| Titolo: When three world collide Autore: Orfeo della Lira 2 Fandom: Crossover(principali: Touhou, Mahou Sensei Negima, To Aru Majutsu no Index) Rating: Arancione(per sicurezza) Avvertimenti: probabili shounen-ai/shoujo-ai, spoiler Trama: Tre mondi differenti. Da tempi immemori, essi interagiscono fra di loro. Ma di questo ne sono a conoscenza in pochi. Cosa succede quando a venire a sapere questo segreto sono in tanti? La risposta è una sola. Guerra. Pairing: Da decidere Note: un grandissimo grazie a Panchito/Mr.Bianconiglio per il betaggio.
Prologo: Runaway of the Lunarian Princess.
“Hourasain Kaguya.” La voce rimbomba all’interno della piccola, vecchia, stanza quadrata. Vi si respira un’aria antica, fatta di furti e tradimenti, di omicidi e di viltà, di tradimenti e di necessità. “Nonostante lei sia della famiglia reale” Al centro, una bellissima fanciulla. Tutto di lei traspare nobiltà: dal suo sguardo fisso davanti a sé al modo in cui tiene le mani, delicatamente appoggiate alla sbarra di legno, invecchiato dal tempo. “Ed unica erede al trono” Ha dei lunghi capelli corvini, lunghi fino alla vita, perfettamente lisci. Cosa strana, verso la fine assumono un colorito bluastro. “Per il crimine di aver bevuto l’Elisir” Dietro di lei, l’unica porta, incassata nel muro, dove stazionano due guardie, sentinelle immobili in attesa del verdetto finale. Di fronte a lei, disposti a mo’ di platea, quarantadue uomini, seduti a dei lunghi tavoli di legno, finemente intarsiati e ancora ben conservati, nonostante il logorio del tempo. “Ed essere di conseguenza diventata immortale” Tutti con il volto coperto. Coperto da delle maschere bianche. Inespressive ed insofferenti a qualsiasi tormento o grido di pietà. “Commettendo così un crimine contro Natura” Quella vista le fa venire il voltastomaco. È quella la giustizia? “E contro le leggi fondamentali della nostra società” Non ha neanche il coraggio di farsi vedere in volto? “La pena prevista” Ha paura di ritorsioni? “È” Teme che il suo spirito possa tornare a tormentarla? “La morte” Divertente, pensa Kaguya, sollevando lo sguardo. Gli occhi color ambra guardano null’altro che maschere bianche, tutte identiche. Uccidere un immortale. Sorride. “Tuttavia” Kaguya aggrotta le sopracciglia. “In quanto tale pena non è applicabile” La ragazza inizia a tormentarsi i capelli e per la prima volta muove di poco gli occhi dai giudici. Se non è la pena di morte, allora… “Viene dunque trasformata in esilio a vita” Kaguya prende un lungo respiro per non perdere la compostezza. “Sulla Terra” La sentenza è più dura di un pugno nello stomaco. Di tutti i posti dove poter essere esiliata, proprio la Terra? “Questo consiglio così ha deciso” In mezzo a quegli esseri inferiori, così lontani dalla perfezione a cui è abituata? “Portate via la condannata.” Gli occhi di Kaguya si stringono per l’odio, mentre due guardie la prendono per le spalle. Lancia un ultimo sguardo, affilato come un coltello, contro i giudici. “Il trasferimento avverrà domani all’alba.” Domani all’alba, pensa Kaguya. Per allora sarà già lontana.
La notte sopraggiunge, infine. La popolazione dorme, si riposa dopo una lunga giornata di lavoro. Ma si riposa anche dal clamore: la loro principessa è divenuta immortale e sta per essere esiliata per sempre. “È davvero una cosa così cattiva?” Chiede una bambina, portandosi un ditino sulle labbra. “Certo che lo è!” Risponde un uomo anziano. “Ma perché?” “Perché! È così e basta, e adesso vai a dormire che è tardi.” La bambina non è convinta, ma si mette sotto le coperte. “Buonanotte, Reisen.” Dice il vecchio, scompigliandole i capelli. “Buonanotte, nonno.” La notte cala su Reisen, mentre si chiede se avere paura della morte davvero è una colpa tanto grave.
