, ma il ragazzo non l’ascoltò e la spinse da parte, appoggiando finestra, che frantumò con l’alchimia per saltare oltre e correre via. Edward lo seguì immediatamente. Mentre correvano per le strade di Dublith non si accorsero che dai tetti qualcuno… o qualcosa... li guardava.
-
Izumi arrivò sull’isola e si precipitò immediatamente in un posto particolare: una radura al cui centro si ergeva un cerchio di pietra. C’erano tracce di qualcosa che vi si era trascinato fuori. La donna si portò una mano alla bocca.
Ora era tutto chiaro. Fin troppo.


Mentre pubblichiamo questo capitolo voglio annunciare che io e la Green (più la Green, in effetti) ci cominciamo a dedicare alla mini fanfiction di HR che crossovera con Ergo Proxy...chissà se arriverete mai a leggerla, però... :mellow:
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 26/9/2010, 20:31




CITAZIONE
“Ma l’amor d’ali di notte sarà vano
Perché s’anche l’amicizia avrà strappato
La mente sua ancora da lei sarà lontano
Ed un caro amico cancellato
Lei se un demone dal viso d’angelo saprà amare
Colpire non dovrà, non senza lottare.”

Eeeeeh????
CITAZIONE
Envy rise e si alzò in piedi, allontanandosi.
“Provi per un attimo a pensare a…” uscito fuori dalla porta alzò un dito ed indicò il sole, quasi allo zenit. "E avrà la risposta."

Quando fa così lo pesterei a sangue. Lo giuro.
...
Ah no,aspè, io lo pesterei a sangue sempre e comunque a prescindere dal tempo,luogo e caso....
CITAZIONE
“Forse è uno di quelli che ci stanno dando la caccia!”
“Ti danno la caccia?” domandò Izumi, buttandola sul ridere. “Alla tua età sei già un pericoloso ricercato?”

E se contiamo anche le FunGirl non si immagina neppure quanto... :shifty:
CITAZIONE
La donna fu interrotta da un suono strano, come un risucchio. Lei, Ed e Al si voltarono e videro che dalle scale che portavano all’appartamento era appena sceso Fye: aveva in mano un sacchetto di plastica da cui usciva una cannuccia, dentro cui il mago doveva appena aver soffiato perché la mano era ricoperta dallo stesso liquido rosso nel sacchetto. Ed e Al lo guardarono sconvolti facendo un passo indietro.
“Eh? È pomodoro!” disse con una faccia innocente il vampiro. Ed e Al non cambiarono espressione indietreggiando ancora di più. Izumi li guardò senza capire. “Ve lo giuro, è pomodoro!”

:rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl:
CITAZIONE
“Pensi di dire a Reina qual è il tuo desiderio?”
Watanuki si girò di scatto, mentre riponeva in un cassetto la poca roba che aveva nella propria valigia. Doumeki, impassibile, perennemente silenzioso, gli aveva appena rivolto questa domanda con un tono quasi interessato. Non riuscì subito a connettere, ma quando capì cosa gli era stato chiesto, fece un sorriso triste.
“Forse no. Cioè, non so se capirebbe…”
“Sei un idiota.”
“NON LO SONO!”
“Sì. Dovresti dirglielo.”
“Non devi essere tu a dirmi cosa devo fare!” esclamò lanciandogli la prima cosa che si trovò in mano: un pacchetto di fazzoletti. Doumeki lo afferrò al volo e ne usò uno per soffiarsi il naso.
“Grazie.”
Watanuki divenne rosso di rabbia e si avviò verso la porta.
“Mettitela tu a posto la roba! Io vado a fare un giro!” esclamò. Uscendo, si sbatté la porta alle spalle.
-

Per quanto apprezzi Watanuki in Rou queste scene mi mancano immensamente... :(
...
Miracolo! Doumeki ha finalmente parlato!!!!!
XDDD
CITAZIONE
“Un COSA?!” Tara si voltò a guardare Fye: dopo quello che le aveva detto era difficile per lei mantenere la solita calma. I due stazionavano davanti al negozio per fare la guardia.
“Oh, sono riuscito a farti cambiare espressione!” rise, soddisfatto.
Come se non lo avesse sentito, Tara chiese di nuovo.
“Sia il bambino… che Matthew?!”
Fye annuì. Tara fece per precipitarsi dentro il negozio, ma il mago la bloccò tenendole un braccio.
“Non ancora, mia principessa… Che ne dici di stare solo a guardare per adesso?” domandò allentando la presa e baciandole la mano.
"POTRESTE EVITARE QUESTO TIPO DI EFFUSIONI DAVANTI AL MIO NEGOZIO?!" gridò Izumi dalla finestra. Sembrava sul punto di esplodere come un fuoco d'artificio.
Tara arrossì lievemente e cercò di ritrarre la mano che Fye ancora stringeva, ma la presa del vampiro era gentile ma ferma.
"Cos'è, la disturbiamo?" chiese tranquillamente.
"SI', E NON POCO! E POI, POTRESTE FARE LA GUARDIA IN UN ALTRO MODO?! AVERE DUE MILITARI DAVANTI AL NEGOZIO MI SPAVENTA I CLIENTI!"
"E cosa dovremmo fare?"
"CHE NE SO, MIMETIZZATEVI COL MURO!"
Fye rise, e anche Tara, anche se lo fece coprendosi la bocca con la mano libera.

