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Fullmetal Alchemist Reload: Capitolo 33

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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 25/5/2011, 17:07





Pronto per la lettura, ecco qui il nuovo capitolo di Hagaren Revolution! Ancora più Pandoroso e ancora più originale!
Commentate numerosi, eh!

SPOILER (click to view)
CAPITOLO 33 – La Tragedia di Sablier
Edward e Reina dormirono fino a mattina inoltrata. Quando si svegliarono, trovarono su un tavolino la colazione pronta e un biglietto di Envy che diceva loro di trovarsi alle 11 fuori dai cancelli per andare al campo di rifugiati di Ishbar. All’orario stabilito i tre uscirono dalla villa e trovarono Envy ad aspettarli con un’automobile. Aveva ancora l’aspetto del ragazzo con i capelli verdi, ma indossava abiti normali.
““Vincent non verrà con noi, però abbiamo il suo lasciapassare. Da questo momento in poi non avremo più nessun aiuto da parte dei Nightray”” spiegò l’Homunculus.
“Meglio così, quel tipo non mi piace per niente” sbuffò Ed, salendo in macchina sul sedile davanti.
““Fai bene, è un tipo strano”” disse inaspettatamente Envy. ““È fissato con suo fratello in modo ossessivo, e certe volte è inquietante...”” rifletté. ““Comunque, non pensiate che tutti i Nightray sono così. Lui e Raven, inoltre, sono solo stati adottati...””
“Raven?” chiese Reina.
““Sì. Viene chiamato così il figlio più grande del capofamiglia, che è anche il futuro erede. Al momento, però, le cose stanno diversamente: la famiglia Nightray fu decimata dalla Tragedia di Sablier e sopravvissero solo il Raven e il figlio più piccolo. Il primo, Claude, diventò re e adottò Vincent e suo fratello maggiore Gilbert; il secondo, Eliot, che era più piccolo anche di Vincent, si fece soffiare il ruolo di Raven da Gilbert. Ora che anche Claude è morto, peraltro in circostanze misteriose, Gilbert non è diventato re, ma lo è diventato Eliot.””
“Faccio fatica a seguirti, ma più o meno ho capito” borbottò Ed.
“Ehm... Edward?” s’intromise Reina.
“Cosa?”
“Ti ricordi di cosa abbiamo parlato ieri sera... Dopo che Matthew è corso dietro a Echo... Eh?”
Edward mugugnò qualcosa di incomprensibile.
““Cos’è che vuole?”” chiese Envy.
“Niente, deve dirti una cosa...” disse la ragazza, alzando le spalle.
““Che c’è, Piccoletto d’Acciaio?””
“Non chiamarmi così!” sbottò Ed, improvvisamente comprensibile. “E comunque... Ieri credevo che te la fossi svignata... Perciò... Scusa” concluse a fatica.
““Cosa? Non ho sentito bene, puoi ripetere?”” lo prese in giro l’Homunculus, mettendosi una mano a coppa dietro l’orecchio.
“Ho detto che ti chiedo scusa!” sbraitò il biondo.
““Cos’é, ti hanno costretto?”” ridacchiò l’altro, mettendo in modo l’auto.
“Non rompere...”
La maggior parte del viaggio trascorse in silenzio. Arrivarono al campo, dove fu loro chiesto di mostrare il lasciapassare. Superati i cancelli, Reina, che era seduta dietro, si sporse verso Edward.
“Ed, esattamente cosa volevi fare una volta qui?” chiese.
“Prima di tutto voglio assicurarmi della presenza o no di Scar, poi voglio chiedere un po’ di cose sulla Guerra Civile e... sulla Pietra Filosofale.”
Questa volta fu Envy a borbottare qualcosa di incomprensibile.
“Che c’é?” fece Ed.
““Ci sei ancora dietro? Lo sai come viene creata, ti assicuro che non c’é altra maniera!””
Ed non rispose. Non gli inveì nemmeno contro. Dopo alcuni secondi, con tono più basso, disse:
“Forse è così, ma io voglio continuare a credere di poterla ottenere senza fare del male a delle persone...”
““Sei un idealista, Piccoletto”” commentò l’Homunculus. ““…Sei stimabile.””
Ed si voltò verso di lui, ma il ragazzo parcheggiò l’auto tra le baracche sgangherate e spense il motore. Poco lontano una fila di persone con in mano delle ciotole procedeva verso una mensa affollata, sulla cui porta distribuivano della minestra.
“Al, potrebbero riconoscerti: è meglio se stai qui” disse Ed, coprendo il fratello con un telo senza che questi potesse ribattere.
-Perché finisce sempre così?- pensò tristemente Al.
“Matthew, puoi rimanere a guardia della macchina?” chiese poi Ed.
““Nessun problema”” rispose l’Homunculus. ““Buon divertimento!””
Ed e Reina si avvicinarono alla gente in coda senza sapere come comportarsi o cosa fare. Stavano giusto per prendere l’iniziativa e parlare con una persona a caso, quando notarono un gruppetto di giovani Ishbaliani avvicinarsi ad un vecchio che mangiava in disparte. Cominciarono a sbeffeggiarlo senza che questi reagisse, poi uno di loro gli strappò di mano la ciotola di cibo.
“Ehi! Cosa state facendo?!” esclamò Ed, avvicinandosi.
I ragazzi gli lanciarono un’occhiata infastidita.
