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Fullmetal Alchemist Reload: Capitolo 38

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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 16/2/2012, 18:39




FINALMENTE ONLINE!
Commenti graditissimi!

CAPITOLO 38 – Il Cane Randagio Scappa
Winry spingeva una carriola su per la strada che dalla stazione portava all’officina: aveva appena ritirato un pacco proveniente da Rush Valley pieno di pezzi di ricambio particolari che la ragazza aveva ordinato per telefono una settimana prima. In qualunque altra occasione sarebbe stata felice ed eccitata dall’idea di montarli su qualche automail, ma ora i suoi pensieri erano diretti a tutt’altro: giù in paese era arrivata la notizia che Ed e Al erano ricercati dall’esercito. Un articolo sul giornale descriveva impietosamente le ultime ore della città di Reole: prima il massacro degli abitanti, poi la scomparsa dell’intera città in un lampo di luce, centinaia di soldati morti e infine l’accusa ai due fratelli di essere stati tra i responsabili dell’accaduto. In paese erano tutti convinti che ci fosse stato un errore, che Ed e Al non avrebbero mai potuto fare una cosa del genere e che tutto si sarebbe sistemato, ma Winry non riusciva a tranquillizzarsi. Soltanto due giorni prima i due ragazzi le avevano telefonato per rassicurarla: erano al quartier generale dell’esercito, ma non avrebbero fatto parte del gruppo che avrebbe attaccato Reole.
Passò vicino al cimitero, lanciando un’occhiata distratta alla distesa di tombe, ma si bloccò: c’era qualcuno davanti ad una di esse. Era un uomo alto, con lunghi capelli biondi raccolti alla bell’e meglio in una coda e un paio di occhiali ovali sul naso. Indossava un lungo cappotto marrone scuro e teneva in mano una valigia consunta. Non aveva un’aria familiare, perciò non doveva essere del paese.
Winry non voleva avvicinarsi per non sembrare invadente, poi però pensò che magari quell’uomo sapeva qualcosa in più riguardo a quello che era successo a Reole, così prese coraggio, appoggiò a terra la carriola e si avvicinò. Mentre si avvicinava riconobbe la tomba davanti alla quale si era fermato l’uomo. La conosceva bene, era la stessa tomba davanti alla quale lei e zia Pinako lasciavano spesso dei fiori, la stessa davanti alla quale Edward e Alphonse erano rimasti immobili per diverse ore qualche anno prima: la tomba di Trisha.
Winry si fermò, ma l’uomo la udì e si voltò a guardarla. Quando gli occhi azzurri della ragazza incontrarono quelli color oro dell’uomo, sebbene lei non ricordasse il suo viso, non ebbe più alcun dubbio sulla sua identità.
Si voltò, recuperò di corsa la sua carriola e si precipitò a casa.
La vecchia Pinako se la vide piombare in casa col fiatone.
“Cosa succede?” le chiese, preoccupata.
Non ebbe bisogno di risposta: qualche istante dopo l’uomo con gli occhi dorati fece il suo ingresso a casa Rockbell.
“Ma tu sei...” balbettò la donna, gli occhi sgranati.
“Pinako...” fece l’uomo con aria sconsolata. “La mia casa... non c’é più.”
Hohenheim Elric, marito di Trisha e padre di Edward e Alphonse, era tornato a Resembool.