Mimetizzarsi col muro...
Mmmmm...
...
BREAK NINJUTSU STYLE!!!!!
CITAZIONE
"Maledetto Doumeki, sempre a sputare sentenze fregandosene di quello che pensa la gente!"
Watanuki non aveva ancora sbollito la rabbia, e girava senza meta per la città di casette bianche. Non gli importava dove stesse andando, gli bastava stare lontano da Doumeki... perché dentro di sé sapeva che il ragazzo aveva ragione, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui.
-Non posso dire nulla a Reina... Non ancora... Non so se capirebbe...-
Finalmente si fermò e alzò la testa. L'espressione arrabbiata lasciò il posto ad un'espressione confusa: non aveva la più pallida idea di dove fosse finito! Si guardò intorno per cercare un qualche punto di riferimento, ma non ce n'erano. Si grattò la testa. A quel punto, di solito, un'orda di spiriti lo assaliva spiaccicandolo a terra sotto lo sguardo sorpreso dei passanti, che ovviamente non vedevano nulla, ma stranamente ciò non era ancora successo. Non voleva tirare troppo la corda con la fortuna, così fece dietro-front nel tentativo di tornare da dove era venuto. La faccenda però era più complicata del previsto, perché aveva tenuto gli occhi fissi a terra per gran parte del tragitto e non era in grado di rifare il percorso dell'andata.
"Ti sei perso?" chiese una voce amichevole.
Watanuki si voltò, e vide che gli si era avvicinato un uomo con gli occhiali e un gran sorriso in faccia. Aveva addosso l'uniforme dei soldati di Amestris.
"Ehm... A dire la verità, sì, signore..." rispose il ragazzo, imbarazzato.
"Non c'è problema, ti posso accompagnare io! Dove devi andare?"
Watanuki gli disse il nome dell'albergo, e l'uomo gli fece cenno di seguirlo. Mentre camminavano, l'uomo non la smetteva di chiacchierare. Il suo argomento preferito erano la moglie e la figlia, di cui si rammaricava di aver perso la fotografia, altrimenti gliel'avrebbe mostrata. Watanuki ascoltava cortesemente, tutto preso dall'allegria dell'uomo.
Arrivarono all'albergo in una ventina di minuti, e il ragazzo s'inchinò profondamente per ringraziare il soldato.
"Figurati, è stato un piacere!" rispose questo.
"Beh, allora io vado. Arrivederci!" Watanuki si voltò e fece un passo verso l'entrata dell'albergo, ma la voce dell'uomo lo fermò.
"Fai attenzione, Kimihiro Watanuki: tra i tuoi amici c'è un assassino."
Il ragazzo si voltò di scatto verso l'uomo, ma questo non c'era più: era scomparso nel nulla.
-Un fantasma...- si disse. Non era stupito per questo, era abituato a vederli e ad interagire con loro, quanto per le parole che l'uomo gli aveva rivolto. -Tra i miei amici c'è un assassino? Ma chi...-
Entrò nell'albergo e salì in camera. Doumeki lo accolse con un'occhiata, e Watanuki alzò una mano per evitare che cominciasse un discorso.
"Ho visto uno spirito" disse. "Un uomo. Mi ha detto... che tra i nostri amici c'è un assassino."
"Tra i nostri amici?" ripeté Doumeki.
L'altro annuì. I due si guardarono, preoccupati.

Ennesimo incontro del terzo tipo di Watanuki e ricomparsa di Hughes redimorto...
Hugeees perchè devi sempre morire così giovaneeeeee????ç___ç
CITAZIONE
Envy scosse la testa, turbato e scosso. Com’è che ora gli tornava in mente quel ricordo? Lust. La prima Lust e la prima Homunculus oltre a lui, era quella che lo aveva aiutato nei primi tempi. A quell’epoca lui era così simile a quel bambino... Questo pensiero gli riportò alla mente un altro ricordo: anche lui aveva visto qualcuno che lo voleva morto per il semplice motivo che non era umano ed improvvisamente non trovò più motivo per eliminare il piccolo.