“Ci sono cose che voi Aerugoniani non potete capire” disse uno di loro, gettando a terra la ciotola. Poi indicò l’uomo. “Questo vecchio non ha il diritto di essere difeso! È un eretico, un esiliato! Se fosse per me, non dovrebbe nemmeno far parte del nostro popolo!”
“Ma è assurdo, come potete parlare così proprio voi?” chiese Reina, stupefatta.
“Ve l’ho già detto: voi non potete capire” ripeté il ragazzo.
Detto questo, fece un cenno agli altri e il gruppetto si allontanò.
“Tutto bene?” chiese subito Edward al vecchio.
Questi alzò la testa, e il ragazzo sussultò: sul volto aveva dei tatuaggi rossi.
“Lasciami stare, ragazzo. Non ti conviene stare con me” gli disse, alzandosi faticosamente in piedi ed entrando in una baracca poco lontano.
“Quel vecchio è strano” disse Ed, seguendolo con lo sguardo. “Voglio saperne di più.”
Cominciò a camminare, diretto verso la baracca, ma la ragazza lo fermò con una mano sulla spalla.
“Lascia perdere. Magari è malato e lo evitano per quello...”
“Li hai sentiti anche tu, no? Lo hanno chiamato ‘esiliato... Dai, vieni!” la incitò.
Lei lanciò un’occhiata a Matthew, che era rimasto a fare la guardia alla macchina e ad Al, il quale annuì.
Ed entrò nella baracca e capì immediatamente che aveva intuito bene: sui muri erano dipinti molti cerchi alchemici, gli stessi che Scar aveva visto non molto tempo prima.
“Ancora tu...” mormorò il vecchio, vedendo Ed. “Cosa vuoi da me?”
“Mi chiamo Edward Elric” si presentò il ragazzo, mentre anche Reina entrava e si guardava intorno sbalordita.
“Pensavo che a Ishbar non si praticasse l’alchimia...” mormorò la ragazza.
Il vecchio sorrise amareggiato.
“È per questo che io non dovrei più far parte del popolo di Ishbar. Dicono che ho tradito gli insegnamenti del dio Ishvara.”
“È per questo che ti chiamano esiliato?”
“Ascolta” s’intromise Ed. “Stiamo cercando informazioni sulla Pietra Filosofale: è vero che è stata creata qui a Ishbar?”
Il vecchio fissò Edward e sospirò.
“La Pietra Filosofale... È già la terza volta che mi chiedono la stessa cosa. Me l’ha chiesta quel giovanotto con la cicatrice e parecchio tempo fa me l’ha chiesta anche suo fratello.”
“Sta parlando di Scar e di suo fratello? Non potrebbe darsi che sia stato quest’ultimo a creare la Pietra?”
L’uomo scosse la testa.
“No, non è stato lui... Credetemi, era un ragazzo troppo buono per farlo.”
Reina scrutò l’uomo per alcuni secondi.
“Non capisco come lei faccia a sapere come si crea una Pietra Filosofale: insomma, è un uomo di Ishbar!”
L’uomo chinò il capo.
“Vedete, se la mia gente mi considera un esiliato è perché ho studiato la Grande Arte...” Fece una pausa. “Dovete sapere che una volta il mio popolo si tramandava una pratica segreta, grazie alla quale ottenne la sua ricchezza. Un giorno venne deciso di limitarne sempre di più l’uso, finché alla fine fu vietata del tutto. La Grande Arte permette di cambiare la forma di qualunque oggetto: col tempo fu considerata contraria alla volontà del nostro dio.”
“Perciò la Grande Arte è... l’alchimia del popolo di Ishbar...” rifletté Reina. “È straordinario...”
Ed fece un passo avanti.
“Potrebbe insegnarlo anche a noi il sistema?” chiese.
Il vecchio gli lanciò un’occhiata stanca.
“Da quanto ne so, non c’è molta differenza tra la teoria che avete sviluppato dalle vostre parti e quella tramandata dalla nostra antica arte... Cambia solamente il numero di sacrifici umani.”
Ed trasalì.
“Sacrifici... umani?”
Lo sguardo dell’uomo sembrò perdersi nel vuoto.
“Quando viene distrutta un’intera città, o un’intera nazione, tutto il rancore e il sangue di centinaia di migliaia di esseri umani si spande. Un grande alchimista può raccoglierli e rinchiuderli nel proprio corpo, ed è così che nasce la Pietra Filosofale.”
Edward strinse i pugni.
“Questo è un sistema ancora più crudele di quello che già conoscevamo. Non era certo ciò che volevamo sapere...”
“E Scar? Dov’é andato?” chiese Reina.
Lo sguardo dell’uomo rimase perso nel vuoto.
+++++++
“Che cosa vuoi fare, ora? Apprendendo la Grande Arte sei diventato un esiliato, esattamente come me!”
“Non ho intenzione di restare in questo Paese inutile” dichiarò Scar. “Mio fratello desiderava il potere superiore della Pietra per impedire che la nostra gente fosse sottomessa, ma ha fallito. Io porterò sulle mie spalle il suo sogno.”
Il vecchio non batté ciglio.
“Chi cerca la Pietra Filosofale è destinato a precipitare nella dannazione...” disse.
Scar gli lanciò un’occhiata impassibile.
“Io sono già stato dannato. Amestris mi ha strappato la mia patria, il mio dio, la mia umanità...” Fece una pausa. “Ma io avrò la mia vendetta.”
Il vecchio rimase ad osservare Scar mentre usciva dalla sua baracca con un sorriso amaro.
+++++++