Più di 24 ore prima a Reole, o meglio ciò che ne restava, il gruppetto formato da Ed, Al, Envy e Reina aveva approfittato del caos generatosi al quartier generale dopo il massacro per rubare una jeep e scappare. Presto avevano abbandonato la strada principale per dirigersi verso nord, e la sabbia aveva presto ceduto il passo alla nuda roccia.
Non c’era stato dialogo, solo un’iniziale battibecco tra Ed e Envy in cui l’alchimista aveva avuto la meglio e aveva guadagnato il volante: non c’era veramente nulla da dire che non fosse ovvio.
Solo dopo alcune ore di viaggio, quando finalmente anche la roccia si era trasformata in stradine di campagna sterrate, Reina aprì bocca per rivolgersi a Ed.
“Dove stiamo andando?” chiese.
“A Resembool” rispose lui senza staccare gli occhi dalla strada.
Envy fece un verso stizzito.
“Cosa?!” sbottò Edward, esasperato.
““Seriamente? Il vostro paese natale? Non pensi che per prima cosa verranno a cercarvi proprio lì?””
“È vero” s’intromise Al. “Ma è anche vero che laggiù conosciamo tutti di persona, e scommetto che chiunque si tirerà su le maniche per aiutarci o nasconderci nel momento del bisogno.”
“Resembool è il primo posto dove ci cercheranno, è vero, ma non c’è luogo più sicuro” concluse il fratello.
Envy guardò prima l’uno poi l’altro, e infine annuì.
““Capisco cosa volete dire. D’accordo, andiamo a Resembool. Stiamo solo attenti ai posti di blocco, sono sicuro che ce ne saranno vicino a East City, e questa è una macchina rubata.””
“E allora sentiamo: cos’hai da proporre, Matthew?” fece Ed, non senza ironia.
L’homunculus fece una pausa.
““Quando non c’erano le rotaie del treno, a Resembool si arrivava solo dalle colline. C’era una strada che seguiva il letto del fiume, dovrebbe esistere ancora. Propongo di lasciare la macchina da qualche parte e di proseguire a piedi.””
“Si può fare. Quanto ci vorrà?”
““Due o tre giorni al massimo.””
Edward strinse il volante con l’automail.
“Va bene.”
-
Il Comandante Supremo si era opposto al consiglio dei suoi generali di tornare alla più sicura Central City: la sua presenza doveva sostenere il morale dell’esercito, decisamente abbattuto dopo una sconfitta di tali proporzioni. Aveva subito convocato un’assemblea tra gli ufficiali rimasti, che si stava svolgendo in una stanza occupata da un lungo tavolo. Tra i militari che ascoltavano le parole di Bradley c’erano anche Mustang e Tara.
““Ciò che ha distrutto la città di Reole è stato un esperimento alchemico. Fonti sicure confermano che qualcuno ha tentato di creare la Pietra Filosofale.””
Un mormorio sorpreso seguì le parole del Comandante.
-Tentato, eh?- pensò Roy, scettico, lanciando un’occhiata a Tara, che però lo ignorò, lo sguardo perso nel vuoto.
““Ora il problema consiste nell’identificare i responsabili e portarli davanti alla corte marziale”” continuò Bradley con tono duro.
“Chiedo scusa” s’intromise Roy. “Non si era detto che Scar era il responsabile?”
““Indubbiamente l’assassino Scar ha svolto la sua parte, ma io e lei, Mustang, sappiamo bene che Scar non è un alchimista.”” Fece una pausa. ““I miei informatori mi hanno portato un altro nome: qualcuno che lei, Mustang, conosce bene e che da tempo era dietro alla Pietra Filosofale... Edward Elric.””
Roy non si trattenne dall’alzarsi in piedi.
“Fullmetal non è un assassino!” esclamò.
““No? Eppure ci sono diversi testimoni che affermano di averlo visto presso la città durante e dopo la trasmutazione. E ora è scomparso, assieme a suo fratello e, mi addolora comunicartelo, alla tua cara sorella.””
Roy ebbe un brivido: Reina era scomparsa?
“Comandante, sono pronto a giurarle che Fullmetal e Silvermoon sono innocenti.”
Bradley fece una pausa guardando Mustang negli occhi, poi sospirò.
““Lei è sempre stato un bravo soldato, Mustang. Tuttavia non posso accettare che lei si lasci influenzare dai sentimenti a questo modo.”” Roy fece per ribattere, ma Bradley continuò. ““Voglio darle una possibilità: mi porti i fratelli Elric e Silvermoon Alchemist, e io le prometto che sarò indulgente nei loro confronti.””
-Indulgente, come no...- persò Roy, ma annuì.
“Chiedo il permesso di portare con me alcuni miei sottoposti e Steelrose Alchemist.”
Sentendosi nominare, Tara alzò gli occhi ma non disse nulla.
““Molto bene, Mustang. Portami quei criminali e sarai ricompensato.””
-Come se potessi venderli per la poltrona di Generale- pensò, lanciando un’occhiata tagliente all’uomo, ma fece comunque il saluto militare.

Al termine della riunione, Bradley annunciò che sarebbe tornato a Central City. Si fece preparare un treno privato e, dopo aver congedato i soldati, si avviò verso la stazione. Una volta salito a bordo finse di accomodarsi nella sua carrozza privata, ma non appena il treno si mosse si spostò verso il vagone di coda. Lì trovò due persone ad aspettarlo.
“Oh, eccoti, Pride” fece Madame Sarah quando lo vide. “Novità sui fratelli Elric?”
““Ho sguinzagliato loro dietro Mustang.””
L’espressione della donna si fece perplessa.
“Mustang è dalla loro parte” obiettò.
““...E li porterà dritti dritti nella trappola”” concluse Bradley, convinto.
“Forse” fece la donna, alzando le spalle. Quindi si voltò a guardare la persona che le sedeva di fronte. “Per il pagamento siamo d’accordo, allora?” chiese.
Yuuko Ichihara, la Strega delle Dimensioni, sorrise.
“Lo riceverò una volta che avrai aperto il portale.”

