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Fullmetal Alchemist Reload: Epilogo

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Darkrystal Sky
CAT_IMG Posted on 27/5/2012, 15:20




E siamo al capolinea!
Con questo capitolo si conclude Fullmetal Alchemist Reload!
Al momento è in corso una revisione completa al termine della quale sarà scaricabile un pdf!
Buona lettura!

P.S. Per i più pazienti, in fondo c'è una sorpresa!

CAPITOLO 43 – Il Portale

Una luce così bianca e pura da far male agli occhi.
La sensazione di cadere.
Un forte dolore alla guancia.
“Junge... bist du in Ordnung?”
Edward aprì gli occhi a fatica. Non ricordava che le sue palpebre fossero così pesanti. All’inizio vide solo una sagoma in controluce, stagliata contro il cielo rosato. Era una figura umana, gli aveva appena parlato in una lingua sconosciuta e doveva averlo appena schiaffeggiato a giudicare dalla mano ancora sollevata e dal bruciore che provava alla guancia.
“Cosa... diavolo...” mormorò Ed, ma non riuscì a dire altro.
“Ah, parli inglese. Non preoccuparti, io sono un agente di polizia. Riesci ad alzarti?”
Ed provò a tirarsi su, ma il mondo fece un giro su sé stesso davanti ai suoi occhi e ricadde all’indietro. Se non fosse stato per l’uomo, che lo afferrò al volo, avrebbe picchiato la testa per terra.
“Grazie...” mormorò. Alzò lo sguardo sul poliziotto e sussultò. “Ma lei è... tenente colonnello... generale Hughes!” balbettò.
L’uomo alzò un sopracciglio.
“Non sono un soldato, ma come fai a sapere il mio nome? Non mi sembra di averti già pizzicato in giro...”
“Dove... dove sono? Che giorno è?” chiese il ragazzo, ricordandosi improvvisamente di tutto quello che era successo al teatro di Dante. Aveva il terrore di ciò che gli avrebbe risposto l’alyas di Maes Hughes... perché doveva per forza trattarsi di un alyas, e ciò significava che lui si trovava in un’altra Dimensione. Il freddo era pungente e lui indossava solo una maglietta senza maniche e una giacca leggera.
“Devi aver bevuto davvero un sacco, eh? Cos’era, una festa di compleanno? O una serata in discoteca?” Lo squadrò. “Accidenti, eppure non mi pare di averti mai visto...”
“Per favore, mi dica dove siamo e che giorno è...”
“Siamo a Monaco di Baviera, in Germania, e oggi è il 21 marzo. L’anno è il 2007, ma dovresti essere proprio fuori per non saperlo... Ehi, fai piano!” Edward cercò di rimettersi in piedi, ma dovette farsi aiutare da Hughes. “Sei conciato da buttare... Aspetta, ma questi sono lividi! Cosa diavolo ti è successo?!”
“Sono... Mi hanno derubato” mentì il ragazzo. “Erano un gruppo, mi hanno assalito e mi hanno portato via tutto.”
“Accidenti, devi sporgere denuncia! Ma prima forse ti converrebbe andare in ospedale. Ti accompagno volentieri...”
“No, non si preoccupi, non sto male come sembra... Ho solo bisogno di... ambientarmi...”
“Non sei di qui, eh? Sei inglese? Americano?”
“Che? No... decisamente non sono di qui.”
“Capisco... Sei venuto qui per la festa e ora non sai come tornare indietro, eh?”
“Festa?” fece Ed, confuso. Poi capì a cosa si riferiva l’uomo. “Ah, sì, la festa... A proposito, con me c’era un mio amico, un ragazzo coi capelli neri lunghi...”
Hughes alzò le spalle.
“Mi dispiace, ma non ho visto nessun ragazzo coi capelli lunghi...” Ed si guardò intorno febbrilmente come per esserne sicuro. “Senti, facciamo così: ti offro un bel caffé, così ti rimetti in sesto e mi racconti per bene cosa ti è successo, d’accordo?”
Il ragazzo annuì. Maes Hughes si tolse il cappotto che portava sopra la divisa e glielo diede, poi gli fece strada. Mentre lo seguiva, Ed si guardava in giro cercando di riconoscere qualcosa, qualsiasi cosa, ma era finito in una realtà completamente diversa da quella a cui era abituato. Le automobili erano diverse, le case erano diverse, i vestiti erano diversi, anche le persone sembravano diverse: lo stesso Hughes era diverso da quello che conosceva, sebbene condividesse la stessa anima di quello che era morto a Shambala. Avrebbe dovuto farsene una ragione: lui non era un Viaggiatore e non aveva la più pallida idea di come si facesse a diventarlo, perciò non sarebbe mai riuscito a tornare indietro. Quel Mondo sarebbe diventato la sua nuova casa.
Poco dopo Ed e Hughes erano seduti al tavolino di un bar. Il ragazzo sorseggiò il suo caffé lentamente, un po’ per assaporarlo e un po’ per riflettere su cosa dire all’agente Hughes. Quando posò la tazzina, infatti, trovò l’uomo che lo fissava da sopra gli occhiali. Era una sensazione stranissima, perché era lo stesso identico sguardo che Ed ricordava... ma allo stesso tempo era diverso.
“Allora... Tu conosci il mio nome, ma io non conosco il tuo. Come ti chiami?” gli chiese l’agente.
“Edward Elric” rispose il ragazzo. Aveva deciso di non mentire sul suo nome.
“Quanti anni hai?”
“Sedici.”
“Perciò non sei ancora maggiorenne. Non sei tedesco, da dove vieni?”