Tutti dormono. O meglio, quasi tutti. Le guardie della prigione continuano a sorvegliare la cella della detenuta più importante. Nonostante sia una principessa, non ha ricevuto un trattamento di favore: la cella è piccola, buia e angusta, tracce di umidità sono presenti negli angoli, dove la muffa inizia a comparire. Ad illuminare la cella, una piccola finestra quadrata, grande a malapena quanto una testa umana, chiusa da tre sbarre di acciaio. Fuori dalla cella, ci sono cinque persone. Hanno tutte delle orecchie da coniglio che penzolano loro dalla testa e gli occhi rossi. Una di loro sbadiglia, e cade a terra addormentata. Una dopo l’altra, cominciano a cadere a terra, addormentate. “Ma che?” Biascica l’ultima, prima di crollare a terra come le altre sul freddo pavimento. Nel corridoio si sentono dei passi. A quel suono, Kaguya apre gli occhi. Piano a piano, dall’oscurità inizia ad emergere una figura; dapprima appare come un’ombra indistinta, poi incominciano a delinearsi i lineamenti, ed infine davanti la cella appare una giovane donna, dai lunghi capelli corvini, legati in una treccia. Indossa una divisa da infermiera blu e rossa. “Lady Kaguya.” La ragazza in gabbia guarda l’altra negli occhi. L’ambra incontra il verde. “Eirin…”Dice. L’altra ragazza poggia la mano sulla serratura della porta. Con un sonoro schianto, la serratura si rompe, liberando Kaguya dalla prigionia. “I preparativi sono pronti. Và, ora. Non posso aiutarti più di così.” La principessa annuisce. “Grazie, Eirin.” La principessa fugge dalla prigione, mentre Eirin prende una siringa e si inietta qualcosa nel braccio. “Ora di dormire” dice, prima di crollare anche lei a terra come tutte le altre.
Tutti dormono nella città. Le strade asfaltate sono illuminate solo dalla luce artificiale dei lampioni. Kaguya corre a perdifiato, mentre il suo ansimare risuona per le fredde e vuote strade. Non è mai stata brava a correre, lei, sempre chiusa nel suo perfettissimo palazzo, circondata dalla sua perfetta famiglia, e dalla sua perfetta città. Non riesce a credere a ciò che sta per fare. Si ferma un secondo a prendere fiato. L’ultima beffa di Kaguya Hourasain, una beffa fatta sia alla città che a lei stessa. Autoesiliarsi sulla Terra. “Eccola! È lei!” Kaguya si gira, senza fiato. Una guardia la sta additando. Inizia a correre più forte che può. Sente i passi delle guardie dietro di sé. Gira in un angolo. Sente i colpi sibilarle accanto. Una pallottola le colpisce la spalla, la veste si tinge di cremisi. Digrigna i denti per non urlare. Tuttavia, il dolore sparisce subito, mentre la pallottola esce dalla ferita che, in pochi secondi, è completamente rimarginata. Continua a correre per le vie della città, superando case, negozi e parchi. I colpi di fucile continuano a risuonare per la città. Una pallottola la colpisce alla gamba, costringendola a rallentare l’andatura. Si rifugia in un vicolo, assicurandosi di non essere vista. I passi si fanno sempre più vicini. La ferita è quasi guarita, ma faranno prima a catturarla. “Ehi, bambina, non lo sai che è pericoloso andare in giro a quest’ora?” Bambina? “Io ho visto dov’è andata.” Dice. “E dov’è andata?” “Da quella parte.” “Grazie bambina, adesso però torna a nanna, eh?” “Okay!” Il rumore di passi si allontana. “Puoi uscire ora!” Dice la bambina. Kaguya si affaccia dal vicolo dove si è nascosta. Una bambina stava lì, per strada, con un pigiama a righe, ed un coniglietto di peluche in mano. Delle orecchie da coniglio le penzolavano dalla testa. “Stai tranquilla principessa, li ho mandati sulla cattiva strada!” Kaguya si avvicina alla bambina, e le passa una mano sui capelli lilla. “Come ti chiami, piccola?” “Reisen!” Kaguya le sorride. Un sorriso caldo e gentile, colmo di gratitudine. “Grazie, Reisen. Ora va a casa, mi raccomando.” La bambina annuisce, poi si mette a saltellare in direzione della propria casa.
“Ci siamo.” Dice Kaguya, ansimando. Davanti a lei, una grande piazza, con un enorme macchinario al centro. Avanza a passi lenti. Ansima, è stremata, ma continua a camminare. Un click la fa girare. Un intero plotone la sta mirando con i fucili. Kaguya sorride. Spettatori. Spettatori per la sua ultima beffa a quella città. Ma anche l’ultimo ricordo di quella perfezione che si apprestava a perdere per sempre. Mette una mano su una leva. Una raffica di proiettili la centra, facendola accasciare al suolo. Mentre il sangue sgorga copioso e le inzacchera le vesti, si rialza a fatica, mentre le ferite si richiudono. Abbassa la leva. Con un rumore assordante, il macchinario si mette in funzione. La piazza si illumina. Gli ordini dei soldati vengono coperti dal frastuono della macchina. In un lampo, Kaguya sparisce. Subito dopo, una assordante esplosione disintegra il macchinario.
Il mondo le vortica intorno. Vede attorno a sé le piante di bambù, una fitta foresta. Il mondo gira, gira, gira. Alla fine si ferma. Stremata, finalmente Kaguya chiude gli occhi, per addormentarsi.
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