Edward portò l’auto fin sopra le colline, facendole percorrere quanta più strada possibile e fermandosi solo quando l’auto rimase senza benzina. A quel punto lui e Reina la smantellarono pazientemente con l’alchimia e ne sparpagliarono i pezzi nella boscaglia mentre Alphonse ed Envy li osservavano. Nessuno l’aveva detto ad alta voce, ma era chiaro a tutti che per Al non era consigliabile usare l’alchimia.
““Non è che non potresti, ma non saresti in grado di controllare la forza della Pietra Filosofale e rischieresti di consumare te stesso”” gli aveva spiegato Matthew mentre gli altri finivano di nascondere i pezzi di auto.
“Ne sai qualcosa, eh?” fece Edward, sarcastico. “In effetti vedere Al arrugginire sotto i nostri occhi non sarebbe un bello spettacolo...”
Sia Envy che Reina gli lanciarono un’occhiataccia.
Dopodiché nessuno più fiatò. Terminarono il lavoro che ormai era il tramonto, ma decisero di rimettersi in marcia piuttosto che fermarsi lì: non avevano né acqua né provviste, perciò raggiungere il fiume era di vitale importanza. Envy apriva la strada, dietro di lui Edward teneva il passo seguito da Al, mentre Reina sembrava accusare la stanchezza.
““Tutto bene?”” le chiese Matthew quando la vide fermarsi per la quinta o sesta volta a riprendere fiato.
“Sì, non preoccuparti” fece lei, riprendendo a camminare.
““Sei stanca?””
“Ti ho detto di non preoccuparti.”
““Se vuoi posso portarti in braccio...””
“Non-preoccuparti!” sbottò, seccata. “Santo cielo, sarò anche l’unica ragazza del gruppo, ma non ho bisogno di essere compatita!”
Per sottolineare le sue parole accelerò il passo, superando Ed e Al. Quest’ultimo tese una mano per rallentarla.
“Non c’è bisogno di arrabbiarsi...” cominciò, ma nell’istante in cui la sua mano toccò la spalla di Reina l’armatura si ricoprì di simboli alchemici, gli stessi del cerchio per la creazione della Pietra Filosofale, che si illuminarono di rosso.
Envy scattò subito in avanti, afferrò Reina per il braccio e l’allontanò da Al appena in tempo: ci fu una piccola esplosione che scaraventò i quattro lontani l’uno dall’altro. Edward si rimise in piedi tossendo e lanciò un’occhiata a suo fratello, ma l’armatura sembrava essere tornata normale.
“Che diavolo è successo?!” esclamò.
““Una reazione continua”” spiegò Matthew mentre aiutava Reina a rialzarsi. ““Un po’ come è successo a te nel Laboratorio numero 5 quando sei entrato in contatto con tutta quell’Acqua Rossa. Il contatto diretto tra un alchimista e la Pietra Filosofale potrebbe causare non pochi problemi.””
Ed annuì: ricordava poco di quello che era successo al Laboratorio dopo che aveva toccato l’Acqua Rossa, ma Al gli aveva raccontato tutto.
“Quindi non posso toccarvi?” chiese quest’ultimo rimettendosi in piedi.
““Sarebbe meglio di no.””
“E tu?” gli chiese Edward.
““Io?””
“Sei anche tu un alchimista, no?”
Matthew lo guardò sorpreso.
““Io... Sì, sarebbe meglio anche per me...”” rispose dopo un po’. ““Ora andiamocene: qualcuno potrebbe aver udito l’esplosione”” aggiunse, quindi si voltò e riprese a fare strada, seguito dagli altri.
Reina allungò il passo e gli si affiancò.
“Che ti prende?” gli chiese.
L’homunculus scosse la testa e le sorrise lievemente.
““Nulla. Tra poco saremo al fiume e lì ci accamperemo per riposare. Anche se fai tanto la superiore si vede che sei stanca.””
Reina arrossì.
“Scusami per prima... Hai ragione, devo essere davvero stanca per aver sbottato per una cosa del genere...”
Lui annuì, poi riprese a guardare davanti a sé.
Era passato troppo tempo da quando qualcuno lo aveva considerato per l’ultima volta un alchimista. Anzi, da quando lui stesso si era considerato un alchimista. Sorrise tra sé e sé, portando una mano alla bisaccia nascosta sotto il cappotto: si era dimenticato quel tipo di soddisfazione.