Ecco la domanda che più temeva.
“È... complicato...” rispose grattandosi la testa. “Preferirei non... Voglio dire, il fatto è che comunque non posso più tornarci, perciò non ha senso parlarne.”
“Sei scappato di casa?”
Edward ripensò a ciò che aveva fatto, a come d’impulso si era gettato nel Portale per tentare di salvare Matthew, pur sapendo che stava facendo un’inutile stupidaggine.
“Forse sì...”
Hughes lo scrutò.
“Sono un poliziotto. Tu sei minorenne. Dovrei riportarti immediatamente a casa...”
“Io non ho una casa. Non più.”
“E i tuoi genitori...?”
“Non ci sono nemmeno loro. Sono solo.”
“A parte quel famoso amico... Quello coi capelli lunghi, giusto?”
“Sì, Matthew. Lui è il mio fratellastro.”
“Siete scappati insieme?”
Edward annuì.
“Dopodiché io sono stato assalito da quei tizi che mi hanno pestato e derubato. Matthew è... scappato. Il resto lo sa.”
La storia si stava creando da sola senza bisogno che lui mentisse troppo.
“Va bene, ho capito... più o meno.” L’agente Hughes non sembrava del tutto convinto, ma doveva essere quello che negli interrogatori faceva la parte del poliziotto buono, perché non insistette sull’argomento. “Parliamo di qualcosa di più allegro, eh? Quali sono i tuoi interessi?”
Il ragazzo rimase un secondo spiazzato: non si era aspettato quella domanda... ma in effetti stava parlando con Maes Hughes.
“Ehm... La scienza. In particolare l’alchimia.”
L’uomo sorrise.
“Scienza e fantascienza, allora. O meglio, scienza occulta. Ormai l’alchimia non è nulla di più...”
“Davvero?” fece Ed, genuinamente sorpreso.
Hughes prese il suo tono per un tono di sfida.
“Ma sì, sono secoli che l’uomo vive basandosi sulle leggi della fisica. Chi ha bisogno di quella roba? Cerchi... Alambicchi... Pietre Filosofali...”
Il ragazzo fece un sorriso amaro.
“Già, chi? Solo due fratelli orfani che volevano solo un posto dove poter restare insieme...”
“Ad ogni modo, se sei così appassionato di questa roba e decidessi di rimanere qui, tra qualche anno potresti prendere in considerazione l’ipotesi di frequentare l’università. Un mio amico tiene un corso sull’argomento delle Scienze Occulte. Prima però dovremo fare qualcosa per te: immagino che i tizi che ti hanno derubato non ti abbiano lasciato nulla, nemmeno la tua carta d’identità...”
“Ehm, no. È un problema?”
“Non penso. Ho conoscenze all’anagrafe, ti farò avere una nuova carta d’identità e sistemerò tutte le faccende burocratiche.”
Edward era sbalordito.
“Signor Hughes, perché fa tutto questo per me?”
L’uomo sembrò sorpreso dalla domanda.
“In effetti non lo so... È solo che mi stai simpatico, Edward. Mi sento come se ti conoscessi già, è una sensazione strana...”
Cadde il silenzio.
“E lei, agente Hughes? Quali sono i suoi interessi?” chiese Ed dopo un po’.
L’uomo lo guardò con espressione seria per qualche istante, poi sorrise ed estrasse dalla tasca una fotografia.
“La mia unica passione sono mia moglia Gracia e mia figlia Elicia! Eccole qui, non sono meravigliose?”
Ed si ritrovò con una foto sotto il naso e una curiosa ma piacevole sensazione di deja-vu. Mentre l’uomo partiva con uno dei suoi familiari e infiniti discorsi sulle gioie di essere marito e padre, il ragazzò gurdò fuori dalla finestra del bar. Il cielo ormai aveva perso le tinte dell’alba per assumere un bel colore azzurro, e la giornata si preannunciava splendida.
“...Perciò mi farebbe piacere se tu venissi a stare da noi” concluse Maes.
Ed si voltò verso di lui e lo trovò con stampato sul volto un enorme sorriso.
“Cosa... Dice davvero?”
“Certo. Dobbiamo trovare il tuo fratellastro Matthew, giusto? E poi voi due dovete tornare a casa. Non so cosa sia successo, ma non è giusto che le persone che vi vogliono bene debbano aspettarvi, non ti sembra?”
Il ragazzo abbassò lo sguardo. Hughes aveva ragione. A Shambala aveva lasciato così tante persone: Winry, zia Pinako, Reina, Roy... e Al. Al che aveva di nuovo il suo corpo. Non poteva perdere tempo in quella Dimensione sapendo che suo fratello lo aspettava dall’altra parte del Portale.
“Non so cosa dire...” mormorò.
“Basta che tu dica sì.”
Ed alzò lo sguardo e fissò Hughes. Anche il Maes Hughes che conosceva si era comportato così con Tara: aveva visto una ragazzina in difficoltà e aveva deciso su due piedi di aiutarla. Così come aveva sempre aiutato lui e Al. Senza aggiungere altro, fece un cenno affermativo con la testa.
“Bene! Aspetta che vado a pagare il conto e poi ti accompagno a casa! Gracia ti adorerà!”
Mentre l’uomo si alzava diretto alla cassa, Ed guardò di nuovo il cielo azzurro. Sperava che anche gli altri stessero fissando lo stesso cielo, in un’altra Dimensione. Con questo pensiero a incoraggiarlo, Edward si alzò a sua volta dal tavolo e si preparò ad affrontare quell’ennesima sfida. E come tutte le altre che aveva affrontato in passato, l’avrebbe vinta.