Envy mi è andato in demenza senile...O.o
CITAZIONE
-Già, Envy…- pensò la donna. “Cosa sai di loro?”
“Avevano poteri particolari, ciascuno di loro. Lust, la donna, sembrava in grado di allungare le proprie unghie a piacere ed erano taglienti come acciaio. Gluttony, enorme e tonto, sembrava in grado di ingoiare qualunque cosa, compresa l’armatura di Al… Ed Envy… beh, quello là faceva qualcosa di molto simile a Tara, ma suppongo che possa prendere qualunque aspetto… Quando l’abbiamo incontrato era un ragazzino dai lunghi capelli verdi e vestito come…” si fermò a trovare la parola giusta “…un trans.”
Izumi si sforzò di non ridere: sì, a quanto pare di norma teneva ancora quell’aspetto.
+++++++
La faccia che il ragazzo aveva fatto quando lei gli aveva fatto quella domanda era a metà tra il divertito e lo shockato.
“Sei un demone, vero?” ripetè la piccola, guardandolo dal basso.
Lui scese con grazia dal ramo d’albero su cui era seduto e guardò la bambina negli occhi neri.
““Qualcosa te lo fa pensare?”” domandò con un sorriso ironico.
“Nessuno ha i capelli a palma!”
Envy quasi cadde a terra.
““A… PALMAAA?!””
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CITAZIONE
“Reina!” chiamò Watanuki mentre si formava il Portale dimensionale vero e proprio. “Il nuovo desiderio che ho espresso a Yuuko... è che voglio diventare un venditore di desideri, come Yuuko-san. Voglio avere il potere di realizzare i sogni delle persone come fa lei!”
La ragazza lo guardò ad occhi spalancati. Una fitta di dolore al petto le fece assumere un'espressione triste, ma poi sorrise.
“Beh, almeno… almeno sarà una persona più simpatica di quella strega a gestire un negozio simile!”
Watanuki sorrise di rimando, prima di scomparire insieme agli altri due in un bagliore accecante.

uhm....
 
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Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 27/9/2010, 11:36




CITAZIONE (Yue Hikari @ 26/9/2010, 21:31)
CITAZIONE
“Forse è uno di quelli che ci stanno dando la caccia!”
“Ti danno la caccia?” domandò Izumi, buttandola sul ridere. “Alla tua età sei già un pericoloso ricercato?”

E se contiamo anche le FunGirl non si immagina neppure quanto... :shifty:

Questa era sottintesa...XD
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 27/9/2010, 19:52




Non penso che Ed lo sappia però...xD
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 6/10/2010, 18:45




Lo sa, lo sa... XD Basta fare una ricerca su google o deviant...
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 6/10/2010, 19:01




Allora non penso che disponga di una connessione internet...xD
O che esista su Amestris. :asd:





























Vero? :saw:
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 6/10/2010, 19:56




Abboh...
Però penso che gli Elric abbiano la connessione internet gentilmente offerta dalla Verità, che non ha bisogno di cavi internet... Si collega direttamente al tuo cervello. *Aria saggia*
 
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Panchito
CAT_IMG Posted on 14/10/2010, 14:56




Uhm, che dire...
La storia si va intrecciando davvero profondamente, però senza una conoscenza precisa degli Anime non ci può raccapezzare per nulla, purtroppo.
Questo potrebbe essere un problema per dei profani, uhm...
Il vocabolario che mi sono mangiato stamattina comincia a fare effetto, uhm...
Ebbenedunque, alla fine ce l'ho fatta a venire a recensire ^^ Non credo che ce l'ha farò a seguire il forum, ma almeno questo si, eh ;)
Uccidetemi pure ç_ç
Però ci state dando sotto, eh? XD
La storia è buona, senza dubbio, e come ripeterò fino alla nausea, la caratterizzazione dei personaggi ottima, però il mio consiglio è di provare a mettere un po' più di ordine nei vari "piani" di narrazione, quando saltate da un personaggio all'altro, metterne tanti in poco spazio potrebbe causare qualche confusione ;)
Passando alla storia...Argh! Hughes! Chiamate i Ghostbusters! Ha sfondato di testa il Portale ed è tornato nella nostra dimensione! XD
Carina il concetto delle dimensioni, complicato al punto giusto da poter essere chiamato un "universo" XD
Beh, non c'è che dire, i colpi di scena ci sono e gli spunti anche, sono curioso di vedere come andrà a finire ^^
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 18/10/2010, 10:32




LOL!
Urge una riedizione, insomma... Temo che dovrai aspettare almeno la conclusione di FMA Reload, perché tra impegni vari ed eventuali non ce la facciamo a conciliare anche la revisione dell'intera FF... Però fidati, la risistemeremo sicuramente!
Per "ordine nei vari "piani" di narrazione" cosa intendi esattamente?
 
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Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 24/10/2010, 08:12




Grazie Panchi, sono contenta che soprattutto il concetto delle dimensioni non sia diventato troppo complicato...
 
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9 replies since 26/9/2010, 09:36   37 views
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