A Resembool, Winry percorse la strada che portava al cimitero ed entrò. Raggiunse la tomba di Trisha, davanti alla quale era seduto Hohenheim.
“Ehm... Signor Elric?” chiamò la ragazza.
Lui si voltò a guardarla, e quando la riconobbe fece un sorriso triste.
“Somigli davvero moltissimo a tua madre, sai?” le disse con dolcezza. “Sono molto dispiaciuto per loro... I tuoi genitori intendo. Erano brave persone.”
“Sì...” fece la ragazza, abbassando lo sguardo.
L’uomo tornò a guardare la tomba. I due rimasero così per alcuni secondi, poi Hohenheim si alzò in piedi.
“La cena?” le chiese.
“Ah, sì!” si riscosse Winry. “La nonna mi ha detto di venirla a chiamare.”
“Andiamo, allora.”

Edward si rigirò tra le mani il bastoncino sul quale era infilzato il pesce che aveva catturato poco prima per cena. Non era stata un’impresa facile, soprattutto perché aveva dovuto muoversi contando solo sulla scarsa luce delle torce, ma lui e Al avevano messo in pratica le tecniche imparate durante il mese in cui Izumi li aveva lasciati da soli sull’isola di Yok ed erano riusciti ad aggiudicarsi un pesce a testa. Quello di Al era infilzato su un secondo bastoncino, che Reina stava facendo rosolare sulle fiamme di un piccolo fuoco. Envy era seduto poco distante con la schiena appoggiata contro un masso e fissava il vuoto, perso nei suoi pensieri.
“Allora, chi è che vuole la Pietra Filosofale?” gli chiese Ed.
L’homunculus si riscosse e spostò lo sguardo su di lui.
““Si chiama Madame Sarah. Ha raccolto gli homunculus attorno a sé come una schiera di servitori obbedienti e grazie a loro controlla le maggiori istituzioni del Paese. Possiamo dire che sia lei il vero Comandante Supremo.””
Edward, che stava per dare un morso al suo pesce, si bloccò, colto da un pensiero improvviso.
“Non vorrai dire...”
““Esatto: King Bradley e la sua segretaria sono homunculus.””
“Bradley?!” esclamò Al, sconvolto.
“Perché non ce lo hai detto prima?” sbottò Ed.
““Perché eravate ancora nell’esercito: se il Comandante avesse saputo che conoscevate la sua identità vi avrebbe ucciso, e vi conosco abbastanza bene da dire che col vostro comportamento glielo avreste fatto capire immediatamente. Non siete esattamente ciò che si definisce ‘discreto’, sapete?””
Ed aprì la bocca per rispondere ma non gli venne in mente nulla da dire in sua difesa.
“E adesso abbiamo l’esercito alle costole...” rifletté Reina.
““L’esercito e presto anche la popolazione: spargere le voci è il lavoro di Lust e Gluttony.””
“E il tuo? Quando ancora stavi con loro, intendo” chiese Ed.
Envy fece una pausa, una lunga pausa.
““Io dovevo eliminare chi sapeva troppo”” rispose alla fine.
-Come Maes Hughes...- rifletté la ragazza abbassando lo sguardo. Ed e Al non sapevano ancora della morte dell’uomo.
““Ad ogni modo, quello è il passato”” tagliò corto l’homunculus. ““Finite di mangiare e andate subito a dormire. Domani tu e Reina dovrete svegliarvi all’alba se vogliamo coprire abbastanza strada.””
Edward lo squadrò per qualche istante, come se volesse aggiungere qualcosa, ma poi alzò le spalle e finì di mangiare il suo pesce in silenzio, dopodiché si coricò sulle foglie secche accanto al fuoco insieme a Reina.
“Al, tienilo d’occhio” disse, ma il suo tono non era troppo convinto.
Poco dopo il ragazzo cominciò a russare. Reina non si lamentò, perciò Envy e Al supposero che anche lei si fosse addormentata.
“Dormi anche tu, se ne hai bisogno” disse Al all’hominculus.
““Eh?””
“Non ti sei ancora ripreso del tutto da Reole, vero?”
Matthew lo guardò sorpreso, poi sorrise.
““Sei bravo...”” commentò. ““Comunque non ho bisogno di dormire.””
“Lo so” rispose Al. “Sai, anche se mio fratello non lo vuole ammettere, lui conta su di te” disse poi tutto d’un fiato. “Contiamo tutti su di te.”
L’homunculus rimase in silenzio soppesando quelle parole.
““Tutto sommato potrei anche farmi un pisolino”” disse infine. “Lascio te di guardia.””
Si accomodò meglio contro il masso e chiuse gli occhi. Dopo una decina di minuti Alphonse si accorse che l’aspetto dell’homunculus cambiava ed Envy si era trasformato in Matthew Elric.
-Come sempre, alla fine rimango soltanto io sveglio- si disse l’armatura, abbassando tristemente la testa.