Winry suonò il campanello della villetta che Al aveva comprato alla periferia di Central City e aspettò che il ragazzo venisse ad aprirle. Erano passati circa sei mesi dall’apertura del Portale nel teatro di Dante, ed era il giorno del compleanno del ragazzo. Fortunatamente restare 5 anni a metà strada tra una Dimensione e l’altra non aveva avuto conseguenze permanenti sul suo fisico, nulla che un paio di mesi a casa Rockbell, tra la cucina di zia Pinako e la ginnastica riabilitativa di Winry, non potessero sistemare.
“Winry, finalmente! Mancavi solo tu!” esclamò Al, vedendola.
“Scusami, il treno ha fatto ritardo per colpa di alcune mucche sulle rotaie...”
“Non preoccuparti, ti abbiamo aspettata. Ehi, ragazzi, è arrivata Winry!”
Il primo ad alzarsi per andare a salutarla fu Fye, seguito da Tara. Poi spuntò anche Reina, e Winry si accorse che la ragazza era molto dimagrita dall’ultima volta che l’aveva vista. Lei la salutò cortesemente, ma in modo distaccato, poi tornò a sedersi sul divano. La bionda guardò Al, la fronte aggrottata, ma il ragazzo si limitò a scuotere la testa.
“Allora, cosa succede a Resembool? La solita quiete?” chiese Fye.
“Più o meno sì. Nulla di nuovo. Siete vo che dovete raccontarmi! Al mi ha accennato qualcosa... È vero che il generale Grumman è il nuovo Comandante Supremo?”
“Sì” rispose Tara. “Purtroppo Roy è ancora convalescente e ci voleva qualcuno che rimettesse le cose a posto con gli altri Paesi, prima di tutto Aerugo. Grumman sta facendo miracoli per stipulare trattati di alleanza di qua e di là, è già diventato un mito! Inoltre ha promosso Roy a generale, anche se i dottori dicono che forse il suo braccio sinistro non tornerà più come prima... Comunque Riza non si è persa d’animo e si sta occupando di lui personalmente.”
Winry sorrise.
“Quella donna mi è sempre piaciuta! E cosa mi dite della maestra Izumi?”
“Oh, lei sta benissimo. Suo figlio è tornato da lei una mattina all’improvviso. Dev’essersela fatta tutta a piedi da Central City, era tutto sporco, ma quando l’ha vista l’ha abbracciata e l’ha chiamata mamma. Ora vive con lei e Shigu alla macelleria.”
“E Sarah Dante?”
“Anche lei è tornata a Dublith” intervenne Al. “Si è ritirata nella sua villa da sola ad aspettare la morte... un po’ come facciamo tutti quanti quando diventiamo vecchi, no?”
Winry scosse la testa, incredula.
“Davvero è finita così? E tutte quelle storie sull’immortalità? Insomma... ha ottenuto quello che voleva, no? Vivrà per sempre!”
“No, l’accordo con Yuuko prevedeva che il Portale si aprisse in modo stabile, Edward invece è riuscito a privare la trasmutazione del suo catalizzatore, cioé me, per usarmi per trasmutare il mio stesso corpo, interrompendo la trasmutazione di Dante e facendo così scomparire il Portale. L’unica cosa che Dante ha ottenuto è stato un corpo che invecchia molto più lentamente del normale.” S’interruppe. “Inoltre credo che papà le abbia parlato. Non so cosa si siano detti, ma subito dopo Dante è partita per tornare a Dublith.”
“Giusto, dov’é andato Hohenheim?”
Al alzò le spalle.
“È sparito di nuovo. Gli avevo offerto di restare con me ma ha rifiutato. Chissà, magari un giorno si farà di nuovo vivo...”
“Qualcuno ha detto di aver visto un uomo biondo con gli occhi dorati nei dintorni di Reole” intervenne Fye. “Che io sappia, però, lì è il maggiore Armstrong che la fa da padrone...”
“Cosa?” fece Winry.
Alphonse rise.
“Sì, la gente di Reole ha deciso di tornare dove una volta c’era la città. Ora c’è solo il deserto, è stato tutto ricoperto dalla sabbia, ma loro non si sono persi d’animo e hanno deciso di ricostruire la città esattamente nello stesso punto. Armstrong ha deciso di fermarsi coi suoi sottoposti per aiutare. All’inizio gli abitanti di Reole non erano molto convinti, ma grazie all’intervento di Rose e al fatto che l’alchimia del maggiore in questi casi è davvero utile si stanno tutti ricredendo.”
“È fantastico!”
“Ah, ma c’è qualcos’altro di fantastico, vero Tara?” intervenne Fye.
La donna sorrise.
“Sono la nuova ambasciatrice di Selece ad Amestris” disse.