“A creare la Pietra Filosofale... O almeno, così ha detto...” disse il vecchio.
Edward e Reina si guardarono.
-
Ad East City le stazioni erano state chiuse ai civili. Centinaia di soldati stavano caricando di armi e artiglieria i treni merci e altrettanti salivano nelle carrozze già piene. Un intero treno era riservato agli Alchimisti di Stato. Frank Archer, ripresosi dallo “scherzetto” di Envy, stava spiegando a Roy Mustang Gli obiettivi di quella mobilitazione. Aveva in mano una carta geografica.
“A 5 chilometri da Reole c’è una vecchia struttura dell’esercito, ci arriva un binario morto. La useremo come punto d’appoggio dal quale lanciare l’attacco sulla città.”
“Reole è in ginocchio per la guerra civile, perché invaderla?” obiettò Mustang. “Possiamo occuparla pacificamente...”
“Abbiamo diverse prove della presenza di Scar in quella città” ribatté Archer. “Lei, colonnello, sa quanto può essere pericoloso quell’uomo...”
Roy non rispose. Era stato il Comandante Supremo in persona ad affidare ad Archer quell’invasione. Lui era riuscito ad ottenere il ruolo di comandante in seconda a patto che richiamasse Fullmetal Alchemist e Silver Moon Alchemist. Sospettava che Archer volesse semplicemente tenerli d’occhio per via dei fatti in cui erano rimasti coinvolti ultimamente, e non metterli in prima linea. Era per questo che aveva mandato Fye alla loro ricerca. L’ultima volta che aveva avuto notizie dal mago, questo si trovava ad East City, poi aveva perso i contatti con lui.
“Ma mi sta ascoltando?” fece Archer, lievemente seccato.
“Certo, colonnello.”
Non più tenente colonnello: Archer era salito di grado grazie al massacro al Devil’s Nest.
“Stavo dicendo... Una volta annientato Scar e occupata Reole, cominceremo il vero assalto. Colpiremo qui” disse, puntando il dito sulla carta. Roy si sporse a guardare. “Il campo profughi dei Nightray.”
-
Sopra Reole fluttuava un pallone aerostatico dell’esercito di Amestris. Il soldato a bordo scrutava la città con un binocolo con aria palesemente annoiata. La sua missione di trovare Scar, all’inizio eccitante, si era afflosciata mentre le ore passavano senza ottenere risultati. Ormai sembrava una missione impossibile. Si tolse il casco con binocolo e si asciugò la fronte, poi gettò uno sguardo alla città sotto di sé e sussultò: non se n’era accorto perché stava usando il binocolo, ma attorno alla città qualcuno stava disegnando un cerchio alchemico. Si rimise il casco col binocolo e seguì le linee di terra più scura finché non inquadrò chi le stava tracciando, trascinando una grande pietra legata con delle catene: era Scar. Il soldato, tremante, prese la macchina fotografica che teneva nella cesta del pallone e cominciò a scattare una foto dopo l’altra.
-
Edward e Reina uscirono in silenzio dalla baracca dell’esiliato. Il ragazzo alzò gli occhi e fissò il cielo di colore azzurro intenso.
“Mi dispiace, Ed” disse Reina. “Era un altro buco nell’acqua... Ora cosa farai?”
Il ragazzo fece un lungo sospiro.
“Beh, prima lo devo dire ad Al. Poi dobbiamo trovare quello psicopatico di Scar ed evitare che faccia una strage...”
“Intendevo: cosa farai per la Pietra?”
Ed strinse il pugno.
“Io non mi arrendo... Deve esserci per forza un’altra strada...”
Reina sorrise. La forza di Edward era una delle cose che apprezzava dell’amico.
Concentrati com’erano su tutt’altro, non si accorsero delle due persone che si stavano avvicinate a loro.
“E voi chi diavolo siete?!” esclamò uno dei due.
Ed e Reina si voltarono e scrutarono i nuovo arrivati. Non si trattava di gente di Ishbar, e non erano nemmeno Celes. Potevano essere solo di Aerugo.
Il primo, quello che aveva parlato, era più alto di Ed, anche se sembrava loro coetaneo. Aveva corti capelli color biondo paglia leggermente più lunghi sulla nuca, perfettamente pettinati ma con un ciuffo ribelle che gli ricadeva sulla fronte, gli occhi azzurro ghiaccio e un neo sotto l’occhio sinistro. Era vestito completamente di nero, eccetto per la camicia, bianca, e sulle spalle portava un mantello scuro. Alla cintura era agganciato il fodero nero di una spada, e il ragazzo aveva la mano sull’elsa, anch’essa nera.