Reina si svegliò di soprassalto con una mano premuta sulla bocca: aprì gli occhi e vide Matthew col suo aspetto umano che le faceva segno di stare in silenzio. Lei annuì e il ragazzo tolse la mano.
In lontananza si udiva un rumore ritmico di passi. Reina allungò il collo e vide che oltre i cespugli, sulla strada accanto al fiume, marciava un massiccio corpo di soldati che scrutava il bosco: nessuno di loro parlava e stringevano le armi come se la loro vita dipendesse da quello.
Edward dormiva ancora, dalla parte opposta del focolare spento.
“Dov’é Al?” chiese Reina solo col movimento delle labbra.
Matthew le indicò una roccia. Le si avvicinò e ne afferrò un’estremità, rivelando che si trattava di una specie di telo creato con l’alchimia in modo da sembrare pietra che ricopriva completamente Alphonse, accovacciato sotto. L’armatura fece un gesto di saluto alla ragazza prima che Matthew lo coprisse di nuovo.
“Stop!” gridò una voce. I soldati si fermarono e si guardarono alle spalle: dietro di loro camminava deciso Roy Mustang, seguito da Armstrong e Tara. “Perlustrate la zona” ordinò seccamente. “Se trovate i resti di un fuoco o delle tracce venite subito a comunicarmelo. Andate!”
I soldati si sparpagliarono per il bosco.
Edward scelse proprio quel mometo per svegliarsi.
“Che diavolo...” cominciò, ma Matthew gli tappò la bocca e gli fece cenno di tacere.
Lo afferrò per l’automail, prese Reina per il braccio e li costrinse ad alzarsi. S’inoltrarono tra gli alberi tenendosi bassi, poi l’homunculus si fermò, mise una mano nella bisaccia che portava alla cintura mentre tracciava un cerchio alchemico per terra con la punta della scarpa e toccò il tronco più vicino. Gli alberi lì intorno allungarono i loro rami verso di loro formando un provvisorio nascondiglio.
““State giù, non parlate, respirate senza fare rumore”” sibilò l’homunculus.
“Dov’è Al?” chiese Edward in un sussurro.
““Nascosto. Al sicuro. Taci!””
I tre rimasero immobili mentre il rumore delle foglie e dei rami spezzati indicava l’avvicinarsi dei soldati; intravidero diverse uniformi nere e blu al di là dei rami ma nessuno sembrò notare il nascondiglio. Dopo un po’, i ragazzi riuscirono a captare degli stralci di conversazione:
“E allora perché?” domandò una voce, probabilmente continuando un discorso che non erano riusciti a sentire.
“Te lo dico io…” rispose un altro. “Vuole solo salire di grado.”
“No, non credo sia l’unica ragione” ribattè l’altro, ora più vicino.
“Si tratta pur sempre del Colonnello…”
Ed e Reina si scambiarono un’occhiata: avevano riconosciuto le voci di Breda e Fallman. Improvvisamente, una terza voce, a loro sconosciuta, chiamò da più lontano:
“Abbiamo trovato i resti di un fuoco!”
Il rumore che seguì indicò chiaramente l’allontanarsi frettoloso di molti uomini, poi non sentirono più nulla.
“Mio fratello ci sta cercando” osò dire Reina. “Possiamo uscire fuori...”
“Credi davvero che ci voglia aiutare? Dev’essere qui perché glielo hanno ordinato!” ribattè Ed. “Non sa nulla del Comandante Supremo, magari è ancora il suo cagnolino fedele...”
“Non parlare di Roy a questo modo!” esclamò lei.
““Volete fare silenzio?!”” li interruppe Matthew. ““Hanno trovato il campo, questo vuol dire che rischiano di…””
“…Trovare Al” concluse Ed, realizzando il pericolo. “È ancora là?”
““L’ho nascosto sotto un telo mimetico, fino a che non lo toccano è al sicuro.””
Ed si alzò in piedi.
“Vado a controllare.”
Reina si alzò a sua volta.
“Vengo con te.”
“No, è più facile se vado da solo. Nel peggiore dei casi ci vediamo dai Rockbell.” Ed sorrise brevemente e fece un cenno a Matthew. “Bada a lei.”
L’homunculus annuì con un cenno della testa. Edward si fece largo tra i rami e uscì dal nascondiglio: guardandosi indietro non riusciva già più a vedere i compagni. Con più cautela possibile si avvicinò al campo: lì cinque o sei soldati stavano fermi col fucile stretto in mano, probabilmente per sorvegliarlo nel caso qualcuno ritornasse. Al non era in vista: nel migliore dei casi non lo avevano scoperto. Edward si tenne a qualche metro di distanza, cercando di identificare il telo mimetico di cui aveva parlato Matthew. Improvvisamente un lieve clic metallico e la sensazione di qualcosa di freddo alla nuca gli fecero capire di essere stato scoperto. Girò lievemente il capo per vedere Havoc che gli puntava la pistola contro. Dietro di lui il Sergente Fury stava disarmato, con l’aria di chi non sa bene cosa fare.
“Come aveva previsto il colonnello, avete usato una strada poco in uso per tornare a casa…” disse il soldato con aria cupa, poi sembrò rilassarsi e abbassò la pistola, tendendo la mano a Ed. “Dai, coraggio, andiamo Ed.”