“Ma è fantastico! Complimenti!” esclamò Winry, sorridendo. “Hai già avuto modo di rivedere tuo padre?”
“Sì. Purtroppo per ora sarà ancora lui a dover venire a Shambala, io non posso ancora Viaggiare per le Dimensioni...”
Winry s’incupì di colpo.
“Nessuna notizia di... di Edward?”
Al abbassò lo sguardo.
“Purtroppo no. E nemmeno di Envy.” Strinse i pugni. “Secondo Reina il Portale di Dante era riuscito a collegarsi al Mondo Reale, ma come sappiamo è stato un caso eccezionale: normalmente per i Viaggiatori non è possibile raggiungere quella Dimensione.”
“Cosa pensi di fare?”
“Continuare a cercare e a sperare che esista un modo...”
Nella stanza cadde il silenzio. Dopo un po’ Al si alzò con la scusa che doveva togliere dal forno le lasagne e Winry lo seguì insieme a Fye, che non sapeva cosa fosse quel piatto. Nella stanza rimasero solo Tara e Reina, che era rimasta zitta per tutto il tempo. La Celes si alzò e andò a sedersi accanto a lei. La ragazza non reagì.
“Non sono morti” le disse. “Puoi ancora aspettarli.”
“Come lo sai?” ribattè Reina senza alzare lo sguardo. “Nessuno di loro due era un Viaggiatore… Saranno rimasti bloccati a metà strada tra questo mondo e il Mondo Reale senza nessuna possibilità di andare avanti o tornare indietro...”
“Sono vivi” la interruppe Tara. “Perché li ritroverai.” Reina guardò l’amica che aveva tirato fuori dalla sua borsa un libro dall’aria antica. Era una copia de La Profezia. “Sai perché io e Fye abbiamo assecondato Archer fino all’ultimo?” chiese. “Perché in questo modo non avremmo avuto la possibilità di essere con voi nella Città Sommersa. Certo, La Profezia non ci ha detto che seguire Archer ci avrebbe divisi e che avremmo rischiato la morte, e devo ammettere che a un certo punto ho avuto davvero paura che Sohra Elric si sbagliasse.”
Reina aggrottò la fronte.
“Non capisco…”
Tara aprì il libro.
“Sto dicendo che La Profezia ci ha ripetutamente aiutati nel momento del bisogno: ha predetto con estrema precisione tutto ciò che ci è accaduto da quando siamo venuti a conoscenza dell’esistenza della Pietra Filosofale. Per questo momento la sua autrice aveva predetto due sorti diverse.” Si interruppe e accarezzò distrattamente la copertina del libro. “Se io e Fye fossimo venuti con voi nella Città Sommersa, Dante sarebbe stata fermata prima di aprire il portale ma uno di noi sarebbe morto. Se invece non fossimo stati presenti, Dante avrebbe aperto il Portale senza successo e due sarebbero stati perduti... ma non per sempre.”
“Chi sarebbe morto?”
“Non lo so, ma… vorresti davvero saperlo?” Reina non rispose, così Tara continuò. “C’è un’altra cosa che Sohra Elric ha scritto. Nella versione del futuro che si è avverata, è stata predetta una guerra in concomitanza con il ritorno di Ed e Matthew.”
“Una guerra?”
“Lei la chiama semplicemente ‘La Guerra’, una battaglia tremenda che vedrà l’intera Shambala in pericolo… ma noi lo sappiamo, perciò saremo pronti” disse fermamente.
Dopo una breve pausa, Reina alzò lo sguardo per incrociare quello di Tara.
“Davvero li ritroveremo?”
“Sohra Elric parla solo del luogo: nella città di sabbia e cemento il Portale si aprirà ancora, e quello sarà l’annuncio della Guerra. Fai in modo di essere lì e potrai raggiungerli…”
La ragazza sorrise debolmente.
“Una città di sabbia e cemento? Non sembra affatto un posto piacevole...” disse. “Credo proprio che dovrò mettermi in viaggio se davvero voglio trovarli. Intanto continuerò a studiare e a migliorare la mia alchimia: se davvero dovremo combattere, non voglio più dover essere protetta.” Abbassò lo sguardo. “Non posso perderli di nuovo.”
Tara le sfiorò una mano.
“Ti ricordi cosa mi hai detto quando credevo che Fye fosse morto?” chiese all’amica. “Ti ho chiesto come si può continuare a vivere senza la persona più cara, e tu mi hai risposto che avresti vissuto come quella persona avrebbe voluto che tu vivessi. Questo vale anche per te.”
“Ed è possibile?” chiese la ragazza.
Tara annuì.
“È solo molto difficile.”
“È troppo, troppo difficile...” mormorò mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Tara l’abbracciò e le accarezzò dolcemente i capelli.