Il secondo ragazzo sembrava l’ombra del primo, e attirò l’attenzione di Reina perché praticamente non si riusciva a vederlo in faccia. Aveva i capelli color nero pece piuttosto lunghi e tenuti sciolti, che gli ricadevano scompigliati sul volto. Per di più portava un paio di occhiali esageratamente grandi che sembravano avere il solo scopo di riflettere la luce e nascondergli completamente gli occhi.
In definitiva, il primo pensiero della ragazza fu che quei due erano piuttosto bizzarri.
“Siamo solo dei visitatori” rispose Edward, dopo una rapida occhiata. “E comunque ce ne stavamo andando.”
Il ragazzo biondo fece un passo verso di lui e lo scrutò dall’alto in basso, cosa che irritò parecchio Edward , che però evitò di dare in escandescenze per non peggiorare la situazione.
“Qui non sono ammessi visitatori, specialmente provenienti da Amestris. La vostra guida non ve l’ha detto? Chi vi ha fatto entrare?” incalzò il ragazzo.
“Abbiamo un lasciapassare firmato da Vincent Nightray” intervenne Reina.
Il biondo strinse gli occhi.
“Vincent non ha l’autorità per fare una cosa del genere, e lo sa benissimo” borbottò tra sé e sé. “Inoltre, voi come fate a conoscerlo?” aggiunse, lanciando loro un’occhiata sospettosa.
“Abbiamo un... amico in comune” rispose Reina, guardandosi alle spalle per cercare di localizzare Envy e l’automobile.
“Se avete chiesto a Vincent di poter visitare il campo profughi, non siete semplici turisti” disse il ragazzo con voce dura. “Perché siete qui?” chiese poi, estraendo la spada dall’elsa nera. Anche la lama era nera, e rifletteva la luce con un bagliore sinistro.
Edward fissò il metallo scuro.
“Non mi sembra il modo migliore per fare domande” commentò, accennando all’arma.
“Rispondi alla svelta, piccoletto. Questa spada è affilata” rispose l’altro tra i denti, e Reina rabbrividì.
Edward, invece, era già partito.
“CHI DIAVOLO SAREBBE IL PICCOLETTOOO?!” esplose, afferrando il biondo per il bavero.
Questo sollevò la spada e l’abbassò per colpirlo col piatto della lama, ma Edward alzò il braccio e la bloccò con l’automail. Il clangore del metallo contro l’acciaio lasciò il biondo sorpreso per qualche secondo, e Ed ne approfittò per caricare un cazzotto.
“Stooop!”
Quasi in sincronia, Reina afferrò Edward e lo tirò indietro, facendogli perdere l’equilibrio, mentre il ragazzo moro bloccò l’altro. Al e Matthew udirono il caos e decisero di intervenire.
“Tutto bene?” chiese Al, vedendo il fratello che era finito per terra.
“Sì, la solita reazione di Ed a quella certa parolina...”
““Quale parolina? Aaah, intendi forse ‘Piccoletto’?”” fece Envy, serafico.
“Tu fai silenzio!” sbottò Ed.
“Ma bene, altra gente che non dovrebbe essere qui, vedo” commentò il ragazzo biondo, rinfoderando la spada.
Reina si rivolse ai due ragazzi di Aerugo.
“Non siamo né nemici, né spie. Siamo qui solo per fare alcune ricerche sulla Grande Arte di Ishbar e sulla Tragedia di Sablier” spiegò. “Siamo stati dal vecchio esiliato, ma le informazioni che abbiamo ottenuto sono state... spiacevoli. Inoltre, non abbiamo saputo nulla di Sablier. Comunque eravamo davvero in procinto di andarcene. Ci dispiace che ci siano stati dei fraintendimenti tra di noi.”
I due li guardarono ancora per qualche secondo, poi il ragazzo moro si voltò verso il biondo e gli disse qualcosa nella lingua di Aerugo. Il biondo sbuffò e fece un gesto stizzito in direzione del gruppo.
“E va bene, autorizzo la vostra presenza qui” disse loro. “Se volete, possiamo anche dirvi qualcosa sulla Tragedia. Sarebbero informazioni di seconda mano, ma nella vostra situazione credo siano meglio di niente...”
Il ragazzo con gli occhiali tese la mano verso Edward, che la prese e si rialzò, spazzolandosi i pantaloni con l’altra mano.