Il ragazzo, che nel frattempo si era voltato, li guardò con aria neutra.
“Sparite.”
“Ma… Edward…” fece Fury.
“Non torneremo nell’esecito, non lo avete ancora capito?!” esclamò, e approfittando dell’attimo di distrazione di Havoc si protese e afferrò la canna della pistola con l’automail.
I soldati al campo si avvicinarono, attirati dalle voci e dal rumore.
“Qui ci penso io! Andate ad avvisare il colonnello che abbiamo trovato l’Alchimista d’Acciaio!” ordinò Havoc. Gli uomini si allontanarono di corsa.
“Allora?” chiese Ed quando si furono allontanati. “Perché non spara? Forza, vediamo se è in grado di perforare il mio automail!”
“Perché fai così, Edward?” domandò Fury, sempre più confuso.
“Spara!” insistè Ed.
Prima che i soldati potessero fare qualsiasi cosa, una roccia proprio accanto a loro si mosse e si alzò rivelandosi come il nascondiglio di Al, che si alzò in tutta la sua altezza.
“Basta!”
Spaventato da quell’apparizione improvvisa, Havoc premette d’istinto il grilletto.
L’esplosione che seguì fu udita da chiunque si trovava nei paraggi: con la canna ostruita l’arma era esplosa in mano ad Havoc, che ora si teneva il braccio sanguinante con una smorfia di dolore. Frammenti di metallo erano schizzati anche addosso a Fury, che aveva una brutta ferita alla tempia.
Ed indietreggiò, in parte spaventato dal fatto di aver ferito due amici, in parte da quello che avrebbe potuto fare.
“Noi non possiamo più tornare indietro… scusateci…” disse solo, allontanandosi velocemente verso il fiume.
-
Quando si sentì l’esplosione, Matthew si alzò in piedi e allungò una mano a Reina.
““Andiamo!”” disse. ““Ora che l’attenzione è concentrata su di loro possiamo andare…””
Reina allungò la mano, un po’ esitante.
“Senti, però se si tratta di mio fratello…”
““Lo so. Però non sappiamo se c’è solo lui, capisci? Potrebbe non essere libero di agire come vorrebbe e perciò dobbiamo essere cauti”” le spiegò mentre uscivano dall’intrico di rami , in direzione opposta al fiume. ““Continuiamo nella foresta, meglio procedere per percorsi separati.”
Reina annuì, dopo pochi minuti che camminavano però la ragazza si fermò improvvisamente.
“Mi è sembrato di sentire qualcosa…” disse Reina, portando una mano allo scettro, che dopo alcuni secondi trasmutò in una spada.
““ABBASSATI, REI!”” esclamò il ragazzo da pochi metri avanti.
Reina obbedì e immediatamente dopo strane liane trasparenti passarono a pochi centimetri dalla sua testa, dritte verso Matthew, che cercò di fermarle a mani nude ma fu spinto diversi metri più in là, sbattendolo contro un tronco. Reina voltò la testa e vide Tara che si avvicinava: indossava il mantello col cerchio alchemico sopra l’uniforme militare.
Reina si alzò in piedi e puntò la spada contro di lei, pronta a combattere se necessario; la Celes si fermò a pochi centimetri dalla punta della lama.
“Dimmi una cosa, Reina” disse Tara senza muoversi. “Quello che è successo a Reole… è davvero opera vostra?” domandò lanciando un’occhiata a Matthew, che nel mentre si era liberato e teneva d’occhio le due.
“No! Ascolta, Tara. Non so cosa possano avervi detto ma è stato davvero Scar a creare la Pietra!”
“Dove sono, allora? Scar e la sua Pietra Filosofale?” insistette la donna.
Reina rabbrividì, c’era qualcosa di gelido nelle parole di Tara, una freddezza disperata. E poi capì.
“Fye…” mormorò. La donna strinse gli occhi. “…Cosa gli è successo…?”
“Dimmelo tu, Reina. Oppure il tuo amichetto laggiù. Era tra le prime file, cos’è successo a quei soldati?”
Reina stava per scoppiare a piangere, ma si trattenne.
“Abbiamo cercato di impedirlo, mi dispiace…”
Tara rimase in silenzio per alcuni secondi.
“Dov’è la Pietra Filosofale?” ripeté.
“…Al…” cominciò a dire Reina.
“Oh, che sorpresa!” esclamò la donna. “Allora i fratelli Elric hanno finalmente ottenuto ciò che desideravano!” esclamò con amarezza.
“No…” cominciò a dire la ragazza, ma prima che potessero accorgersene, una strana creatura di roccia simile ad un golem afferrò la Celes da dietro, bloccandola nella sua morsa. Reina, troppo stupita per dire qualcosa, si lasciò afferrare la mano da Matthew e corse via con lui.
“Non ci stava attaccando! Potevamo parlarle!” gli gridò mentre si allontanavano.
““Non c’è il tempo di parlare, non capisci?! Probabilmente Bradley si è inventato una storia da raccontare ai soldati! Conoscendo Quella Persona, le vostre foto saranno già su tutti i giornali!”” Si fermò, senza lasciare la mano della ragazza, e la guardò negli occhi. ““Non possiamo fidarci di nessuno, neanche di amici o parenti…””