++++++
Alphonse correva lungo la strada che portava verso la scuola. Era in ritardo per le lezioni, talmente in ritardo che alcuni libri e quaderni non era riuscito a metterli nello zaino e li teneva tra le braccia. Oltrepassò i cancelli del Gymnasium che frequentava e stava per entrare nell’edificio, quando per sbaglio urtò un altro studente e i libri gli caddero di mano.
“Scusa” disse in fretta al ragazzo che aveva urtato, e si chinò a raccoglierli. Quello si voltò e lo osservò per qualche istante, poi si chinò e senza una parola cominciò ad aiutarlo a raccogliere i fogli degli appunti che si erano sparsi tutti in giro. “Non ce n’è bisogno...” lo tranquillizzò Al.
“Nessun problema” rispose quello. “Come ti chiami?”
“Alphonse Heiderich... Non è che vuoi mettermi un topo morto nell’armadietto, eh?” scherzò Alphonse, ma il suo tono era leggermente nervoso. Non sarebbe stata la prima volta che un bullo lo prendeva di mira.
“No, no... Il fatto è che ho un fratello che ti somiglia moltissimo... e si chiama Alphonse.”
Alphonse alzò lo sguardo, e i suoi occhi azzurri incontrarono quelli dorati di un ragazzo biondo poco più grande di lui.
++++++
Al aprì gli occhi e si tirò su di scatto dal letto. Erano mesi che sognava di essere un’altra persona che viveva in un altro Mondo, e ogni volta aveva sperato che non si trattasse solo di un sogno. Quella notte ne aveva avuto la certezza.
“Finalmente ti ho trovato” mormorò, mentre un sorriso gli si disegnava sul volto.

Fine




 
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Yue Hikari
CAT_IMG Posted on 4/6/2012, 20:09




L'epilogo è carino...ma il video è fantastico!*-*
 
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GreenArcherAlchemist
CAT_IMG Posted on 4/6/2012, 20:53




Modalità robotica *Bip!* Spiegare carino e fantastico. *Bip!*
 
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2 replies since 27/5/2012, 15:20   101 views
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