“Io sono Edward Elric” si presentò.
“Io mi chiamo Leo. Sono un servitore della famiglia Nightray.”
Ed spostò lo sguardo sul biondo.
“Quindi tu sei un membro della famiglia Nightray, giusto?”
Il ragazzo si gonfiò tutto, sorrise con aria altezzosa e, schiaritosi la voce, si presentò.
“Il mio nome è Eliot Nightray, quinto figlio legittimo di re Raymond Nightray, fratello del trapassato re Claude Nightray e attuale re del regno di Aerugo.”
Ed lo fissò per qualche secondo con aria critica, poi sventolò la mano.
“Naaah...”
“NAAAH COSA?!” sbraitò Eliot, con l’intenzione di scagliarsi contro l’altro, ma Leo lo trattenne per la manica.
“Scusatelo, a volte è un po’ irascibile...” disse con un sorriso.
“Non preoccuparti, anche Ed a volte è un po’ scemo” disse Reina.
“Giusto, fratellone, porta un po’ più di rispetto!” intervenne Al. “Sei davanti al re, chiedigli scusa!”
“Sì, sì, chiedo scusa...” disse il ragazzo, alzando le mai.
Eliot sembrò compiaciuto.
Envy era rimasto in silenzio a scrutare il ragazzo biondo.
““Senti un po’...”” disse all’improvviso. ““Se tu sei re Eliot, cosa ci fai qui? Non dovresti essere alla capitale a...”” Il resto della frase gli morì in gola: da dietro le lenti spesse degli occhiali, Leo lo stava fissando. Senza capire perché l’Homunculus sentì un brivido freddo scorrergli lungo la schiena.
-Cosa mi prende? È forse... paura quella che provo? Chi diavolo è questo ragazzino?!-
Leo spostò lievemente la testa e la luce riflessa dagli occhiali nascose di nuovo i suoi occhi.
“Siamo qui in incognito” disse, come se non fosse successo nulla. “A Levraut c’è un sostituto. Affrontare tutti i compiti di sovrano a volte è troppo faticoso, ed Eliot ha pur sempre 16 anni...”
“Sedici anni?!” ripeté Edward.
Reina si sporse verso di lui.
“Ed, anche tu ne hai quasi 16, giusto?” gli sussurrò in un orecchio.
Edward si piazzò di fianco al re di Aerugo con aria combattiva. Gli arrivava sotto il naso. Passò un momento in cui era chiaro che Ed sarebbe esploso come un petardo, ma in qualche modo riuscì a contenersi. Gli agitò un dito contro e sbraitò:
“Te li porti male, i tuoi 16 anni!!!”
-Sta tentando di cambiare discorso...- pensò Reina.
-Sta cambiando discorso...- pensò Al.
Eliot sbatté le palpebre un paio di volte con l’aria di non aver capito nulla del motivo di quell’improvviso commento.
“Suggerisco di spostarci in un luogo più appartato” disse Leo con un lieve sorriso.
“Poco lontano da qui c’è una locanda gestita da una donna che conosciamo personalmente” aggiunse Eliot.
Senza aggiungere una parola si voltò e fece strada verso l’uscita del campo, seguito da Leo e, a poca distanza, anche da Ed e Al. Reina si accorse che Matthew era rimasto immobile con lo sguardo perso nel vuoto.
“Tutto ok?” gli chiese.
Lui sollevò immediatamente la testa.
““Sto bene”” la liquidò, avviandosi a sua volta.
Poco dopo tutti e sei erano seduti in una specie di privé. La donna che li aveva fatti entrare, la conoscente del re di Aerugo, era una ragazza di Ishbar che non dimostrava più di vent’anni, sebbene portasse un neonato legato alla schiena con dei foulard. Eliot si era accomodato su una semplice sedia di legno, e Leo gli si era seduto di fianco.
“Più che padrone e servo, voi due sembrate amici” osservò Alphonse.
“Stimo molto Leo” disse Eliot, sorridendo per la prima volta e posando una mano sulla spalla del compagno. “Si può dire che siamo prima di tutto amici, anche se io sono un nobile e lui...” Esitò un attimo, mentre la presa sulla spalla dell’amico si faceva insicura.
“...Un semplice orfano” completò per lui. “Puoi dirlo tranquillamente.”
Eliot annuì. Lasciò andare la spalla del servitore, poi incrociò le braccia.