Dopo alcuni attimi di silenzio, Reina fece un breve sorriso e scosse la testa.
“Scusa” disse, lasciandogli la mano. “Ma io mi fido di mio fratello, e continuerò a fidarmi di lui anche se il mondo intero mi desse torto.”
““Rei…”” cominciò Matthew.
“No! Tu non sai niente di me e Roy…” si fermò. “Non sai neanche chi siamo veramente…” aggiunse con un sorriso triste. Lui la guardò sorpreso e perplesso mentre lei gli dava le spalle e tornava verso il fiume.
-
Ed e Al erano riusciti a superare diversi gruppi di soldati che avevano cercato di bloccarli: un gruppo più cospicuo li aspettava in lontananza e tra loro si intravedeva la sagoma del maggiore Armstrong.
“Bene, ora facciamo sul serio!” esclamò Edward.
Battè le mani e le poggiò sul terreno, trasmutando una gigantesca sfera di roccia che cominciò a rotolare in direzione dei soldati. Tuttavia qualcosa non era andato secondo i piani perché i fratelli si trovarono a correre all’indietro sulla cima della sfera stessa nel disperato tentativo di rimanere in equilibrio. I soldati si sparpagliarono terrorizzati, ma il maggiore Armstrong rimase fermo dov’era preparando a sferrare un colpo. Quando la sfera si trovò a pochi metri, questo assestò un pugno ben mirato colpendola col tirapugni di metallo: il colpo e una trasmutazione infransero la sfera in tanti pezzi, che crollarono loro intorno. Ed e Al si videro mancare il terreno sotto i piedi e caddero rovinosamente a terra.
Il maggiore Armstrong li fissò con sguardo severo mentre dalla foresta alle sue spalle sbucò il colonnello Mustang in persona, seguito dai suoi sottoposti, eccetto Havoc e Fury.
“Colonnello!” esclamò una voce che i fratelli conoscevano bene. Da dietro di loro stava arrivando Tara, che aveva una mano sulla spalla di Reina e la faceva camminare avanti a sé, anche se non sembrava che la stesse costringendo. Vedendo i fratelli Elric a terra, la Celes lasciò andare Reina quando fu vicina a loro, per poi unirsi agli altri militari.
“Perché scappate?” domandò il Colonnello Mustang.
“Scappiamo perché voi ci date la caccia!” rispose Edward. “Un cane scappa quando qualcuno gli corre dietro, no?”
“Un cane ben addestrato non si oppone agli ordini del suo padrone!” ribattè Mustang. Reina rabbrividì, quasi non riconosceva suo fratello.
“Il padrone?” fece Edward con tono amaro.
“Ah, non lo sai? Tutto ad un tratto sei diventato un cane randagio?”
Edward si alzò in piedi, sostenendo lo sguardo dell’uomo.
“Ho smesso di essere un cane dell’esercito, ormai…”
“Preferisci tornare ad essere il ragazzino testardo e incapace che eri una volta?”
“Preferisco che lei continui a parlare, Colonnello…” ribattè improvvisamente il ragazzo.
“Cosa?!” Roy non fece in tempo a voltarsi, e neanche i suoi sottoposti, prima che un getto d’acqua si alzasse dal fiume e inondasse lui e gli altri soldati.
““Correte!”” gridò Matthew dalla boscaglia. I tre si alzarono in piedi e lo raggiunsero, allontanandosi dai soldati.
Roy guardò i propri guanti, resi inutilizzabili dall’acqua, e si avvicinò ad Armstrong e Tara.
“Maggiore! Tenente Colonnello!”
“Sì!” risposero i due simultaneamente. Tara attivò il cerchio e una barriera d’acqua, molto simile a quella alzata da Matthew, sbarrò la strada ai quattro fuggitivi congelando all’istante. Edward batté le mani per farla fondere, ma prima che potesse agire, Armstrong trasmutò il terreno attorno a loro ed alte rocce appuntite si alzarono a semicerchio imprigionandoli in un angolo.
Mustang si avvicinò a loro, lentamente, fermandosi solo a pochi passi dai ragazzi.
“Quando sono diventato un Alchimista di Stato sognavo di diventare un eroe, di proteggere le persone e di essere ricoperto di gloria” cominciò a raccontare con voce più tranquilla il colonnello. “Poi sono stato mandato in guerra e mi è stato ordinato di compiere gli atti più terribili che possiate immaginare. Da quel momento ho giurato a me stesso che non avrei mai più eseguito un ordine irragionevole e decisi di puntare ad una posizione tanto elevata da non dover eseguire nessun ordine! Se adesso vi ho inseguiti, non è perché mi è stato ordinato, ma perché mi avete fatto infuriare!” I ragazzi lo guardavano sbigottiti. “Perché diavolo siete scappati senza venire da me a chiedere protezione?!”
I tre ragazzi non seppero cosa replicare. Improvvisamente tutto era chiaro. E la consapevolezza di essersi comportati da perfetti idioti li colpì come uno schiaffo in pieno viso.
 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 17/2/2012, 20:16