“Dunque, volevate sapere della Tragedia di Sablier...” cominciò. “Io avevo pochi mesi quando accadde, e mi trovavo lontano dalla capitale insieme a mia madre e mio fratello maggiore, ma gli avvenimenti mi sono ben noti.” Si sporse in avanti sul tavolo. “È iniziato tutto con un alchimista: Glen Baskerville. Avete capito bene: un alchimista” ripeté, vedendo l’espressione sorpresa di Edward.
“Non sapevo che ad Aerugo si praticasse l’alchimia” rifletté il ragazzo.
“Temo siano molte le cose che non sai del mio regno” rispose il re con un sorrisetto. “Ad ogni modo, Glen era un alchimista, e la casata dei Baskerville, di cui lui era il capo, era una delle più potenti. Il suo obiettivo era quello di risalire all’origine di un materiale che aveva creato accidentalmente, e che secondo lui non avrebbe dovuto esistere: aveva troppi elettroni o qualcosa di simile, non me ne intendo...”
Leo rise.
“Sei negato per l’alchimia, eh?” gli disse. Poi si voltò verso gli altri. “Era una molecola poliatomica i cui atomi si legavano con legami covalenti, ma il nucleo della molecola aveva troppi protoni, era troppo grande, e a logica sarebbe dovuto collassare, mentre, al contrario, era quasi stabile. Si fratturava solo nelle vicinanze di reazioni alchemiche, liberando una quantità spropositata di energia. Si presentava in forma di cristalli rossi e luminescenti, e Baskerville la chiamò φωϛ (phos), che significa “luce” nella nostra lingua.”
“Ci provi gusto a farmi sembrare ignorante” borbottò Eliot.
“Il compito di un servitore è anche quello di colmare le lacune del proprio padrone” rispose l’altro con un sorriso privo di ironia.
“Sei un alchimista, Leo?” chiese Reina.
Il ragazzo si voltò verso di lei e probabilmente la fissò per qualche istante (difficile esserne sicuri con quegli occhiali).
“No” rispose. “Leggo solo molti libri.”
-Mente.-
Per Matthew era facile capire quando qualcuno mentiva: un po’ era intuito, un po’ era esperienza personale, un po’ era dovuto al fatto che lui stesso era un maestro nel farlo. E quel tizio con occhiali catarifrangenti lo stava facendo.
Edward interruppe i suoi pensieri con un colpo di tosse.
“Possiamo andare avanti?”
“Certo” disse Eliot, che ricominciò a raccontare. “Non so come, ma Baskerville scoprì che la famosa Pietra Filosofale non era altro che un cristallo di phos, e volle a tutti i costi crearne una in laboratorio. I ripetuti insuccessi, il declino della sua casata e gli anni rinchiuso in laboratorio lo fecero impazzire. Prese un bambino che serviva alla sua magione e cercò di sacrificarlo per ottenere la Pietra, ma questo riuscì a fuggire. Ormai completamente fuori di sé, ordinò ai suoi seguaci e al suo esercito privato di uccidere tutti gli abitanti della città. Poco dopo l’intera Sablier fu avvolta da una luce rossa visibile per miglia e miglia e, in un attimo... sparì.”
“...Sparì?” ripeté Al, confuso. “In che senso?”
“Sparì, scomparve, svanì nel nulla. Sia la città che i suoi abitanti furono inghiottiti da un’enorme voragine circolare che esiste ancora. Noi la chiamiamo l’Abisso: chiunque vi si avventura, non fa più ritorno.”
Calò il silenzio. Nemmeno Matthew sapeva di questo Abisso, ma lo divertivano le dicerie che si erano andate a creare dopo la Tragedia.
“Tutto qui? Sparì e basta? E il bambino?” chiese Edward.
“Quale bambino?”
“Quello che Baskerville aveva cercato di sacrificare. Deve aver visto un sacco di cose, e hai detto che è riuscito a scappare...”
“Sì, fu salvato dal fratello e da qualcun altro. Li ritrovarono appena fuori dalla città quando successe la Tragedia. Li abbiamo trovati... o meglio, mio fratello li trovò quando arrivò a Sablier, allarmato dalla luce rossa. Si fece raccontare cos’era successo e decise di prenderli con sé. Io sono cresciuto con loro, li ho sempre considerati dei fratelli, perciò sono stato molto felice quando mia madre, poco prima di morire di una malattia che la tormentava da anni, li adottò e diede loro il nome della nostra famiglia.”
Reina spalancò gli occhi.
“Non dirmi che si tratta di...”
“Vincent e Gilbert, conosciuto col nome di Raven. Ho deciso io stesso di conferirgli questo titolo, ma in futuro passerà al mio primogenito... Voi sapete cosa significa essere il Raven della famiglia reale di Aerugo, giusto?”
“Sì, certo” liquidò Ed, sebbene non fosse vero. “Possiamo parlare con lui, con Raven?” chiese, eccitato. “Ha vissuto la Tragedia in prima persona...”
Eliot si accigliò.
“Sì, potreste... Ma è successo quindici anni fa ed è un ricordo poco felice per lui.”
“Capisco... Di sicuro non gli farebbe piacere rivangare una cosa del genere...” mugugnò il ragazzo.
“Beh, chiederglielo non costa nulla: se volete incontrarlo vi posso portare da lui” disse il re dopo un po’.
“Grazie, sarebbe fantastico!” dissero in coro Ed e Al.
Dopo un po’, Matthew si alzò dalla sedia.
““Vado a controllare la jeep, sarebbe spiacevole se fosse sparita. Vi aspetto là, d’accordo?””
“Va bene, ci vediamo dopo” rispose Ed. Poi si rivolse al fratello. “Andiamo anche noi?”
L’armatura annuì.
“Io vado con Matthew” disse Reina, alzandosi a sua volta.
Leo disse a Eliot qualcosa nella lingua di Aerugo, che gli rispose annuendo, poi il primo si rivolse a Envy.
“Vengo con voi. Se vi vedono con me, non vi faranno domande.”
Sembrava convincente, ma Envy strinse gli occhi.
-Eccolo...- pensò, ma non fece obiezioni, o avrebbe attirato l’attenzione.
Lui, Reina e Leo salutarono il resto del gruppo e uscirono dalla locanda, diretti verso il confine.
La ragazza si affiancò al servitore del re, mentre Matthew rimaneva indietro.
“E così ti piace leggere...” disse la ragazza, tanto per fare conversazione.
“Sì. In realtà all’inizio ho accettato di servire Eliot solo perché ero attirato dalla biblioteca di Levraut, che solo la sua famiglia poteva consultare” spiegò. “Se non fosse arrivato lui, sarei ancora rinchiuso in quell’orfanotrofio inquietante...”
“Orfanotrofio... inquietante?” ripeté la ragazza.
L’espressione di Leo si fece seria.
“È stato costruito sul ciglio dell’Abisso: tu come lo definiresti?”
Reina spalancò gli occhi.
“Ma perché è stato costruito proprio lì? Non è pericoloso per dei bambini?”
“Forse. Il fatto è che, inizialmente, raccoglieva quelli che erano diventati orfani proprio a causa della Tragedia. Solo dopo ha convogliato anche gli orfani che facevano l’elemosina nei sobborghi distrutti.”
“Quindi tu sei...”
Leo alzò le spalle.
“Non lo so. Sono sempre stato all’orfanotrofio da quando posso ricordare. Probabilmente ero molto piccolo quando vi sono stato portato.”
Giunsero in vista del confine. Una guardia salutò amichevolmente Leo, che ricambiò il saluto.
“Tutto bene, Philippe?” domandò al giovane in uniforme.
“Ah, potrebbe andare meglio. Ieri notte abbiamo trovato due guardie svenute sepolte fino al collo nella sabbia e delle tracce dirette verso la città.”
“Non c’è nulla da temere” rispose subito Leo. “Gli intrusi sono stati catturati quasi subito.”
La guardia parve rilassarsi.
“Chi erano?”
“Semplici briganti” lo liquidò Leo. “Ora ci fai passare, Philippe?”
“Ah, certo!” esclamò il ragazzo.
Si avvicinò al recinto elettrificato e digitò un codice su un tastierino. La corrente che lo attraversava s’interruppe e una sezione del recinto si aprì.
-Allora una porta c’era- rifletté Reina -Che strano… Hanno una tecnologia più avanzata di quella di Amestris.-
“Non allontanatevi troppo!” li ammonì Philippe.
Leo gli fece un cenno con la mano.
“Dove avete lasciato la jeep?” chiese quando furono abbastanza lontani.
Matthew si guardò intorno.
““Un po’ più a nord di qui... Ecco, credo sia lì”” disse, indicando un riflesso metallico dietro una duna.
Reina corse verso il mezzo, ma si bloccò a metà strada. Quando Matthew e Leo la raggiunsero capirono perché: appoggiato al cofano della jeep c’era un soldato di Amestris. Sopra l’uniforme militare portava un mantello bianco col cappuccio tirato sopra la testa e una sciarpa dello stesso colore a coprirgli il viso fino al naso.
Aveva un fucile in mano.
E si era accorto di loro.
 