CITAZIONE
Hohenheim Elric, marito di Trisha e padre di Edward e Alphonse, era tornato a Resembool.

Ohinoi...
CITAZIONE
Non c’era stato dialogo, solo un’iniziale battibecco tra Ed e Envy in cui l’alchimista aveva avuto la meglio e aveva guadagnato il volante: non c’era veramente nulla da dire che non fosse ovvio.

Ed guida? ED GUIDA?! O_O
Non arriveranno mai vivi a Resembool...
CITAZIONE
““Ho sguinzagliato loro dietro Mustang.””
L’espressione della donna si fece perplessa.
“Mustang è dalla loro parte” obiettò.
““...E li porterà dritti dritti nella trappola”” concluse Bradley, convinto.

Classico.
CITAZIONE
“Per il pagamento siamo d’accordo, allora?” chiese.
Yuuko Ichihara, la Strega delle Dimensioni, sorrise.
“Lo riceverò una volta che avrai aperto il portale.”

COSA?!
O_O
CITAZIONE
Non siete esattamente ciò che si definisce ‘discreto’, sapete?”

Difficile dargli torto.
(ma detesto ancora Envy, non fatevi strane idee)
CITAZIONE
“No! Tu non sai niente di me e Roy…” si fermò. “Non sai neanche chi siamo veramente…” aggiunse con un sorriso triste. Lui la guardò sorpreso e perplesso mentre lei gli dava le spalle e tornava verso il fiume.
-

Ooooh, finalmente qualche risposta?
CITAZIONE
I tre ragazzi non seppero cosa replicare. Improvvisamente tutto era chiaro. E la consapevolezza di essersi comportati da perfetti idioti li colpì come uno schiaffo in pieno viso.

Non sono molto daccordo...
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 21/2/2012, 21:13




Beh, insomma... In fondo Roy è li che pena dietro ai fratelli Elric da 3 anni. L'altra è sua sorella. Un minimo di considerazione, no?
 
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2 replies since 16/2/2012, 18:39   41 views
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