Top
Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 25/5/2011, 19:49




Pandoraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!*-*
 
Top
Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 26/5/2011, 20:51




Solo questo commento?? XD
Non voglio essere troppo esigente ma questo capitolo mi piace un sacco...-////- Cioè, appaiono due uomini inesistenti che adoro!
Dai, Yue, un po' più di appreciation...
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 27/5/2011, 18:12




Scusa dark, ma la scuola mi esaurisce prometto che commento più esaurientemente quando torna l'ispirazione...^^"
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 28/5/2011, 19:40




Ci fidiamo? =(
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 29/5/2011, 20:14




CITAZIONE
Ci fidiamo? =(

ç____ç
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 29/5/2011, 21:55




CITAZIONE (Yue Hikari @ 29/5/2011, 21:14) 
CITAZIONE
Ci fidiamo? =(

ç____ç

LOL
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 31/5/2011, 12:53




Donna malfidente e senza cuore....ç_ç
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 1/6/2011, 21:58




Dovrei dirlo io! Ci sbattiamo come tappeti x ogni nuovo capitolo e il commento qual è? "Pandoraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!*-*"?!
...
 
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Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 2/6/2011, 18:45




Green, non va bene, stai diventando più esigente di me!
Pero' Yue, comprendici, sei l'unica persona che ci commenta e se vieni a mancare il tuo appoggio siamo finite!
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 3/6/2011, 12:12




Capisco capisco...

Che dire, sono di certo contenta della svolta "pandorosa" presa da Hagaren ma anche un pò confusa, qua continuano ad apparire dal nulla "nuovi" personaggi e aumentano le domande invece che diminuire!
Elliott Re mi fa davvero strano, Leo fa ancora più paura(specialmentein luce degli ultimi capitoli di pH, lo so che Hagaren ha poco a che fare in genrale con PH a livello di storia essendo un crossover ma, ammettiamolo, voi avete concorso a rendere la cosa inquietante.)
Scar cattivo dell'ultima ora mi intristisce un pò, amavo scar in FMA e so che nell'anime il suo ruolo, come quello del fratello, era più o meno questo però...però...ç___ç
Vabbè fatmi un piacere e almeno dategli un noime, povero Scar, non come L'Arakawa....xD
Noto qualche piccola discrepanza tecnologica,una jeep...ò_ò
Ah, e non vedo l'ora di scoprire che è il soldato misterioso a ore 11 e qualche bella apparizione di Gil!^^
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 8/6/2011, 17:02




CITAZIONE (Darkrystal Sky @ 2/6/2011, 19:45) 
Green, non va bene, stai diventando più esigente di me!

"Esigente", adesso... Sono una persona insicura, io! Ho bisogno di certezze!

Beh, le jeep in FMA ci sono... Delle specie... Chiamarla "camionetta" mi faceva un po' cadere le braccia...
Per Scar si potrebbe trovare qualcosa... Il problema è che è stato un po' ridotto a personaggio marginale perché in HR sono subentrate altre sottotrame più impegnative di quella degli Ishbariani.
Re Eliot, Leo e la pandorosità sono merito della BossaH.
 
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11 replies since 25/5/2011, 17:07   52 views
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